Richiesta per l'eliminazione di effetti pregiudizievoli di decisioni adottate in violazione della Convenzione EDU, a seguito di violazione accertata dalla Corte EDU (art. 628-bis)InquadramentoA seguito di una persistente inerzia del legislatore, la Corte costituzionale con sentenza n. 113/2011, attraverso la declaratoria di incostituzionalità dell'art. 630 c.p.p., aveva inserito un nuovo caso di revisione (che per distinguerlo dalla revisione della sentenza, poteva essere definito di revisione del processo) a quelli già contemplati dal legislatore. La Corte dichiarò l'illegittimità della citata disposizione nella parte in cui non prevedeva un diverso caso di revisione della sentenza o del decreto penale di condanna al fine di conseguire la riapertura del processo, quando ciò fosse risultato necessario, ai sensi dell'art. 46, paragrafo 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, per conformarsi ad una sentenza definitiva della Corte europea dei diritti dell'uomo. Nonostante l'intervento additivo operato dalla Corte costituzionale, tuttavia, si avvertiva l'esigenza di una regolamentazione ad hoc di un istituto teso a dare attuazione della disposizione prevista dall'art. 46 della Convenzione. La l. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) ha provveduto a colmare la lacuna attraverso la disciplina di un nuovo mezzo di impugnazione straordinario operata con l'inserimento del Titolo III-bis nel Libro IX del codice di procedura penale che può essere attivato dal condannato e dalla persona sottoposta a misura di sicurezza per attuare il dictum della Corte europea dei diritti dell'Uomo che ha accertato la violazione dei diritti previsti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali o dai Protocolli addizionali alla Convenzione. Presupposto indispensabile per promuovere il rimedio in esame è quello dell'accoglimento del ricorso con decisione definitiva da parte della Corte europea. Recependo un indirizzo giurisprudenziale, anche la cancellazione dal ruolo del ricorso ai sensi dell'art. 37 della Convenzione a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato costituisce presupposto per l'introduzione del giudizio (Cass. V, n. 16226/2022 (rv. 283395-01)). È importante notare che l'art. 628-bis c.p.p. si applica anche quando la violazione accertata dalla Corte europea riguarda il diritto dell'imputato di partecipare al processo. La previsione si è resa necessaria per tracciare una precisa linea di confine con l'istituto della rescissione del giudicato. La richiesta, ai sensi dell'art. 628-bis c.p.p., va presentata entro 90 giorni dalla data della Corte europea che ha accertato la violazione o dalla data in cui è stata emessa la decisione che ha disposto la cancellazione del ricorso dal ruolo, nella cancelleria del Giudice che ha emesso il provvedimento e deve essere indirizzata alla Corte di Cassazione. Ove accolga l'impugnazione, la Corte dispone la revoca della sentenza penale o del decreto penale di condanna e, a seconda dei casi, la riapertura del procedimento o, comunque, i provvedimenti necessari per eliminare gli effetti pregiudizievoli derivanti dalla violazione accertata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Ai sensi dell'art. 60, comma 3, c.p.p. a seguito della decisione con la quale viene disposta la riapertura del processo il condannato “riassume” la qualità di imputato. Sulla richiesta la Corte di Cassazione decide in camera di consiglio a norma dell'art. 611 c.p.p. Se ne ricorrono i presupposti, essa può disporre la sospensione dell'esecuzione della pena o della misura di sicurezza ai sensi dell'art. 635 c.p.p. Sulla richiesta, la Corte di Cassazione decide con sentenza che può essere di inammissibilità, di rigetto o di accoglimento della richiesta. Ai fini dell'accoglimento, l'art. 628-bis c.p.p. stabilisce che l'accoglimento può essere disposto quando la violazione accertata dalla Corte europea, per natura e gravità, ha avuto una incidenza effettiva sulla sentenza o sul decreto penale di condanna pronunciati nei confronti del richiedente. Se non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto o comunque risulta superfluo il rinvio, la Corte assume direttamente i provvedimenti idonei a rimuovere gli effetti pregiudizievoli derivanti dalla violazione, come ad esempio, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia accertato l'esistenza di una violazione del principio di legalità, per difetto di conoscibilità e di prevedibilità dell'incriminazione. In tal caso la Corte di Cassazione potrà disporre direttamente la revoca della sentenza o del decreto penale di condanna dichiarando ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna (Cass. pen. I, n. 43112/2017). Se, per contro, sono necessari ulteriori accertamenti di fatto ovvero non possono essere assunti direttamente dalla Corte i provvedimenti necessari per eliminare gli effetti pregiudizievoli, la Corte, a seconda dei casi, o trasmette gli atti al Giudice dell'esecuzione, o dispone la riapertura del processo nel grado e nella fase in cui si procedeva al momento in cui si è verificata la violazione stabilendo se e in quale parte conservano efficacia gli atti compiuti nel processo in precedenza svoltosi. Nel caso di riapertura del processo davanti al Giudice di primo grado la prescrizione riprende il suo corso. Nel caso in cui, invece, la riapertura del processo è disposta davanti alla Corte di appello, fermo restando quanto previsto dall'art. 624, si osservano le disposizioni di cui ai commi 1, 4, 5, 6 e 7 dell'art. 344-bis e il termine di durata massima del processo decorre dal novantesimo giorno successivo alla scadenza del termine di cui all'art. 128. FormulaCORTE DI CASSAZIONE SEZIONI PENALI RICORSO PER LA ELIMINAZIONE DEGLI EFFETTI PREGIUDIZIEVOLI DI DECISIONI ADOTTATE IN VIOLAZIONE DELLA CONVENZIONE EDU Il sottoscritto Avv..... [1], con studio in...., via...., difensore di fiducia, in forza di procura speciale in calce, di 1....., nato a.... il....; condannato nel procedimento penale n..... /...., definito con sentenza/decreto penale di condanna emessa in data.... da.... [2] ; PREMESSO – che a seguito di ricorso, la Corte EDU, con sentenza.... [3] ha accertato la violazione dei diritti previsti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dai Protocolli addizionali alla Convenzione e la Corte europea concludendo.... [4] ; – che la natura e la gravità della violazione accertata dalla Corte europea ha avuto una incidenza effettiva sulla sentenza o sul decreto penale di condanna pronunciati nei confronti del richiedente [5] ; Chiede la revoca della sentenza e, per l'effetto, la trasmissione degli atti al Giudice competente per l'ulteriore corso del processo. Unitamente alla richiesta sono depositati: a) la sentenza (o il decreto penale di condanna); b) la decisione emessa dalla Corte europea; c) altri eventuali atti e documenti che giustificano la richiesta. Luogo e data.... Firma.... PROCURA SPECIALE/NOMINA Il sottoscritto: 1....., nato a.... il....; condannato nel procedimento penale n..... /...., definito con sentenza/decreto penale di condanna emessa in data.... da.... [6], conferisce procura speciale all'Avv..... [7], con studio in...., via...., difensore di fiducia, affinchè nel suo interesse depositi ricorso per la eliminazione degli effetti pregiudizievoli a seguito della decisione adottata dalla Corte EDU, con sentenza.... [8] e, per l'effetto, lo difenda dinanzi a Codesta Corte e negli eventuali conseguenti giudizi. Luogo e data.... Firma.... Autentica del difensore.... [1]Trattandosi di atto presentato alla Corte di cassazione esso deve essere necessariamente sottoscritto da avvocato iscritto nell'albo speciale. [2]Occorre indicare l'autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento di cui si chiede la revoca. [3]Occorre indicare la data della sentenza della Corte europea che deve essere allegata alla richiesta. Quest'ultima potrebbe essere fondata anche sulla base della cancellazione della causa dal ruolo avvenuta a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato. In tal caso deve essere allegata idonea documentazione dimostrativa del presupposto. [4]Occorre indicare il tenore del dispositivo. [5]Poiché non tutte le violazioni accertate dalla Corte EDU hanno una incidenza sulla decisione (si pensi, ad esempio, alla riconosciuta violazione del principio della ragionevole durata), occorre dimostrare che essa abbia avuto una incidenza sulla validità della decisione. [6]Occorre indicare l'autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento di cui si chiede la revoca. [7]Trattandosi di atto presentato alla Corte di Cassazione esso deve essere necessariamente sottoscritto da Avvocato iscritto nell'albo speciale. [8]Occorre indicare la data della sentenza della Corte europea che deve essere allegata alla richiesta. Quest'ultima potrebbe essere fondata anche sulla base della cancellazione della causa dal ruolo avvenuta a seguito del riconoscimento unilaterale della violazione da parte dello Stato. In tal caso deve essere allegata idonea documentazione dimostrativa del presupposto. CommentoCon l'istituto in questione, come detto, il legislatore ha colmato un vuoto che da tempo richiedeva di essere riempito. Come noto, a seguito della sentenza Corte cost., n. 113/2012 era stato introdotto una nuova ipotesi di revisione convenzionalmente denominata c.d. revisione europea che poteva introdotta con un atto che, in assenza di specifiche prescrizione, poteva ritenersi modellato, per via analogica, alla richiesta di revisione. Esso, inoltre, doveva essere indirizzato alla Corte di appello individuata ai sensi dell'art. 11 c.p.p. La soluzione introdotta per via pretoria, frutto di una scelta caratterizzata da un ampio margine di discrezionalità, non era risultata priva di inconvenienti tenuto conto del fatto che violazioni delle regole del giusto processo riconosciute dalla Corte EDU potrebbero riguardare l'intero giudizio con la conseguenza e, dunque, l'esigenza di ripristinare la situazione quo ante, potrebbe riguardare anche il giudizio di primo grado. Con l'introduzione del nuovo istituto il legislatore ha ovviato a tali inconvenienti perché sarà la Corte di Cassazione, alla quale deve essere presentata la richiesta, una volta verificato che la violazione accertata dalla Corte EDU ha avuto una incidenza sulla validità della decisione del Giudice italiano, a stabilire se il processo debba riprendere dinanzi al Giudice di primo o di secondo grado ovvero se, della questione debba essere interessato il Giudice dell'esecuzione (come, ad esempio, in ipotesi di decisioni concernenti il solo titolo esecutivo). Con riferimento alla legittimazione, va rimarcato che per una precisa scelta operata dal legislatore, i soggetti che possono presentare la richiesta sono esclusivamente il ricorrente in sede europea (eventualmente un suo congiunto, in caso di sua morte), con conseguente esclusione dei terzi non impugnanti che avrebbero potuto vantare la medesima violazione. In tal senso il legislatore ha recepito quanto affermato, con riferimento alla revisione europea dalla Corte di Cassazione che, con riferimento ad una sentenza di condanna per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, aveva escluso che potesse procedersi alla c.d. “revisione europea”, ai sensi dell'art. 630 c.p.p., sulla base dei principi enunciati in materia di prevedibilità del reato dalla decisione della Corte EDU nel caso Contrada c. Italia, la quale non costituisce sentenza pilota ex art. 46 CEDU, come tale idonea a fungere da presupposto per l'accoglimento della istanza (Cass. pen. S.U., n. 8544/2019). È invece inammissibile la richiesta di revisione europea in malam partem avanzata dal procuratore generale (Corte d'App. Catanzaro II, 23 marzo 2021). Il ricorso, in base all'art. 628-bis, comma 2, c.p.p. deve essere depositato nella cancelleria del Giudice a quo, vale a dire presso la cancelleria del Giudice che ha emesso la sentenza o il decreto penale di condanna nelle forme previste dall'art. 582, entro novanta giorni dalla data in cui è divenuta definitiva la decisione della Corte europea che ha accertato la violazione o dalla data in cui è stata emessa la decisione che ha disposto la cancellazione del ricorso dal ruolo. La presentazione deve essere effettuata personalmente dal ricorrente (o dal suo prossimo congiunto) o dal difensore munito di procura speciale. La predisposizione dell'atto introduttivo non esige formalità particolarmente complesse. L'art. 628-bis, comma 2, c.p.p. prevede che la richiesta debba contenere, a pena di inammissibilità, l'indicazione specifica delle ragioni che la giustificano. A stretto rigore, le ragioni di cui si tratta sono rappresentate dalla decisione pronunciata dalla Corte EDU che ha riconosciuto la lesione di un diritto sancito dalla Convenzione o da uno dei suoi protocolli aggiuntivi. Il fatto, però, che il comma 5 preveda che alla Corte sia demandato il compito di verificare la ‘natura' e la ‘gravità' delle violazioni della Convenzione o dei Protocolli e la loro incidenza sulla decisione finale, impone al ricorrente una particolare attenzione nella individuazione delle specifiche ricadute – delle quali, appunto, si deve dare evidenza in maniera specifica in sede di redazione della richiesta – derivanti dall'accertamento della Corte EDU sulla decisione pronunciata dal Giudice italiano. Poiché la Corte potrebbe non disporre degli atti del procedimento principale e poiché la stessa decide con il rito camerale non partecipato, occorre che unitamente alla richiesta siano depositati, oltre alla sentenza o al decreto penale di condanna, la decisione emessa dalla Corte europea nonché gli eventuali ulteriori atti e documenti che giustificano la domanda. |