Quesito in tema di accertamenti contabili (bancarotta semplice)InquadramentoLa tutela della par condicio creditorum prevede limitazioni stringenti per l'imprenditore, il quale, anche se non agisca al fine di sottrarre beni alla garanzia patrimoniale e magari neppure con dolo, è tenuto a non ledere le aspettative legittime di chi confida in un razionale ed onesto esercizio d'impresa. Tra i reati fallimentari è ricompresa dunque la bancarotta semplice, relativa a comportamenti non corretti ma connotati da minore malizia e offensività rispetto ai fatti di bancarotta fraudolenta. FormulaN. ... / ... R.G.N.R. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... [1] Accerti il consulente tecnico [2], previo esame degli atti del fascicolo, tenuto conto di eventuali precedenti consulenze o perizie contabili, vista la documentazione che sarà messa a sua disposizione dal curatore del fallimento di ... [3], esaminati i bilanci ed i conti profitti e perdite della suddetta impresa (nonché di qualsiasi altro documento contabile del suddetto ... e/o di altre imprese o società a lui collegate, che il medesimo consulente acquisirà, qualora necessario, con l'ausilio della Polizia Giudiziaria), - quale sia la effettiva situazione patrimoniale dell'impresa fallita, all'epoca della dichiarazione di fallimento, con particolare riguardo alla composizione del passivo, specificando o in quali epoche esso si sia formato; o quale sia la composizione delle perdite comunque accertate, o quali siano stati i fattori determinanti, in relazione alla gestione patrimoniale, finanziaria e commerciale e se alla formazione delle suddette perdite abbiano concorso oneri e spese estranee all'attività imprenditoriale; - qualora emergano oneri e spese non strettamente attinenti all'attività imprenditoriale, i periodi in cui essi si sono verificati, specificandone in maniera particolareggiata le caratteristiche ed evidenziando in particolare se il fallito o abbia fatto spese personali o per la famiglia eccessive rispetto alla sua condizione economica, o abbia consumato una notevole parte del suo patrimonio in operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti [4], o abbia compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento [5] ovvero abbia aggravato il proprio dissesto astenendosi dal richiedere l'auto-fallimento o con altra grave colpa; - se il fallito abbia depositato in tutto o in parte le scritture contabili e il bilancio, indicando se del caso la data dell'avvenuto deposito [6]; - l'elenco analitico dei libri e delle scritture contabili depositati e/o comunque tenuti dall'impresa, indicando se la tenuta è stata regolare e completa durante i tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento ovvero dall'inizio dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata; - se il fallito o i suoi prossimi congiunti risultino già falliti in precedenza, indicando il numero del fallimento e le generalità del curatore [7]. Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia. 1. I quesiti in questione presentano, con ogni evidenza, plurimi punti di contatto con gli ulteriori accertamenti contabili in tema di bancarotta fraudolenta, societaria o da concordato preventivo. Saranno le circostanze del caso concreto a modulare la eventuale sovrapposizione, anche parziale, delle verifiche. 2. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria ovvero al curatore fallimentare, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p. 3. Il fallito è sempre un imprenditore persona fisica. Qualora la procedura concorsuale abbia ad oggetto una società commerciale si applicheranno, ex art. 224, l. fall., le disposizioni in termini di bancarotta societaria. 4. Ad esempio, speculazioni in borsa ad altissimo rischio. 5. Ad esempio, ottenendo finanziamenti a tasso usurario per coprire temporaneamente il deficit di liquidità. 6. Costituisce una fattispecie delittuosa a sé stante, l'inosservanza degli obblighi di deposito dei bilanci, delle scritture contabili e fiscali obbligatorie e dell'elenco dei creditori, entro tre giorni dalla notifica della declaratoria di fallimento, quando ciò non rappresenti una forma di commissione del delitto di bancarotta fraudolenta documentale (artt. 16, n. 3 e 220, l. fall.). 7. Chiunque esercita un'impresa commerciale, sebbene si trovi in stato di inabilitazione ad esercitarla per effetto di condanna penale (cfr., in particolare, la pena accessoria prevista dall'art. 217, l. fall.), è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa non inferiore a Euro 103 (art. 234, l. fall.). CommentoLa correttezza dell'imprenditore nei confronti dei suoi creditori, di qualsiasi natura, e del mercato in generale è imposta, in termini di estremo rigore, anche relativamente a quei comportamenti non derivanti da malizia truffaldina ma da semplice negligenza, imprudenza o imperizia, quando le risorse aziendali siano distratte per finalità personali o comunque extra-imprenditoriali e persino quando una semplice mala gestio abbia comunque concretamente cagionato un aggravio della situazione debitoria, pur se al fine di evitare in extremis l'apertura della procedura fallimentare. In particolare, l'art. 217, l. fall. traccia un severo perimetro alle scelte dell'operatore economico, sanzionandolo quando attinge alla liquidità della sua impresa per motivi schiettamente privati (se la condizione economica e finanziaria non glielo consenta) e comunque quando non agisce con la massima diligenza, anche a costo di essere il primo, come si usa a dire, “a portare i libri in tribunale”, richiedendo l'auto-fallimento quando, in presenza degli altri requisiti di fallibilità previsti dalla legge, la crisi d'impresa abbia assunto i caratteri della irreversibile insolvenza e non di una transeunte illiquidità. In particolare, costituiscono condotte penalmente rilevabili a titolo di bancarotta semplice l'avere: - fatto spese personali o per la famiglia eccessive rispetto alla sua condizione economica; - consumato una notevole parte del proprio patrimonio in operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti; - compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento. Tra queste la Corte di Cassazione annovera quelle caratterizzate da alto grado di rischio, prive di serie e ragionevoli prospettive di successo economico e che, avuto riguardo alla complessiva situazione dell'impresa, oramai votata al dissesto, hanno il solo scopo, che deve essere riscontrato in sede di accertamento giudiziale del dolo, di ritardare il fallimento (Cass. V, n. 118/2022); - aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento o con altra grave colpa (non è ostativa la condotta del fallito che presenti un'istanza di rateizzazione del debito erariale, strumento previsto dall'ordinamento per far fronte alla crisi dell'impresa, se essa avviene in una situazione di conclamata ed irrimediabile insolvenza della società, in assenza di qualsivoglia iniziativa volta a risollevarne le sorti. Cfr. Cass. V, n. 57757/2017. Secondo Cass. V, n. 28609/2017, l'oggetto di punizione è l'aggravamento del dissesto dipendente dal semplice ritardo nell'instaurare la concorsualità, non essendo richiesti ulteriori comportamenti concorrenti); - lasciato inadempiute le obbligazioni assunte in un precedente concordato preventivo o fallimentare. - durante i tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento (ovvero dall'inizio dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata), omesso di tenere i libri e le altre scritture contabili prescritti dalla legge ovvero averli comunque tenuti in maniera irregolare o incompleta. In particolare, l'illiceità della condotta è circoscritta alle scritture obbligatorie ed ai libri prescritti dalla legge, dovendosi ricomprendere tra questi anche le scritture richiamate dall'art. 2214, comma 2, c.c., e cioè tutte le scritture che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell'impresa: Cass. V, n. 5461/2016, ha ritenuto sussistente il reato in relazione ai “mastrini” delle spese di cassa, che rappresentano l'andamento della cassa contanti e sono elementi necessari alla sua comprensione. D'altronde, il regime tributario di contabilità semplificata per le cosiddette imprese minori non comporta l'esonero dall'obbligo di tenuta dei libri e delle scritture contabili, previsto dall'art. 2214 c.c., con la conseguenza che il suo inadempimento può integrare il reato di bancarotta semplice (Cass. V, n. 33878/2017). In ogni caso, la bancarotta semplice documentale, secondo Cass. V, n. 37910/2017, sussiste anche quando la mancata o irregolare tenuta delle scritture contabili non si protragga per l'intero triennio precedente alla dichiarazione di fallimento. Il reato di inosservanza dell'obbligo di deposito del bilancio sociale alla data del fallimento, previsto dagli artt. 16, n. 3 e 220, l. fall., concorre con la bancarotta semplice documentale, consistita nell'avere omesso di tenere il libro giornale e il libro degli inventari, trattandosi di fatti di reato aventi oggetto materiale diverso: il secondo assorbe il primo solo quando si tratti di inosservanza dell'obbligo di deposito di scritture contabili che non siano state tenute (Cass. V, n. 14846/2017). Al fine di non inficiare gli strumenti di rituale soluzione della crisi di impresa, sono comunque penalmente irrilevanti, per quanto qui rileva, i pagamenti e le operazioni - compiuti in esecuzione di o un concordato preventivo, o un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato, o un piano attestato di risanamento ai sensi dell'art. 67, comma 3, lettera d), l. fall.; o un accordo di composizione della crisi omologato ai sensi dell'art. 12, l. n. 3/2012; - autorizzati dal Giudice in sede di concordato preventivo a norma dell'art. 182-quinquies, l. fall., - effettuati ai sensi dell'articolo 22-quater, comma 1, d.l. n. 91/2014, nell'ambito delle misure a favore del credito per le imprese sottoposte a commissariamento straordinario). La riabilitazione civile del fallito estingue il reato di bancarotta semplice, facendo cessare l'esecuzione e gli effetti anche di una eventuale sentenza di condanna (art. 241, l. fall.). Quanto all'elemento soggettivo, le ipotesi di bancarotta semplice, a fronte della punibilità della bancarotta fraudolenta soltanto a titolo di dolo, possono essere sorrette indifferentemente dal dolo o dalla colpa. A fronte del carattere di eccezionalità che il codice riserva ancora alla colpa (forma di colpevolezza rilevante solo laddove esista una disposizione che lo preveda espressamente ex art. 42, comma 2 c.p.), in dottrina (Gallo, Colpa penale (diritto vigente), in Enciclopedia del diritto, VII, Milano, 1960, p. 625), si afferma tradizionalmente che la previsione “espressa” non equivale ad una previsione “esplicita”, ben potendo darsi il caso di una previsione “implicita” ricavabile in via di interpretazione sistematica. Per quanto, almeno apparentemente, discutibile in relazione agli effetti contra reum e alla parziale elusione del principio di tassatività, questo criterio ermeneutico è ormai principio tradizionalmente consolidato in giurisprudenza, in particolare per quanto attiene alla bancarotta semplice (cfr., Cass. V, n. 55065/2016, in tema di bancarotta semplice documentale). D'altronde, talune delle condotte delineate dalla norma incriminatrice rimandano con chiarezza ad una forma mentis schiettamente colposa: basti pensare alla previsione che il dissesto sia stato aggravato “con [ ... ] grave colpa” ovvero che siano state compiute operazioni di “grave imprudenza” per ritardare il fallimento ovvero ancora che una notevole parte del patrimonio sia stata consumata in operazioni “manifestamente imprudenti”. |