Quesito in tema di accertamenti contabili (reati tributari)InquadramentoNell'ambito del diritto penale dell'economia, occupa una posizione di rilievo, pratico e sistematico, la repressione dell'evasione fiscale, attraverso un complesso sistema di fattispecie che anticipano, da un lato, la soglia della tutela sanzionando severamente le malizie e le irregolarità in materia di dichiarazione dei redditi o dell'imposta sul valore aggiunto e, dall'altro, puniscono direttamente l'omesso versamento dell'Iva e delle ritenute certificate, nonché l'indebita compensazione e la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. L'accertamento di queste fattispecie delittuose non può evidentemente prescindere da una conoscenza approfondita della normativa fiscale e, spesso, anche di quella societaria e commerciale in genere. FormulaN. ... / ... R.G.N.R. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... Accerti il consulente tecnico, previo esame degli atti del fascicolo (nonché della ulteriore documentazione che il medesimo consulente acquisirà [1] se necessario con l'ausilio della Polizia Giudiziaria) e previa acquisizione di visura storica della Camera di commercio [2], ove non già in atti, (procedimenti per il delitto ex art. 2, d.lgs. n. 74/2000 – Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti) - l'effettiva inesistenza delle operazioni sottese alle fatture o agli altri documenti in questione [3]; - il successivo utilizzo delle suddette fatture nelle dichiarazioni dei redditi e Iva per l'anno ..., allegando in copia stralcio del Registro Iva Acquisti dove tali fatture sono state registrate e/o del Libro Giornale dove sono state inserite, ed ogni ulteriore utile documentazione [4]. (procedimenti per il delitto ex art. 8, d.lgs. n. 74/2000 – Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti [5] ) - l'emissione o il rilascio da parte di ... [6] di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, allegando in copia stralcio del Registro Iva Acquisti dove tali fatture sono state registrate e/o del Libro Giornale e di ogni ulteriore utile documentazione dove sono state inserite, ed ogni ulteriore utile documentazione; - il successivo utilizzo e, se del caso, la previa registrazione in contabilità delle suddette fatture e documenti da parte di ... nelle dichiarazioni dei redditi e Iva per l'anno ... . (procedimenti per il delitto ex art. 3, d.lgs. n. 74/2000 – Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici) - la sussistenza di operazioni oggettivamente o soggettivamente simulate [7] ovvero l'utilizzo di documenti falsi o di altri mezzi fraudolenti [8] nelle dichiarazioni dei redditi e Iva per l'anno ...; - l'idoneità di tali mezzi fraudolenti ad ostacolare l'accertamento ovvero comunque ad indurre in errore l'amministrazione finanziaria; - la presenza nelle suddette dichiarazioni di elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o di elementi passivi fittizi o crediti o ritenute fittizi [9]; - se sia stata superata la soglia di Euro 30.000,00 per ciascuna imposta evasa [10]; - se l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione (anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi) sia superiore al 5% dell'ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione; - se l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione (anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi) sia comunque superiore ad Euro 1.500.000,00; - se l'ammontare complessivo dei crediti e delle ritenute fittizie in diminuzione dell'imposta sia superiore al 5% dell'ammontare dell'imposta medesima [11]; - se l'ammontare complessivo dei crediti e delle ritenute fittizie in diminuzione dell'imposta sia comunque superiore ad Euro 30.000,00. (procedimenti per il delitto ex art. 4, d.lgs. n. 74/2000 – Dichiarazione infedele) - se, nelle dichiarazioni dei redditi e Iva per l'anno ..., siano stati indicati elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi inesistenti, allegando in copia stralcio del Registro Iva Acquisti e del Libro Giornale dove sono rappresentate in contabilità le suddette operazioni; - se ciascuna imposta così evasa sia superiore ad Euro 150.000,00; - se l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione (anche mediante indicazione di elementi passivi inesistenti) sia superiore al 10% dell'ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione; - se l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all'imposizione (anche mediante indicazione di elementi passivi inesistenti) sia comunque superiore ad Euro 3.000.000,00. (procedimenti per il delitto ex art. 5, d.lgs. 74/2000 – Omessa dichiarazione) - la mancata presentazione da parte di ... della dichiarazione dei redditi o Iva per l'anno ...; - se dalle scritture contabili di ... ovvero dalla ulteriore documentazione agli atti risulta che tale dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata; - se ciascuna imposta così evasa sia superiore ad Euro 50.000,00; - la mancata presentazione da parte di ... della dichiarazione di sostituto di imposta per l'anno ...; - se dalle scritture contabili di ... ovvero dalla ulteriore documentazione agli atti risulta che tale dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata; - se l'ammontare delle ritenute non versate sia superiore ad Euro 50.000,00. (procedimenti per il delitto ex art. 10, d.lgs. n. 74/2000 – occultamento o distruzione di documenti contabili) - documentalmente la iniziale esistenza di specifiche scritture contabili e/o documenti di cui si ipotizza l'occultamento o la distruzione; - se, in mancanza di tale documentazione, risulti impossibile ricostruire il reddito o il volume d'affari dell'impresa (o comunque se tali difficoltà ricostruttive siano superabili unicamente mediante acquisizione presso terzi della documentazione mancante). (procedimenti per il delitto ex art. 10-bis, d.lgs. n. 74/2000 – omesso versamento di ritenute dovute o certificate) - il mancato versamento da parte di ..., entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione di sostituto di imposta per l'anno ..., delle ritenute dovute sulla base della stessa dichiarazione o risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituiti (verificando compiutamente che non si tratti di altro inadempimento tributario e comunque allegando copia del modello 770 annuale di riferimento, se del caso, anche su supporto informatico, e visura Siatel/Anagrafe Tributaria da cui si evinca che non sono state versate le ritenute); - se l'ammontare delle ritenute non versate sia superiore a Euro 100.000,00, per ciascun periodo d'imposta. (procedimenti per il delitto ex art. 10-ter, d.lgs. n. 74/2000 – omesso versamento di Iva) - il mancato versamento da parte di ..., entro il termine per il versamento dell'acconto relativo al periodo d'imposta successivo, dell'imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla dichiarazione per l'anno ... (verificando compiutamente che non si tratti di altro inadempimento tributario e comunque allegando visura Siatel/Anagrafe Tributaria da cui si evinca che non è stata versata l'Iva); - se l'ammontare delle ritenute non versate sia superiore a Euro 250.000,00, per ciascun periodo d'imposta. [1] 1. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p. [2] 2. Onde comprovare, innanzitutto, la qualità di legale rappresentante pro tempore. [3] 3. Per “fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” si intendono le fatture o gli altri documenti aventi rilievo probatorio analogo in base alle norme tributarie, emessi a fronte di operazioni non realmente effettuate in tutto o in parte o che indicano i corrispettivi o l'imposta sul valore aggiunto in misura superiore a quella reale, ovvero che riferiscono l'operazione a soggetti diversi da quelli effettivi (art. 1, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 74/2000). [4] 4. L'inesistenza delle operazioni può essere compiutamente provata anche mediante il ricorso ad indagini “classiche” (ad esempio, accertamenti in loco, confermati da assunzione a sommarie informazione di persone informate sui fatti, che attestino come la tale ditta non abbia mai operato in un determinato cantiere) ovvero da argomenti di ordine razionale di indiscutibile solidità (ad esempio, fatture per lavori che richiedono inevitabilmente risorse aziendali di una certa consistenza rilasciate da un imprenditore privo di qualsiasi asset utile allo scopo). [5] 5. In deroga espressa alla disciplina ordinaria contenuta nell'art. 110 c.p.: - l'emittente di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e chi concorre con il medesimo non è punibile a titolo di concorso nel reato previsto dall'art. 2, d.lgs. 74/2000; chi si avvale di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e chi concorre con il medesimo non è punibile a titolo di concorso nel reato previsto dall'art. 8, d.lgs. 74/2000 (art. 9, d.lgs. 74/2000). [6] 6. La cosiddetta “cartiera”: un imprenditore che, dietro compenso più o meno consistente, rilascia pezze giustificative dall'esistenza esclusivamente cartolare, per consentire l'evasione mediante indicazione di costi fittizi a un terzo soggetto. [7] 7. Per “operazioni simulate oggettivamente o soggettivamente” si intendono ex art. 1, comma 1, lett. g-bis), d.lgs. 74/2000 - le operazioni apparenti – diverse da quelle disciplinate dall'art. 10-bis, l. n. 212/2000 (ovvero da quelle operazioni, costituenti abuso del diritto/elusione fiscale oggi irrilevanti penalmente, prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti) – poste in essere con la volontà di non realizzarle in tutto o in parte le operazioni riferite a soggetti fittiziamente interposti. [8] 8. Per “mezzi fraudolenti” si intendono condotte artificiose attive nonché condotte omissive realizzate in violazione di uno specifico obbligo giuridico, che determinano una falsa rappresentazione della realtà (art. 1, comma 1, lett. g-ter), d.lgs. n. 74/2000). [9] 9. Per “elementi attivi o passivi” si intendono le componenti, espresse in cifra, che concorrono, in senso positivo o negativo, alla determinazione del reddito o delle basi imponibili rilevanti ai fini dell'applicazione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto e le componenti che incidono sulla determinazione dell'imposta dovuta (art. 1, comma 1, lett. b), d.lgs. n. 74/2000). [10] 10. Per “imposta evasa” si intende la differenza tra l'imposta effettivamente dovuta e quella indicata nella dichiarazione, ovvero l'intera imposta dovuta nel caso di omessa dichiarazione, al netto delle somme versate dal contribuente o da terzi a titolo di acconto, di ritenuta o comunque in pagamento di detta imposta prima della presentazione della dichiarazione o della scadenza del relativo termine; non si considera imposta evasa quella teorica e non effettivamente dovuta collegata a una rettifica in diminuzione di perdite dell'esercizio o di perdite pregresse spettanti e utilizzabili (art. 1, comma 1, lett. f), d.lgs. n. 74/2000). [11] 11. Le soglie di punibilità riferite all'imposta evasa si intendono estese anche all'ammontare dell'indebito rimborso richiesto o dell'inesistente credito di imposta esposto nella dichiarazione (art. 1, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 74/2000). CommentoViolazione della legge tributaria La tutela, diretta o indiretta, del gettito fiscale è, con ogni evidenza, obiettivo cruciale di ogni ordinamento moderno, sempre astrattamente in bilico tra la rimessione di ogni competenza a un Giudice specializzato (come avvenne in Italia, con la cosiddetta “pregiudiziale tributaria”, vigente tra il 1929 e il 1982) e l'efficacia general- e special-preventiva demandata all'intervento, più o meno ampio, della giurisdizione penale. Il sistema attuale declina i comportamenti del contribuente, in una progressione dal più virtuoso al meno virtuoso, secondo questa scansione - Lecito risparmio fiscale (la scelta, fra una serie di possibili comportamenti cui il sistema fiscale attribuisce pari dignità, di quello fiscalmente meno oneroso). Non si considerano abusive, in tal senso, le operazioni giustificate da valide ragioni extrafiscali, non marginali, anche di ordine organizzativo o gestionale, che rispondono a finalità di miglioramento strutturale o funzionale; resta comunque ferma la libertà di scelta del contribuente tra regimi opzionali diversi offerti dalla legge e tra operazioni comportanti un diverso carico fiscale (art. 10-bis, commi 3 e 4, l. n. 212/2000, cosiddetto Statuto del contribuente); - Vantaggi fiscali indebiti (intesi come quei benefici, anche non immediati e non direttamente in capo al contribuente, realizzati in contrasto con le finalità delle norme fiscali o con i principi dell'ordinamento tributario, ex art. 10-bis, comma 2, lett. b) l. n. 212/2000). In particolare, la giurisprudenza e la prassi amministrativa avevano da tempo delineato la nozione di “elusione fiscale”, quale forma particolare di abuso del diritto caratterizzato da un elemento oggettivo (fatti o atti aventi valenza giuridica o negozi contrattuali anche collegati fra loro), un elemento soggettivo (valido ed effettivo interesse economico che, in apparenza, il singolo intende perseguire), un elemento teleologico (finalità di aggirare obblighi o divieti o di ottenere riduzioni di imposta o rimborsi altrimenti indebiti). In materia tributaria, si riteneva dunque che il divieto di abuso del diritto si traducesse in un principio generale antielusivo, tale da precludere al contribuente il conseguimento di vantaggi fiscali ottenuti mediante l'uso distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un'agevolazione o un risparmio di imposta, in difetto di ragioni economiche apprezzabili, che giustificassero l'operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici (Cass. Sez. Trib., n. 4604/2014). Secondo lo Statuto del contribuente, come novellato dall'art. 1, d.lgs. n. 158/2015, “configurano abuso del diritto una o più operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti” (art. 10-bis, comma 1, l. n. 212/2000. Il successivo comma 2, lett. a) definisce le operazioni prive di sostanza economica come “i fatti, gli atti e i contratti, anche tra loro collegati, inidonei a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali”. Rappresentano indici di mancanza di sostanza economica la non coerenza della qualificazione delle singole operazioni con il fondamento giuridico del loro insieme e la non conformità dell'utilizzo degli strumenti giuridici a normali logiche di mercato). La novella, ponendo fine a un lungo contrasto dottrinario e giurisprudenziale, sancisce la sopravvenuta irrilevanza penale dell'elusione fiscale: “le operazioni abusive non danno luogo a fatti punibili ai sensi delle leggi penali tributarie. Resta ferma l'applicazione delle sanzioni amministrative tributarie” (art. 10-bis, comma 13, l. n. 212/2000). Si è realizzata in tal modo una parziale abolitio criminis delle preesistenti norme incriminatrici, con quanto ne consegue ai sensi dell'art. 2 c.p. (Cass. III, n. 30686/2017). Questa previsione deve in ogni caso trovare applicazione anche con riferimento a condotte di abuso del diritto ed elusione fiscale assunte prima della sua entrata in vigore, nonostante la disciplina transitoria dettata dall'art. 2, comma 5, d.lgs. n. 128/2015 sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente (Cass. III, n. 40272/2015). - Evasione fiscale (assoluta inosservanza degli obblighi tributari e consapevole scelta di porsi in contrasto con l'ordinamento), che può assumere (anche) rilievo penale, in presenza di determinate modalità della condotta o del superamento di determinate soglie di punibilità, ovvero mantenere soltanto natura amministrativa-tributaria. L'architettura sanzionatoria del d.lgs. n. 74/2000 Il nuovo assetto del diritto penale tributario risulta attualmente delineato dal d.lgs. n. 74/2000, modificato in maniera consistente dal d.lgs. n. 158/2015 (cfr. Santoriello (a cura di), La disciplina penale dell'economia. Volume Secondo. Fisco, banche, responsabilità penale delle società, Torino, 2008). Il sistema punitivo si basa sulla bipartizione delle condotte di rilievo penale tra - l'inadempimento dell'obbligazione fiscale mediante occultamento/dissimulazione del fondamento reddituale dell'imposizione; - l'inadempimento puro e semplice dell'obbligazione fiscale, indipendentemente da atti e operazioni di natura fittizia o fraudolenta. Il Capo I, rubricato Delitti in materia di dichiarazione, ricomprende i delitti di - Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2); - Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici (art. 3); - Dichiarazione infedele (art. 4); - Omessa dichiarazione (art. 5). A questi reati fanno pendant le disposizioni del Capo II sui Delitti in materia di documenti e pagamento di imposte, ricomprende i delitti di - Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8, reato “gemello” dell'ipotesi di cui al citato art. 2); - Occultamento o distruzione di documenti contabili (art. 10). Il medesimo Capo II prevede anche fattispecie in materia di (mancato) pagamento di imposte: - Omesso versamento di ritenute dovute o certificate da parte del sostituto di imposta (art. 10-bis); - Omesso versamento di IVA (art. 10-ter); - Indebita compensazione, compensazione, ai sensi dell'art. 17 del d.lgs. n. 241/1997, di somme dovute con crediti non spettanti o inesistenti (art. 10-quater); - Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11). Per tutti questi reati, è prevista la confisca, anche per equivalente, dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo, in caso di condanna o di patteggiamento, ai sensi dell'art. 12-bis, d.lgs. n. 74/2000 (norma che presenta piena continuità con la previgente disposizione di cui all'art. 322-ter c.p., richiamato dall'art. 1, comma 143, l. n. 244/2007, cfr. Cass. III, n. 50338/2016). Inoltre, l'art. 325 TFUE, come interpretato dalla Corte di Giustizia, Grande Sezione, 8 settembre 2015, C-105/14, Taricco, impone al Giudice di disapplicare la disciplina della prescrizione dettata dagli artt. 160-161 c.p., se ritenuta idonea a pregiudicare gli obblighi imposti a tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, in caso di procedimenti penali riguardanti “frodi gravi”, da intendersi con riferimento sia alle fattispecie espressamente connotate da fraudolenza, sia a quelle che, pur non richiamando espressamente tale requisito della condotta, siano dirette all'evasione dell'Iva (Cass. III, n. 1823/2016. Contra, Cass. III, n. 16458/2017, che ha escluso l'operatività di tale precetto al delitto di omesso versamento dell'Iva, fattispecie strutturalmente non caratterizzata da condotta di frode). La portata del principio affermato dalla Corte di Giustizia è stata tuttavia ridimensionata, sul piano temporale, affermandone la irretroattività, in quanto sfavorevole per il reo, come sancito dalla Corte Costituzionale (Corte cost., n. 115/2018), a seguito di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia (Corte. cost., ord., n. 24/2017), relativamente alla compatibilità della c.d. regola Taricco rispetto al contro-limite sancito dall'art. 25, comma 2, Cost. La demarcazione tra fatti di rilevanza penale passa talora per le peculiarità del fatto tipico (come nel caso dell'uso di fatture false, condotta idonea a creare con il minimo sforzo una falsa rappresentazione della realtà economica e pertanto sempre soggetta alla massima sanzione) ovvero, assai più spesso, per una valutazione di particolare offensività estrinsecata dalla previsione di soglie di punibilità (sulla base dell'importo materialmente evaso, in termini assoluti ovvero in proporzione ai valori indicati nella dichiarazione. Cass. III, n. 12160/2017 ritiene che, nelle fattispecie contrassegnate da una soglia di punibilità, l'individuazione del requisito della gravità della frode ai sensi della suaccennata sentenza Taricco debba muovere da tale importo, quale indice della ritenuta assenza di offensività da parte del legislatore nelle evasioni di importo minore). Spetta al Giudice penale il pieno potere di accertare l'ammontare dell'imposta evasa (Cass. III, n. 35579/2017), senza essere, in ogni caso, vincolato alle valutazioni compiute in sede di accertamento tributario (anche se è sempre possibile, con adeguata motivazione, apprezzarne i ragionamenti induttivi, per trarne elementi probatori che ne sorreggano il convincimento obiettivo. Cfr. Cass. III, n. 28710/2017). Doppio binario sanzionatorio nei delitti tributari e principio di specialità Giova rilevare come, secondo i principi generali dell'ordinamento, il principio di specialità postuli che, quando uno stesso fatto è punito da una disposizione penale e da una disposizione che prevede una sanzione amministrativa, ovvero da una pluralità di disposizioni che prevedono sanzioni amministrative, si applica la disposizione speciale (art. 9, l. n. 689/1981). Sul presupposto che nell'ambito del diritto punitivo complessivamente inteso occorre ulteriormente distinguere tra diritto penale e diritto punitivo amministrativo (ovvero, nel caso di specie, diritto tributario), anche la normativa internazionale e eurounitaria postula il diritto di non essere giudicato o punito due volte (art. 4, Protocollo 7 CEDU: “Nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitiva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato” cfr. anche l'art. 50 della Carta di Nizza). In particolare, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, i criteri di accertamento della “matière penale”, avuto riguardo non all'astratta previsione legislativa, bensì al fatto nella sua concreta materialità onde individuare la “same offence”, devono essere individuati in primo luogo nella qualificazione giuridica dell'illecito, ma anche nella sua natura effettiva di violazione di una norma preposta alla tutela erga omnes di beni giuridici della collettività e non meramente diretta a proteggere il funzionamento di una determinata formazione sociale, nonché infine nello stesso grado di severità della sanzione (cfr. Corte EDU, 4 marzo 2014 Stevens c. Italia). Sulla scorta di tali presupposti, è stata, ad esempio, ritenuta la natura di illecita doppia incriminazione tributaria e penale nel provvedimento delle competenti autorità finlandesi che ha inflitto, per redditi percepiti e non dichiarati pari ad Euro 33.000, una sanzione amministrativa pecuniaria (sovrattassa) pari ad Euro 1.700 e una condanna per frode fiscale ad una pena di 10 mesi di reclusione e al pagamento di 12.420 euro, parametrata all'importo delle tasse evase (Corte EDU, 20 maggio 2014, Nikänen c. Finlandia, secondo cui la sovrattassa non costituisce un semplice risarcimento dei danni, bensì una vera e propria sanzione penale con finalità sia preventive che repressive, né la tenuità della risposta sanzionatoria vale a sottrarre l'infrazione dall'ambito di applicazione dell'art. 6 della Convenzione). In materia si è registrato un intervento della Grande Camera della Corte EDU (Corte EDU, 15 novembre 2016, A. e B. c. Norvegia), che ha delineato i requisiti che la previsione di un c.d. doppio binario sanzionatorio deve soddisfare per non incorrere nella violazione del divieto di bis in idem. Questi ultimi possono essere sintetizzati nella prevedibilità dell'applicazione della duplice sanzione, penale e amministrativa (ma sostanzialmente penale), nella sufficiente connessione sostanziale e temporale tra i relativi procedimenti, che ha riguardo alla utilizzabilità del relativo materiale probatorio e alla tempistica dei medesimi, nonché infine nella proporzione della sanzione complessivamente valutata rispetto alla condotta posta in essere dal soggetto agente. I principi affermati dalla Grande Camera della Corte EDU sono stati recepiti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia, che ha richiamato la decisione predetta nelle successive decisioni della Grande Sezione (Corte di Giustizia, Grande Sezione, 20 marzo 2018, in cause C-524/15, Menci, C-537/16, Garlsson Real Estate e a. e C-596/16 e 597/16, Di Puma e Zecca). Le pronunce citate hanno condotto, più di recente, ad una prima decisione di accoglimento da parte della Corte Costituzionale, sulla questione sollevata in ordine alla compatibilità dell'art. 649 c.p.p. con il divieto di bis in idem, nella sua portata nazionale e sovranazionale, con conseguente dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo citato, nella parte in cui non prevede che il Giudice pronunci sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere nei confronti di un imputato per uno dei delitti previsti dall'art. 171-ter della l. n. 633/1941 (Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio), che, in relazione al medesimo fatto, sia già stato sottoposto a procedimento, definitivamente conclusosi, per l'illecito amministrativo di cui all'art. 174-bis della medesima legge (Corte cost., n. 149/2022). Nell'ordinamento italiano, nondimeno, esistono, come accennato ipotesi di cumulo di sanzione penale e sanzione amministrativa (anche di carattere tributario). Secondo la giurisprudenza di legittimità, non opera sempre in tali ipotesi il principio di specialità, potendosi ritenere piuttosto la sussistenza di una progressione criminosa. Le fattispecie penali, considerate in astratto, costituiscono violazioni molto più gravi di quelle amministrative e comprendono elementi essenziali che non sono complessivamente riconducibili al paradigma della specialità e si collocano temporalmente in un momento successivo al compimento dell'illecito amministrativo (Cass. S.U., n. 37425/2013 e n. 37424/2013; Cass. III, n. 20266/2014). In ogni caso, è preclusa la deducibilità della violazione del bis in idem in conseguenza della irrogazione di una sanzione formalmente amministrativa, ma dalla natura “sostanzialmente penale” nei termini anzidetti, quando la prima sanzione sia stata inflitta a un soggetto giuridico diverso da quello al quale è ascritto il fatto costituente reato: in questo caso, infatti, non esiste un identità di fatto sotto il profilo storico-naturalistico (Cass. III, n. 24309/2017). |