Denuncia di privato (art. 333)InquadramentoChiunque ha notizia di un reato procedibile di ufficio ha la facoltà di informarne il pubblico ministero, direttamente o tramite la polizia giudiziaria, presentando un atto di denuncia. Per alcune ipotesi di reato, tassativamente indicate, la presentazione della denuncia è obbligatoria. FormulaALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... [1] DENUNCIA-QUERELA [2] Il sottoscritto...., nato a.... il...., C.F....., recapito telefonico.... (casa/ufficio), recapito cellulare (....), e-mail.... @...., residente a...., [3] con il presente atto propone denuncia-querela contro ignoti [4] (ovvero contro uno o più soggetti compiutamente indicati, se possibile precisandone le generalità [5] ), per i reati previsti e puniti dagli artt..... [6], nonché per ogni altra ipotesi criminosa che la Signoria Vostra ritenesse di ravvisare, in relazione ai fatti di seguito esposti. [7] PREMESSO CHE (Esporre la vicenda storica) [8] Questi i fatti, avvenuti in data.... in.... [9]. (Esporre ogni utile considerazione in diritto) [10]. Per tutto quanto sinora esposto, il sottoscritto sporge formale DENUNCIA-QUERELA nei confronti di ignoti (ovvero nei confronti di uno o più soggetti compiutamente indicati), chiedendo alla Signoria Vostra di voler procedere all'accertamento ed alla punizione dei delitti sopra indicati, commessi ai danni del sottoscritto, in.... in data...., ovvero comunque di ogni altra ipotesi di reato che l'Autorità Giudiziaria vorrà ravvisare nei fatti sopra indicati. Si indicano sin d'ora quali soggetti informati sui fatti, che potranno essere sentiti dalla Signoria Vostra o dalla polizia giudiziaria delegata, i Signori: 1....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico....; 2....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico....; 3....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico.... [11]. Richiede espressamente, ai sensi dell'art. 406, comma 3, c.p.p., di essere avvisato in merito ad eventuali richieste di proroga delle indagini. Richiede espressamente, ai sensi dell'art. 408, comma 2, c.p.p., di essere avvisato in merito ad eventuali richieste di archiviazione [12]. Si fa riserva di costituzione di parte civile nel futuro giudizio per il risarcimento di ogni danno patrimoniale e non patrimoniale derivante dai fatti sopra descritti. Si dichiara il proprio domicilio, per ogni comunicazione attinente alla presente denuncia-querela, in...., via.... n...... Si allegano i seguenti documenti. 1.....; 2.....; 3...... Luogo e data.... Firma.... Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico, ove non presentato direttamente dal privato. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]L'individuazione della autorità giudiziaria competente da parte del denunciante non è ovviamente vincolante, né tantomeno obbligatoria. In taluni casi, d'altronde (ad esempio, quando si presenti l'atto presso un ufficio di polizia giudiziaria di altro circondario), può essere utile per orientare, sin dal primo colpo d'occhio, la futura attività di trasmissione dell'incartamento. [2]La prassi, con condivisibile prudenza, prende sempre in considerazione la possibilità che l'interpretazione del Giudice o del pubblico ministero non coincida con quella di chi presenta l'atto. Qualora sia presentata una denuncia, sul presupposto (poi non confermato dal successivo esito del procedimento) che i fatti debbano essere ricondotti ad una fattispecie procedibile di ufficio, una eventuale diversa qualificazione della vicenda in termini di reato procedibile soltanto a querela di parte (ad esempio, un'ipotizzata estorsione poi derubricata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni) porterebbe alla archiviazione o al proscioglimento per improcedibilità. [3]Il denunciante può essere un cittadino italiano o straniero e persino lo stesso autore del reato (cosiddetta autodenuncia). [4]Qualora si nutrano sospetti, più o meno fondati, sull'identità dell'autore del fatto (ad esempio, un vicino di casa, dopo una lite in ambito condominiale) pare opportuno mantenere formalmente l'atto a carico di ignoti, anche al fine di evitare future accuse di calunnia. Eventuali supposizioni in merito al possibile responsabile potranno essere esplicitate, in presenza di solidi elementi, con le cautele, anche lessicali, del caso. [5]Ovvero esplicitando ogni circostanza utile all'individuazione: il sindaco di una data città, il titolare di un certo esercizio commerciale, un pubblico funzionario in servizio presso un determinato ufficio in un preciso contesto temporale, l'ex coniuge, etc. [6]Non è necessaria l'espressa indicazione di specifiche ipotesi di reato. Sarà comunque interesse del denunciante, anche mediante tale qualificazione, delineare la propria ricostruzione della vicenda anche in punto di diritto. [7]La denuncia non necessita della rappresentanza di un legale e neppure della forma scritta, ben potendo la persona offesa recarsi presso la polizia giudiziaria e presentare oralmente la propria istanza di punizione, che verrà raccolta a verbale dagli operanti. Nondimeno, soprattutto per fattispecie di particolare complessità storica o giuridica, appare di tutta evidenza il peso di un originario atto di impulso che ricostruisca con chiarezza ogni circostanza rilevante, nella precipua ottica della persona offesa, e possa da subito indirizzare il procedimento. Il legale potrà poi scegliere se comparire anche formalmente nel corpo dell'atto, esplicitando il rilascio del mandato difensivo, oppure riservare il proprio contributo professionale alla sola stesura della denuncia. [8]Gli aspetti fattuali della vicenda devono essere esposti in maniera sobria e sintetica, evitando divagazioni e coloriture irrilevanti, senza però trascurare di mettere in luce ogni circostanza suscettibile di avere conseguenze giuridiche, anche in via alternativa o subordinata (elementi idonei a fondare la convinzione del dolo, rapporti personali tali da escludere la sussistenza di attenuanti o esimenti, etc.). In particolare, secondo l'art. 332 c.p.p. “la denuncia contiene la esposizione degli elementi essenziali del fatto e indica il giorno dell'acquisizione della notizia nonché le fonti di prova già note. Contiene inoltre, quando è possibile, le generalità, il domicilio e quanto altro valga alla identificazione della persona alla quale il fatto è attribuito, della persona offesa e di coloro che siano in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti”. [9] Precisare compiutamente il luogo (con ogni utile dettaglio, ad esempio: “alla via.... all'altezza del civico n..... ” oppure “in località.... del Comune di.... ”) e la data (se del caso, indicando anche l'orario, sia pure approssimativo) in cui si sono svolti i fatti. [10]Con ogni utile richiamo giurisprudenziale e, quando necessario, di dottrina. In ogni caso, è bene evitare pompose ricostruzioni sistematiche e focalizzare l'attenzione sulle peculiarità del caso concreto. [11]L'indicazione dei nominativi, completi di generalità e riferimenti di contatto (se conosciuti), dei soggetti che potranno essere sentiti dagli inquirenti non è evidentemente elemento necessario per la ritualità dell'atto. Costituisce però un utile viatico per le investigazioni, che potranno risparmiare tempo e prendere le mosse dalle dichiarazioni di coloro di cui si presume di poter conoscere in anticipo il patrimonio conoscitivo. [12]L'avviso di cui all'art. 408 c.p.p. è dovuto soltanto alla persona offesa (cioè al titolare del bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice: ad esempio, il proprietario della refurtiva in caso di furto), ma non al semplice danneggiato (colui che ha riportato, in ipotesi, un danno dal fatto di reato, pur senza rivestire anche la qualità di persona offesa: ad esempio, chi patisca la perdita di valore di un proprio immobile in conseguenza del reato ambientale commesso nel fondo confinante). Ancora diversa è la figura del mero denunciante, un soggetto che, per senso civico o per altre motivazioni (persino egoistiche), segnala alla pubblica autorità un fatto di reato di cui è a conoscenza, ma che non offende interessi giuridici a lui direttamente riconducibili e che non è diretta causa di un danno risarcibile: ad esempio, colui che segnala un abuso edilizio. CommentoPrincipi generali Per chi non rivesta la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio e abbia comunque avuto notizia di un reato perseguibile di ufficio, la presentazione della denuncia è meramente facoltativa (art. 333 c.p.p.). Il privato porterà dunque gli inquirenti a conoscenza di un fatto di reato a lui noto o per onestà e senso civico (ad esempio, l'escursionista che nota un illecito ambientale) o perché direttamente o indirettamente coinvolto nella vicenda e interessato alla punizione del colpevole (la vittima di una rapina). La presentazione di una denuncia assume di per sé rilevanza penale, quando la segnalazione all'autorità risulti calunniosa. Nondimeno, questa condotta non integra una diffamazione, neppure quando il denunciato sia poi assolto con la formula più ampia, di modo che non è configurabile in capo al denunciante una responsabilità per danni (Cass. VI, n. 29237/2010). L'erronea qualificazione giuridica dell'atto da parte del privato come querela anziché come denuncia, in relazione a reato procedibile d'ufficio, è ininfluente, dal momento che la sussunzione della vicenda nell'ambito del corretto istituto procedimentale pertiene all'autorità giudiziaria. La denuncia, pure erroneamente rubricata come querela, non determina perciò la condanna di chi l'ha presentata alle spese e ai danni in caso di sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione dell'imputato con le formule previste dagli artt. 427 e 542 c.p.p., né assume rilevanza la costituzione di parte civile del denunciante. Queste disposizioni infatti si riferiscono esclusivamente alla figura del querelante propriamente inteso (Cass. III, n. 46779/2011). In pochi casi, tassativamente indicati, la denuncia è obbligatoria anche per il privato (e questo obbligo è sanzionato penalmente). Si tratta delle notizie concernenti: – un delitto contro la personalità dello Stato, per il quale la legge stabilisce l'ergastolo (art. 364 c.p.); – la detenzione da parte propria di materie esplodenti di qualsiasi specie o di materie infiammabili di qualità e quantità tali da renderle pericolose (art. 679, comma 1, c.p.); – l'esistenza di materie esplodenti in un luogo da lui abitato (art. 679, comma 2, c.p.); – l'acquisto o la ricezione di denaro o altre cose di provenienza delittuosa quando l'autore le abbia avute in buona fede ed abbia successivamente conosciuto la natura illecita di questa provenienza (art. 709 c.p.); – un furto ai propri danni avente ad oggetto armi, parti di armi ed esplosivi di qualunque natura (art. 20 l. n. 110/1975, che specifica che la denuncia deve essere fatta in questo caso all'ufficio locale di pubblica sicurezza o, se questo manchi, al più vicino comando dei carabinieri); – gli infortuni sul lavoro dei propri dipendenti con prognosi superiori a tre giorni (art. 53 d.P.R. n. 1124/1965, depenalizzato con l. n. 561/1993, con specifica previsione di invio della denuncia all'Inail); – atti o fatti concernenti il delitto, anche tentato, di sequestro di persona a scopo di estorsione ovvero di circostanze relative alla richiesta o al pagamento del prezzo della liberazione della persona sequestrata, ovvero di altre circostanze utili per l'individuazione o la cattura dei colpevoli o per la liberazione del sequestrato (art. 3 l. n. 82/1991). L'ordinamento prevede ulteriori ipotesi sanzionate penalmente o in via amministrativa di “omessa denuncia”, che non si riferiscono però alla comunicazione all'autorità inquirente di un fatto di reato già commesso, ma di altre situazioni, lecite o illecite, che l'ordinamento ritiene doveroso portare tempestivamente a conoscenza delle istituzioni. Si veda ad esempio, l'omessa denuncia di opere in conglomerato cementizio exartt. 65 e 72 d.P.R. 380/2001, che riguarda interventi edilizi ancora da realizzare. La presentazione della denuncia facoltativa non è assoggettata ad alcun termine e può quindi intervenire anche a grande distanza dai fatti (salva ovviamente la minorata attendibilità del denunciante che ne avesse piena conoscenza da molto tempo). La denuncia può essere presentata al pubblico ministero o a un ufficiale (non a un agente) di polizia giudiziaria, oralmente o per iscritto, personalmente o a mezzo di procuratore speciale. La denuncia presentata per iscritto deve sottoscritta dal denunciante o da un suo procuratore speciale (art. 333, comma 2, c.p.p.), quella presentata in forma orale deve essere comunque verbalizzata dalla polizia giudiziaria che riceve l'atto (art. 357, comma 2, lett. a) c.p.p.). Queste modalità di presentazione non sono surrogabili dalla trasmissione per via telematica, anche mediante posta elettronica certificata, dal momento che si deve escludere la ritualità di mezzi equipollenti quando il legislatore prescriva forme vincolate di presentazione (Cass. S.U., n. 40817/2014). Alle denunce non presentate nelle forme canoniche, non consegue l'obbligo di iscrizione da parte del pubblico ministero, anche per le ulteriori, doverose considerazioni in tema di sicurezza dei sistemi informatici e di inaffidabilità di comunicazioni con allegati di vario tipo (cfr. la circolare 11 novembre 2016 del ministero della giustizia – direzione generale della giustizia penale). Si ritiene però che sia valida la denuncia presentata davanti ad un ufficio giudiziario diverso da quello del pubblico ministero (ad esempio, davanti al Giudice per le indagini preliminari in sede di interrogatorio), dal momento che anche in questo caso vengono rispettati i requisiti della certezza della provenienza e della presentazione, in considerazione della potestà certificativa riconosciuta in capo all'ufficio ricevente (Cass. III, n. 2847/2011). Quale atto di parte, ordinariamente non ripetibile, la denuncia è priva di qualsiasi efficacia probatoria. Si ammette però generalmente che possa essere utilizzata in dibattimento per le contestazioni al teste, anche in aiuto alla memoria, ai sensi dell'art. 500 c.p.p. (Cass. VI, n. 4689/2011). È possibile inserire nel fascicolo del dibattimento, le denunce di furto, quali atti parzialmente irripetibili, nella sola parte in cui contengono la descrizione del bene sottratto, presupposto per la sua individuazione al momento dell'eventuale futuro ritrovamento (Cass. IV, n. 36866/2009). Le denunce anonime Ai sensi degli artt. 333, comma 3, c.p.p. e 5 reg. c.p.p., non può essere fatto alcun uso processuale delle denunce anonime pervenute per iscritto agli organi inquirenti. Queste denunce e i documenti allegati alle stesse sono annotati in apposito registro suddiviso per anni (il cosiddetto “modello 46”), nel quale sono iscritti la data in cui il documento è pervenuto e il relativo oggetto. Il registro e i documenti sono custoditi presso gli uffici della procura con modalità tali da assicurarne la riservatezza, per un periodo di cinque anni, decorsi i quali i documenti stessi e il registro sono distrutti con provvedimento adottato annualmente dal procuratore della Repubblica. Anche in questo caso, la notizia proveniente da fonte anonima non assurge mai al rango di autonoma notizia di reato, è priva di qualsiasi valore probatorio e deve essere immediatamente trasmessa in archivio. Debbono qualificarsi come denunce anonime: – in primo luogo le lettere o gli scritti del tutto privi di sottoscrizione o altra indicazione dell'autore; – le lettere e gli scritti apparentemente provenienti da un soggetto determinato, singolo o collettivo, di cui si indica il nome e il cognome, che si riveli però del tutto fittizio ovvero non effettivamente riconducibile all'effettivo autore del testo; – i messaggi inviati tramite posta elettronica ordinaria, quando non sia possibile risalire concretamente al mittente, nei termini sopra indicati; – le denunce e le querele presentate irritualmente, senza rispettare le prescrizioni previste dagli artt. 333 e 337 c.p.p., quando queste irregolarità impediscano l'accertamento della effettiva paternità dell'atto (Cass. S.U., n. 25932/2008); – le comunicazioni di notizie di reato trasmesse da organi di polizia giudiziaria che contengano soltanto le dichiarazioni della fonte anonima (o di una fonte confidenziale). Anche in questo caso, l'unico effetto degli elementi contenuti nella denuncia anonima sarà solo quello di stimolare, in virtù del principio di obbligatorietà dell'azione penale, l'attività di iniziativa del pubblico ministero e della polizia giudiziaria al fine di assumere lecitamente dati conoscitivi, diretti a verificare se dall'anonimo possano ricavarsi gli estremi utili per l'individuazione di una autonoma notitia criminis, mediante investigazioni antecedenti e distinte rispetto alle indagini preliminari e insuscettibili di dar luogo ritualmente ad atti di indagine che implicano e presuppongono l'esistenza di indizi di reato (Cass. S.U., n. 25932/2008). Innanzi tutto, gli accertamenti delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria avranno il fine di verificare (nei casi in cui il testo anonimo riporti le generalità o almeno il nome di taluno, senza che vi sia certezza in ordine a questa attestazione di paternità) se l'apparente sottoscrittore sia persona effettivamente esistente e, in caso di risposta positiva, se abbia effettivamente redatto e inviato la segnalazione. In seconda battuta, gli spunti investigativi potranno se del caso dirigersi verso i fatti storici a cui l'anonimo faceva cenno, andando come accennato a verificare sul posto se possano ricavarsi estremi utili per l'individuazione di una vera notizia di reato. Nel fascicolo, pendente contro noti o contro ignoti, conseguente a questa distinta e successiva acquisizione officiosa della notizia di reato potranno confluire, in originale o in copia, le fotografie e i documenti cartacei e digitali (anche audio o video) originariamente allegati alla denuncia anonima, scampando così al destino di distruzione stabilito per la denuncia medesima. Solo di quest'ultima, dunque, non potrà mai essere fatto alcun lecito uso probatorio. Fanno eccezione a questa regola di sterilità procedimentale i casi in cui – i documenti anonimi provengano dall'indagato (solo successivamente identificato e/o raggiunto da indizi di reità) ovvero costituiscano comunque corpo di reato (artt. 333 c.p.p. e 240 c.p.: tipico il caso del procedimento per calunnia derivante proprio dall'inoltro di una falsa incolpazione non firmata o firmata con un nome fittizio, dopo che ne sia stato identificato l'autore); – gli scritti anonimi facciano riferimento alla presenza, in un determinato luogo, di armi, munizioni o materie esplodenti non denunciate o non consegnate o comunque abusivamente detenute, nel qual caso la polizia giudiziaria è legittimata a compiere perquisizioni di iniziativa ai sensi dell'art. 41, r.d. n. 773/1931. – la denuncia anonima indichi la presenza di sostanza stupefacente, legittimando l'esecuzione della perquisizione da parte della polizia giudiziaria ex art. 103 del d.P.R. n. 309/1990 (Cass. IV, n. 2849/2019). Gli esposti Quando la segnalazione all'autorità giudiziaria non ha per oggetto specifico un fatto di reato (o perlomeno un fatto di cui si ipotizza la rilevanza penale), l'atto non presenta il contenuto minimo della denuncia, come perimetrato dal codice di rito e come sopra brevemente riassunto, ma assume la veste di un esposto. Tramite l'esposto, il cittadino sottopone al vaglio istituzionale una determinata vicenda storica, più o meno lineare (dissidi di vicinato, attività politico-amministrativa nell'ambito di enti locali o di altri plessi della pubblica amministrazione, tensioni interpersonali di vario tipo), di modo che la risposta degli apparati pubblici possa essere fornita attraverso gli strumenti più adeguati al caso concreto (intervento dell'autorità di pubblica sicurezza, al fine - quantomeno in prima battuta - della bonaria composizione della lite ai sensi dell'art. 1, r.d. n. 773/1931; trasmissione degli atti ad altro ufficio competente: ad esempio, la magistratura contabile, in merito a un'asserita mala gestio di amministratori pubblici priva di profili penali; attivazione di specifiche procedure amministrative: ad esempio, l'ammonimento orale del questore in caso di stalking). L'esposto presentato alla procura della Repubblica (o che comunque vi perviene), salvo eccezioni, porta alla formazione di un fascicolo per fatti non costituenti notizia di reato (cosiddetto modello 45), con quanto ne consegue in termini di potere di auto-archiviazione da parte del pubblico ministero. In ogni caso, la magistratura inquirente procede allo scrutinio di quanto narrato dall'esponente onde verificare se possano ricorrere ipotesi di reato. A tal fine, è possibile una limitata attività di indagine. Solo talune attività investigative possono ritualmente svolgersi in un procedimento di questo tipo ed è assolutamente opportuno evitare ogni rischio che possa essere bypassato l'obbligo di iscrizione nel registro delle notizie di reato, lucrando una più lunga durata delle indagini e la mancanza di contraddittorio. Secondo le condivisibili indicazioni della citata circolare 11 novembre 2016, già l'esistenza di spese nel contesto di un procedimento che pende ancora a modello 45 potrebbe di per sé costituire l'indizio di una deviazione funzionale. (In ogni caso, gli esborsi finalizzati alla verifica di una “non notizia di reato”, non afferendo ad un procedimento penale propriamente detto, non possono rientrare tra le spese di giustizia recuperabili ai sensi dell'art. 5 d.P.R. n. 115/2002). Le uniche attività di accertamento ritualmente espletabili sono dunque quelle strettamente finalizzate alle determinazioni sull'iscrizione e indispensabili alla qualificazione come notizia di reato di segnalazioni ed esposti, generici, fumosi, oscuri, logorroici, dalla cui lettura non risulti altrimenti possibile stabilire la natura dei fatti descritti. Si tratta in buona sostanza di raccolta di informazioni, soprattutto documentali, obiettivamente essenziali alla verifica della configurabilità di un'ipotesi di reato. Restano dunque del tutto precluse attività propriamente investigative, finalizzate a verificare la fondatezza di una notizia di reato già delineata nei suoi tratti oggettivi, e, a maggior ragione, quelle che richiedano o ammettano la presenza del difensore. L'unica eccezione, derivante da un'espressa disposizione (art. 116 disp. att. c.p.p.) consiste tradizionalmente negli accertamenti tecnici disposti, a seguito del rinvenimento di un cadavere o di resti cadaverici, al fine di pervenire alla sua identificazione e/o di appurare le cause della morte. Questo accertamento medico-legale potrebbe rivelarsi, in alcuni casi, l'unico atto praticabile per stabilire se la notizia del rinvenimento del cadavere attenga o meno a un fatto costituente reato, senza per questo travalicare lo stretto limite funzionale della mera acquisizione di informazioni essenziali per le determinazioni sull'iscrizione. D'altronde, la norma ricollega il dovere istituzionale di disporre l'esame autoptico all'insorgenza del mero “sospetto di un reato”, nozione che esprime un quadro cognitivo inferiore rispetto agli “specifici elementi indizianti”, dalla cui acquisizione soltanto scaturisce l'obbligo di iscrizione nei registri dedicati alle vere notizie di reato. Ciò permette altresì di evitare di procedere a iscrizioni strumentali, ipotizzando fattispecie criminose oggettivamente non evocabili dai dati disponibili (per esempio, istigazione al suicidio o omicidio colposo). Resta fermo naturalmente che, quando, nel momento in cui dispone l'accertamento, il pubblico ministero abbia già acquisito specifici elementi indiziari circa l'eziologia criminosa della morte del soggetto rinvenuto, è doveroso procedere all'iscrizione nel registro delle notizie di reato, in modo da rendere trasparente la finalità investigativa dell'atto e da poter includere la relativa spesa tra quelle successivamente recuperabili. |