Quesito in tema di accertamenti fonici

Angelo Salerno

Inquadramento

L'identificazione di un indagato (o comunque di un soggetto in qualche modo riconducibile alla vicenda per cui si procede) può avvenire anche per il tramite della sua voce, con l'ausilio di esperti fonici. Analogamente, altri eventi sonori possono essere talora correttamente interpretati soltanto da parte di personale specializzato.

Formula

N. ... / ... R.G.N.R.

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ...

Proceda il consulente tecnico [1], presa visione degli atti del fascicolo e previa analisi delle tracce audio contenute in (specificare gli esiti di intercettazione o gli altri supporti che contengono le registrazioni) [2]

- a verificare la autenticità delle suddette registrazioni, verificando se siano state, anche in parte, modificate o alterate e comunque accertandone la data di registrazione per quanto desumibile dai metadati o da altre informazioni presenti sul file system ovvero da altre risultanze rilevabili dal contenuto delle registrazioni [3];

- ad esaltare gli eventi sonori di interesse, previa pulizia delle registrazioni da rumori di fondo o elementi di disturbo (audio enhancement);

- ad identificare univocamente la voce dei parlanti, in particolare verificando se essa corrisponda a quella di ... e di ...;

- a trascrivere il contenuto delle suddette registrazioni, attribuendo le singole frasi a singoli dialoganti (qualora uno o più di essi non risultassero riconducibili a soggetti determinati, essi saranno indicati come “Anonimo1”, “Anonimo2”, etc.).

Per il compimento degli accertamenti il consulente sarà autorizzato a ritirare e trasportare i reperti sopra descritti e ad esperire ogni necessaria operazione specialistica o di laboratorio [4].

Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia.

1. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p.

2. Solitamente, l'attività di comparazione avviene confrontando materiale audio già acquisito durante le investigazioni con samples di altro tipo (esiti di saggio fonico, altre registrazioni).

3. Ad esempio, trasmissioni televisive o radiofoniche in sottofondo o altri eventi sonori cronologicamente certi.

4. Ad esempio, sottoporre, con adeguata strumentazione digitale, il file sonoro ad un procedimento di pulizia, onde rimuovere gli elementi di disturbo e isolare le voci e gli eventi sonori di interesse.

Commento

Gli accertamenti tecnici possono avere ad oggetto anche fenomeni dal carattere immateriale per eccellenza, come la voce umana ovvero suoni di altre tipologie (evidentemente quando cristallizzati mediante registrazione su un supporto analogico o digitale, ovvero quando sia comunque possibile la ripetizione dell'evento sonoro).

Il principale obiettivo istruttorio di simili investigazioni scientifiche, nella quotidianità giudiziaria, è quello di attribuire con certezza a un determinato individuo una voce registrata, se del caso previa pulizia da fruscii e rumori di fondo ed esaltazione delle tracce sonore di interesse.

Gli esperti fonici provvedono a scomporre la voce nelle frequenze fondamentali che connotano il singolo soggetto parlante, onde acquisire anche concreti parametri tecnici. Gli accertamenti tecnici fonici richiedono dunque, per il confronto, un campionamento della voce da comparare.

La registrazione della voce da parte della polizia giudiziaria, diretta alla sola repertazione del timbro vocale per finalità di successiva comparazione fonica (senza dunque acquisire contenuti dichiarativi da utilizzare come prova), costituisce mero rilievo, effettuabile senza necessità di autorizzazione giudiziale o di decreto dispositivo del Pubblico Ministero, in quanto espressione dei poteri conferiti dall'art. 348 c.p.p. agli operanti (Cass. II, n. 1746/2017). Il cosiddetto saggio fonico, dunque, non costituisce una prova diretta, poiché non è un'attività tipica di documentazione, fornita di una propria autonomia conoscitiva, e non può rientrare pertanto tra le prove illegittimamente acquisite di cui è vietata l'utilizzazione ai sensi dell'art. 191 c.p.p. Bisogna viceversa riconoscergli natura di prova atipica non disciplinata dalla legge (art. 189 c.p.p.), ed è da considerarsi legittima perché volta ad assicurare l'accertamento idoneo dei fatti, senza pregiudizio per la libertà morale dei dichiaranti (Cass. II, n. 18286/2013, ha precisato che il saggio fonico non è equiparabile a una intercettazione tra presenti, proprio in quanto è del tutto indifferente il contenuto delle frasi pronunciate, non valutabile né a favore né contro chi le pronuncia, ma utilizzabile come mero parametro di riferimento ai fini dell'espletamento di una perizia e, quindi, acquisibile senza formalità. La vicenda processuale aveva ad oggetto un'eccezione di inutilizzabilità di consulenza fonica depositata dal Pubblico Ministero, che aveva utilizzato come elemento comparativo le voci di due indagati, seppure risultanti da intercettazioni dichiarate inutilizzabili. Il materiale intercettivo, anche se inutilizzabile per nullità dei decreti autorizzativi, veniva dunque in rilievo soltanto come mera documentazione del suono e del timbro della voce dei personaggi che ivi interloquivano, costituendo una mera prova documentale, non dichiarativa. Occorre infatti considerare che nel sistema del codice di rito, c'è autonomia della fonte genetica rispetto all'atto probatorio in quanto tale, di modo che l'eventuale inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche non si estende all'oggetto materiale costituito dal suono delle voci, legittimamente poi adoperato come saggio fonico). Del pari, il riconoscimento informale della voce dell'imputato, operata da un teste in dibattimento dopo aver ascoltato una telefonata registrata, costituisce un accertamento di un dato fattuale, utilizzabile nel giudizio in base ai principi della non tassatività dei mezzi di prova e del libero convincimento del Giudice. (Cass. VI, n. 27911/2020).

Pertanto, quando, in materia di intercettazioni, venga contestata l'attribuzione delle voci degli interlocutori, il Giudice di merito potrà procedere a perizia fonica ovvero all'ascolto, se del caso in contraddittorio, delle registrazioni. In ossequio al principio di libera valutazione della prova, valido anche in tema di prova tecnica, il Giudice può esprimere il proprio giudizio, anche in motivato contrario avviso rispetto a quello del perito o del consulente (Cass. II, n. 12991/2013, in tema di ascolto diretto da parte dei giudici dei file audio relativi agli originali delle intercettazioni ambientali, dopo l'espletamento di perizie foniche). Per la stessa ragione, il Giudice, in luogo degli accertamenti peritali, può utilizzare le dichiarazioni degli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria che hanno riferito sul riconoscimento delle voci di taluni imputati (Cass. VI, n. 18453/2012). In ogni caso, tali questioni non possono ricondursi al concetto di prove decisive richieste a norma dell'art. 495, comma 2, c.p.p.: tale disposizione, invero, riguarda il diritto dell'imputato all'ammissione delle prove da lui dedotte a discarico sui fatti oggetto della prova a carico, mentre sia la perizia che il riascolto dei nastri costituirebbero non prove a discarico contrapposte a quelle di accusa, ma semplici mezzi, in sé neutri, di verifica ed interpretazione delle prove vere e proprie, rappresentate esclusivamente dalle registrazioni delle conversazioni (Cass. III, n. 19498/2013).

Questa attività è spesso prodromica, in particolare in sede dibattimentale, alla successiva trascrizione, integrale o parziale di tracce audio (intercettazioni telefoniche o tra presenti, registrazioni da parte di soggetto “microfonato”), la cosiddetta “fonotrascrizione”.

Giova ricordare come la registrazione fonografica di una conversazione telefonica effettuata da uno dei partecipi al colloquio costituisca una forma di memorizzazione fonica di un fatto storico, utilizzabile in dibattimento quale prova documentale, rispetto alla quale la trascrizione rappresenta una mera trasposizione del contenuto del supporto magnetico contenente la registrazione (Cass. II, n. 50986/2016, che ha precisato come la registrazione della conversazione tra presenti non sia riconducibile alla nozione di intercettazione anche se operata dal soggetto partecipe su suggerimento o incarico della polizia giudiziaria. Vedi però contraCass. IV, n. 48084/2017, secondo cui sono inutilizzabili, in assenza di un provvedimento motivato di autorizzazione del Giudice o di decreto dispositivo del Pubblico Ministero, le registrazioni fonografiche di conversazioni occultamente effettuate da uno degli interlocutori, quand'anche vittima del reato, d'intesa con la polizia giudiziaria e attraverso strumenti di captazione dalla stessa forniti. In ogni caso, come affermato da Cass. VI, n. 1422/2017, è pienamente utilizzabile in dibattimento la registrazione fonografica di colloqui tra presenti, eseguita d'iniziativa della persona offesa dal reato, che costituisce prova documentale ex art. 234 c.p.p. Quando però risulti accertato che tale registrazione presenta delle manipolazioni che rendono discontinua la conversazione, è necessaria una specifica valutazione della sua capacità probatoria, avuto riguardo alle ragioni della manipolazione medesima, e della attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, non essendo a tal fine sufficienti la mera conseguenzialità dei brani, né la loro concordanza con quanto riferito da quest'ultima). 

Del pari, non costituisce una intercettazione ambientale, ma una forma di memorizzazione su supporto informatico di un fatto storico direttamente percepito dal teste, la registrazione di colloqui tra gli indagati effettuata dalla polizia giudiziaria, fisicamente in ascolto, mediante l'impiego di un telefono cellulare, di modo che il file audio può essere utilizzato in dibattimento come documento a supporto della memoria degli operanti (Cass. VI, n. 53375/2017).

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