Osservatorio antimafia - Presupposti dell'informativa interdittiva antimafia e la valenza del decorso del tempo

08 Maggio 2023

La prima sezione del TAR Campania chiarisce che ai fini dell'adozione del provvedimento interdittivo antimafia è necessario considerare gli elementi indiziari in modo unitario, e non atomistico, cosicché ciascuno di essi acquisti valenza nella sua connessione con gli altri. Il mero decorso del tempo è in sé un elemento neutro, che non smentisce da solo la persistenza di legami vincoli e sodalizi e, comunque, non dimostra da solo l'interruzione di questi, se non corroborato da ulteriori e convincenti elementi indiziari. 

La questione. Una società impugna il rigetto di istanza di aggiornamento da parte della Prefettura di Napoli e la contestuale conferma del provvedimento interdittivo lamentando violazione e falsa applicazione dell'art. 89-bis  del d.lgs. n. 159/2011 ed eccesso di potere nelle varie figure sintomatiche dell'illogicità manifesta, carenza di istruttoria, travisamento dei fatti, manifesta irragionevolezza, comportamento contraddittorio e sviamento. In via cautelare il TAR accoglieva il ricorso; adito il Consiglio di Stato veniva accolto il ricorso cautelare. Il TAR Campania diventa giudice di merito. 

Aspetti d'interesse della pronuncia. Il Collegio ricorda che ai fini dell'adozione del provvedimento interdittivo (e del suo aggiornamento) attesa la natura cautelare e la “funzione di massima anticipazione” della soglia di prevenzione non occorre la prova di un fatto. È richiesta invece la presenza di una serie di indizi sulla base dei quali non sia “illogico o inattendibile ritenere la sussistenza di un collegamento con organizzazione mafiose o di un condizionamento da parte di queste”.

Non serve, dunque, provare l'effettiva infiltrazione mafiosa, è sufficiente la presenza di elementi “sintomatico-presuntivi” dai quali derivi il pericolo di ingerenza da parte della criminalità organizzata e – richiamando consolidata giurisprudenza amministrativa- il Collegio ribadisce come tali elementi debbano essere considerati unitariamente in connessione con altri.

Interessante richiamo al fattore tempo: “il mero decorso del tempo non è in sé un fattore neutro”; la durevolezza dei legami che associa l'organizzazione criminale e l'imprenditoria si assomma “ad una mutevolezza di forme, economiche e giuridiche, capace di sfidare il più lungo tempo e occupare il più ampio spazio disponibile”.

Rilevano infine i rapporti di parentela tra titolari di impresa e familiari (affiliati, organici, contigui a contesti malavitosi), sempreché per tipologia, durevolezza, intensità dimostrino essere verosimile che le decisioni dell'impresa siano influenzate dalla criminalità organizzata.

E ciò è avvalorato dalla organizzazione clanica della mafia che partendo dalla famiglia, in un sistema di vasi comunicanti, si riverbera nei confronti di altri influenzati dal capo famiglia o dall'associazione. Pertanto, il Collegio ritiene di escludere ogni presunzione di rilevanza dei rapporti di parentela da cui non è inverosimile presumere un collegamento tra impresa e ambienti della criminalità organizzata anche se non personale e diretto.

Il criterio di valutazione.  È ormai consolidato in dottrina e giurisprudenza che la valutazione del rischio di inquinamento mafioso deve risultare in base al criterio del "più probabile che non", e pertanto gli elementi su cui si fonda il provvedimento amministrativo possono non essere rilevanti in sede penale o non costituire oggetto di procedimenti o di processi penali o possono anche essere già stati oggetto del giudizio penale, con esito di proscioglimento o di assoluzione, poiché trattasi di giudizi diversi ed ulteriori fondati su criteri diversi che ad onore di logica si concludono o possono concludersi in modo diverso e talvolta contraddittorio.

Giurisprudenza richiamata

Consiglio di Stato sez. III, 14 luglio 2020, n.4542T.A.R. Campania 13 gennaio 2020, n. 155Cons. Stato, sez. III, 2 gennaio 2020, n. 2; T.A.R Campania, 9 dicembre 2019, n. 5796T.A.R. Campania, 25 luglio 2019, n. 73TAR Campania, 15 maggio 2018, n. 3195Cons. Stato, sez. III, 7 ottobre 2015, n. 4657Cons. Stato, sez. III, 18 aprile 2011, n. 2342

Riferimenti in dottrina

V. Salomone,  L'efficacia temporale delle interdittive antimafia e le procedure di revisione. Si tratta veramente di un “ergastolo imprenditoriale”?, in  Giust. Amm., 2023.

M.A. Sandulli,  Rapporti tra il giudizio sulla legittimità dell'informativa antimafia e l'istituto del controllo giudiziario, in  IUS Amministrativo (ius.giuffrefl.it), 2022.

R. Rolli,  L'informazione antimafia come “frontiera avanzata” (nota a sentenza Cons. Stato, sez. III, 8 giugno 2020, n. 3641), in  Giustizia Insieme, 2020.

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