Prostituzione minorile: integrazione con un singolo episodio1. Bussole di inquadramentoLa tutela del minore da ogni forma di sfruttamento Una delle tutele più rilevanti che viene fornita dal legislatore al minore è quella relativa a tutte le forme di sfruttamento e di mercificazione. Essendo una personalità “in divenire”, infatti, il legislatore con l'art. 600-bis c.p. offre, come vedremo, una tutela ben più ampia rispetto a quella offerta per la prostituzione del maggiorenne e punisce severamente tanto “lo sfruttatore”, quanto “colui che induce”, quanto ancora “l'utente finale” delle prestazioni sessuali che, tradizionalmente, nei reati afferenti alla prostituzione non pone in essere condotte penalmente rilevanti. La tutela più stringente alle forme di sfruttamento/utilizzazione/induzione del minore che possono essere adottate anche con il consenso del minore è ovviamente motivata dall'attenzione del legislatore verso il bene giuridico tutelato dalla norma che è, ovviamente, la salvaguardia del corretto sviluppo psicofisico della personalità del minore che, senz'altro sarebbe gravemente lesa dalle condotte punite dall'art. 600-bis c.p. Una tutela che è diventata ancora più efficace e slegata dal concetto “economico” del mercimonio con la l. n. 172/2012 che ha sancito che il corrispettivo dell'attività di prostituzione può essere in denaro o in altra utilità e deve essere la ragione determinante della p.o. di scegliere di compiere l'atto di prostituzione, corrispettivo (qualunque sia la natura) che può essere elargito o promesso anche a chi esercita un'autorità sul minore e che può avere un valore anche solo simbolico e solo per il minore (Cass. III, n. 55301/2016). In ogni caso, il bene giuridico dell'integrità psicofisica del minore viene tutelato attraverso una serie di previsioni che prende in considerazione la più disparate condotte che attengono con la prostituzione. In particolare, atteso anche il contesto della prostituzione che, di norma, richiede un'attività più o meno organizzata per il compimento di un numero indeterminato di atti sessuali, una delle questioni che è stata risolta dalla giurisprudenza è proprio quella relativa all'attività che può integrare il delitto di cui all'art. 600-bis c.p. Come nel caso di Tizio che ha convinto Caia, di sedici anni, ad avere un rapporto sessuale con il suo amico Mevio, molto attratto da lei, dietro il pagamento anticipato di una somma di denaro da dividere equamente tra Tizio e la minore. Le fattispecie di cui all'art. 600-bis c.p. Al fine di esaminare la questione appena introdotta, è opportuno esaminare nel dettaglio l'articolata disciplina dettata dall'art. 600-bis c.p. Una fattispecie che, come accennato in precedenza, si presenta come molto articolata e che può essere integrata da diverse condotte. La norma, al n. 1 del primo comma, punisce la condotta di reclutamento o induzione alla prostituzione del minore con una pena che va da 6 a 12 anni di reclusione e della multa da euro 15.000 a 150.000. Al n. 2 del primo comma viene punita, sempre con la medesima pena, la condotta di favoreggiamento, sfruttamento, gestione, organizzazione e controllo della prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, o di chi comunque ne trae profitto. Anche solo da una mera elencazione delle condotte di cui al primo comma è agevole comprendere la vastità del perimetro di azione della norma in parola. Il reclutamento consiste nel reperire ed assoldare un minore allo scopo di instradarla alla prostituzione, o, in ogni caso di metterlo nella disponibilità del soggetto che ha intenzione di sfruttarlo. L'induzione, invece, comprende tutte quelle condotte di persuasione, convincimento o rafforzamento del convincimento del minore di prostituirsi e la fattispecie viene integrata anche attraverso condotte poste in essere in modo surrettizio, subdolo, che fa leva sulla “malleabilità” del minore (Cass. III, n. 36710/2019). Proprio per la particolare modalità di incidenza sotto un profilo “psicologico”, tanto il reclutamento, quanto l'induzione non necessitano per la sua configurazione che vengano poste in essere condotte violente o minacciose (Cass. III, n. 21181/2009). Il favoreggiamento, una delle più tradizionali condotte legate alla prostituzione, è una condotta integrata da qualsiasi azione che agevoli, favorisca o renda possibile, più sicuro o più vantaggioso la prostituzione del minore di anni diciotto, come, ad esempio, un'attività di intermediazione, oppure la condotta di colui il quale, materialmente, “propone” il minore a potenziali clienti (Cass. III, n. 38924/2009). Proseguendo con le condotte di cui al n. 2 del comma 1, quella di “sfruttamento” è una di quelle più legate al concetto di mercimonio e consiste in qualunque tipo di azione volta ad ottenere un profitto dalla prostituzione del minore. Una condotta che può essere configurata sia nel caso del soggetto “protettore”, sotto la cui autorità opera la minore, sia nel caso di un locatore che concede in locazione il proprio immobile ad un prezzo per lui più vantaggioso, nella consapevolezza dell'uso che ne verrà fatto (Cass. III, n. 48698/2015). L'organizzazione riguarda, invece, le condotte di predisposizione e coordinamento dei mezzi e delle risorse necessarie a consentire la prostituzione dei minori, allo stesso modo della condotta di gestione. Il controllo, invece, rappresenta una condotta tipica di colui il quale verifica sulla regolarità dell'attività di prostituzione e sui clienti che beneficiano delle prestazioni sessuali. Al fine di non escludere qualsiasi residuale condotta, è stata inserita anche la “clausola” dell'ottenimento, a qualunque titolo, di un profitto. In considerazione dell'importante numero di condotte contenuto al primo comma, la Suprema Corte è intervenuta al fine di sancire il principio di diritto secondo cui l'art. 600-bis, comma 1, c.p. non rappresenta un reato a condotte alternative, ma una norma a più fattispecie criminose. Ciascuna di queste, infatti, è dotata di una propria oggettività e di propri elementi materiali in rapporto alla condotta o all'evento. Pe tali ragioni, è assolutamente configurabile il concorso di reati ex art. 81 c.p. (Cass. III, 19539/2015). Passando alla condotta di cui al comma 2, come evidenziato in sede di inquadramento, la condotta dell'utente finale che ottiene una prestazione sessuale del minore dietro retribuzione è comunque punita, diversamente per quanto accade con la prostituzione del maggiorenne. La norma in questo caso pone un'ulteriore tutela verso il minore e, ovviamente, va a stigmatizzare e sanzionare, con una pena decisamente elevata (da 1 a 6 anni di reclusione e con una multa da euro 1500 ad euro 6000) l'utente finale che dà, o promette denaro o altra utilità. Sotto il profilo dell'elemento soggettivo, il reato è punito a titolo di dolo generico, salvo l'ipotesi di reclutamento del minore con il fine di farlo prostituire. Sono previste, inoltre, delle aggravanti ad effetto speciale. Per le condotte di cui al primo comma, infatti, l'art. 602-ter prevede che la pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso con violenza o minaccia, o se il fatto è commesso approfittando della situazione di necessità del minore, mentre la pena è aumentata dalla metà ai due terzi se il fatto è commesso in danno di un minore degli anni 16 e se il fatto è commesso da un ascendente, dal genitore adottivo, o dal loro coniuge o convivente, dal coniuge o da affini entro il secondo grado, da parenti fino al quarto grado collaterale, dal tutore o da persona a cui il minore è stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza, custodia, lavoro, ovvero da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni ovvero ancora se è commesso in danno di un minore in stato di infermità o minorazione psichica, naturale o provocata. La pena è sempre aumentata dalla metà ai due terzi se il fatto è commesso mediante somministrazione di sostanze alcoliche, narcotiche, stupefacenti o comunque pregiudizievoli per la salute fisica o psichica del minore, ovvero se è commesso nei confronti di tre o più persone. Anche con riferimento alle condotte di cui al secondo comma sono previste, sempre dall'art. 602-ter c.p., delle circostanze aggravanti a effetto speciale e, in particolare, la pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso approfittando della situazione di necessità del minore, mentre la pena è aumentata dalla metà ai due terzi se il fatto è commesso in danno di un minore degli anni 16. La pena è aumentata da un terzo alla metà quando delitto è commesso in danno di persona portatrice di minorazione fisica, psichica o sensoria. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Un singolo episodio di prostituzione minorile può integrare il delitto di cui all'art. 600-bis c.p.?
Orientamento della Corte di Cassazione Una volta delineate le diverse condotte sanzionate dall'art. 600-bis c.p., veniamo ora ad analizzare i profili che attengono al caso descritto in sede di inquadramento. Nel caso esaminato in sede di inquadramento, si è rilevato, in modo inequivoco, l'esistenza di un patto tra Tizio e Caia per dividere una somma di denaro per una singola prestazione sessuale in favore di Mevio. Difetta, pertanto, qualsiasi forma di sistematicità o abitualità della condotta che, tradizionalmente, si ricollega all'attività di prostituzione. In particolare, nel contesto della sentenza che ci si accinge ad analizzare, il ricorrente aveva evidenziato che essendo la ratio dell'art. 600-bis c.p. quella di apprestare tutela alla condizione di libertà del minore venendo punite tutte quelle condotte che, compromettendone lo sviluppo fisico, psicologico, spirituale e morale, lo sottopongono al potere altrui riducendolo ad una res, una singola attività di prostituzione, liberamente ed autonomamente svolta dalla vittima, la deve essere ritenuta inoffensiva, difettando dei requisiti di sistematicità ed abitualità richiesti ex lege, nonché svincolata dai guadagni derivati al minore dall'esercizio della prostituzione, atteggiandosi, piuttosto, ad una generica richiesta di danaro per la prestazione. Tale tesi, è stata recisamente smentita dalla Corte di legittimità (Cass. III, n. 500/2021), la quale ha sostenuto che tale tesi è ardita e infondata, in quanto l'abitualità non costituisce elemento integrante il reato di sfruttamento della prostituzione, il quale consiste, così come l'omologo reato di cui alla L. n. 75 del 1958, art. 3, in una consapevole partecipazione, anche occasionale, ai proventi ai guadagni che il minore si procura con il commercio del proprio corpo, ovvero nel trarre una qualche utilità, anche di natura non economica, dall'attività sessuale della prostituzione. In particolare, infatti, tanto la dottrina quanto la giurisprudenza lo annoverano nell'ambito dei delitti di natura solo eventualmente abituale, potendosi risolvere tanto in un'unica condotta, quanto nella reiterazione di più azioni omogenee, le quali, pur costituendo di per sé reato se considerate isolatamente, danno vita ad un'unica figura delittuosa. 3. Azioni processualiProcedibilità Il reato di prostituzione minorile è procedibile d'ufficio, indipendentemente dalla condotta contestata. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Le ipotesi di cui al primo comma dell'art. 600-bis c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni ventiquattro (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari a dodici anni ed essendo previsto il raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157 comma 6) per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale. Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di ventiquattro anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). Le ipotesi relative all'utente finale della prostituzione (cfr. art. 600-bis comma 2 c.p.), si prescrivono in anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista dalle predette disposizioni rispettivamente pari a cinque anni e a tre anni (sia per l'ipotesi di cui al comma quarto che sesto) di reclusione, alla luce del raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) previsto per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale. Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutte le ipotesi previste dalla norma in parola, costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: – del giudizio di appello entro il termine di due anni; – del giudizio di cassazione entro il termine di un anno. Tali termini possono essere ulteriormente estesi quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare. In ogni caso, la proroga potrà essere disposta per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione, salva la sospensione prevista dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p. e quanto previsto dalla normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al delitto di cui all'art. 600-bis c.p.: – per le ipotesi di cui al primo comma, l'arresto è obbligatorio in flagranza (cfr. art. 380, comma 2, lett. d), c.p.p.); – per le ipotesi di cui al comma due è consentito esclusivamente l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 381, comma 2, c.p.p.); – il fermo (art. 384 c.p.p.) è consentito esclusivamente per le ipotesi previste dal primo comma. Misure cautelari personali In considerazione del limite edittale pari a dodici anni (cfr. art. 600-bis, comma 1, c.p.) e di sei anni (600-bis, comma 2, c.p.) di reclusione, sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), consentendo l'art. 280, comma 1, c.p.p. di applicare dette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; sarà altresì possibile applicare anche la custodia cautelare in carcere essendo previsto dall'art. 280, comma 2, c.p.p., l'applicazione di detta misura in caso di delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Sarà possibile, inoltre, applicare la misura dell'allontanamento dalla casa familiare (cfr. artt. 282-bis c.p.p.) nel caso in cui i fatti siano commessi in danno di prossimi congiunti o del convivente. Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza In tutte le ipotesi previste dall'art. 600-bis c.p. è competente il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale. Udienza preliminare Essendo la pena massima prevista per le ipotesi disciplinate dall'art. 600-bis, commi 1 e 2, c.p. superiore a quattro anni di reclusione, si procede con udienza preliminare. Composizione del tribunale Il processo per il reato di cui all'art. 600-bis c.p. si svolgerà dinanzi al tribunale in composizione collegiale. 4. ConclusioniL'esame del caso ha consentito di analizzare nel dettaglio la fattispecie di cui all'art. 600-bis c.p. che comprende più reati che possono porsi in concorso tra loro, come nell'ipotesi di chi induca taluno a prostituirsi e ne sfrutti economicamente l'attività di prostituzione. Allo stesso modo, è stato possibile accertare la rilevanza penale della condotta di Tizio, indipendentemente dall'assenza di abitualità dell'attività di prostituzione, non essendo tale presupposto richiesto dalla norma e non essendo sostenibile che una singola “occasione” di prostituzione sia del tutto irrilevante per il sano sviluppo dell'equilibrio psicofisico della minore. |