Integrazione dell'art. 600-quater 1 c.p. e pratica del cd. deepfake

Irma Conti

1. Bussole di inquadramento

La tutela anticipata dell'immagine del minore

Nei casi oggetto di trattazione in questa Parte è stata ampiamente tratteggiata la complessità e la completezza della tutela prestata dal legislatore al minore e alla sua immagine.

In particolare, il legislatore ha inteso offrire una serie di strumenti volti ad offrire una protezione da ogni possibile attentato al bene giuridico della “integrità psico-fisica” del minore, prendendo in considerazione una pluralità di eventi che, anche con il consenso del minore, possono arrecare un danno rilevante alla sua crescita.

In particolare, gli artt. 600-ter e 600-quater c.p. sono estremamente rilevanti per la tutela dell'immagine del minore la quale, salvo i ristretti casi in cui lo stesso minore, nel contesto di una relazione, può disporre della propria immagine (la cd. “pornografia domestica tracciata da ultimo da Cass. S.U., n. 51815/2018), deve essere tutelata anche nel caso di un suo eventuale consenso alla diffusione.

Sul punto, infatti, le Sezioni Unite (Cass. S.U. , n. 4616/2022), hanno evidenziato che nessun rilievo può essere attribuito alla volontà del minore, il cui consenso non ha alcuna efficacia sulla messa in circolazione del materiale a sfondo sessuale che lo riguardi, operando una presunzione iuris et de iure sulla lesione che ne deriverebbe per la sua immagine, non ritenendo che lo stesso possa esprimere una piena valutazione delle conseguenze negative che deriverebbero da tale diffusione.

A tali norme che vanno a proteggere l'immagine “concreta” del minore, si affianca, come norma di chiusura, quella dettata dall'art. 609-quater1 c.p. che opera una tutela estremamente anticipata rispetto a tutte le ipotesi di lesione dell'immagine del minore, anche se solo virtuale.

Lesione che, potenzialmente, può essere integrata anche con mezzi subdoli, ma che devono essere idonei a poter arrecare un danno al bene giuridico protetto dalla norma.

In tal senso, esaminiamo il caso di Sempronio che realizza e condivide con una cerchia di utenti, sia dei disegni che ritraggono minori in comportamenti sessuali, sia dei video contenenti fotomontaggi di minori esistenti utilizzati in contesti pornografici, con modalità tali da rendere quasi verosimile il coinvolgimento del minore in attività sessuali.

Si tratta della cd. tecnica del deepfake che consente di realizzare foto, video e audio attraverso software di intelligenza artificiale che, partendo da contenuti reali, riescono a modificare o ricreare, in modo estremamente realistico, le caratteristiche e i movimenti di un volto o di un corpo e a imitare fedelmente una determinata voce.

In entrambi i casi, non sono diffuse immagini di minori in atteggiamenti sessuali, ma “fotomontaggi” realistici e vere e proprie opere di fantasia.

Tali condotte, possono integrare la fattispecie di cui all'art. 609-quater1 c.p. o si tratterebbe di una tutela eccessivamente anticipata?

Le fattispecie di cui all'art. 600-quater 1 c.p.

Al fine di affrontare la questione giuridica esposta in sede di inquadramento, si deve procedere all'analisi della fattispecie di pornografia virtuale di cui all'art. 600-quater1 c.p.

Si tratta ovviamente una norma di “chiusura” e residuale relativamente all'oggetto ritratto nel materiale pornografico.

Come si evince dalla mera littera legis del primo comma, la norma prevede che le disposizioni di cui agli articoli 600-ter e 600-quater c.p. si applicano anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse.

In questi casi, la pena è diminuita di un terzo.

Il secondo comma, comprensibilmente, si preoccupa di dettare una definizione il più possibile omnicomprensiva di “immagini virtuali”, specificando che per immagini virtuali si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali.

Ovviamente, data la sua stessa natura, svolge una funzione preventiva e, in considerazione del richiamo agli artt. 600-ter e 600-quater c.p., punisce condotte la produzione, la circolazione (diffusione, condivisione, etc.) e la detenzione di materiale pedopornografico realizzato senza la partecipazione “fisica” di minori, ma riproducendone le fattezze in contesti sessuali tali da renderli verosimili, o comunque utilizzabili per scopi illeciti.

Data la natura peculiare della norma, non tutte le condotte previste dai richiamati artt. 600-ter e 600-quater c.p. potranno integrare la fattispecie di cui all'art. 600-quater1 c.p.

In particolare, non potrà essere integrata dalla condotta di:

– reclutamento o induzione a partecipare a spettacoli o esibizioni pornografici di cui all'art. 600-ter, comma 1, n. 2;

– distribuzione o divulgazione di notizie o informazioni finalizzate all'adescamento o allo sfruttamento di minori di cui all'ultima parte dell'art. 600-ter, comma 3, c.p.;

– partecipare agli spettacoli e alle esibizioni pornografiche ai sensi dell'art. 600-ter, comma 5, c.p.

E ciò in quanto si tratta di condotte che richiedono la presenza “fisica” di minori.

Sotto il profilo dell'elemento soggettivo, il reato è punito a titolo di dolo, la cui entità varierà in considerazione della condotta prevista dagli artt. 600-ter e 600-quater c.p.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
I “fotomontaggi” realistici e le opere di fantasia, indipendentemente dall'utilizzo di immagini di minori in atteggiamenti sessuali, possono integrare la fattispecie di cui all'art. 609-quater 1 c.p. o si tratterebbe di una tutela eccessivamente anticipata?

Deepfake e fotomontaggi: Orientamento maggioritario

Dopo aver delineato le condotte che possono integrare il delitto di cui all'art. 600-quater1 c.p., con riferimento al caso tracciato in sede di inquadramento, possiamo ora esaminare la questione attinente all'anticipazione della tutela da parte del legislatore e alla verosimiglianza del materiale “virtuale”.

Data la peculiarità della norma in parola, prenderemo in considerazione un solo precedente di legittimità sul tema, idoneo a rispondere ad entrambe le questioni sollevate.

La Corte di Cassazione, infatti, ha avuto modo di sostenere (Cass. III, n. 15757/2017) come l'utilizzo di fotomontaggi possa chiaramente integrare il delitto di cui all'art. 600-quater1 c.p., indipendentemente dall'utilizzo di immagini di minori in atteggiamenti sessuali, ma anche sulla base del mero utilizzo di foto leciti in contesti illeciti.

Nella summenzionata sentenza si è infatti sostenuto che la tesi difensiva secondo cui la realizzazione di immagini, mediante uso del solo volto del minore, non avrebbero fatto apparire come vere situazioni non reali, non è per nulla condivisibile ed è contraria alla ratio legis laddove pretende di restringere la condotta di pornografia minorile ai casi in cui sarebbe coinvolto il solo corpo del minore in atti sessuali. È indifferente per la realizzazione dell'immagine pornografica virtuale, e la configurabilità del reato, l'uso del corpo o del volto, ciò che rileva è il coinvolgimento del minore e, anche di una sua parte riconoscibile, come il volto, e il suo sfruttamento con potenziale pericolo per il suo sviluppo psico-fisico.

La produzione di una immagine pornografica virtuale, condotta punita dall'art. 600-quater1 c.p. è integrata dalla realizzazione, con tecniche di elaborazione grafica, tra cui vi è il c.d. fotomontaggio digitale mediante Photoshop, di immagini in cui il minore reale, o parti di esso riconoscibili, è coinvolto nel compimento di attività sessuali.

A maggior ragione, nel caso di deepfake, che prevede la creazione di un'immagine particolarmente verosimile sulla base di un'immagine di riferimento, è del tutto evidente come la fattispecie possa essere ampiamente integrata dall'uso di tale tecnica nel campo pedopornografico.

Disegni e fumetti: Orientamento maggioritario

Una seconda questione strettamente correlata con quella appena esaminata, riguarda la creazione di immagini di fantasia, ossia i disegni creati da Sempronio. Secondo una parte della dottrina e della giurisprudenza di merito (Trib. Milano, sez. X, 11 novembre 2010) una condotta di siffatta natura non potrebbe integrare la fattispecie e si realizzerebbe una tutela eccessivamente preventiva in quanto il bene giuridico protetto dall'art. 600-quater1 c.p. è quello dello sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale delle persone fisiche minorenni e innanzitutto del minore e pertanto devono ritenersi esclusi dalla previsione normativa i disegni pornografici e dunque anche cartoni animati che rappresentano bambini e adolescenti di fantasia. La detenzione di siffatte immagini, sempre secondo la giurisprudenza di merito, ancorché riprovevoli per i loro contenuti contrari alla morale pubblica, sarebbe al più sussumibile nella fattispecie di cui all'art. 528 c.p.

Tale tesi non è, ad oggi, condivisa dalla giurisprudenza di legittimità, la quale nella pronuncia sopra esaminata (Cass. III, n. 15757/2017) ha evidenziato, richiamando un altro precedente della medesima sezione (Cass. III, n. 22265/2017), che l'introduzione del reato di pornografia virtuale di cui all'art. 600-quater1 c.p. va certamente a colpire la produzione dell'immagine virtuale realizzata utilizzando le immagini di minori reali, o parti di essi, coinvolti in attività sessuali, secondo un'opzione interpretativa della norma secondo cui l'immagine virtuale è quella realizzata mediante l'uso di minori reali o di parti riconoscibili degli stessi comunque coinvolti in attività sessuali esplicite. Dà atto il Collegio che tale opzione ermeneutica è stata rivisitata da una recente pronuncia questa Corte che, superando tale restrittiva interpretazione, ha ritenuto immagine pornografica virtuale quella realizzata mediante fumetti riproducenti situazione reali di coinvolgimento di minori in attività sessuali, e dunque non di soggetti reali.

Domanda
I “fotomontaggi” realistici e le opere di fantasia, indipendentemente dall'utilizzo di immagini di minori in atteggiamenti sessuali, possono integrare la fattispecie di cui all'art. 609-quater 1 c.p. o si tratterebbe di una tutela eccessivamente anticipata?

Deepfake e fotomontaggi: Orientamento maggioritario

Dopo aver delineato le condotte che possono integrare il delitto di cui all'art. 600-quater1 c.p., con riferimento al caso tracciato in sede di inquadramento, possiamo ora esaminare la questione attinente all'anticipazione della tutela da parte del legislatore e alla verosimiglianza del materiale “virtuale”.

Data la peculiarità della norma in parola, prenderemo in considerazione un solo precedente di legittimità sul tema, idoneo a rispondere ad entrambe le questioni sollevate.

La Corte di Cassazione, infatti, ha avuto modo di sostenere (Cass. III, n. 15757/2017) come l'utilizzo di fotomontaggi possa chiaramente integrare il delitto di cui all'art. 600-quater1 c.p., indipendentemente dall'utilizzo di immagini di minori in atteggiamenti sessuali, ma anche sulla base del mero utilizzo di foto leciti in contesti illeciti.

Nella summenzionata sentenza si è infatti sostenuto che la tesi difensiva secondo cui la realizzazione di immagini, mediante uso del solo volto del minore, non avrebbero fatto apparire come vere situazioni non reali, non è per nulla condivisibile ed è contraria alla ratio legis laddove pretende di restringere la condotta di pornografia minorile ai casi in cui sarebbe coinvolto il solo corpo del minore in atti sessuali. È indifferente per la realizzazione dell'immagine pornografica virtuale, e la configurabilità del reato, l'uso del corpo o del volto, ciò che rileva è il coinvolgimento del minore e, anche di una sua parte riconoscibile, come il volto, e il suo sfruttamento con potenziale pericolo per il suo sviluppo psico-fisico.

La produzione di una immagine pornografica virtuale, condotta punita dall'art. 600-quater1 c.p. è integrata dalla realizzazione, con tecniche di elaborazione grafica, tra cui vi è il c.d. fotomontaggio digitale mediante Photoshop, di immagini in cui il minore reale, o parti di esso riconoscibili, è coinvolto nel compimento di attività sessuali.

A maggior ragione, nel caso di deepfake, che prevede la creazione di un'immagine particolarmente verosimile sulla base di un'immagine di riferimento, è del tutto evidente come la fattispecie possa essere ampiamente integrata dall'uso di tale tecnica nel campo pedopornografico.

Disegni e fumetti: Orientamento maggioritario

Una seconda questione strettamente correlata con quella appena esaminata, riguarda la creazione di immagini di fantasia, ossia i disegni creati da Sempronio. Secondo una parte della dottrina e della giurisprudenza di merito (Trib. Milano, sez. X, 11 novembre 2010) una condotta di siffatta natura non potrebbe integrare la fattispecie e si realizzerebbe una tutela eccessivamente preventiva in quanto il bene giuridico protetto dall'art. 600-quater1 c.p. è quello dello sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale delle persone fisiche minorenni e innanzitutto del minore e pertanto devono ritenersi esclusi dalla previsione normativa i disegni pornografici e dunque anche cartoni animati che rappresentano bambini e adolescenti di fantasia. La detenzione di siffatte immagini, sempre secondo la giurisprudenza di merito, ancorché riprovevoli per i loro contenuti contrari alla morale pubblica, sarebbe al più sussumibile nella fattispecie di cui all'art. 528 c.p.

Tale tesi non è, ad oggi, condivisa dalla giurisprudenza di legittimità, la quale nella pronuncia sopra esaminata (Cass. III, n. 15757/2017) ha evidenziato, richiamando un altro precedente della medesima sezione (Cass. III, n. 22265/2017), che l'introduzione del reato di pornografia virtuale di cui all'art. 600-quater1 c.p. va certamente a colpire la produzione dell'immagine virtuale realizzata utilizzando le immagini di minori reali, o parti di essi, coinvolti in attività sessuali, secondo un'opzione interpretativa della norma secondo cui l'immagine virtuale è quella realizzata mediante l'uso di minori reali o di parti riconoscibili degli stessi comunque coinvolti in attività sessuali esplicite. Dà atto il Collegio che tale opzione ermeneutica è stata rivisitata da una recente pronuncia questa Corte che, superando tale restrittiva interpretazione, ha ritenuto immagine pornografica virtuale quella realizzata mediante fumetti riproducenti situazione reali di coinvolgimento di minori in attività sessuali, e dunque non di soggetti reali.

3. Azioni processuali

Procedibilità

Il reato di pornografia minorile è procedibile d'ufficio, indipendentemente dalla condotta contestata.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Le ipotesi che fanno riferimento alle condotte previste dai primi due commi dell'art. 600-ter c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni sedici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari ad otto anni di reclusione in considerazione del raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) previsto per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale.

Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di vent'anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Le ipotesi che fanno riferimento alle condotte previste dal terzo comma dell'art. 600-ter c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari 3 anni e quattro mesi di reclusione, sempre in considerazione del raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) previsto per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale.

Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Le ipotesi che fanno riferimento alle condotte previste dal quarto comma dell'art. 600-ter c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari ad anni 2 di reclusione e sempre tenendo in considerazione il più volte menzionato raddoppio dei termini ex art. 157, comma 6, c.p.

Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Le ipotesi che prendono in considerazione le condotte previste dal primo e dal terzo comma (anche prendendo in considerazione l'aggravante) dell'art. 600-quater c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari (rispettivamente) a due e a un anno e quattro mesi di reclusione, in virtù del menzionato raddoppio dei termini per i reati di questa natura.

Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutte le ipotesi previste dalla norma in parola, costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno.

Tali termini possono essere ulteriormente estesi quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare.

In ogni caso, la proroga potrà essere disposta per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione, salva la sospensione prevista dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p. e quanto previsto dalla normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Arresto: per le condotte di cui all'art. 600-ter, primo e secondo comma, obbligatorio in flagranza, nell'ipotesi di cui al terzo comma dell'art. 600-ter c.p. facoltativo in flagranza, nell'ipotesi di cui all'art. 600-ter, quarto comma, e 600-quater c.p. non consentito;

Fermo: consentito solo nell'ipotesi di cui all'art. 600-ter, comma 1 e 2, c.p.

Misure cautelari personali

In considerazione del limite edittale pari a cinque anni di reclusione previsto per l'ipotesi aggravata di cui al comma 2 (cfr. art. 600-quater c.p.), sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), consentendo l'art. 280, comma 1, c.p.p. di applicare dette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; sarà altresì possibile applicare anche la custodia cautelare in carcere essendo previsto dall'art. 280, comma 2, c.p.p., l'applicazione di detta misura in caso di delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Per quanto attiene alle condotte punite dal comma 1 e 3 sarà possibile applicare la misura dell'allontanamento dalla casa familiare (cfr. artt. 282-bis c.p.p.) nel caso in cui i fatti siano commessi in danno di prossimi congiunti o del convivente.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Nei casi previsti dall'art. 600-quater, comma 2, è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale, mentre nelle restanti ipotesi di cui ai commi 1 e 3 il tribunale avrà composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Udienza preliminare

Essendo la pena massima prevista per le ipotesi disciplinate dall'art. 600-quater, comma 2, c.p. superiore a quattro anni di reclusione, si procede con udienza preliminare.

Nei casi previsi dall'art. 600-quater commi 1 e 3 c.p. si procederà con citazione diretta a giudizio (cfr. art. 550 c.p.p.) e, successivamente all'entrata in vigore della cd. riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), con l'udienza predibattimentale (cfr. art. 554-bis c.p.p.).

Composizione del tribunale

Il processo per il reato di cui all'art. 600-quater c.p. si svolgerà dinanzi al tribunale in composizione collegiale per le ipotesi previste dal secondo comma e in composizione monocratica per quelle previste dal comma 1 e 3.

4. Conclusioni

Il caso in esame dimostra che anche le opere di fantasia possono integrare la fattispecie in parola e che la tangibilità delle immagini dei minori utilizzate non è condizione per l'integrazione del reato. Un principio che rappresenta un'ulteriore e tangibile dimostrazione della tutela omnicomprensiva che, anche in forma anticipata, il legislatore intende offrire al minore e alla sua immagine.

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