Impiego dei minori nell'accattonaggio

Irma Conti

1. Bussole di inquadramento

La tutela contro l'impiego dei minori in attività degradanti anche per il loro sviluppo

L'art. 609-octies c.p. costituisce un altro importante strumento di tutela del minore accordato dal legislatore per metterlo al riparo da condotte che, univocamente, attentano al bene giuridico del corretto e sano sviluppo della personalità psico-fisica del minore.

Di grande interesse, in tal senso, è la scelta del legislatore di inserire l'art. 609-octies nei delitti contro la persona, in quanto condotta analoga era inizialmente punita, a titolo contravvenzionale, dall'art. 671 c.p. ed era a tutela dell'ordine e della tranquillità pubblica.

La riallocazione nei delitti contro la persona della condotta criminosa è sintomatica della volontà del legislatore di voler focalizzare la sua attenzione non sull'ordine pubblico, quando si parla di minori, ma su quei fenomeni di sfruttamento dell'attività dei minori sia attribuibili a soggetti “terzi”, sia ai suoi familiari.

La fattispecie, come vedremo, è stata ampliata in modo incisivo con il d.l. n. 113/2018.

Si tratta di una fattispecie complessa e specifica che mira a reprimere un fenomeno tanto odioso, quanto diffuso e che è parte della realtà quotidiana di qualunque centro urbano.

Una fattispecie che, nella sua specificità, lascia il campo ad alcune problematiche di carattere interpretativo, soprattutto per quanto attiene alla presenza di alcune circostanze che potrebbero avere, in astratto, un'efficacia scriminante di determinate condotte.

Come nel caso di Tizio, persona domiciliato in un accampamento alle porte di una metropoli, che ogni giorno si reca su mezzi di trasporto pubblico unitamente ai propri figli di dieci e dodici anni al fine di chiedere le elemosina, ritendo tale attività assolutamente lecita, in quanto oltremodo diffusa e accettata e parte delle tradizioni culturali del proprio paese di origine.

La questione se tale circostanza sia idonea ad incidere sulla consapevolezza, o quantomeno a scriminare la condotta, verrà trattata nello specifico infra.

Le fattispecie di cui all'art. 600-octies c.p.

La questione appena introdotta richiede l'esame delle condotte previste dall'art. 600-octies c.p. che prevede due distinte ipotesi di reato: al primo comma l'impiego di minori nell'accattonaggio e al secondo l'organizzazione dell'accattonaggio.

Per prima cosa, nonostante la nuova allocazione della fattispecie nel contesto dell'art. 600-octies c.p. e quindi nei reati contro la famiglia, bisogna precisare che sussiste continuità normativa tra la fattispecie contravvenzionale prevista dall'abrogato art. 671 c.p. e la nuova ipotesi delittuosa di cui all'art. 600-octies c.p., contestualmente introdotto dalla l. 15 luglio 2009 n. 94, non essendosi verificata alcuna abolitio criminis, con la conseguenza che il fatto commesso sotto la previgente disciplina deve essere regolato dalla norma più favorevole all'imputato (Cass. I, n. 23869/2010).

L'ipotesi prevista dal primo comma prevede più condotte tra loro distinte.

Viene infatti punito, con la reclusione fino a tre anni e salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque:

– si avvalga per mendicare di una persona minore degli anni quattordici, o comunque non imputabile. Per la consumazione del reato è indifferente che il soggetto che si avvale dell'attività del minore mendichi a sua volta. Il minore può sia mendicare, che essere presente per tentare di suscitare la compassione dei passanti. Il reato sarà comunque integrato;

– comunque permetta che tale persona mendichi, ove sottoposta alla sua autorità o affidata alla sua custodia o vigilanza. In questo caso la fattispecie è estremamente chiara e non ha alcun rilievo l'età del minore o il suo consenso all'attività sanzionata;

– consenta ad altri, sempre nel caso in cui il minore sia sottoposto alla sua autorità, o affidato alla sua custodia o vigilanza, di avvalersi del minore per mendicare. Ovviamente, in questo caso il terzo potrà rispondere di concorso nel reato a titolo di avvalimento.

Per quanto attiene al secondo comma, introdotto dal d.l. n. 113/2018 (che ha anche modificato la rubrica dell'articolo 609-octies c.p.) vengono punite, con la reclusione da uno a tre anni, tre diverse condotte:

– la prima è quella della vera e propria “organizzazione” dell'altrui accattonaggio, ossia chi definisce tempi e modi di esecuzione dell'attività Una condotta che può essere individuata nell'attività di predisposizione, strutturazione, programmazione, e coordinamento dei mezzi e soggetti, e che non richiede necessariamente alcuna struttura di grandi dimensioni, ma può essere anche su base “individuale”;

– la seconda, è quella dell'”avvalimento” nell'attività di accattonaggio altrui. Ovviamente, come si comprende dalla littera legis è punita la condotta di chi fa uso del minore e non dell'organizzazione, giovandosi del frutto dell'attività dello stesso, come ad esempio colui il quale che ne ottiene vantaggi economici;

– la terza condotta consiste nel favorire l'attività di accattonaggio con la prospettiva di conseguirne un profitto. In questo caso il legislatore intende reprimere una serie indefinita di azioni volte a favorire l'accattonaggio, che lo rendono più agevole, e fruttuoso, essendo ad esse finalizzate.

Sotto il profilo dell'elemento soggettivo, le condotte sanzionate al primo comma sono punite a titolo di dolo generico, mentre quelle previste al secondo comma sono punite a titolo di dolo specifico, essendo necessaria la finalità di compiere una delle condotte tipizzate per conseguire un profitto illecito.

Il delitto, alla stregua di quello previsto dall'art. 600-bis c.p., è un reato eventualmente abituale, che può quindi essere integrato anche da un solo atto. In quanto eventualmente abituale, la pluralità degli atti integrerebbe comunque un unico reato.

Al fine di esaminare la questione appena introdotta, e comprendere le difficoltà interpretative sopra menzionate, è necessario analizzare la – volutamente – generica fattispecie disciplinata dall'art. 600-quinquies c.p.

In particolare, è punito con la pena della reclusione da sei a dodici anni e con la multa da 15.493 euro a 154.937 euro, chiunque organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione a danno di minori, o comunque comprendenti tale attività.

La fattispecie può essere pertanto integrata attraverso due condotte: quella di “organizzazione” e di “propaganda”.

Sotto il profilo dell'organizzazione, al di là dei profili interpretativi che verranno esaminati nel paragrafo successivo, si tratta di un reato di pericolo astratto, che mira a prevenire che, attraverso l'effettiva fruizione di prestazioni sessuali del minore, si concretizzi la lesione del bene giuridico tutelato del sano sviluppo psico-fisico del minore.

Non è richiesta l'esistenza di una struttura imprenditoriale ed è sufficiente che siano organizzati uno o più viaggi nell'interesse, anche non specifico, di terzi che hanno intenzione di recarsi in zone dove si pratica la prostituzione minorile.

Per quanto attiene alla propaganda, si tratta, come evidenziato dalla dottrina, di un reato-ostacolo, in quanto colpisce un'zione né lesiva, né pericolosa per i beni tutelati, ma a portata induttiva rispetto ai fruitori, a commettere reati offensivi dei beni tutelati. Essa si può integrare ove ricorra un'attività di diffusione su viaggi organizzati attraverso qualunque forma di pubblicazione – online, cartacea, attraverso sistemi di messagistica – avente ad oggetto specifico viaggi turistico-sessuali appositamente organizzati.

Sotto il profilo dell'elemento soggettivo, in assenza di pronunce sul punto, si segnala una dottrina divista tra una tesi che ritiene punito il reato punito a titolo di dolo generico e chi ritiene che debba essere provata la coscienza e la volontà di organizzare viaggi allo scopo di assicurare ai fruitori dei servizi organizzativi o della propaganda, la prostituzione minorile.

Si precisa, infine, che la Suprema Corte ha chiarito che ai fini della configurabilità del reato non occorre la consapevolezza del minore della natura dell'attività in cui è coinvolto ma soltanto che egli sia in grado di recepire gli stimoli negativi da essa derivanti ed abbia, quindi, raggiunto l'età della coscienza. Nel caso in esame del tutto plausibilmente si è osservato che la minore, all'epoca dei fatti di nove anni di età, era in grado di cogliere gli evidenti stimoli negativi direttamente provenienti dall'attività di accattonaggio (Cass. V, n. 37538/2020).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Tradizioni e retaggio culturale possono scriminare la condotta criminosa? 

Orientamento della Corte di Cassazione

Una volta analizzata la fattispecie di cui all'art. 600-octies c.p. ed essendo stato chiarito che ai fini della configurabilità del reato non è necessaria né l'abitualità della condotta, né che vi sia consapevolezza da parte del minore della natura dell'attività in cui è coinvolto, affrontiamo ora il tema introdotto in fase di inquadramento.

Si verifica sovente, infatti, che molti minori coinvolti nell'attività di accattonaggio facciano parte di nuclei familiari o raggruppamenti di persone che, per tradizione culturale, hanno sempre ricorso alla presenza di minori nell'attività di accattonaggio.

Nel caso introdotto in sede di inquadramento, il ricorrente ha infatti sostenuto che l'accattonaggio è usualmente praticato in diverse comunità etniche, per le quali la richiesta di elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella mentalità delle stesse.

Una considerazione che avrebbe dovuto portare a delle riflessioni” sulle situazioni di fatto, piuttosto che sull'applicazione astratta di un principio giuridico, e non criminalizzare condotte che rientrano nella tradizione culturale di un popolo”, tenendo conto della previsione di cui all'art. 2 Cost., che valorizza il pluralismo sociale.

La Corte (Cass. I, n. 7140/2021) ha rigettato questa impostazione evidenziando come la dedotta connotazione culturale della pratica di chiedere l'elemosina non può certamente condurre a “decriminalizzare” la condotta posta in essere dall'imputato.

E ciò in quanto i “valori” di una cultura non possono incidere e rilevare quando – come nel caso di specie – contrastino con i beni fondamentali riconosciuti dall'ordinamento costituzionale, quali il rispetto dei diritti umani e la tutela dei minori.

Tutela dei diritti umani e dei minori che deve essere accordata indipendentemente dalle modalità attraverso le quali viene praticato l'accattonaggio in quanto, come evidenziato dalla suprema Corte, per l'integrazione del reato contestato non è richiesto che il minore sia sottoposto a “sofferenze e/o mortificazioni”.

3. Azioni processuali

Procedibilità

Il reato di cui all'art. 600-octies c.p. è procedibile d'ufficio, indipendentemente dalla condotta contestata.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Le ipotesi previste dall'art. 600-octies c.p. hanno un termine di prescrizione pari ad anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari a anni 3 ed essendo previsto il raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale.

Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutte le ipotesi previste dalla norma in parola, costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno.

Tali termini possono essere ulteriormente estesi quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare.

In ogni caso, la proroga potrà essere disposta per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione, salva la sospensione prevista dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p. e quanto previsto dalla normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al delitto di cui all'art. 600-octies c.p.:

– l'arresto non è consentito (cfr. art. 380, comma 2, lett. d) c.p.p.);

– il fermo (art. 384 c.p.p.) non è consentito.

Misure cautelari personali

In considerazione del limite edittale che può arrivare fino a tre anni di reclusione, non sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), consentendo l'art. 280, comma 1, c.p.p. di applicare dette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

In tutte le ipotesi previste dall'art. 600-octies c.p. è competente il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Udienza preliminare

Essendo la pena massima prevista per le ipotesi disciplinate dall'art. 600-octies c.p. inferiore a quattro anni di reclusione, si procederà con citazione diretta a giudizio e, successivamente all'entrata in vigore della cd. riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), con l'udienza predibattimentale (cfr. att. 554-bis c.p.p.).

Composizione del tribunale

Il processo per il reato di cui all'art. 600-octies c.p. si svolgerà dinanzi al tribunale in composizione monocratica.

4. Conclusioni

La Costituzione rispetta e impone la salvaguardia delle altre culture, tradizioni e fedi.

Il rispetto della diversità è costituzionalmente garantito e rappresenta uno dei massimi e più importanti principi sui cui si fonda il nostro ordinamento.

Il rispetto delle tradizioni differenti trova, però, un limite nel caso in cui in esse siano ravvisabili condotte antigiuridiche che si pongono in contrasto con principi fondamentali del nostro ordinamento, quali il rispetto e la tutela dei diritti umani e dei minori.

Pertanto, nel caso di specie, indipendentemente dall'effettiva sofferenza o anche solo comprensione da parte del minore delle condotte alle quali viene sottoposto, l'esistenza di una “tradizione” nell'accattonaggio non potrà mai scriminare l'impiego dei minori in tali attività.

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