Possibilità di concorso e differenze tra le fattispecie di cui agli artt. 600 e 601 c.p.1. Bussole di inquadramentoLa tutela del nucleo essenziale della libertà e dignità umana Gli artt. 600 e 601 del Codice penale disciplinano rispettivamente i reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù e di tratta di persone. Tali delitti – invero insieme all'art. 602 c.p. – sono all'evidenza previsti affinché venga attribuita rilevanza penale a quelle condotte volte, ora in un modo ora nell'altro, ad esercitare su un'altra persona dei “poteri” e “diritti” del tutto paragonabili a quelli che un soggetto potrebbe esercitare nei confronti di una mera res. La possibilità di riunire le suddette fattispecie giuridiche in una medesima categorizzazione, però, non sta a significare che le condotte in queste astrattamente descritte siano sovrapponibili tra loro. Per quanto, infatti, il bene giuridico tutelato sia in ogni caso identificabile nella dignità e nella libertà umana, le modalità attraverso le quali è prevista l'offesa di tale (medesimo) bene giuridico sono tra loro autonome e distinte, e l'integrazione delle une non potrebbe per ciò solo automaticamente comportare l'integrazione delle altre. E così, ben potrebbe accadere che un soggetto proceda a porre in essere, con diverse azioni, più di una modalità di lesione della libertà e della dignità umana: ciò, ad esempio, è quanto ha commesso Tizio, che, dopo aver convinto con l'inganno dei soggetti stranieri affinché questi si trasferissero in Italia, ha poi esercitato sugli stessi una costrizione fisica affinché questi fossero suoi schiavi. Prima, però, di analizzare l'eventualità di un concorso tra i due reati in commento, si rende preliminarmente necessario analizzare le singole fattispecie normativamente previste. La fattispecie di cui all'art. 600 c.p. L'articolo 600 del Codice penale italiano prevede che chiunque eserciti su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà o riduca o mantenga una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali, all'accattonaggio o a compiere attività illecite che comportano lo sfruttamento, o ancora a sottoporsi al prelievo di organi, è punito con la reclusione da otto a venti anni. La riduzione o il mantenimento in uno stato di soggezione si verifica, ai sensi del comma 2 della medesima norma, quando la condotta è attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità, approfittamento di una situazione di vulnerabilità, inferiorità fisica o psichica, o per il tramite di una situazione di necessità. Come giurisprudenza di legittimità (tra cui Cass. V, n. 15632/2016) ha già avuto modo di affermare (ribadendo gli intenti garantisti del Legislatore), le modalità attraverso le quali si può configurare il delitto in parola sono tra loro alternative: escludendo dunque che il reato di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù si perfezioni solamente attraverso la modalità “tipica” della violenza o costrizione fisica, gli ambiti di tutela avverso questo fenomeno disumano vengono notevolmente aumentati. La fattispecie di cui all'art. 601 c.p. Alla stessa pena di cui all'art. 600 c.p. soggiace, ex art. 601, chiunque recluti, introduca nel territorio dello Stato, trasferisca anche al di fuori di esso, trasporti, ceda l'autorità sulla persona ovvero ospiti chi si trovi nelle condizioni di cui all'art. 600. In tal caso, si configurerebbe infatti la prima ipotesi delittuosa prevista dall'art. 601, comma 1, c.p., ovverosia il reato di tratta di persone ai danni di soggetti già ristretti in stato di schiavitù o servitù; a norma della seconda ipotesi dello stesso disposto normativo, invece, soggiace ad una pena detentiva ricompresa tra otto e venti anni chiunque compia le medesime condotte ai danni di soggetti non ridotti in stato di schiavitù o servitù: trattasi, come si suole dire in giurisprudenza, dell'ipotesi di tratta di persone libere (conferma tale distinguo interpretativo, tra le altre, Cass. V, n. 1104/2022). La ragione di tale distinzione ermeneutica è da ricercarsi (Cass. V, n. 39797/2015) nella circostanza per cui il richiamo all'art. 600 presente nell'art. 601 avrebbe come unico scopo quello di connotare il fine dell'azione e, dunque, quale sia il dolo specifico che la contraddistingue. Ad ogni modo, anche alla luce della giurisprudenza richiamata è evidente la contiguità dei due articoli del Codice finora in commento: è preliminarmente necessaria la sussistenza della fattispecie ex art. 600 (prima ipotesi delittuosa) ovvero di condotte fedelmente riconducibili a quelle di cui all'art. 600 (seconda ipotesi delittuosa) affinché si possa integrare la fattispecie criminale ex art. 601 c.p. Tale ultimo articolo, infine, nei suoi commi quattro e cinque prevede delle ipotesi specifiche di responsabilità penale a carico di chi sia comandante o ufficiale ovvero faccia parte dell'equipaggio dell'imbarcazione grazie alla quale si siano concretizzate le condotte descritte nel primo comma. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
I reati di cui agli artt. 600 e 601 c.p. possono concorrere tra loro?
Orientamento della Corte di Cassazione Una volta brevemente delineate le fattispecie di reato di cui agli artt. 600 e 601 c.p., veniamo ora ad analizzare i profili che attengono al caso descritto in sede di inquadramento, riguardante l'eventualità che i reati disciplinati dai suddetti articoli concorrano tra loro. Preliminarmente, occorre evidenziare che la possibilità che i delitti in commento possano concorrere tra loro dipende esclusivamente dall'esistenza di quella giurisprudenza di legittimità – sopra richiamata – per la quale è possibile commettere il reato di tratta di persone anche ai danni di soggetti liberi. È dunque questo, e non altro, ciò che apre all'eventualità – descritta in sede di inquadramento – che un soggetto possa rendersi autore di un concorso materiale tra i reati in commento. Proprio sul tema del rapporto tra l'art. 601, co. 1, seconda ipotesi e l'art. 600 c.p., giurisprudenza di legittimità (Cass. V, n. 49514/2018) ha affermato che tra le due fattispecie delittuose non sussiste il rapporto di specialità di cui all'art. 15 c.p., difettando le due ipotesi di reato di unicità naturalistica del fatto. Di conseguenza, nel momento in cui un soggetto ponga dapprima in essere il reato di tratta di persone libere (art. 601, co. 1, seconda ipotesi, c.p.) per poi ridurre le stesse in stato di schiavitù o servitù, ben sarà configurabile il concorso tra i due reati in parola. Una simile scelta interpretativa è tutt'altro che indifferente: il riconoscimento di un concorso di reati in luogo della mera commissione di uno solo di essi pone su due piani profondamente diversi il tipo di trattamento sanzionatorio cui incorrerà il soggetto penalmente responsabile. 3. Azioni processualiProcedibilità I reati di riduzione o mantenimento in stato di schiavitù o servitù e di tratta di persone sono entrambi procedibili d'ufficio. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Le ipotesi di reato hanno un termine di prescrizione pari ad anni venti (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari a venti anni. Essendo i reati in commento richiamati dall'art. 51, comma 3-bis c.p.p., i relativi termini di prescrizione, ai sensi dell'art. 157, comma 6 c.p., sono raddoppiati. Sempre in quanto richiamati dall'art. 51, comma 3-bis c.p.p., per tali reati, ex art. 161, comma 2, c.p., l'interruzione della prescrizione può comportare un aumento del relativo termine maggiore di un quarto del tempo necessario a prescrivere. A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutte le ipotesi previste dalle norme in parola, costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: – del giudizio di appello entro il termine di due anni; – del giudizio di cassazione entro il termine di un anno. Tali termini possono essere ulteriormente estesi quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare. In ogni caso, la proroga potrà essere disposta per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione, salva la sospensione prevista dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p. e quanto previsto dalla normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al delitto di cui all'art. 600 c.p.: – l'arresto è obbligatorio in flagranza (cfr. art. 380, comma 2, lett. d) c.p.p.); – il fermo (art. 384 c.p.p.) è consentito. Con riguardo al delitto di cui all'art. 601 c.p.: – l'arresto è obbligatorio in flagranza in relazione alle fattispecie descritte nel primo, secondo e terzo comma (cfr. art. 380, comma 2, lett. d) c.p.p.); – l'arresto è facoltativo in flagranza nell'ipotesi descritta nel quarto comma (cfr. art. 381 c.p.p.) – il fermo (art. 384 c.p.p.) è consentito. Misure cautelari personali Per ogni delitto qui in commento, in considerazione del limite edittale pari a venti anni di reclusione, sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), consentendo l'art. 280, comma 1, c.p.p. di applicare dette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; sarà altresì possibile applicare anche la custodia cautelare in carcere essendo previsto dall'art. 280, comma 2, c.p.p., l'applicazione di detta misura in caso di delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Sarà poi possibile applicare la misura dell'allontanamento dalla casa familiare (cfr. artt. 282-bis c.p.p.) nel caso in cui i fatti siano commessi in danno di prossimi congiunti o del convivente. Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza Per i reati previsti dagli artt. 600 e 601 è competente per materia la Corte di Assise (cfr. art. 5, lett. d-bis) c.p.p.). Udienza preliminare Essendo le pene massime previste per le ipotesi in parola superiori a quattro anni di reclusione, si procede con udienza preliminare. Composizione del tribunale Il processo per il reato di cui agli artt. 600 e 601 c.p. si svolgerà dinanzi alla Corte di Assise. 4. ConclusioniLa ricostruzione esegetica qui riprodotta ha permesso di tracciare le distinzioni sussistenti tra le fattispecie delineate dall'art. 600 e quelle delineate dall'art. 601 c.p. Alla luce dell'attività ermeneutica sviluppata dalla Corte di Cassazione è stato dunque possibile rinvenire una ipotesi in cui lo stesso soggetto agente potrebbe risultare l'autore, in concorso materiale, tanto dell'uno quanto dell'altro delitto in commento. Ciò è possibile in quanto l'operato degli Ermellini ha diversificato tali ipotesi di reato, e, prevedendo la commissione di più reati in luogo della commissione di uno solo di essi (con la conseguente maggiorazione della pena per il colpevole), tale giurisprudenza di legittimità si è dunque posta nel solco delle garanzie che il nostro ordinamento ha inteso prevedere in tema di protezione penale della dignità e libertà umana. |