Pornografia minorile, induzione e reclutamento1. Bussole di inquadramentoLa sessualità del minore, tra diritti e tutele. Come evidenziato anche nel precedente caso, l'art. 600-ter c.p. è una delle norme più complesse tra quelle poste a tutela della personalità del minore, che deve bilanciare interessi e diritti tra loro contrapposti. E ciò in quanto, pur essendo il bene giuridico tutelato dalla normaquello dell'integrità psicofisica del minore nonché il corretto e sano sviluppo dello stesso, contestualmente deve essere presa in considerazione la libertà per il minore ultraquattrodicenne di avere una propria sessualità e di esprimerla liberamente nel contesto di relazioni che non siano connotate da abusività. Particolare attenzione deve essere prestata ai casi in cui il minore abbia relazioni con persone maggiorenni, le quali possono approfittare dell'inesperienza e dell'ingenuità tipica di una personalità in divenire come quella di un adolescente. Un'attenzione oggi ancor più rilevante alla luce delle possibilità che gli odierni mezzi di comunicazione hanno di mettere a repentaglio l'integrità del minore e della sua immagine, che è anche al centro della tutela offerta dall'art. 600-ter c.p. In particolare, il minore pur essendo in diritto di partecipare in modo cosciente e senza condizionamenti o utilizzazioni ad una relazione che si traduca anche nella realizzazione di materiale pornografico destinato a rimanere privato (cd. pornografia domestica), il legislatore dovrà tutelare quella personalità in fieri da condotte subdole, abusive da parte del maggiorenne volto a “convincere” il minore, o, peggio, a indurlo o a reclutarlo ad esibizioni di carattere sessuale. È questo il caso di Sempronio, che conosce Tizia, di diciassette anni, su un social network e dopo aver conquistato la sua fiducia, le propone di fare dei “soldi facili”, semplicemente spogliandosi in webcam in diretta per poche persone selezionate. Tizia, inizialmente reticente, cede alle promesse di Sempronio ed intraprende una “collaborazione”, con lo stesso il quale elargisce effettivamente quanto promesso a Tizia che, sempre più convinta di tale iniziativa, comincia anche ad esibirsi in atti sessuali, sempre senza mai aver incontrato Sempronio o gli spettatori delle sue esibizioni, i quali, però, possono interagire in chat chiedendo il compimento di determinati atti. Tali esibizioni, inizialmente sollecitate dal Sempronio e poi intraprese coscientemente e anzi sollecitate da Tizia, possono integrare la fattispecie di cui all'art. 600-ter, comma 1 n. 2, pur in assenza di “contatti” tra Sempronio e Tizia? E gli atti sessuali, posti in essere da Tizia su “richiesta” di lontani avventori delle sue esibizioni, possono integrare il delitto di cui all'art. 600-bis c.p. e concorrere con il reato di pornografia minorile? Le fattispecie di cui all'art. 600-ter c.p. Al fine di affrontare le questioni appena tracciate, occorre esaminare preliminarmente le fattispecie coinvolte dal caso in concreto, partendo proprio da quella di pornografia minorile, punita dall'art. 600-ter c.p. Prima ancora di profilare quelle che sono le diverse condotte punite dalla norma, è ovviamente opportuno procedere ad una definizione del concetto stesso di pornografia minorile, individuato dal settimo ed ultimo comma dell'art. 600-ter c.p. Essa viene definita come ogni rappresentazione, effettuata con qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali. Una volta delineato l'oggetto della norma, passando all'analisi delle condotte idonee ad integrare tale delitto, si evidenzia che particolare, l'attuale testo della norma punisce l'utilizzo del minore per la realizzazione di spettacoli pornografici nonché per la produzione di materiale pedopornografico, o, al numero 2 del già menzionato comma, il reclutamento o l'induzione del minore a partecipare a spettacoli o esibizioni pornografiche, o chi trae profitto dalle stesse. Con riferimento al concetto di utilizzazione, che verrà approfondito nel prossimo paragrafo e che rappresenta anche la chiave di volta per il caso oggetto di trattazione relativa all'induzione, si evidenzia che il legislatore ha escluso che la condotta debba avere una finalità economica (comunque ravvisabile nel caso di specie). Infatti, con la l. n. 38/2006 è stata modificata la norma, sostituendo l'espressione “sfruttando al fine di”, prevista nell'originaria stesura della norma, con l'attuale “utilizzando”. In tal senso, la norma punisce, al primo comma, con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000 chiunque: 1) utilizzando minori di anni diciotto, realizza esibizioni o spettacoli pornografici ovvero produce materiale pornografico; 2) recluta o induce minori di anni diciotto a partecipare a esibizioni o spettacoli pornografici ovvero dai suddetti spettacoli trae altrimenti profitto. Allo stesso modo, ai sensi del comma 2 dell'art. 600-ter c.p., è punita (con la stessa pena prevista per il primo comma) anche la commercializzazione del materiale di cui al comma 1, condotta che pertanto presuppone una diversità rispetto al soggetto che l'ha prodotta e, secondo la dottrina, lo scopo di luco dell'autore, che deve compiere attività rispetto a più utenti/clienti, determinati o indeterminati che siano, nel contesto di un'attività che deve essere sorretta da una organizzazione, seppur rudimentale. A tal fine, precisa la giurisprudenza di legittimità, è sufficiente la predisposizione di una struttura funzionale alla cessione, costituita dagli strumenti informatici di distribuzione del materiale ai singoli destinatari, dall'esistenza di una riserva di prodotti da porre e distribuire sul mercato e dall'acquisizione di determinate competenze tecniche finalizzate a rendere possibile tale distribuzione, dall'offerta di detto materiale ad una ampia, non predeterminata e tendenzialmente mutevole platea di fruitori, i quali anno libero accesso all'offerta (Cass. III, n. 26969/2022). Al terzo comma viene punita la condotta di “diffusione” del materiale di cui al comma 1. In particolare, il legislatore punisce chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al primo e al secondo comma, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale pornografico di cui al primo comma, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all'adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto. Si tratta di una condotta estremamente grave, punita con la pena della reclusione da uno a cinque anni, che può essere ulteriormente aumentata, ai sensi del comma 5, nel caso in cui il materiale sia di ingente quantità. Il comma quarto, invece, punisce chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma. In questo caso, punito con una pena edittale sensibilmente più bassa (fino a tre anni), si va a chiudere il cerchio delle condotte realizzabili nel contesto del “mercato” della pedopornografia, punendo la mera offerta (purché seria e caratterizzata dalla disponibilità) del materiale e quella della cessione, diversa dalle forme descritte nei precedenti commi, anche a titolo gratuito. Anche in questo caso, si applica la aggravante di cui al comma 5 pocanzi esaminata. Infine, al sesto comma viene punita la condotta di chi, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, assiste ad esibizioni o spettacoli pornografici in cui sono coinvolti minori di anni diciotto. Sotto il profilo dell'elemento soggettivo, in caso di utilizzazione, il reato è punito a titolo di dolo generico, così come in caso di fruizione degli spettacoli o delle esibizioni, e nel caso di distribuzione, divulgazione e diffusione del materiale pornografico, così come nella cessione, o nell'offerta (Cass. III, n. 35147/2011, Cass. III, n. 33157/2012, Cass. III, n. 3194/2009). Al contrario, è richiesto il dolo specifico sia nel caso di reclutamento di cui al n. 2 del comma 1, sia nel caso di commercio di materiale pornografico, sia nella distribuzione o divulgazione di notizie finalizzate all'adescamento sessuale di minori. Le fattispecie di atti sessuali con minori di cui all'art. 600-bis c.p. La seconda fattispecie, presa in considerazione dal caso in esame, è quella di cui all'art. 600-bis c.p. che punisce con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000 chiunque: 1) recluta o induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto; 2) favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto. L'ultimo comma prevede una pena più ridotta per chi compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi. In questo caso la pena prevista è da uno a sei anni di reclusione e della multa da euro 1.500 ad euro 6.000. Le condotte punite al primo comma, pertanto, riguardano i casi di induzione, ossia nel convincere o nel rafforzare il proposito del minore a prostituirsi. Ai fini della integrazione del reato, non è richiesta una condotta fraudolenta, essendo sufficiente una mera promessa, o la corresponsione di un beneficio idoneo a vincere la resistenza del minore. In tutti i casi, però, è necessario che vi sia il consenso del minore, in quanto il reato di prostituzione minorile di cui all'art. 600-bis, comma secondo, cod. pen., che punisce i rapporti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni in cambio di corrispettivo in denaro o di altra utilità, anche solo promessi, presenta come elemento costitutivo proprio tale consenso (Cass. II, n. 40446/2018), distinguendolo da condotte di violenza su minore. Il reclutamento, inteso come comportamento diretto a far conseguire la disponibilità della vittima a colui che trarrà vantaggio dalla prestazione sessuale, presuppone la “alterità” dei soggetti (reclutatore e utente) coinvolti e anche il singolo atto di reclutamento è idoneo ad integrare la fattispecie (Cass. III, n. 5927/2015). La condotta punita dal n. 2 del comma 1 dell'art. 600-bis c.p. punisce, invece, da un lato il favoreggiamento, che può essere definito come qualsiasi attività che agevoli l'esercizio della prostituzione, dall'altro quello di sfruttamento, che prevede un'attività lucrativa ottenuta attraverso il mercimonio. Al numero 2 sono punite, a maggior ragione, anche attività più imprenditoriali come la gestione, l'organizzazione, il controllo ed il conseguimento in altro modo di profitto. Al comma 2, invece, si punisce l'utente finale delle condotte di induzione, favoreggiamento e sfruttamento, ossia colui il quale, salvo che il fatto costituisca più grave reato, compia atti sessuali con il minore dietro pagamento. Secondo la più recente giurisprudenza, che contraddice sul punto la dottrina, pur essendo di una norma che prevede e punisce più fattispecie, la norma traccia comunque un unico contesto di diverse condotte che rende anche possibile il concorso tra reati (Cass. III, n. 27598/2020). L'elemento soggettivo del reato di prostituzione minorile è il dolo generico, anche nella forma del dolo eventuale, sicché, ai fini della sua concreta sussistenza, è sufficiente che l'autore del reato accetti anche solo il rischio di favorire o sfruttare la prostituzione di ragazze minori degli anni diciotto. (Cass. III, n. 35147/2013) 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quali condotte possono “indurre” il minore a produrre materiale pornografico integrando il delitto di cui all'art. 600-ter, comma 1, n. 2, c.p.?
Utilizzazione e consenso del minore: l'orientamento delle Sezioni Unite Dopo aver delineato le fattispecie astrattamente configurabili, attraverso l'ausilio della giurisprudenza è possibile risolvere le questioni che sono state introdotte in sede di inquadramento. Pur essendo le fattispecie concretamente configurabili nel caso di specie quelle di cui all'art 600-bis e all'art. 600-ter, comma 1, n. 2, c.p., al fine di una comprensione di determinati principi, è opportuno esaminare la giurisprudenza di legittimità in tema di produzione (ex art. 600-ter, comma 1, n. 1 c.p.) in quanto è di fondamentale importanza ai fini della comprensione delle condotte di utilizzazione del minore e del suo consenso. Molto importanti, ai fini della valutazione della rilevanza del “consenso” del minore, sono due pronunce delle Sezioni Unite che si sono susseguite nel corso di pochi anni, ossia la già menzionata Cass. S.U., n. 51815/2018 e la successiva Cass. S.U., n. 4616/2022. Il concetto di utilizzazione è di fondamentale importanza e, in tema di produzione, fa perdere qualunque valore al consenso eventualmente prestato dal minore alla realizzazione di materiale pornografico. Secondo le Sezioni Unite del 2018, infatti, il discrimine fra il penalmente rilevante e il penalmente irrilevante in questo campo non è il consenso del minore in quanto tale, ma la configurabilità dell'utilizzazione, e in tal senso, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 600-ter, comma 1, c.p., si ha “utilizzazione” del minore allorquando, all'esito di un accertamento complessivo che tenga conto del contesto di riferimento, dell'età, maturità, esperienza, stato di dipendenza del minore, si appalesino forme di coercizione o di condizionamento della volontà del minore stesso, restando escluse dalla rilevanza penale del fatto solo le condotte realmente prive di offensività rispetto all'integrità psico-fisica dello stesso. Le Sezioni Unite del 2022 hanno inoltre escluso la rilevanza del consenso non solo in presenza di utilizzazione, ma anche in tutti i casi in cui le condotte dell'agente comportino una circolazione del materiale prodotto, in quanto in questo caso il consenso proviene da soggetto che presuntivamente non ha ancora raggiunto un livello di maturità tale da consentirgli una valutazione consapevole circa le ricadute negative della mercificazione del proprio corpo attraverso la divulgazione delle immagini erotiche, anche in considerazione di una eventuale circolazione ritardata nel tempo rispetto al momento della loro realizzazione (Cass. S.U. , n. 4616/2022). Induzione alla produzione di materiale pornografico “a distanza”: l'orientamento della Corte di Cassazione Una volta compreso il rapporto tra “consenso” e “utilizzazione”, è agevole comprendere che in caso di induzione a realizzare tale materiale, si realizza, di per sé, un'utilizzazione penalmente rilevante e che il consenso e l'approvazione della minore per questa peculiare attività è priva di alcun rilievo perché, sanciscono le Sezioni Unite, in ogni attività di mercificazione, o anche solo diffusione delle immagini che ritraggono il minore, il suo consenso è privo di rilievo. E ciò in quanto, come sancito dalla Cassazione a Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 16207/2013 in tema di 600-bis, comma 1, n. 1, c.p.) le condotte di induzione persino ad autoprodurre il materiale pornografico, rientrano nel concetto di utilizzazione del medesimo. A questo punto, occorre comprendere se la realizzazione di esibizioni “dal vivo” indotte con contatti che avvengono “a distanza”, sia sufficiente ad integrare il delitto di cui all'art. 600-ter, comma 1, n. 2, c.p. e la risposta non può che essere positiva. Secondo la giurisprudenza di legittimità più recente, infatti, L'induzione di minori al compimento di atti sessuali a pagamento, ancorché per contatto solo “virtuale” con il cliente, è sussumibile nella fattispecie di cui all'art. 600-ter c.p., comma 1, n. 2, non essendo richiesto, a tal proposito, il contatto fisico tra il minore e il fruitore della prestazione pur a distanza, purché costui possa interagire, mediante webcam, con il minore medesimo, chiedendo il compimento di determinati atti sessuali (Cass. III, n. 3769/2022).
Domanda
Può sussistere il concorso con la fattispecie di cui all'art. 600-bis c.p?
Orientamento della Corte di Cassazione La medesima pronuncia (Cass. III, n. 3769/2022) sancisce la piena possibilità del riconoscimento del concorso tra il delitto di cui all'art. 600-bis c.p. e quello previsto dall'art. 600-ter c.p. Sotto tale profilo, infatti, la Corte ha evidenziato che le condotte hanno natura e momenti consumativi diversi; quindi, può ben contestarsi tanto l'aver reclutamento, indotto un minorenne a partecipare a esibizioni pornografiche su un sito on line, visionabile in tempo reale in cambio di denaro, sia averle indotte, o comunque aver rafforzato la volontà di compiere – seppur a distanza – atti sessuali con soggetti che interagivano tramite chat. 3. Azioni processualiProcedibilità Il reato di pornografia minorile e quello di prostituzione minorile sono procedibili d'ufficio, indipendentemente dalla condotta contestata. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Le ipotesi di produzione, di reclutamento e di commercializzazione punite al primo e al secondo comma dell'art. 600-ter hanno un termine di prescrizione pari ad anni ventiquattro (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista pari a dodici anni ed essendo previsto il raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale. Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di trent'anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). Lo stesso termine prescrizionale è previsto per le ipotesi di cui ai nn. 1 e 2 dell'art. 609-bis c.p. Le ipotesi di divulgazione, diffusione, distribuzione (cfr. art. 600-ter, comma 3, c.p.), così come quelle di cessione o offerta (cfr. art. 600-ter, comma 4, c.p.) e di partecipazione a spettacoli di pornografia minorile (cfr. art. 600-ter, comma 6, c.p.), si prescrivono in anni dodici (cfr. art. 157 c.p.) essendo la pena massima prevista dalle predette disposizioni rispettivamente pari a cinque anni e a tre anni (sia per l'ipotesi di cui al comma quarto che sesto) di reclusione, sempre in virtù della previsione del raddoppio dei termini prescrizionali (cfr. art. 157, comma 6) per i reati contenuti nella sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale. Tale termine, in presenza di eventuali atti interruttivi, può essere aumentato fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), al netto dei periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). Gli stessi termini sono applicabili anche nel caso della fattispecie di cui all'art. 600-bis, comma 2, c.p. A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per tutte le ipotesi previste dalle norme in parola, costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: – del giudizio di appello entro il termine di due anni; – del giudizio di cassazione entro il termine di un anno. Tali termini possono essere ulteriormente estesi quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare. In ogni caso, la proroga potrà essere disposta per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione, salva la sospensione prevista dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p. e quanto previsto dalla normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al delitto di cui all'art. 600-ter c.p. commi 1 e 2 e per le ipotesi previste dai nn. 1 e 2 dell'art. 600-bis c.p. l'arresto è obbligatorio in flagranza (cfr. art. 380, comma 2, lett. d) c.p.p.). Per le ipotesi di cui ai commi tre e quattro dell'art. 600-ter c.p. e del comma 2 dell'art. 600-bis c.p., è consentito esclusivamente l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 381, comma 2, c.p.p.). Nel caso di cui all'art. 600-ter sesto comma c.p., l'arresto non è mai possibile. Il fermo (art. 384 c.p.p.) è consentito esclusivamente per le ipotesi previste dai primi due commi dell'art. 600-ter c.p. e del primo comma dell'art. 600-bis c.p. Misure cautelari personali In considerazione del limite edittale pari a dodici anni (cfr. art. 600-ter, commi 1 e 2, e 600-bis, comma 1, c.p.), di cinque anni (600-ter, comma 3, c.p.) e di sei anni (cfr. art. 600-bis, comma 2, c.p.) di reclusione, sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), consentendo l'art. 280, comma 1, c.p.p. di applicare dette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; sarà altresì possibile applicare anche la custodia cautelare in carcere essendo previsto dall'art. 280, comma 2, c.p.p., l'applicazione di detta misura in caso di delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Per quanto attiene alle condotte punite dai commi 4 e 6 dell'art. 600-ter c.p. sarà possibile applicare la misura dell'allontanamento dalla casa familiare (cfr. artt. 282-bis c.p.p.) nel caso in cui i fatti siano commessi in danno di prossimi congiunti o del convivente) Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza Nei casi previsti dall'art. 600-ter commi 1, 2 e 3 c.p. e dall'art. 600-bis c.p., è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale, mentre nelle restanti ipotesi dell'art. 600-ter c.p. (commi 4 e 6) il tribunale avrà composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.). Udienza preliminare Essendo la pena massima prevista per le ipotesi disciplinate dall'art. 600-ter commi 1, 2, 3 e dall'art. 609-bis c.p. superiore a quattro anni di reclusione, si procede con udienza preliminare. Nei casi previsi dall'art. 600-ter commi 4 e 6 c.p. si procederà con citazione diretta a giudizio (cfr. art. 550 c.p.p.) e, successivamente all'entrata in vigore della cd. riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), con l'udienza predibattimentale (cfr. art. 554-bis c.p.p.). Composizione del tribunale Il processo per il reato di cui all'art. 600-ter e 600-bis c.p. si svolgerà dinanzi al tribunale in composizione collegiale per le ipotesi previste dai primi tre commi e in composizione monocratica per quelle previste dal comma 4 e 6 dell'art. 600-ter c.p. 4. ConclusioniLa giurisprudenza che è stata appena esaminata ci fa comprendere come la tutela accordata dal legislatore debba evolversi, grazie alla sapiente attività della giurisprudenza, parallelamente all'evoluzione dei costumi e dei mezzi di comunicazione. Ciò che comportava, un tempo, realizzare una “esibizione sessuale”, oggi può avvenire con pochi strumenti alla portata di tutti e senza che le parti interessate entrino anche solo in contatto tra loro. In questi casi, soprattutto quando l'attività dell'agente vada a rafforzare la volontà del minore anche attraverso lusinghe di carattere economico, è di tutta evidenza come il consenso proveniente da una personalità in divenire non possa avere alcuna rilevanza. |