Prostituzione minorile, favoreggiamento, sfruttamento, induzione, concorso di reati

Angelo Salerno

1. Bussole di inquadramento

L'art. 600-bis c.p., introdotto con l. n. 269/1998, punisce il delitto di prostituzione minorile, le cui condotte erano in passato sanzionate dall'art. 3 della l. n. 75/1958, c.d. legge Merlin, che prendeva in considerazione il reclutamento, l'induzione, lo sfruttamento e il favoreggiamento alla prostituzione, con aggravio della pena ai sensi dell'art. 4, comma 2 della medesima legge, quando commesse “ai danni di una persona minore degli anni 21”.

Col recepimento da parte dello Stato italiano della Convenzione di New York del 1989, ratificata con l. n. 176/1991, nonché dalla Dichiarazione finale della Conferenza mondiale di Stoccolma adottata il 31 agosto del 1996, e dell'assunzione dei relativi obblighi di tutela del minore, il legislatore ha introdotto le fattispecie oggi disciplinate all'art. 600-bis c.p.

La norma incriminatrice è stata dapprima modificata in forza della legge n. 38/2006, attuativa della Decisione-quadro 2004/68/GAI del Consiglio dell'Unione Europea, del 22 dicembre 2003, relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.

L'art. 600-bis è stato inoltre, più di recente, soggetto ad una totale riscrittura, per effetto della l. n. 172/2012, di ratifica e attuazione della Convenzione di Lanzarote del 25 ottobre 2007.

Il bene giuridico tutelato dal delitto di prostituzione minorile è l'integrità psico-fisica del minore, in termini di sano sviluppo della personalità e della sessualità dell'individuo.

L'art. 600-bis c.p. disciplina due distinte fattispecie, punendo, al comma 1, i soggetti che operano dal lato dell'offerta delle prestazioni sessuali, inducendo o reclutando il minore ovvero favorendo o sfruttando la prostituzione minorile, anche attraverso condotte di gestione, organizzazione o controllo della prostituzione minorile, ovvero mediante ogni condotta che consenta di trarre profitto dalla stessa.

Il comma 2 dell'articolo prende invece in considerazione il lato della domanda delle prestazioni sessuali del minore, punendo il cliente che ottenga la prestazione sessuale da parte del minore contro pagamento o promessa di un corrispettivo in denaro o altra utilità.

Le condotte punite dal comma 1 consistono nel reclutare o indurre alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto, ovvero nel favorire, sfruttare, gestire, organizzare o controllare la prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, o infine nel trarne altrimenti profitto.

Si è in presenza di prostituzione minorile quando il minore degli anni diciotto compia atti sessuali in cambio di denaro o altra utilità. Non è al riguardo necessario un contatto fisico tra il minore e il fruitore delle prestazioni sessuali, purché gli atti sessuali del minore siano posti in essere nell'ambito di un rapporto sinallagmatico, per soddisfare la libidine del cliente (Cass. III, n. 25465/2004).

Per induzione deve intendersi l'opera di persuasione del soggetto passivo a prostituirsi ovvero il rafforzamento di tale intento, anche quando la condotta induttiva abbia l'effetto di convincere il soggetto intenzionato ad interrompere l'attività a perpetuarla ovvero chi fosse in passato dedito alla prostituzione a riprenderla; deve trattarsi di un comportamento idoneo a vincere le resistenza del soggetto passivo o a far nascere in esso la volontà di dedicarsi alla prostituzione (Cass. III, n. 42371/2007).

Sul punto, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 16207/2014) hanno chiarito che per induzione deve intendersi «quell'attività, coscientemente finalizzata, di persuasione, di convincimento, di determinazione, di eccitamento, di rafforzamento della decisione, svolta nei confronti di un soggetto, sia facendo sorgere in quello l'idea di prostituirsi, sia aggiungendo ulteriori motivi o stimoli per dedicarsi alla prostituzione o a riprendere tale attività se interrotta ed a persistervi se volesse abbandonarla”, precisando altresì che “l'opera di convincimento può consistere anche in doni, lusinghe, promesse, preghiere, ma deve realizzarsi in una attività positiva, idonea e concreta, non essendo sufficiente la semplice inerzia o tolleranza e neppure la semplice proposta e deve avere avuto una efficacia causale e rafforzativa, sicché senza il fatto del colpevole il soggetto non si sarebbe dato alla prostituzione».

La condotta di favoreggiamento è invece integrata da comportamenti volti a rendere possibile o anche solo ad agevolare l'attività di prostituzione minorile.

Integra infine la condotta di sfruttamento della prostituzione l'indebito vantaggio, anche di natura non patrimoniale, ottenuto dal reo dall'attività di prostituzione. Esulano dalla nozione di sfruttamento i casi in cui soggetti terzi percepiscano un profitto proporzionato e adeguato ai servizi lecitamente offerti in occasione dell'attività di prostituzione, come nel caso di servizi di trasporto o alberghieri.

A seguito della novella del 2012, l'art. 600-bis punisce inoltre le condotte di gestione e organizzazione dell'attività di prostituzione minorile, connotate dall'abitualità del comportamento, mediante una serie di atti coordinati al fine di consentire lo svolgimento dell'attività delittuosa.

È altresì punita la condotta di controllo, ravvisabile in capo ai soggetti adibiti a verificare che i minori eseguano regolarmente le prestazioni sessuali e consegnino i relativi proventi ai soggetti che sfruttino, gestiscano od organizzino l'attività di prostituzione.

Integra infine la condotta di reclutamento l'attività di ricerca e di convincimento di minori da iniziare all'attività di prostituzione o da inserire in un'eventuale organizzazione preesistente.

L'art. 600-bis c.p. punisce invece, al comma 2, chiunque compia atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi.

In merito al rapporto tra i commi 1 e 2 dell'art. 600-bis c.p., quando la condotta di induzione sia stata contestata al soggetto destinatario della prestazione sessuale, sono intervenute le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 16207/2014), affermando che la condotta di induzione alla prostituzione minorile, per essere penalmente rilevante, deve essere sganciata dall'occasione nella quale l'agente è parte del rapporto sessuale e oggettivamente rivolta ad operare sulla prostituzione esercitata nei confronti di terzi.

È stato pertanto ravvisato tra le due fattispecie di cui ai commi 1 e 2 dell'art. 600-bis c.p. un rapporto di alternatività.

L'elemento soggettivo del delitto ex art. 600-bis c.p. è il dolo generico, che richiede la rappresentazione della minore età del soggetto passivo, con applicazione dell'art. 607-septies c.p., in forza del quale il colpevole non può invocare a propria scusa l'ignoranza dell'età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile.

Le circostanze speciali applicabili all'art. 600-bis c.p.

L'art. 602-ter, comma 3, c.p., prevede che se la condotta punita ai sensi del comma 1 dell'art. 600-bis c.p. è posta in essere con violenza o minaccia in danno del minore, la pena è aumentata da un terzo alla metà, in ragione del maggior disvalore legato alle modalità violente della stessa.

Le medesime condotte sono soggette ad un aumento di pena dalla metà ai due terzi, ai sensi del comma 6 dell'articolo, se il fatto è commesso da un ascendente, dal genitore adottivo, o dal loro coniuge o convivente, dal coniuge o da affini entro il secondo grado, da parenti fino al quarto grado collaterale, dal tutore o da persona a cui il minore è stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza, custodia, lavoro, ovvero da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni ovvero ancora se è commesso in danno di un minore in stato di infermità o minorazione psichica, naturale o provocata; la norma prevede dunque un incremento di pena in ragione della condizione di maggior soggezione e debolezza in cui viene a trovarsi il minore nelle ipotesi menzionate in ragione del rapporto intercorrente con l'autore del reato, della sua autorità o dello stato soggettivo in cui versi il minore.

Con esclusivo riferimento alle condotte punite dal comma 1 dell'art. 600-bis c.p., inoltre, il comma 7 dell'art. 602-ter c.p. prevede l'aumento della pena dalla metà ai due terzi allorché il fatto sia commesso mediante la somministrazione di sostanze alcoliche, narcotiche, stupefacenti o comunque pregiudizievoli per la salute fisica o psichica del minore ovvero sia commesso nei confronti di tre o più persone.

Si applicano ad entrambe le fattispecie punite dai commi 1 e 2 dell'art. 600-bis c.p., invece, le circostanze aggravanti dettate dall'art. 602-ter, ai commi 4, 5 e 8, che prendono in considerazione, rispettivamente, lo stato di necessità in cui venga a trovarsi il minore, che aggrava la situazione di debolezza della vittima, comportando un aumento della pena da un terzo alla metà, ovvero il caso in cui il minore non abbia compiuto gli anni sedici, con aumento della pena dalla metà ai due terzi, legato alla maggior incidenza della condotta offensiva, e, infine, i casi in cui il reato è commesso da più persone riunite o da persona che fa parte di un'associazione per delinquere e al fine di agevolarne l'attività o l'ipotesi in cui il reato sia stato commesso con gravi violenze o abbia comportato un grave pregiudizio ai danni del minore a causa della reiterazione delle condotte.

La pena per le condotte di cui all'art. 600-bis c.p. è infine aumentata in misura non eccedente i due terzi nei casi in cui i fatti di reato siano compiuti con l'utilizzo di mezzi atti ad impedire l'identificazione dei dati di accesso alle reti telematiche, con particolare riferimento dunque alle ipotesi in cui gli atti sessuali o i pagamenti siano posti in essere tramite strumenti telematici.

L'art. 602-ter c.p., all'ultimo comma, prende infine in considerazione l'eventualità in cui sussistano circostanze attenuanti concorrenti, escludendo la possibilità di ritenerne l'equivalenza o la prevalenza nel giudizio di bilanciamento ex art. 69 c.p. rispetto alle circostanze aggravanti speciali esaminate (ad eccezione delle circostanze attenuanti previste dagli articoli 98 e 114), prescrivendo che le relative diminuzioni di pena si operino sulla quantità della stessa risultante dall'aumento conseguente alle predette aggravanti.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
In tema di prostituzione minorile, le condotte di induzione, favoreggiamento o sfruttamento possono concorrere tra loro?

Orientamento più recente della Corte di Cassazione

In tema di prostituzione minorile, le condotte di induzione, favoreggiamento o sfruttamento possono concorrere tra loro, in quanto l'art. 600-bis, comma 1, c.p., è norma a più fattispecie, tra loro distinte e costituite da elementi materiali differenti in rapporto alla condotta ed all'evento.

Secondo l'orientamento maggioritario e più recente della Corte di Cassazione, le condotte di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, come descritte dall'art. 600-bis c.p., costituiscono fattispecie criminose distinte e costituite da elementi materiali differenti in rapporto alla condotta ed all'evento (Cass. III, 27598/2020; Cass. III, n. 19539/2015; Cass. III, n. 21335/2010).

La Corte ha altresì precisato che tale conclusione deve essere conformata a fronte delle modifiche apportate con l. n. 172/2012, attuativa della Convenzione di Lanzarote, il cui art. 19 richiedeva di punire le condotte di reclutamento, costringimento o sfruttamento di un minore per la sua prostituzione.

Secondo i giudici di legittimità, l'aver disciplinato le singole condotte nel testo del medesimo articolo di legge, laddove le stesse erano collocate in disposizioni distinte prima dell'introduzione dell'art. 600-bis c.p., non consente tuttavia di ritenere che si tratti di un unico reato, dovendosi invece considerare come più fattispecie le quali possono concorrere, avendo ciascuna un'obiettività giuridica diversa e costituite da elementi materiali differenti, con distinte condotte ed eventi per ogni fattispecie (Cass. III, n. 27598/2020).

Orientamento meno recente della Corte di Cassazione

Nel reato di prostituzione minorile, le condotte di induzione, di favoreggiamento o di sfruttamento, giacché contemplate in un unico contesto, non danno luogo a più fattispecie di reato, rappresentando, invece, modalità diverse di commissione di un unico delitto.

Un precedente isolato e minoritario della Corte di Cassazione ha ritenuto le condotte di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile quali possibili modalità di commissione di un unico reato.

I giudici di legittimità sono pervenuti a tale conclusione valorizzando la previsione in un unico contesto delle diverse condotte, che indurrebbe a propendere per la tesi che trattasi di un unico reato e non di una pluralità di reati.

Sulla scorta di tali premesse è stato affermato che, ai fini della configurabilità del reato, è quindi sufficiente porre in essere una sola delle condotte tipiche e che non è dunque ravvisabile un concorso tra le medesime (Cass. III, n. 43414/2010).

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Istanza di revoca o sostituzione di misura cautelare (art. 299); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare (art. 310); Memoria difensiva (art. 419, comma 2).

ProcedibilitàPer il reato di prostituzione minorile ex art. 600-bis c.p. si procede sempre di ufficio.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per tutti i casi di prostituzione minorile di cui all'art. 600-bis, comma 1, c.p., il termine-base di prescrizione è pari a dodici anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di quindici anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Nei casi di cui al comma 2 dell'art. 600-bis c.p., il termine-base di prescrizione è pari a sei anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di sette anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Con riferimento ai fatti commessi a partire dal 1° gennaio 2020, ai sensi dell'art. 161-bis c.p., il termine di prescrizione cessa definitivamente con la pronuncia della sentenza di primo grado, fermo restando che, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento.

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), inoltre, per tutti i casi di prostituzione minorile costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al reato di prostituzione minorile:

– è consentito l'arresto obbligatorio in flagranza di reato nei casi di cui al comma 1 dell'art. 600-bis c.p. (art. 380 c.p.p.);

– è consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato nei casi di cui al comma 2 dell'art. 600-bis c.p. (art. 381, comma 2, c.p.p.);

– è consentito il fermo nei casi di cui al comma 1 dell'art. 600-bis c.p. (art. 384 c.p.p.).

Misure cautelari personali

In relazione al delitto di prostituzione minorile sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), poiché l'art. 280, comma 1, c.p.p. consente l'applicazione delle predette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; è applicabile anche la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, comma 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

In tutti i casi di prostituzione minorile (commessa, o meno, on-line, e, quindi, aggravata, o meno, ex art. 61, comma 1, n. 5, c.p.), è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale (cfr. art. 33-bis c.p.p.).

Citazione a giudizio

Per tutti i casi di prostituzione minorile si procede con udienza preliminare.

Composizione del tribunale

Il processo per il reato di prostituzione minorile si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione collegiale.

4. Conclusioni

La previsione, nel testo dell'art. 600-bis c.p., di una pluralità di condotte criminose, ivi comprese le condotte di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, ha posto il problema di stabilire se il medesimo soggetto possa rendersi responsabile di una pluralità di fattispecie corrispondenti a ciascuna delle condotte realizzate o se si tratti di possibili modalità di commissione di un unico reato.

Nel secondo caso, lo schema ipotizzato è quello dei reati cc.dd. a condotte alternative, che considera la pluralità di comportamenti descritti dalla medesima disposizione di legge come fattispecie autonome ma destinate a trovare applicazione in via alternativa e non già cumulativamente.

A tale soluzione ha aderito la Corte di Cassazione in un unico e meno recente precedente, laddove l'orientamento maggioritario e ribadito anche di recente dalla Corte propende per una lettura dell'art. 600-bis c.p. quale norma a più fattispecie criminose, destinate a concorrere tra loro.

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