L’ignoranza dell’età della persona offesa dai delitti contro la personalità individuale e dei delitti sessuali1. Bussole di inquadramentoLa disciplina positiva Con riguardo ai delitti contro la personalità individuale di cui agli artt. 600/603-bis.1 c.p. ed ai delitti sessuali di cui agli artt. 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies, 609-undecies c.p. si è tradizionalmente posto il problema della possibile rilevanza – in riferimento ai reati commessi in danno di soggetti minorenni – dell'ignoranza incolpevole dell'età della vittima da parte del soggetto agente. Con riguardo ai primi, l'art. 602-quater c.p. (inserito nel codice penale dalla l. n. 172 del 2012 di ratifica della Convenzione di Lanzarote) stabilisce che, quando essi sono commessi in danno di un minore degli anni diciotto, il colpevole non può invocare a propria scusa l'ignoranza dell'età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile. Analogamente, con riguardo ai secondi, l'art. 609-sexies c.p. (così sostituito dalla medesima legge) stabilisce che quando i delitti di cui agli artt. 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-octies, 609-undecies c.p. sono commessi in danno di un minore degli anni diciotto, e quando è commesso il delitto di cui all'art. 609-quinquies, il colpevole non può invocare a propria scusa l'ignoranza dell'età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile. Il testo anteriormente vigente dell'art. 609-sexies c.p. prevedeva che l'autore di atti sessuali con minore infraquattordicenne non potesse mai invocare a propria scusa l'ignoranza dell'età della persona offesa Questa disciplina, non ammettendo in alcun caso prova contraria, si poneva palesemente in contrasto con i principi affermati da Corte cost. n. 364/1988 (che aveva riconosciuto la necessità, ai fini del rispetto del principio di personalità, che « gli elementi più significativi della fattispecie » siano imputati all'agente a titolo di dolo o quantomeno di colpa). La Corte costituzionale (Corte cost., n. 322/2007) aveva successivamente ammesso che l'intero disvalore della fattispecie tipica di violenza sessuale presunta in danno di minore infraquattordicenne ruotava intorno all'elemento dell'età dell'offeso (che doveva appunto essere un minore degli quattordici anni), il che imponeva che tale elemento doveva poter essere collegato al soggetto agente anche dal punto di vista soggettivo; aveva, per altro verso, evidenziato che il principio di colpevolezza non può essere totalmente sacrificato in nome di una più efficace tutela penale di altri valori di rango costituzionale (in questo caso, l'intangibilità del diritto di autoderminarsi in campo sessuale di soggetti considerati, in ragione dell'età, incapaci di una consapevole autodeterminazione agli atti sessuali e quindi particolarmente esposti ad abusi); era, peraltro, pervenuta alla conclusiva declaratoria di inammissibilità della sollevata questione di costituzionalità dell'art. 609-sexies c.p. poiché il giudice rimettente aveva omesso di verificare la possibilità di un'interpretazione secundum constitutionem della norma impugnata ed aveva, inoltre, motivato non adeguatamente in ordine alla rilevanza della questione. La giurisprudenza di legittimità (Cass. III, n. 32235/2007), nel tentativo di mitigare il rigore della predetta disposizione, la aveva successivamente interpretata in senso costituzionalmente adeguato, nei rispetto del principio di personalità della responsabilità penale di cui all'art. 27, comma primo, Cost., secondo quanto indicato dalla citata sentenza della Corte costituzionale n. 322 del 2007, affermando, in particolare, che, in tema di reati contro la libertà sessuale commessi in danno di persona minore degli anni quattordici, l'ignoranza, da parte del soggetto agente, dell'età della persona offesa scusa la condotta laddove si tratti di ignoranza inevitabile; l'inevitabilità dell'ignoranza non poteva tuttavia essere ritenuta valororizzando soltanto, od essenzialmente, la dichiarazione della vittima di avere un'età superiore a quella effettiva, essendo richiesto a chi si accinga al compimento di atti sessuali con un soggetto che appare di giovane età, un “impegno” conoscitivo proporzionale alla rilevanza dei valori in gioco. Recependo le sollecitazioni della giurisprudenza costituzionale ed il diritto vivente, la legge n. n. 172 del 2012 (di ratifica della Convenzione di Lanzarote) ha alfine modificato l'art. 609-sexies c.p. ed introdotto l'art. 602-quater c.p., introducendo in materia una disciplina conforme, che supera la precedentemente prevista presunzione assoluta di conoscenza dell'età della vittima nei delitti contro la libertà sessuale, che non ammetteva prova contraria, ed ammette che l'ignoranza dell'età della persona offesa possa scusare l'agente, se inevitabile. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
In quali casi è configurabile l'ignoranza inevitabile, o comunque scusabile, della p.o. nei delitti in esame?
L'orientamento consolidato della Corte di Cassazione La giurisprudenza ritiene che l'ignoranza inevitabile della età della persona offesa sia configurabile solo quando emerga che nessun rimprovero, neppure di semplice leggerezza, possa essere rivolto al soggetto agente, per avere egli fatto tutto il possibile al fine di uniformarsi ai suoi doveri di attenzione, di conoscenza, di informazione e di controllo, attenendosi ad uno standard di diligenza direttamente proporzionale alla rilevanza dell'interesse generale per il libero sviluppo psicofisico dei minori (così, in tema di prostituzione minorile, Cass. IV, n. 24820/2015,; cfr. anche Cass. III, n. 3651/2014 che, in applicazione del principio, ha escluso la sufficienza, ai fini della configurazione della scusante, della mera dichiarazione del minore vittima di avere un'età superiore a quella effettiva, senza che fosse stata esperita dall'imputato alcuna puntuale attività di verifica circa la veridicità dell'affermazione). Si è successivamente precisato (in tema di prostituzione minorile), che il fatto tipico scusante previsto dall'art. 602-quater c.p. in relazione all'ignoranza inevitabile circa l'età della persona offesa è configurabile solo se l'agente, pur avendo diligentemente proceduto ai dovuti accertamenti, sia stato indotto a ritenere, sulla base di elementi univoci, che il minorenne fosse maggiorenne; ne consegue che non sono sufficienti, al fine di riconoscere il ricorrere della causa di non punibilità in oggetto, elementi quali la presenza nel soggetto di tratti fisici di sviluppo tipici dei maggiorenni o rassicurazioni verbali circa l'età, provenienti dal minore o da terzi, nemmeno se contemporaneamente sussistenti (Cass. III, n. 12475/2016: in motivazione, la S.C. ha precisato che l'imputato ha l'onere di provare non solo la non conoscenza dell'età della persona offesa, ma anche di aver fatto tutto il possibile al fine di uniformarsi ai suoi doveri di attenzione, di conoscenza, di informazione e di controllo, attenendosi ad uno standard di diligenza direttamente proporzionale alla rilevanza dell'interesse per il libero sviluppo psicofisico dei minori). L'orientamento più recente L'orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità in argomento è stato di recente ribadito anche secondo Cass. III, n. 13312/2023, infatti, con specifico riguardo al reato di prostituzione minorile, il fatto tipico scusante previsto dall'art. 602-quater c.p. in relazione all'ignoranza inevitabile circa l'età della persona offesa è configurabile solo se l'agente, pur avendo diligentemente proceduto ai dovuti accertamenti, sia stato indotto a ritenere, sulla base di elementi univoci, che il minorenne fosse maggiorenne, sicché non sono sufficienti a scusare elementi quali: – la presenza nel soggetto di tratti fisici di sviluppo tipici di maggiorenni; – le rassicurazioni verbali circa l'età, provenienti dal minore o da terzi. L'imputato è, pertanto, gravato dall'onere di provare di aver fatto tutto il possibile al fine di uniformarsi ai suoi doveri di attenzione, di conoscenza, di informazione e di controllo, attenendosi ad uno standard di diligenza direttamente proporzionale alla rilevanza dell'interesse per il libero sviluppo psicofisico dei minori. 3. Azioni processualiUlteriori attività difensive Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare personale (art. 310); Ricorso per cassazione contro un'ordinanza in materia cautelare personale (art. 311); Memoria difensiva (art. 419, comma 2); Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1); Richiesta dell'indagato di applicazione della pena nel corso delle indagini preliminari (art. 447, comma 1). Procedibilità, misure precautelari e cautelari, competenza e forme di citazione a giudizio Per l'art. 600 c.p. si rinvia alla casistica: “Riduzione in schiavitù e fattori culturali”; Per l'art. 609-bis c.p. si rinvia alla casistica: “Assunzione da parte della persona offesa di sostanze alcoliche e stupefacenti in quantità rilevante, conseguente incapacità di esprimere il proprio consenso e violenza sessuale per induzione”. 4. ConclusioniLa ratio degli artt. 602-quater e 609-sexies c.p. fonda sull'esigenza di tutelare il sereno sviluppo dei minorenni, che devono instaurare relazioni anche di natura sessuale solo consapevolmente, ed autodeterminarsi ad esse in condizioni di parità rispetto al partner. Proprio per tale ragione, l'ordinamento costituzionale ammette che il soggetto maggiorenne che si accinga al compimento di atti sessuali con partner che appaia esteriormente di giovane età sia gravato da uno speciale e particolarmente intenso onere conoscitivo sulle condizioni soggettive del proprio possibile partner, proporzionale ai valori in gioco, ed, in particolare, alla tutela della libertà del minorenne di autodeterminarsi consapevolmente a vivere la propria sessualità che, se abusivamente violata, potrebbe comprometterne irrimediabilmente il futuro sviluppo psichico. |