La prova del dolo specifico del reato di adescamento ex art. 609-undecies c.p.1. Bussole di inquadramentoIl delitto di adescamento di minorenni Il delitto di adescamento di minorenni è disciplinato è stato introdotto nel 2012, all'art. 609-undecies c.p., che punisce – se il fatto non costituisce più grave reato – chiunque, allo scopo di commettere i reati di cui agli artt. 600 (riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù), 600-bis (prostituzione minorile), 600-ter (pornografia minorile), 600-quater (detenzione o accesso a materiale pedopornografico), anche se relativi al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1 (pornografia virtuale), 600-quinquies (iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile), 609-bis (violenza sessuale), 609-quater (atti sessuali con minorenne), 609-quinquies (corruzione di minorenne) e 609-octies (violenza sessuale di gruppo), adesca un minore di anni sedici. Il comma 1, secondo periodo, dell'art. 609-undecies offre una definizione normativa di “adescamento”, ricomprendente qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione. La norma incriminatrice punisce dunque le azioni dirette ad indebolire progressivamente la volontà del minore e a conquistarne gradualmente la fiducia, così inducendo quest'ultimo a ridurre o abbandonare ogni forma di resistenza, mediante tecniche di manipolazione psicologica, finalizzate al compimento di alcuno dei delitti sopra indicati. Si tratta di condotte consistenti in una subdola opera di convincimento, attraverso i normali canali di comunicazione come social network, messaggistica istantanea, ecc., tali da consentire al soggetto agente l'instaurazione di un rapporto privilegiato con la persona offesa, assicurandosi la sua fiducia e la sua collaborazione, per coinvolgere il minore in attività di natura sessuale. Si tratta di una fattispecie residuale, a chiusura del sistema di tutela approntato in favore dei minori, come emerge dalla presenza di una clausola di riserva che esclude la punibilità della condotta di adescamento ove risulti integrato un diverso e più grave reato. È infatti un reato di pericolo, a tutela della incolumità dei minori e della loro integrità psico-fisica. Le modalità della condotta tipica, realizzabile da chiunque, trattandosi di un reato comune, possono consistere nell'inganno in merito alle qualità personali o all'età del soggetto agente o in relazione a qualsiasi circostanza risulti utile per ottenere la fiducia del minore, ovvero in lusinghe, mediante espressioni adulatorie che facciano leva sulla vanità o anche solo sul senso di insicurezza del minore, o ancora in minacce, tali da aggredire l'autodeterminazione del minore e la sua ingenuità per condizionarne la volontà e determinare una condizione di soggezione funzionale alla commissione dei predetti delitti fine. La persona offesa dal reato deve essere un minore degli anni sedici. Il delitto di adescamento di minorenne è punito a titolo di dolo specifico, occorrendo che la condotta criminosa sia realizzata, in primo luogo, per carpire la fiducia del minore e quindi all'ulteriore fine di commettere uno dei reati espressamente indicati dal legislatore (Cass. III, n. 17373/2019). Il delitto si perfeziona con la realizzazione della condotta tipica, prescindendo dunque dal raggiungimento dello scopo di carpire la fiducia del minore e dalla eventuale successiva commissione del reato fine (Cass. III, n. 16329/2015). Trattandosi di un reato di pericolo astratto, il tentativo deve ritenersi non configurabile. Per effetto delle modifiche apportate dalla l. n. 238/2021, c.d. legge europea 2019-2020, che ha recepito la direttiva n. 2011/93/UE, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, a decorrere dal 1° febbraio 2022, ai sensi del nuovo comma 2 dell'art. 609-undecies c.p., la pena è aumentata, fino a un terzo, se il reato è commesso da più persone riunite; se il reato è commesso da persona che fa parte di un'associazione per delinquere e al fine di agevolarne l'attività; se dal fatto, a causa della reiterazione delle condotte, deriva al minore un pregiudizio grave; o infine se dal fatto deriva pericolo di vita per il minore. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Come si dimostra il dolo specifico del delitto di adescamento di minorenne?
Orientamento dominante della Corte di Cassazione L'accertamento dell'elemento soggettivo-costitutivo del dolo specifico nel delitto di adescamento di minorenne, ex art. 609-undecies c.p., deve stabilizzarsi su parametri oggettivi, i c.d. “indicatori del dolo”, che si qualifichino quale espressione degli atteggiamenti psichici del soggetto agente in relazione alle circostanze esterne dell'azione e, sussidiariamente, alla situazione personale dello stesso. La Corte di Cassazione ha in più occasioni evidenziato la centralità dell'elemento soggettivo del dolo specifico nella struttura del delitto di adescamento di minorenne ex art. 609-undecies c.p. È stato infatti rilevato che tale forma di dolo consente di assegnare rilevanza alle condotte che risultino finalizzate al compimento di più gravi delitti, in ossequio al principio di necessaria offensività. La Corte si è altresì soffermata sul profilo della compatibilità tra la struttura della delitto in esame e il principio di determinatezza della fattispecie penale, evidenziando che la verifica del movente sessuale, necessario per ritenere integrato il delitto ex art. 609-undecies c.p., non può tradursi in un'analisi introspettiva dell'animus del soggetto agente, ma, al contrario, deve muoversi secondo gli ordinari parametri di accertamento volti a dimostrare la rappresentazione e volontà del fatto materiale tipico in tutti i suoi elementi positivi, tra i quali rientra anche il fine specifico che l'agente intende perseguire. Pertanto, l'accertamento dell'elemento soggettivo-costitutivo deve stabilizzarsi su parametri oggettivi, i cd. “indicatori del dolo”, che si qualifichino quale espressione degli atteggiamenti psichici del soggetto agente in relazione alle circostanze esterne dell'azione e, sussidiariamente, alla situazione personale dello stesso (Cass. III, n. 32170/2018). Ne consegue la necessità di esaminare il contenuto delle frasi rivolte al minore vittima delle attenzioni del soggetto agente, rivolgendo la massima attenzione alla presenza di riferimenti espliciti o allusivi alla sfera sessuale, all'interesse mostrato dall'adescatore nei confronti della fisicità del minore contattato ed alla richiesta di incontro con la vittima, eventualmente, ma non necessariamente reiterata (Cass. III, n. 32170/2018). Come precisato infatti dai giudici di legittimità, solo se l'analisi delle circostanze oggettive non consenta di raggiungere conclusioni univoche potrà farsi riferimento all'eventuale sussistenza di condotte antecedenti o contemporanee da cui possa desumersi con certezza l'interesse sessuale dell'agente nei confronti di soggetti minori oppure all'eventuale sussistenza di dichiarazioni testimoniali o di materiale documentale (anche informatico) da cui possa desumersi l'attitudine del soggetto a stringere rapporti di natura intima con vittime di minore età (Cass. III, n. 32170/2018). Non è tuttavia necessario che il dolo specifico del delitto ex art. 609-undecies risulti manifesto da quanto esplicitato nella condotta direttamente posta in essere nei confronti del minore, ben potendo la relativa prova essere ricavata anche aliunde (Cass. VII, n. 20427/2020), purché risulti necessariamente desunta facendo ricorso a parametri oggettivi, dai quali possa inferirsi il movente sessuale della condotta (Cass. III, n. 26266/2022). 3. Azioni processualiUlteriori attività difensive Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Richiesta dell'indagato di applicazione della pena nel corso delle indagini preliminari (art. 447, comma 1); Istanza di sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 464-bis, comma 1); Opposizione a decreto penale di condanna (art. 461). ProcedibilitàPer il reato di adescamento di minorenne si procede di ufficio. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Per il reato di adescamento di minorenne, il termine-base di prescrizione è pari a sei anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di sette anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). Con riferimento ai fatti commessi a partire dal 1° gennaio 2020, ai sensi dell'art. 161-bis c.p., il termine di prescrizione cessa definitivamente con la pronuncia della sentenza di primo grado, fermo restando che, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento. A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), inoltre, per il reato di adescamento di minorenne costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: — del giudizio di appello entro il termine di due anni; — del giudizio di cassazione entro il termine di un anno; salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare; salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.; salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al reato di adescamento di minorenne, comunque circostanziato: — non è consentito l'arresto obbligatorio in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.); — non è consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 381, comma 2, c.p.p.); — non è mai consentito il fermo (art. 384 c.p.p.). Misure cautelari personali Per il delitto di adescamento di minorenne, punito con pena edittale massima pari a tre anni di reclusione, non sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), poiché l'art. 280, comma 1, c.p.p. consente l'applicazione delle predette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; non è tantomeno applicabile la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, co. 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza Per il delitto di adescamento di minorenne è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.). Citazione a giudizio Per il delitto di adescamento di minorenne si procede con citazione diretta a giudizio del P.M., ex art. 550, comma 1, c.p.p. Composizione del tribunale Il processo per il reato di adescamento di minorenne, aggravato o meno, si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione monocratica. 4. ConclusioniIl dolo specifico svolge, in relazione alla fattispecie criminosa di adescamento di minorenne ex art. 609-undecies c.p., una funzione selettiva dei comportamenti meritevoli di sanzione penale. Il duplice scopo di capire la fiducia del minore all'ulteriore fine di commettere taluna delle fattispecie indicate dalla norma incriminatrice esprime il disvalore del delitto, di pericolo concreto, introdotto dal legislatore in ottemperanza con gli obblighi internazionali. La Corte di Cassazione ha evidenziato tuttavia la necessità di procedere ad un accertamento dell'elemento soggettivo che, in ossequio al canone di determinatezza, non si traduca in un'interpretazione dell'animus del soggetto agente ma trovi fondamento in elementi obiettivi e riscontrabili da cui poter desumere l'effettiva finalità delle condotte accertate. |