l rapporti tra tortura, sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo

Angelo Salerno

1. Bussole di inquadramento

Il delitto di violenza sessuale di gruppo

L'art. 609-octies c.p. punisce il delitto di violenza sessuale di gruppo, che tutela la libertà sessuale della persona offesa da una forma di aggressione di gran lunga più grave rispetto ai fatti di violenza sessuale mono-soggettiva, in ragione del numero di soggetti agenti coinvolti nel fatto.

È infatti necessario, come chiarito dalla Corte di Cassazione, che nella violenza sessuale concorrano almeno due persone (Cass. III, n. 52629/2017), alla luce dell'inciso della norma incriminatrice che richiede la “partecipazione, da parte di più persone riunite”.

La condotta tipica, che deve necessariamente essere realizzata da almeno due persone (c.d. reato a concorso necessario), consiste nel prendere parte al compimento di atti di violenza sessuale di cui all'art. 609-bis c.p.

Come chiarito dalla Corte di Cassazione, non è necessario che gli atti sessuali siano compiuti personalmente da ciascuno dei partecipi (Cass. III, n. 17843/2005), essendo sufficiente e necessaria la presenza contestuale dei medesimi (Cass. III, n. 16037/2018), che giustifica, in ragione della particolare forza intimidatrice che ne deriva sulla persona offesa, il più severo trattamento sanzionatorio ex art. 609-octies c.p.

Non è sufficiente tuttavia la mera connivenza, quale mero spettatore del fatto, essendo invece richiesta dalla giurisprudenza di legittimità una interazione tra i partecipi e che la presenza di ciascuno di essi si traduca in un contributo quantomeno agevolatore nell'intimidire la vittima o nell'esecuzione della condotta criminosa di violenza sessuale (Cass. III, n. 7336/2009).

Tanto consente di distinguere il delitto di violenza sessuale di gruppo dalle ipotesi di concorso di persone nel delitto di violenza sessuale, in quanto, come di recente precisato dalla Corte di Cassazione (Cass. III, n. 12004/2023), non è sufficiente, ai fini della configurabilità del delitto ex art. 609-octies c.p., l'accordo della volontà dei compartecipi, ma è necessaria la contemporanea ed effettiva presenza dei predetti nel luogo e nel momento della consumazione del reato, in un rapporto causale inequivocabile.

Il delitto è punito a titolo di dolo generico, che deve ricomprendere la presenza simultanea di almeno due persone.

Il fatto si perfeziona con il compimento del primo atto sessuale da parte di almeno uno dei partecipi, alla presenza di almeno due persone, e si consuma con la cessazione della condotta di violenza sessuale.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
In che rapporto si pone il delitto di violenza sessuale di gruppo rispetto alla fattispecie criminosa di sequestro di persona?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

In tema di concorso di reati, il delitto di sequestro di persona concorre con quello di violenza sessuale di gruppo, allorquando la privazione della libertà di movimento della vittima si protrae oltre il tempo strettamente necessario al compimento degli atti di violenza sessuale, a nulla rilevando che l'impedimento ad allontanarsi sia precedente, contestuale o successivo allo svolgersi delle violenze.

La Corte di Cassazione (Cass. III, n. 967/2015) è stata chiamata a pronunciarsi in ordine alla questione del rapporto tra i delitti di violenza sessuale di gruppo e di sequestro di persona.

La realizzazione della prima fattispecie implica infatti una limitazione della libertà personale, oltre alla lesione della libertà sessuale, della vittima sicché si pone il problema di stabilire se e a che condizioni tale limitazione possa assumere autonoma rilevanza penale.

I giudici di legittimità hanno ritenuto, al riguardo, che è ammissibile un concorso tra il delitto di violenza sessuale di gruppo e quello di sequestro di persona (Cass. III, n. 45970/2005), in quanto l'art. 605 c.p., nel disciplinare il delitto di sequestro di persona, sanziona qualsiasi condotta che produca l'effetto di escludere o limitare la libertà di movimento della persona offesa, anche se tale evento costrittivo sia solo indirettamente voluto. Ne consegue che il delitto di sequestro di persona può essere ravvisato anche quando il soggetto agente contestualmente commetta un altro reato, che rappresenti lo scopo della privazione della libertà altrui, purché quest'ultima duri più del tempo occorrente alla sua commissione (Cass. II, n. 1729/2022; Cass. V, n. 11638/2001).

Pertanto, a fronte di una privazione della libertà di movimento della persona offesa che non sia stata limitata al solo tempo e al contesto degli atti sessuali ma si sia protratta in un ampio arco temporale, anche oltre la commissione dei singoli atti rilevanti ai sensi dell'art. 609-octies c.p., con quest'ultimo delitto concorre il reato di sequestro di persona, a nulla rilevando che l'impedimento ad allontanarsi sia precedente, contestuale o successivo allo svolgersi delle violenze (Cass. III, n. 967/2015).

Domanda
In che rapporto si pone il delitto di violenza sessuale di gruppo rispetto alla fattispecie criminosa di tortura?

Orientamento dominante della Corte di Cassazione

Il delitto di tortura non è assorbito in quello, più grave, di violenza sessuale di gruppo, ostandovi sia la diversità del bene giuridico tutelato (la libertà fisica e psichica nell'uno e la libertà sessuale nell'altro), sia la non sovrapponibilità strutturale delle condotte incriminate, posto che la violenza perpetrata nei confronti di persona costretta a subire o a compiere atti sessuali acquista autonoma rilevanza nel caso in cui, oltre ad essere funzionale a tale coartazione, si estrinsechi, prima, durante o dopo il compimento dell'atto sessuale, in un'ulteriore sopraffazione fisica e psicologica della vittima, provocandole acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico.

La Corte di Cassazione si è di recente pronunciata in ordine al rapporto tra le fattispecie delittuose di violenza sessuale di gruppo, ex art. 609-octies c.p., e di tortura, ex art. 613-bis c.p.

In relazione ad un caso in cui la vittima è stata costretta, in una notte di pieno inverno, a spogliarsi completamente in un campo abbandonato, venendo sottoposta a insulti, minacce e soprattutto coercizioni fisiche, sì da annullare ogni sua possibilità di reazione e da provocare nella vittima “un dolore insopportabile”, subendo altresì atti di violenza sessuale da parte di più persone riunite, i giudici di legittimità hanno escluso che il delitto di tortura possa essere assorbito nel più grave reato di violenza sessuale di gruppo (Cass. III, n. 25617/2022).

La Corte ha infatti evidenziato che le due fattispecie penali tutelano un diverso bene giuridico, da individuarsi nella libertà fisica e psichica della persona offesa, in relazione al delitto di tortura, e nella sua libertà sessuale, con riferimento invece alla violenza sessuale di gruppo.

Inoltre, è stata esclusa in radice la sovrapponibilità strutturale delle relative condotte tipiche, dotate di forme di manifestazione diverse, dovendosi ritenere che la violenza posta in essere nei confronti della persona costretta a subire o a compiere atti sessuali acquisti una sua autonoma rilevanza nel momento in cui, oltre a essere funzionale a coartare la vittima nella sfera della sua libertà sessuale, si estrinsechi, prima, durante o dopo l'atto sessuale, in un'ulteriore sopraffazione fisica e psicologica del soggetto passivo, provocando in esso uno degli eventi richiesti dalla norma incriminatrice, ovvero o acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico.

La violenza che dunque travalichi il perimetro della vis necessaria a superare il dissenso della vittima, estrinsecandosi in reiterate e fortissime vessazioni fisiche e morali che vadano ben oltre la coercizione sessuale, integra l'autonomo e concorrente delitto di cui all'art. 613-bis c.p.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Istanza di revoca o sostituzione di misura cautelare (art. 299); Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309); Appello contro un'ordinanza in materia cautelare (art. 310); Memoria difensiva (art. 419, comma 2).

ProcedibilitàIl delitto di violenza sessuale di gruppo è procedibile d'ufficio.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Il termine-base di prescrizione del delitto di violenza sessuale di gruppo è pari a ventotto anni, in forza del comma 6 dell'art. 157 c.p., che prevede il raddoppio del termine ordinario di prescrizione, pari alla pena detentiva edittale massima di quattordici anni.

I predetti termini-base di prescrizione sono suscettibili di aumento, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, nella misura di un quarto, fino ad un massimo di trentacinque anni (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Con riferimento ai fatti commessi a partire dal 1° gennaio 2020, ai sensi dell'art. 161-bis c.p., il termine di prescrizione cessa definitivamente con la pronuncia della sentenza di primo grado, fermo restando che, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento.

Il dies a quo della prescrizione, ai sensi dell'art. 158, comma 3, c.p., quando il delitto di violenza sessuale di gruppo sia stato commesso ai danni di un minore, decorre per i fatti commessi successivamente all'entrata in vigore della norma (3 agosto 2017), dal compimento del diciottesimo anno di età della persona offesa, salvo che l'azione penale sia stata esercitata precedentemente. In quest'ultimo caso il termine di prescrizione decorre dall'acquisizione della notizia di reato.

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), inoltre, per tutti i casi di violenza sessuale di gruppo costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

— del giudizio di appello entro il termine di due anni;

— del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al reato di violenza sessuale di gruppo:

— è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.);

— è sempre consentito il fermo (art. 384 c.p.p.).

Misure cautelari personali

Nei confronti dell'indagato per il delitto di violenza sessuale di gruppo sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), poiché l'art. 280, comma 1, c.p.p. consente l'applicazione delle predette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni; è altresì applicabile anche la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, comma 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Ai sensi dell'art. 275, comma 3, c.p.p., in presenza di gravi indizi di colpevolezza per il delitto in esame, nei confronti dell'indagato è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari o che, in relazione al caso concreto, le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

In tutti i casi di violenza sessuale di gruppo è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione collegiale (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Citazione a giudizio

Per il delitto di violenza sessuale di gruppo si procede sempre con udienza preliminare.

Composizione del tribunale

Il processo per il delitto di violenza sessuale di gruppo si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione collegiale.

4. Conclusioni

Le aggressioni ai beni giuridici afferenti alla sfera personale della vittima finiscono spesso per ledere una pluralità di diritti della stessa, integrando, sul piano della tipicità, plurime fattispecie astratte di reato.

Si pone dunque il problema di stabilire quando tali reati siano destinati a concorrere tra loro, con responsabilità del soggetto agente per ciascuno di essi, e quando invece si configuri un concorso apparente di norme, con applicazione di un'unica fattispecie criminosa.

In relazione allo specifico caso di condotte integranti, nel contempo, i delitti di violenza sessuale di gruppo nonché di tortura e di sequestro di persona, la Corte di Cassazione ha escluso tale ultima evenienza, evidenziando l'autonomia e la differenza dei beni giuridici tutelati (libertà sessuale della vittima da un lato, integrità psico-fisica e libertà personale dall'altro), nonché la non sovrapponibilità delle fattispecie sul piano strutturale, con esclusione quindi del necessario requisito di specialità ex art. 15 c.p.

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