La riconoscibilità della persona offesa ai fini della sussistenza del delitto ex art. 612-ter c.p.

Angelo Salerno

1. Bussole di inquadramento

Il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti

L'art. 612-ter c.p. è stato introdotto dalla legge 19 luglio 2019, n. 69, c.d. Codice Rosso, a tutela della libertà morale, della reputazione e della riservatezza della persona offesa.

La condotta criminosa consiste nell'inviare, consegnare, cedere, pubblicare o diffondere immagini o video dal contenuto sessualmente esplicito.

Nei casi di cui al comma 1, il soggetto agente è colui che abbia realizzato o sottratto le predette immagini, laddove, nel caso di cui al comma 2, a realizzare la condotta tipica è colui che le abbia ricevute, finanche dalla stessa persona offesa, o acquisite in altro modo.

Le condotte di invio, consegna e cessione implicano il trasferimento, con qualunque mezzo idoneo, delle suddette immagini tra persone determinate o quantomeno determinabili.

La condotta di pubblicazione riguarda invece i casi di divulgazione ad incertam personam, ad esempio online, mentre la condotta di diffusione richiama la distribuzione, senza intermediari, ad un'ampia platea di destinatari, come nel caso di inoltro di immagini e video in una chat di messaggistica istantanea o in una mailing list.

Caratteristica essenziale delle immagini trasferite, pubblicate o divulgate è il loro contenuto “sessualmente esplicito”, consistente cioè nella rappresentazione, con qualunque mezzo, di soggetti coinvolti in attività sessuali ovvero dei loro organi sessuali.

In assenza di una definizione legislativa, parte della dottrina ha sostenuto che il “contenuto sessualmente esplicito” che le immagini o i video trasferiti a terzi, pubblicati o diffusi dal soggetto agente devono presentare, per integrare il delitto in esame, debba interpretarsi avendo riguardo alla nozione di atti sessuali di cui all'art. 609-bis c.p., ricomprendendovi tutti quegli atti che interessino le zone erogene della vittima (Cass. III, n. 21167/2006) e comunque collegabili alle manifestazioni della vita sessuale (Cass. III, n. 24417/2016).

Il contrapposto orientamento, estensivo, sostiene invece che la nozione di immagini e video “a contenuto sessualmente esplicito” debba ricavarsi da quella di materiale pedo-pornografico di cui all'ultimo comma dell'art. 600-ter c.p., rientrandovi pertanto ogni “rappresentazione, con qualsiasi mezzo atto alla conservazione, di atti sessuali espliciti coinvolgenti soggetti minori di età, oppure degli organi sessuali di minori con modalità tali da rendere manifesto il fine di causare concupiscenza od ogni altra pulsione di natura sessuale” (Cass. V, n. 33862/2018).

Perché possa configurarsi il delitto in esame occorre altresì che le immagini o i filmati siano stati realizzati in un contesto di riservatezza nel quale sarebbero rimasti se non fosse intervenuta la condotta tipica, dovendosi invece escludere dall'area di applicazione del reato quelle destinate alla diffusione o pubblicazione, come nel caso della pornografia.

L'elemento soggettivo del delitto va individuato nel dolo generico, in relazione alle condotte di cui al comma 1, mentre occorre il dolo specifico, consistente nello scopo di recare nocumento alla persona rappresentata nelle immagini o nei video diffusi, perché possa essere integrata la fattispecie di cui al comma 2.

Il delitto in esame si consuma nel luogo e nel tempo in cui le immagino i video sono trasferiti, pubblicati o divulgati ed è punibile a titolo di tentativo quando siano stati realizzati atti idonei e univoci alla commissione del fatto, tuttavia non verificatosi per cause estranee alla volontà del soggetto agente.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Ai fini dell'integrazione del delitto ex art. 612-ter c.p. è necessario che la persona offesa sia riconoscibile nelle immagini o video diffusi?

Orientamento negativo

Quando la persona ritratta nei contenuti sessualmente espliciti non è riconoscibile o identificabile il delitto ex art. 612-ter c.p. non è configurabile.

Un ultimo ma rilevante profilo interpretativo in ordine alla configurabilità del delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti attiene alla identificabilità della persona offesa ivi ritratta.

Laddove, infatti, tale requisito risulta necessario perché possa ravvisarsi il delitto di diffamazione (da ultimo, Cass. V, n. 8208/2022), è discusso se le condotte di cui all'art. 612-ter c.p., aventi ad oggetto immagini o video che ritraggano il corpo della persona offesa senza consentirne il riconoscimento da parte di terzi siano idonee a integrare il delitto in esame.

Secondo un primo orientamento, laddove le immagini o i video ritraggano la persona offesa in comportamenti sessuali o ne immortalino gli organi sessuali, senza tuttavia consentire ai destinatari di identificare o riconoscere la persona ritratta, il delitto in esame non sarebbe configurabile.

Si valorizza, in tal senso, la ratio della norma incriminatrice, volta a prevenire condotte che violino la riservatezza, in specie sessuale, della persona offesa e che la espongano al pubblico ludibrio, come avvenuto nei casi di cronaca, seguiti dal suicidio della persona offesa, che hanno contribuito alla genesi del delitto ex art. 612-ter c.p.

In mancanza, pertanto, della riconoscibilità o identificabilità della persona offesa, secondo la tesi in esame, non potrebbero ravvisarsi gli estremi del delitto in questione.

Orientamento positivo

Il delitto ex art. 612-ter c.p. non è configurabile a prescindere dalla riconoscibilità o identificabilità della persona offesa.

Secondo il contrapposto orientamento, le condotte di consegna, cessione, pubblicazione o diffusione di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, integra il delitto ex art. 612-ter c.p. a prescindere dalla possibilità di riconoscere o identificare la persona offesa.

Tale soluzione estensiva si fonda sulla natura pluri-offensiva che parte della dottrina riconosce alla norma, sostenendo che, oltre alla reputazione della persona offesa siano tutelate anche la sua libertà morale e la sua riservatezza.

Ne consegue che, quand'anche i destinatari delle immagini o dei video predetti non siano in grado di riconoscere o identificare la persona ritratta, ad esempio per via dell'inquadratura o dell'oscuramento del volto o di eventuali segni di riconoscimento, il sol fatto che immagini o video di tal fatta fossero destinati a rimanere privati e che siano stati pubblicati senza il consenso della persona offesa sarebbe sufficiente a ritenere lesi i suddetti beni giuridici tutelati.

In tal senso il riconoscimento delle immagini, come ritraenti se stessa, da parte della persona offesa sarebbe di per sé sufficiente a ritenere violata la sua riservatezza e libertà morale.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Querela (art. 336); Quesito in tema di accertamenti digitali (copia forense e data mining); Istanza di revoca o sostituzione di misura cautelare (art. 299); Memoria difensiva (art. 419, comma 2).

ProcedibilitàIl delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti è procedibile a querela di parte, nei casi di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'art. 612-ter c.p.; ai sensi del comma 5 dell'articolo, il termine per la proposizione della querela è di sei mesi e la remissione della querela può essere soltanto processuale.Si procede tuttavia d'ufficio in presenza delle circostanze aggravanti di cui al comma 4 dell'art. 612-ter c.p. nonché, ai sensi dell'ultimo periodo del comma 5, quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio.In siffatte ipotesi trova applicazione l'art. 85, comma 2 ter, d.lgs. n. 150/2022, come modificato dall'art. 5-bis d.l. n. 162/2022, conv. con modif., in l. n. 199/2022, ai sensi del quale per i fatti di cui all'art. 612-ter c.p. commessi prima della data di entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022 (30 dicembre 2022), si continua a procedere d'ufficio quando il fatto è connesso con un delitto divenuto perseguibile a querela della persona offesa in base alle disposizioni del citato decreto legislativo.

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

Per il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti il termine-base di prescrizione è pari a sei anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di sette anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Qualora ricorrano le circostanze aggravanti ad effetto speciale di cui al comma 4 dell'art. 612 ter c.p., con aumento del massimo edittale fino alla metà, il termine-base di prescrizione è pari a nove anni (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di undici anni e sei mesi (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Con riferimento ai fatti commessi a partire dal 1° gennaio 2020, ai sensi dell'art. 161-bis c.p., il termine di prescrizione cessa definitivamente con la pronuncia della sentenza di primo grado, fermo restando che, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento.

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), inoltre, per tutti i casi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, comunque circostanziato:

– non è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.);

– è sempre consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 381 c.p.p.);

– non è mai consentito il fermo (art. 384 c.p.p.).

Misure cautelari personali

Per determinare la pena agli effetti dell'applicazione delle misure cautelari personali, ai sensi dell'art. 278 c.p.p., si tiene conto della circostanza aggravante ad effetto speciale di cui al comma 4 dell'art. 612-ter c.p.

In relazione al reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti sono applicabili misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.), poiché l'art. 280, comma 1, c.p.p. consente l'applicazione delle predette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni, nonché la misura della custodia cautelare in carcere, poiché l'art. 280, comma 2, c.p.p. consente l'applicazione della predetta misura ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. Con particolare riferimento alla misura cautelare della custodia in carcere, non opera nei casi di cui all'art. 612-ter c.p. la norma di cui al comma 2 bis dell'art. 275 c.p.p., nella parte in cui non consente la custodia in carcere quando il giudice ritenga che, all'esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Per il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, comunque circostanziato, è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Citazione a giudizio

Per il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, comunque circostanziato è sempre prevista l'udienza preliminare.

Composizione del tribunale

Il processo per il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti si svolgerà sempre dinanzi al tribunale in composizione monocratica.

4. Conclusioni

Le incertezze applicative relative alla fattispecie di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti hanno riguardato altresì il requisito della riconoscibilità o identificabilità della persona raffigurata nelle immagini o video diffuse dal soggetto agente.

Tali dubbi interpretativi derivano, in particolare, dalla difficoltà di individuare in maniera univoca il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice, anche in ragione della sua collocazione nel Codice penale.

Come evidenziato anche dall'Ufficio del Massimario, nella relazione sui reati di violenza di genere del 2019, la collocazione sistematica dell'art. 612-ter c.p. tra i delitti contro la libertà morale, subito dopo i reati di minaccia e atti persecutori, appare indicativa della natura pluri-offensiva del reato, volto a tutelare il decoro e la dignità della persona e rischia di trascurare l'inevitabile lesione della riservatezza, in relazione alla sfera sessuale, della persona offesa.

È stato infatti affermato che sarebbe stato più opportuno inserire il delitto subito dopo i delitti di violenza sessuale, introducendo un apposito capo dedicato precipuamente alla “tutela della riservatezza sessuale”.

Le incertezze in ordine all'oggetto di tutela della norma si riflettono inevitabilmente sull'interpretazione dei suoi elementi costitutivi e sull'individuazione dei presupposti in presenza dei quali la fattispecie può trovare applicazione.

Tra questi, come anticipato, rientra il requisito implicito della riconoscibilità della persona offesa o della sua identificabilità da parte dei soggetti destinatari delle immagini o dei video illecitamente diffusi.

Il contrasto di orientamenti dottrinali in ordine alla necessità di tale requisito e le conseguenti incertezze che ne derivano nella concreta applicazione della norma rendono dunque quanto mai necessario un intervento del giudice nomofilattico, che possa chiarire la questione.

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