Omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza in danno di più soggetti: unità o pluralità di reati?

Sergio Beltrani

1. Bussole di inquadramento

L'omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza

L'art. 570 c.p. (violazione degli obblighi di assistenza familiare), collocato tra i delitti contro la famiglia, è norma a più fattispecie:

– il primo comma incrimina la violazione degli obblighi di assistenza morale, costituenti proiezione tipica dei doveri di cura inerenti alla genitorialità e finalizzati a consentire lo sviluppo armonico della personalità dei minori (detti obblighi, nella prospettiva dei figli, sono specificamente evocati dall'art. 315-bis c.c.);

– il secondo comma incrimina l'omessa somministrazione delle provvidenze economiche necessarie al soddisfacimento dei bisogni più strettamente materiali della persona.

Le due fattispecie sono in tutto diverse, riguardando “fatti eterogenei nel loro sostrato fattuale ed altresì nella considerazione sociale” (Cass. VI, n. 29926/2022).

Anche la giurisprudenza (Cass. VI, n. 12307/2012; Cass. VI, n. 13741/2021) riconosce che le fattispecie previste dal primo e dal secondo comma dell'art. 570 c.p. configurano due reati autonomi e non una progressione criminosa che possa far ritenere assorbita la contestazione del comma primo nella seconda disposizione, avendo ad oggetto fatti del tutto eterogenei nella loro storicità così da richiedere, sul piano processuale, l'apprezzamento di strategie difensive diverse.

In considerazione della loro autonomia concettuale, tra i predetti reati non è, dunque, configurabile una “relazione di implicazione, per cui possa dirsi che la mancata somministrazione dei mezzi di sussistenza presupponga necessariamente la violazione dei doveri di assistenza morale, così come non ricorrono i presupposti della progressione criminosa, non potendosi affermare che l'una condotta costituisca sempre la naturale evoluzione dell'altra” (Cass. VI, n. 29926/2022).

I reati di cui al primo ed al secondo comma dell'art. 570 c.p. possono, dunque, concorrere, ex art. 81, comma 1, c.p., ed essere legati, ricorrendone le condizioni, dal vincolo della continuazione ex art. 81, comma 2, c.p.

La giurisprudenza ha anche osservato che, in tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, lo stato di detenzione dell'obbligato non può considerarsi causa di forza maggiore giustificativa dell'inadempimento, in quanto la responsabilità per l'omessa prestazione non è esclusa dall'indisponibilità dei mezzi necessari, quando questa sia dovuta, anche parzialmente, a colpa dell'obbligato, ma può rilevare ai fini della verifica della sussistenza dell'elemento soggettivo del reato (Cass. VI, n. 13144/2022: fattispecie in cui la S.C. ha ritenuto sussistente il dolo, non avendo l'imputato dato prova di aver fatto quanto possibile per fruire, in regime detentivo, di fonti di reddito lavorativo, presentando domanda di lavoro, ed avendo lo stesso la disponibilità di un cespite immobiliare, pur formalmente intestato ad una società estera, di cui non era stata neppure tentata la vendita).

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
L'omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza nei confronti di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare integra un solo reato di cui all'art. 570 c.p., o più reati di cui all'art. 570 c.p. in concorso formale?

Il contrasto

Si è discusso, in giurisprudenza, sulla questione se l'omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza, nell'ipotesi in cui la condotta sia posta in essere nei confronti di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare, configuri un unico reato ovvero più reati in concorso formale.

Orientamento in precedenza dominante: reato unico

L'orientamento che appariva, anche nell'ambito della giurisprudenza più recente, dominante, riteneva che l'omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza, nell'ipotesi in cui la condotta fosse posta in essere nei confronti di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare, configurasse un unico reato, poiché il bene giuridico tutelato dall'art. 570 c.p. è l'ordine familiare, che si conserva e sussiste finché vengono osservati i più elementari doveri di assistenza morale ed economica che la legge impone nell'ambito dei rapporti correnti tra le persone più strettamente legate da vincoli di sangue a salvaguardia della stessa famiglia, prima che a difesa di ciascuno dei suoi componenti: “l'offesa arrecata alla sfera giuridica che ad ognuno di essi particolarmente appartiene è strumentale rispetto all'evento criminoso in cui si concreta il reato, che consiste nella violazione dell'ordine familiare quale valore trascendente lo stesso interesse dei singoli e coincidente con quello della famiglia. Questa è, dunque, il soggetto passivo, plurimo, ma unitario, del reato previsto dall'art. 570 c. p. anche nel caso che ne risultino offesi più componenti del medesimo nucleo familiare” (Cass. VI, n. 1221/1973; Cass. VI, n. 3125/1998; Cass. VI, n. 42767/2003). Proprio la condotta omissiva in quanto tale, perché contraria a quello che il codice denomina «l'ordine e la morale della famiglia», costituirebbe, pertanto, il solo oggetto di repressione, “con la conseguenza che il reato è unico quand'anche più siano le vittime della mancata somministrazione dei mezzi di sussistenza” (Cass. VI, n. 1251/2004).

Segue. Orientamento in precedenza minoritario: pluralità di reati

Un diverso orientamento (in precedenza certamente minoritario) riteneva, al contrario, che l'omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza, nell'ipotesi in cui la condotta fosse posta in essere nei confronti di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare, configurasse più reati in concorso formale, poiché la famiglia rappresenterebbe l'oggetto della tutela penale, mentre l'oggetto dei reati previsti e puniti nell'ambito della categoria sarebbe rappresentato dai singoli rapporti familiari, con la conseguenza che non vi sarebbe un'assistenza alla famiglia intesa come istituzione e come soggetto di diritti, bensì, più semplicemente, una tutela dei rapporti intercorrenti tra i singoli membri all'interno della comunità familiare, che ciascun interessato potrebbe autonomamente far valere, non uti singulus, ma solo in quanto componente della famiglia (Cass. VI, n. 36070/2002; Cass. VI, n. 1629/2003).

Orientamento accolto dalle Sezioni Unite; pluralità di reati, in concorso formale od in continuazione

Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 8413/2008) hanno accolto l'orientamento in precedenza minoritario, giungendo alla conclusiva affermazione che la condotta di omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza in danno di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare non configura un unico reato, bensì una pluralità di reati in concorso formale o, ricorrendone i presupposti, in continuazione tra loro.

Si è premesso che, ai fini della soluzione del problema, non assume alcun rilievo la natura plurioffensiva del reato di cui all'art. 570 c.p. (molti reati plurioffensivi – ad es., la strage: art. 422 c.p. – restano unici anche se le pp.oo. sono plurime) né la formulazione letterale del n. 2 della norma (dove è impiegato sempre il plurale), la cui valenza interpretativa è ambigua, ben potendo essere intesa, in senso contrario, quale conferma dell'essere la tutela apprestata in favore dei soli componenti dalla famiglia, e non della famiglia stessa (al contrario espressamente menzionata dal comma 1).

Risulta, al contrario, decisiva la riconsiderazione del bene-giuridico «famiglia» quale oggetto di tutela, che, se pure considerato inizialmente in sé, a prescindere dalla specificità delle situazioni individuali dei singoli componenti, all'indomani delle riforme intervenute in tema di diritto di famiglia non può che inglobare anche la tutela individuale dei singoli componenti. Ciò premesso, si è osservato che l'art. 570 c.p. incrimina condotte disomogenee.

Soltanto in relazione a quelle di cui al comma primo (l'abbandono del domicilio domestico ovvero il tenere condotte contrarie all'ordine o alla morale delle famiglie) non appare ipotizzabile la tutela differenziata dei vari componenti della famiglia: sarebbe, ad es., impossibile abbandonare il domicilio soltanto nei confronti di taluni dei coabitanti, ovvero tenere condotte contrarie alla morale delle famiglie che offendano solo alcuni dei componenti, poiché esse sono incriminate proprio e soltanto se offendano l'entità-famiglia nel suo insieme.

Al contrario, le condotte incriminate nel comma secondo non tutelano soltanto l'astratta unità familiare, ma anche specifici interessi economici di congiunti “deboli”, non necessariamente vulnerati in toto dalla condotta dell'agente: sarebbe ben possibile che quest'ultimo malversi o dilapidi i beni di uno soltanto dei soggetti protetti, ovvero adempia gli obblighi di assistenza economica soltanto in favore di uno o più di essi, e non anche degli altri. Queste considerazioni inducono ad escludere l'unicità del reato commesso in danno di più congiunti: “come – nel caso previsto dal n. 1 del comma 2 dell'art. 570 c.p. – è possibile che l'agente malversi o dilapidi i beni di uno dei soggetti protetti e non degli altri, così nel caso previsto dal n. 2, è possibile che l'adempimento degli obblighi avvenga per uno o più degli aventi diritto e non per l'altro o per gli altri, e questa considerazione vale, da sola, ad escludere l'unicità del reato”.

In presenza di più omissioni (si pensi al caso del soggetto attivo tenuto a versamenti separati in favore dei congiunti), sarebbe configurabile non il concorso formale ex art. 81, comma 1, c.p. (che presupporrebbe l'unicità della condotta omissiva posta in danno di una pluralità di soggetti passivi), bensì, ricorrendone i presupposti ulteriori, la continuazione di reati ex art. 81, comma secondo, c.p.

La giurisprudenza più recente

La giurisprudenza più recente (Cass. VI, n. 29926/2022; Cass. VI, n. 2736/2009) appare ormai ben ferma nel ritenere che la condotta di omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza in danno di più soggetti conviventi nello stesso nucleo familiare non configura un unico reato, bensì una pluralità di reati in concorso formale o, ricorrendone i presupposti, in continuazione tra loro.

3. Azioni processuali

Procedibilità

Per i reati di cui all'art. 570 c.p. si procede di ufficio soltanto nei casi previsti:

– dal comma 2, numero 1, ovvero se l'imputato malversa o dilapida i beni del figlio minore o del coniuge;

– dal comma 2, numero 2, ma soltanto se l'imputato fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore.

Negli altri casi, si procede a querela di parte.

Il diritto di presentare querela può essere esercitato dall'inizio della permanenza fino alla maturazione del termine di tre mesi dal giorno della sua cessazione e la sua effettiva presentazione rende procedibili tutti i fatti consumati nell'arco della permanenza (Cass. VI, n. 2382/2022: fattispecie relativa al reato di cui all'art. 570, comma 2, n. 2, c.p., in riferimento alla quale la S.C. ha ritenuto infondato il motivo di ricorso che eccepiva la carenza di querela con riferimento alle condotte successive a quelle inizialmente contestate, oggetto di estensione dell'imputazione ai sensi dell'art. 516 c.p.p.).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Arresto e fermo non sono mai consentiti.

Misure cautelari personali

Non è mai consentita l'applicazione di misure cautelari personali.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

È sempre competente il tribunale in composizione monocratica, e si procede con citazione diretta a giudizio.

Prescrizione del reato ed improcedibilità delle impugnazioni

Il termine-base di prescrizione è pari ad anni sei (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di anni sette e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

Per i reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, legge 27 settembre 2021, n. 134), costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

– del giudizio di appello entro il termine di due anni;

– del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. 27 settembre 2021, n. 134).

4. Conclusioni

Gli obblighi di assistenza familiare imposti dall'art. 570 c.p. trovano piena giustificazione nella tutela della famiglia, bene interesse di rilievo costituzionale poziore (cfr. artt. 29-31 Cost.).

Per tale ragione, lo straniero che commette il reato nel territorio dello Stato è punito secondo la legge italiana in forza del principio di territorialità e non può invocare, neppure in forma putativa, la scriminante dell'esercizio di un diritto correlata a facoltà riconosciute dall'ordinamento dello Stato di provenienza, qualora tale diritto sia incompatibile con le regole dell'ordinamento italiano (Cass. VI, n. 14043/2020: fattispecie in cui è stato ritenuto irrilevante che la legislazione del Marocco preveda che l'obbligo di contribuzione decorre solo dalla sentenza di divorzio, prevalendo il disposto dell'art. 147 c.c., in base al quale l'obbligo di assistenza sussiste indipendentemente da un provvedimento definitivo o provvisorio del giudice).

La causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p. non si applica al reato di omesso versamento del contributo al mantenimento dei figli minori previsto dall'art. 570 c.p., trattandosi di reato “a consumazione prolungata” in cui ciascuna omessa contribuzione aggrava l'offesa al bene giuridico tutelato, e risultando quindi l'abitualità del comportamento ostativa al riconoscimento del beneficio, senza che possa attribuirsi rilievo alla particolare tenuità di ogni singolo inadempimento (Cass. VI, n. 20941/2022).

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