Configurabilità del reato di cui all'art. 570-bis c.p. in difetto dell'affidamento condiviso dei figli minorenni1. Bussole di inquadramentoLa tutela degli obblighi di assistenza familiare nella fase patologica del rapporto matrimoniale Originariamente estranee al dettato codicistico, in epoca recente si è assistito alla trasmigrazione, nel tessuto del codice penale, di talune fattispecie incriminatrici sino a quel momento disciplinate in seno alla legislazione complementare, protese a sanzionare una determinata tipologia di comportamenti posti in essere dal coniuge, o dall'ex coniuge, in un momento successivo all'adozione di quei provvedimenti giudiziali decretativi della separazione coniugale, ovvero dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio. Invero, sotto il versante dell'evoluzione storica, deve rilevarsi che a seguito dell'introduzione nell'ordinamento giuridico italiano della l. n. 898/1970, istitutiva del divorzio, in seno alla giurisprudenza nazionale era fiorito l'interrogativo interpretativo concernente l'eventuale sussumibilità, nel perimetro applicativo della figura criminosa di cui all'art. 570, comma 2, n. 2) c.p., della condotta consistente nella mancata corresponsione dell'assegno disposto dal giudice a favore del coniuge divorziato e dei figli. A fronte di tale dubbio ermeneutico era insorto un contrasto interpretativo all'interno della giurisprudenza di legittimità, connotato dalla presenza di una tesi estensiva, secondo cui lo scioglimento del matrimonio non avrebbe implicato il venir meno dell'obbligo di assistenza del coniuge più debole e, per l'effetto, ove la condotta omissiva avesse implicato il far venir meno i mezzi di sussistenza, non si sarebbero potuti profilare ostacoli in ordine all'applicabilità della previsione criminosa di cui all'art. 570, cpv., n. 2) c.p. Di contro, ad avviso di una differente tesi esegetica, la condotta in esame non avrebbe potuto acquisire rilevanza penale sulla scorta del disposto tipizzato dall'art. 570 c.p., pena la violazione del divieto di analogia in malam partem, dal momento che la dizione letterale impiegata dal legislatore era univoca, in quanto il riferimento alla figura del coniuge non avrebbe legittimato l'estensione del tipo criminoso alla condotta posta in essere dal soggetto divorziato. A sopire il contrasto sopraggiunse una pronuncia delle Sezioni unite, che decretò l'inapplicabilità del disposto normativo di cui all'art. 570 c.p. nei confronti della condotta di inadempimento nella corresponsione dell'assegno, ove perpetrata a seguito della cessazione del vincolo matrimoniale (Cass. S.U., n. 3038/1985). Allo scopo di colmare la lacuna di tutela che, in tal guisa, si era venuta a creare, il legislatore introdusse nel corpo della l. n. 898/1970, mediante la l. n. 74/87, l'art. 12-sexies, teso a sanzionare penalmente, tramite il richiamo quoad poenam all'art. 570 c.p., la condotta del coniuge che si fosse sottratto all'obbligo di corresponsione degli assegni, dovuti a norma degli artt. 5 e 6 della legge sul divorzio [dei quali, l'uno da corrispondere in favore dell'ex coniuge (art. 5) e l'altro da erogare per garantire il mantenimento del figlio minore (art. 6)]. Successivamente, nell'intento di ampliare ulteriormente la tutela penale ed al fine di sanzionare quelle condotte perpetrate nella fase patologica del rapporto coniugale, la l. n. 54/06, nel dettare una disciplina innovativa in materia di separazione dei coniugi ed affidamento condiviso dei figli, ha introdotto un'ulteriore fattispecie incriminatrice, tipizzata dall'art. 3, con cui ha decretato la rilevanza penale della condotta, sanzionata tramite il richiamo alla pena edittale comminata dall'art. 12-sexies, l. n. 898/70, a sua volta evocativa della cornice edittale comminata per il delitto di cui all'art. 570 c.p., integrata dalla violazione degli obblighi di natura economica, afferenti sia alle previsioni tese a regolamentare la separazione coniugale che il regime dell'affidamento condiviso della prole. L'attuazione del principio della riserva di codice e l'introduzione della fattispecie incriminatrice di cui all'art. 570-bis c.p. Dando attuazione alla delega conferita dall'art. 1, co. 85, lett. q), l. n. 103/17 (c.d. legge Orlando) – che ha introdotto il principio della riserva di codice nella materia penale – con cui veniva demandato al legislatore delegato il compito di innestare, nell'impianto codicistico, un ampio ventaglio di figure criminose collocate, sino a quel frangente, nella legislazione complementare, tramite il d.lgs. n. 21/18 il Governo ha introdotto l'art. 570-bis c.p., rubricato ‘violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio', facendo confluire al suo interno, seppur con talune lievi divergenze contenutistiche, le previsioni criminose sino a quel momento racchiuse negli artt. 12-sexies della legge sul divorzio e 3, l. n. 54/06, che sono state contestualmente abrogate. Dall'esegesi del dato normativo della fattispecie di cui all'art. 570-bis c.p., stante altresì il carattere della delega conferita, di natura prettamente compilativa che, pertanto, non contemplava un'opera modificatrice della struttura delle fattispecie incriminatrici preesistenti, bensì una mera ricollocazione nel tessuto codicistico, emerge che il legislatore delegato abbia unificato nella sfera di un singolo articolo di legge due differenti ipotesi delittuose, sanzionando sia la condotta del coniuge che si sottragga all'obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, cessazione degli effetti civili e nullità del matrimonio, sia la condotta che si concretizzi nella violazione degli obblighi di natura economica che siano stati impartiti nell'ipotesi di separazione coniugale, con specifico riferimento all'assetto regolatorio attinente all'affidamento condiviso dei figli. Sotto il profilo sanzionatorio, in relazione ad entrambe le condotte incriminate dall'art. 570-bis c.p. è stata adottata la tecnica del rinvio (già in precedenza impiegata nel conformare i tipi criminosi disciplinati dalla legislazione complementare, abrogati con l'intervento riformatore del 2018), sicché la pena edittale coincide con quella comminata per il delitto di cui all'art. 570 c.p. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Ai fini della configurabilità del delitto di cui all'art. 570-bis c.p. è necessario l'affidamento condiviso dei figli?
Orientamento della Corte di Cassazione La giurisprudenza di legittimità è stata chiamata a pronunciarsi in ordine all'eventuale rilevanza penale della condotta posta in essere da un soggetto a cui veniva contestata la violazione degli obblighi di natura economica, derivante dall'aver versato delle somme di denaro inferiori rispetto all'importo sancito nell'assegno mensile di mantenimento determinato in favore della figlia minore (Cass. VI, n. 49323/2022). All'esito dei giudizi di merito i Giudici territoriali erano pervenuti a decretare la penale responsabilità del prevenuto per la violazione dell'art. 3, l. n. 54/2006, letto in relazione alla previsione sanzionatoria di cui all'art. 12-sexies, l. n. 898/1970 trattandosi, ratione temporis, della disciplina normativa atta a regolamentare tale tipologia di condotte. Nel proporre ricorso per cassazione l'imputato aveva ritenuto che la sentenza impugnata fosse affetta da un vizio consistente nella violazione della legge penale sostanziale, in quanto, nel caso concreto, l'affidamento della figlia minore non era condiviso, posto che la giovane era stata affidata in via esclusiva all'altro genitore e, per tale ragione, il mancato versamento dell'assegno di mantenimento non avrebbe assunto rilevanza penale, in virtù del fatto che la fattispecie criminosa di riferimento, individuabile nell'art. 570-bis c.p. (che, come rilevato, aveva sostituito la previgente fattispecie di cui all'art. 3, l. n. 54/2006), operava un richiamo testuale all'avvenuta violazione di “obblighi di natura economica in materia di [...] affidamento condiviso dei figli”. In sostanza, nella lettura interpretativa fornita dall'imputato, l'applicabilità della fattispecie incriminatrice introdotta con la novella del 2018 avrebbe necessariamente implicato che, nella regolamentazione dei rapporti tra i genitori separati e la relativa prole, quest'ultima fosse affidata in via condivisa ad entrambi i genitori, pena l'atipicità, quantomeno sotto il versante penale, della condotta consistente nella mancata corresponsione, ovvero nella corresponsione parziale, della somma di denaro quantificata nel relativo assegno di mantenimento. La Cassazione ha rigettato la predetta tesi ermeneutica, ancorando la propria decisione attorno a due differenti argomenti. In primo luogo, sono state evocate le ragioni che avevano condotto il legislatore ad innestare la fattispecie incriminatrice di cui all'art. 570-bis c.p. nell'architrave codicistica, rilevando che tale intervento riformatore si era snodato nella direttrice di una mera opera compilativa, tesa a ricondurre nel perimetro del codice penale una pluralità di disposizioni incriminatici sparpagliate in seno alla legislazione complementare. Di conseguenza, la modifica legislativa apportata dal d.lgs. n. 21/2018 non avrebbe prodotto alcun effetto innovativo e, in particolare, non avrebbe implicato una modifica strutturale al testo della fattispecie incriminatrice previgente, ricavabile dal combinato disposto degli artt. 3, l. n. 54/2006 e 12-sexies, l. n. 898/1970. A corollario di tale ragionamento, i Giudici di legittimità hanno concluso nel senso che l'eventuale caducazione, nell'ipotesi di mancato affidamento condiviso dei figli, della rilevanza penale del comportamento omissivo imputato al genitore, avrebbe implicato una discontinuità normativa rispetto al quadro legislativo previgente, il quale si limitava ad estendere l'applicabilità dell'ipotesi criminosa di cui all'art. 12-sexies, l. n. 898/1970 ai casi di violazione degli obblighi di natura economica conseguenti alla separazione, senza contemplare alcun riferimento alla tipologia di affidamento della prole prescelta in sede di determinazioni conseguenti alla separazione dei genitori. In secondo luogo, al fine di confutare le prospettazioni enucleate dall'imputato, la Cassazione si è affidata ad un ragionamento di carattere sistematico, richiamando il contenuto delle previsioni normative delineate dagli artt. 337-ter e 337-quater c.c., che non prevedono alcuna differenziazione in ordine alla doverosità ed alla quantificazione dell'assegno di mantenimento in favore dei figli a seconda della tipologia di affidamento prescelto, con la conseguenza che non si potrebbe scorgere una ragione giustificatrice alla cui stregua conferire rilevanza penale alle sole condotte omissive perpetrate a fronte dell'affidamento condiviso dei figli e non anche a quelle realizzate nel contesto di un affido esclusivo. Allo stato attuale, dalla disamina del formante giurisprudenziale non si rinvengono ulteriori decisioni, né di segno conforme né di natura difforme, rispetto alla soluzione prescelta dalla Cassazione nel caso analizzato. Anteriormente a tale pronuncia, la giurisprudenza di legittimità aveva peraltro sancito la rilevanza penale della condotta del soggetto che aveva omesso di versare l'assegno di mantenimento del figlio minore, stabilito in sede di cessazione degli effetti civili del matrimonio, ritenendo integrato il reato di cui all'art. 12-sexies, l. n. 898/1970, come richiamato dall'art. 3, l. n. 54/2006, statuendo, anche tramite il richiamo alla giurisprudenza civile formatasi in materia, che la mancata corresponsione di tale tipologia di assegno assumeva rilevanza penale anche nell'ipotesi in cui il figlio fosse stato affidato in via esclusiva ad uno solo dei coniugi (Cass. VI, n. 51913/2017; a conclusioni analoghe relative alla rilevanza penale della condotta di mancato versamento dell'assegno nei confronti del figlio affidato in via esclusiva all'altro genitore cfr. Cass. VI, n. 38611/2018). Al contempo, appare utile sviluppare talune considerazioni conclusive, anche in ragione della scelta terminologica impiegata dal legislatore chiamato ad attuare il canone della riserva di codice, di per sé foriera di possibili incertezze interpretative. 3. Azioni processualiUlteriori attività difensive Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Richiesta di documenti in possesso di privati (art. 391-bis); Richiesta di sequestro in caso di diniego da parte della pubblica amministrazione ovvero di privati (art. 391-bis); Istanza di sequestro conservativo della parte civile (art. 316); Richiesta di acquisizione di prova documentale (art. 234); Conclusioni scritte della parte civile (art. 523, comma 2); Istanza di sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 464-bis, comma 1); Opposizione a decreto penale di condanna (art. 461). ProcedibilitàPer il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio, in relazione sia alla condotta di sottrazione all'obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio, sia nell'ipotesi di violazione degli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli, si procede di ufficio. Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato) Per il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio, il termine-base di prescrizione è pari ad anni sei (cfr. art. 157 c.p.), aumentabile, in presenza del sopravvenire di eventi interruttivi, fino ad un massimo di anni sette e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.). A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), in relazione ad entrambe le ipotesi criminose disciplinate dall'art. 570-bis c.p. costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione: – del giudizio di appello entro il termine di due anni; – del giudizio di cassazione entro il termine di un anno; salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare; salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.; salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021). Misure precautelari e cautelari Arresto e fermo Con riguardo al reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio: – non è mai consentito l'arresto obbligatorio in flagranza di reato (art. 380 c.p.p.); – non è mai consentito l'arresto facoltativo in flagranza di reato (art. 381 c.p.p.); – non è mai consentito il fermo (art. 384 c.p.p.). Misure cautelari personali Le misure cautelari coercitive (artt. 281-286-bis c.p.p.) non sono applicabili all'autore del delitto di cui all'art. 570-bis c.p., sia nell'ipotesi in cui venga in rilievo la condotta di sottrazione all'obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio, sia nell'ipotesi di violazione degli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli, poiché l'art. 280, comma 1, c.p.p. consente l'applicazione delle predette misure ai soli delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni. Al contempo, a carico dell'autore del reato di cui all'art. 570-bis c.p. non risultano applicabili neppure le misure cautelari interdittive (artt. 288-290 c.p.p.), in quanto l'art. 287 c.p.p. ne subordina l'applicabilità all'ipotesi in cui si proceda per i delitti per i quali la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a tre anni. Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale Competenza Per entrambe le ipotesi di reato tipizzate dall'art. 570-bis c.p. è competente per materia il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.). Citazione a giudizio In relazione ad entrambe le ipotesi di reato disciplinate dall'art. 570-bis c.p. si procede con citazione diretta a giudizio del P.M., ex art. 550, comma 1, c.p.p. ed in relazione ad entrambe le ipotesi è previsto lo svolgimento dell'udienza predibattimentale (artt. 552-554-quinquies c.p.p.). Composizione del tribunale Il processo per entrambe le ipotesi di reato enucleate dall'art. 570-bis c.p. si svolgerà dinanzi al tribunale in composizione monocratica. 4. ConclusioniLa soluzione adottata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 49323/2022 radica il proprio fondamento nell'esigenza di garantire una continuità normativa tra i precetti penali che, sino all'entrata in vigore del decreto delegato attuativo del principio della riserva di codice, erano dislocati all'interno della legislazione complementare, e le figure criminose che con tale novella normativa sono state innestate nel tessuto codicistico, stante l'assenza di delega ad apportare delle modifiche strutturali al testo delle fattispecie di reato oggetto di traslazione. Appare pertanto evidente che, in ragione del fatto che il panorama normativo previgente non legittimava l'interprete ad operare una differenziazione fondata sulla tipologia di affidamento della prole, tanto che non si rinvengono decisioni giurisprudenziali chiamate a confrontarsi con siffatta questione, dal raffronto del disposto normativo delle fattispecie succedutesi nel tempo emergono talune componenti meritevoli di un chiarimento ermeneutico, anche al fine di prevenire possibili futuri contrasti. Invero, nell'includere una fattispecie di reato nel corpo della l. n. 54/2006, deputata in via principale a dettare delle disposizioni innovative in materia di affidamento condiviso dei figli nell'ipotesi di separazione personale dei coniugi, il legislatore aveva inteso sanzionare sul terreno penale la condotta inosservante, perpetrata da uno od entrambi i coniugi, consistente nel violare le disposizioni di carattere economico dettate allo scopo di regolamentare i rapporti tra i genitori e la prole, una volta che il rapporto di coppia fosse sfociato nella fase patologica. Al fine di decodificare tale, sintetico, precetto normativo, assumevano rilievo le previsioni dettate dal testo dell'art. 155 c.c., risultante dalle modifiche apportate dalla richiamata l. n. 54/2006, successivamente trasfuse, ad opera della l. n. 154/2013, nel testo dell'art. 337-bis c.c., a mente del quale, nel pronunciare la separazione personale, il giudice era chiamato a stabilire, ex aliis, la misura e il modo con cui ciascuno dei genitori avrebbe dovuto contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei figli, per poi precisare che ciascuno dei genitori avrebbe dovuto provvedere al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito, sancendosi infine la facoltà per l'organo giudicante di statuire la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità, il cui contenuto andava parametrato a quella gamma di fattori enucleati dalla stessa disposizione di legge. In sostanza, alla luce di tale quadro normativo, appariva evidente che la rilevanza penale della condotta perpetrabile da un genitore fosse subordinata ad un contegno che contrastasse con gli obblighi a contenuto economico dettati in sede di regolamentazione dei rapporti al fine di preservare l'interesse del minore a ricevere una tutela in ordine alle esigenze sottese al mantenimento, alla cura, all'istruzione ed all'educazione. Di contro, nel tratteggiare il paradigma punitivo racchiuso nell'art. 3, l. n. 54/2006 il legislatore aveva omesso qualsivoglia riferimento alla tipologia di affidamento della prole, sicché ogni eventuale inottemperanza ad obbligazioni di carattere economico avrebbe implicato la riconduzione della relativa condotta nell'alveo applicativo di tale figura criminosa. Del pari, dall'esegesi del dato normativo può rilevarsi come tale fattispecie delittuosa non contemplasse, nel relativo tipo criminoso, la previsione di analoga sanzione nell'ipotesi in cui la condotta dell'agente si fosse connotata per la violazione di obbligazioni, di matrice economica, sussistenti nei confronti dell'ex partner, vale a dire obbligazioni direttamente connesse allo status di coniuge separato, che prescindessero dalla presenza di almeno un figlio, così confortandosi l'assunto secondo cui il carattere penale dell'eventuale contegno omissivo appariva indissolubilmente legato ad una condotta che si ponesse in contrasto con gli obblighi dettati a tutela degli interessi della prole. Nel traslare il precetto contenuto nel summenzionato art. 3, l. n. 54/2006, il legislatore delegato ha impiegato una tecnica cumulativa, nel senso di aver incluso in un unico articolo codicistico le previsioni sanzionatorie che, sino a quel momento, erano contenute in due differenti disposizioni normative (l'art. 12-sexies della legge sul divorzio e l'art. 3, l. n. 54/2006), operando una scelta terminologica che, per taluni versi, potrebbe prestare il fianco all'insorgere di incertezze interpretative, ad oggi risolte dalla soluzione accolta dalla Cassazione con la sentenza n. 49323/2022. Difatti, nell'esercitare il potere di delega il legislatore ha richiamato l'intera intitolazione della l. n. 54/2006, contenente “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli”, innestandola nel corpo dell'art. 570-bis c.p., con la sola variante relativa all'impiego della locuzione ‘separazione dei coniugi' (in luogo di ‘separazione dei genitori'). In forza di tale scelta lessicale, potrebbe pertanto, come peraltro emerso nel corso del processo che ha condotto alla summenzionata pronuncia di legittimità, profilarsi il dubbio in ordine al fatto che la rilevanza penale della condotta inottemperante sia subordinata alla presenza di un assetto regolamentare che preveda l'affidamento condiviso dei figli, qualora si optasse per un'esegesi del dato legislativo atta a conferire risalto al frammento normativo inerente la condotta del soggetto che: “vìola gli obblighi di natura economica in materia di [...] affidamento condiviso dei figli”. Viceversa, ancorché nell'attesa di verificare i futuri sviluppi che emergeranno in seno al formante giurisprudenziale, appare ad oggi possibile rilevare che, seppur attraverso una tecnica legislativa per taluni versi perfezionabile, la previsione criminosa enucleata dall'art. 570-bis c.p. debba essere interpretata nel senso di astenersi dal postulare, ai fini della rilevanza penale della condotta, la sussistenza di una situazione di affido condiviso della prole, dal momento che la gamma di comportamenti che s'intende sanzionare deve individuarsi nel ventaglio di condotte inottemperanti che un genitore può perpetrare nella fase successiva all'avvenuta separazione, pur in presenza di un affido esclusivo della prole, posto che il fulcro dell'incriminazione è rappresentato dal violare le prescrizioni, di matrice economica, dettate allo scopo di preservare gli interessi dei figli, non acquisendo rilevanza la circostanza che essi siano affidati in modo congiunto od esclusivo. Ne discende che la previsione, nel dato letterale dell'art. 570-bis c.p., della locuzione ‘affidamento condiviso dei figli' radichi la relativa ragione giustificatrice nella circostanza per cui il legislatore delegato abbia optato per un richiamo letterale al titolo della l. n. 54/2006 (ove tale locuzione figura), anche in virtù del fatto che il predetto corpus normativo appare primariamente deputato a dettare un ventaglio di disposizioni legislative inerenti proprio l'istituto dell'affido condiviso dei figli, seppur al suo interno è altresì contemplata l'ipotesi in cui, nel singolo caso, non si addivenga a tale assetto regolatorio, optandosi per l'affido esclusivo ad uno solo dei genitori. Ad ogni modo, anche in tale seconda ipotesi, permangono gli obblighi, altresì di carattere economico, a carico dei genitori, la cui violazione appare per l'appunto destinata ad essere sussunta nel perimetro punitivo dell'art. 570-bis c.p., in quanto una più accurata dizione letterale avrebbe potuto suggerire l'impiego di una locuzione dal seguente tenore: “vìola gli obblighi di natura economica dettati dalla disciplina normativa in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli”, potendosi in tal modo facilitare l'interprete ad esperire un richiamo all'intero corpo legislativo di cui alla l. n. 54/2006 e non alla mera ipotesi dell'affidamento condiviso dei figli. |