Decreto legislativo - 31/03/2023 - n. 36 art. 69 - Accordo sugli Appalti Pubblici (AAP) e altri accordi internazionali.Codice legge fallimentare Art. 49 Accordo sugli Appalti Pubblici (AAP) e altri accordi internazionali. 1. Se sono contemplati dagli allegati 1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'Accordo sugli Appalti Pubblici (AAP) e dagli altri accordi internazionali cui l'Unione è vincolata, le stazioni appaltanti applicano ai lavori, alle forniture, ai servizi e agli operatori economici dei Paesi terzi firmatari di tali accordi un trattamento non meno favorevole di quello concesso ai sensi del codice. InquadramentoL'Accordo sugli appalti pubblici (AAP) è un accordo internazionale stipulato in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e firmato a Marrakech il 15 aprile 1994 con lo scopo di stabilire un quadro multilaterale equilibrato di diritti e doveri in materia di appalti pubblici per liberalizzare ed espandere il commercio mondiale. L'Accordo è stato approvato dall'Unione europea con la decisione n. 94/800/CE del Consiglio del 22 dicembre 1994, relativa alla conclusione a nome della Comunità europea, per le materie di sua competenza, degli accordi dei negoziati multilaterali dell'Uruguay Round (1986-1994), e il 30 marzo 2012 è stato oggetto di una revisione approvata con decisione del Consiglio in data 2 dicembre 2013 (2014/115/UE). In particolare, l'AAP è uno degli accordi multilaterali inseriti nell'allegato 4 all'accordo che istituisce l'OMC, anche se non tutti i membri dell'OMC ne sono vincolati. Ne sono membri, tra gli altri, l'UE e gli USA. L'AAP fissa le norme che garantiscono, in caso di contratti che superano determinate soglie (art. II), condizioni eque e non discriminatorie per le gare d'appalto internazionali. I firmatari dell'accordo si impegnano a fornire un trattamento non discriminatorio e pari a quello nazionale o a quello riservato ad ogni altra parte, relativamente alle merci, ai servizi e ai fornitori degli altri paesi firmatari (art. III) e a non applicare ai prodotti e servizi impiegati negli appalti rientranti nell'Accordo ‘regole di origine' diverse da quelle normalmente applicate nelle transazioni riguardanti gli stessi beni e servizi provenienti dalle stesse parti (art. IV). L'accordo si applica agli enti appaltatori degli Stati contraenti, indipendentemente dal luogo della prestazione del contratto (anche se tale luogo non è un paese aderente all'OMC). L'articolo in commento è la fedele riproduzione dell'art. 49 del previgente d.lgs. n. 50/2016. La Commissione Speciale del Consiglio di Stato che ha redatto lo Schema di Codice, invero, ha esplorato la possibilità di sopprimere il presente articolo e di trasferire in altra sede le disposizioni ivi contenute; tale opzione tuttavia è stata scartata stante la peculiarità della fattispecie ivi disciplinata. La salvaguardia dell'AAP e degli altri accordi internazionali nella contrattualistica pubblicaLe Direttive eurounitarie del 2014 in tema di contrattualistica pubblica affrontano la materia degli accordi internazionali, inquadrando la disciplina degli appalti in una dimensione sovra-comunitaria e mirando al coordinamento tra le norme europee ed internazionali. Già i Considerando n. 17 della Dir. n. 2014/24/UE e n. 27 della Dir. n. 2014/25/UE esprimono la ratio e le modalità di raccordo delle direttive stesse con l'Accordo AAP. La necessità di rispettare gli accordi internazionali, è poi ribadita in altri tre Considerando: il n. 37, Dir. n. 2014/24/UE, il n. 52, Dir. n. 2014/25/UE e il n. 55, Dir. n. 2014/23/UE. Le Direttive citate prevedono l'obbligo per le amministrazioni aggiudicatrici di applicare agli operatori economici dei firmatari di accordi internazionali menzionati negli allegati 1, 2, 4 e 5 e nelle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'AAP e dagli altri accordi internazionali a cui l'Unione un regime non meno favorevole di quello applicato agli operatori economici dell'Unione e quindi derivanti, in primo luogo, dalle direttive. In particolare gli artt. 25, Dir. n. 2014/24/UE e 43, Dir. n. 2014/25/UE, rubricati “Condizioni relative all'AAP e ad altri accordi internazionali”, recitano: «Nella misura in cui sono contemplati dagli allegati 1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'AAP e dagli altri accordi internazionali a cui l'Unione è vincolata, le amministrazioni aggiudicatrici accordano ai lavori, alle forniture, ai servizi e agli operatori economici dei firmatari di tali accordi un trattamento non meno favorevole di quello concesso ai lavori, alle forniture, ai servizi e agli operatori economici dell'Unione». Per gli appalti contemplati da detti accordi internazionali, dunque, le amministrazioni aggiudicatrici devono ottemperare agli obblighi previsti dagli accordi medesimi attraverso l'applicazione della direttiva nei confronti degli operatori economici dei paesi terzi firmatari degli stessi. In tale contesto, l'art. 69 del Codice recepisce – pressoché testualmente – gli artt. 25 della Direttiva n. 2014/24/UE e 43 della Direttiva n. 2014/25/UE, concernenti i rapporti tra le stazioni appaltanti e gli operatori economici di Paesi non facenti parte dell'Unione europea. Vi si stabilisce che “nella parte in cui in cui sono contemplati dagli allegati 1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'AAP” (ossia “l'accordo sugli appalti pubblici stipulato nel quadro dei negoziati multilaterali dell'Uruguay Round”: art. 3, comma 1, lett. ssss) “e dagli altri accordi internazionali a cui l'Unione è vincolata”, “le stazioni appaltanti applicano ai lavori, alle forniture, ai servizi e agli operatori economici dei Paesi terzi, firmatari di tali accordi, un trattamento non meno favorevole” di quello previsto dal nuovo Codice. L'obiettivo del legislatore europeo e nazionale è dunque quello di parificare – a determinate condizioni – l'accesso alle procedure per gli operatori economici stranieri, dal momento che “l'ordinamento comunitario, anche in tema di pubblici appalti, non è chiuso e protezionistico ma è al contrario tendenzialmente aperto ed ispirato a principi di apertura degli appalti stessi alla concorrenza internazionale” (T.A.R. Lazio (Roma) III, n. 12301/2007). Pertanto, le stazioni appaltanti dovranno applicare un trattamento non meno favorevole di quello previsto dal d.lgs. n. 50/2016 “ai lavori, alle forniture, ai servizi e agli operatori economici dei Paesi terzi” contemplati negli allegati 1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'AAP ovvero negli accordi internazionali a cui l'Unione europea è vincolata (nella parte in cui il Paese terzo sia firmatario degli accordi stessi). Stante la previsione contenuta nell'art. 43 della Direttiva n. 2014/25/UE e nell'art. 141 del Codice, l'articolo in commento si applica anche ai settori speciali. L'articolo in commento si si pone in linea di continuità non solo con l'art. 49 del d.lgs. n. 50/2016 ma anche con l'art. 47 del d.lgs. n. 163/2006 quanto all'idea di rinviare a disposizioni sovraordinate la scelta sull'ammissibilità dell'ingresso di operatori stranieri nel mercato europeo: il solo fatto che lavori, servizi, forniture e operatori economici dei Paesi terzi (firmatari di accordi internazionali) siano contemplati in atti vincolanti per l'Unione europea, legittima ex se l'applicazione a essi di un trattamento non meno favorevole di quello previsto dal d.lgs. n. 50/2016. L'art. 47 del d.lgs. n. 163/2006 concerneva la “qualificazione” degli operatori. La norma non ha avuto interpretazioni univoche: mentre infatti alcuni interpreti la ritenevano applicabile solamente agli appalti di lavori (stante il riferimento alle “qualificazioni” SOA), altri ritenevano che essa fosse estensivamente applicabile ogni tipo di “certificazione” di sussistenza dei requisiti professionali degli operatori economici per l'accesso alle gare. Nella prospettiva di massima apertura concorrenziale anche extra europea, la disposizione attuale – così come l'art. 49 del d.lgs. n. 50/2016 – elimina ogni riferimento al concetto di “qualificazione” (che avrebbe potuto destare dubbi interpretativi, come in passato) prendendo esplicitamente in considerazione l'intera disciplina in materia di lavori, servizi e forniture (Malinconico). Si segnala, infine, l'assenza, nell'articolo in commento come nell'art. 49 del Codice precedente, di qualsiasi riferimento ad accordi direttamente firmati dall'Italia (invece rilevanti ai fini ex art. 47 del d.lgs. n. 163/2006), dando rilievo ai soli accordi firmati dall'Unione Europea. Inoltre, mentre la normativa di cui al c.d. Codice De Lise aveva sentito il bisogno di specificare che “Agli operatori economici stabiliti negli altri Stati aderenti all'Unione Europea [...] la qualificazione è consentita alle medesime condizioni richieste alle imprese italiane”, l'articolo in commento (così come l'art. 49 del d.lgs. n. 50/2016 – dà per presupposta la possibilità che operatori economici stabiliti nei Paesi dell'Unione europea possano partecipare a procedure indette e gestite da stazioni appaltanti italiane. La “dimensione europea” del Codice è dunque suo caposaldo ed elemento imprescindibile, alla luce del quali va letta l'intera disciplina ivi contenuta. Si rileva, inoltre, che mentre il Codice De Lise (art. 47 del d.lgs. n. 163/2006) si riferiva, ai fini della qualificazione delle imprese straniere, al solo allegato 4 dell'accordo istitutivo dell'Organizzazione mondiale del commercio (oltre che agli eventuali accordi bilaterali), la disposizione attuale (così come quella immediatamente previgente di cui all'art. 49 del d.lgs. n. 50/2016) si riferisce agli “allegati 1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1 dell'Unione europea dell'AAP” (sui settori speciali, v. art. 141 del Codice) (Malinconico). Questioni operativeDal punto di vista operativo, sia per le stazioni appaltanti, sia per gli operatori economici, occorrerà verificare il fatto che i Paesi terzi abbiano sottoscritto gli accordi internazionali e che, per quanto concerne l'AAP, si rientri nell'ambito di operatività degli “1, 2, 4 e 5 e dalle note generali dell'appendice 1” (Caringella, Protto). BibliografiaCaringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Malinconico, Il sistema delle fonti della nuova disciplina dei contratti pubblici: approdi ricostruttivi e profili evolutivi dal diritto eurounitario al diritto interno, in Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma, 2021; Giustiniani, Commento all'art. 49, in Caringella (a cura di), Codice dei contratti pubblici, Milano, 2021; Paparo, Lo Bianco, Ambito di applicazione, princìpi, disposizioni comuni, esclusioni e governance, in Clarich (a cura di), Commentario al Codice dei Contratti Pubblici, Torino, 2019. |