Decreto legislativo - 31/03/2023 - n. 36 art. 113 - Requisiti per l'esecuzione dell'appalto.Codice legge fallimentare Art. 100 Requisiti per l'esecuzione dell'appalto. 1. Le stazioni appaltanti possono richiedere requisiti particolari per l'esecuzione del contratto, purché siano compatibili con il diritto europeo e con i principi di parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, innovazione e siano precisati nel bando di gara, o nell'invito in caso di procedure senza bando o nel capitolato d'oneri. Dette condizioni possono attenere, in particolare, a esigenze sociali e ambientali. 2. In sede di offerta gli operatori economici dichiarano di accettare i requisiti particolari nell'ipotesi in cui risulteranno aggiudicatari. Note operative
InquadramentoIn passato la fase dell'esecuzione del contratto era tradizionalmente lasciata alla disciplina del diritto comune e agli studi caratterizzati prevalentemente da un approccio pratico, volto a risolvere i problemi applicativi e interpretativi della normativa in continua evoluzione e cambiamento (Crismani, 301). Invero, la dottrina aveva privilegiato lo studio della procedura ad evidenza pubblica, al netto della parte relativa alla fase finanziaria-contabilistica della programmazione e di quella tecnica della progettazione, che erano state demandate rispettivamente, appunto, alla contabilità pubblica e alle discipline tecniche. Per tale ragione dapprima è stata principalmente la giurisprudenza ad assurgere a organo regolatore della materia. Con il tempo però la situazione è cambiata e vi è stata una sempre maggiore attenzione – anche normativa – per la tematica in questione. Ciò, verosimilmente, anche in ragione del fatto che, a differenza di quanto si registra con riferimento agli appalti privati, negli appalti pubblici la dinamica rilevante non si esaurisce nella relazione bilaterale tra committente e appaltatore, ma si presenta ben più complessa dal punto di vista soggettivo: nell'esecuzione dei contratti pubblici – il cui principale protagonista è, chiaramente, l'operatore economico affidatario – intervengono una serie di soggetti, riconducibili a vario titolo alla stazione appaltante, ai quali viene attribuita una vasta gamma di compiti funzionalmente preordinati alla gestione della fase medesima e alla vigilanza sulla correttezza delle operazioni poste in essere dall'esecutore (Caringella). Tanto premesso in linea generale, la disciplina della fase esecutiva dei contratti pubblici si sostanzia ora in una serie di norme che, nel loro complesso, mirano a garantire l'esatto adempimento delle obbligazioni contrattuali assunte dall'esecutore, nonché a porre la stazione appaltante (e con essa l'interesse pubblico sotteso alla corretta esecuzione del contratto) al riparo da ogni possibile rischio legato a eventuali alterazioni patologiche del rapporto negoziale con l'affidatario del contratto dovute a cause riconducibili a quest'ultimo. Per quanto rileva in questa sede, l'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023 costituisce la disposizione di apertura della Parte del nuovo Codice dedicata all'esecuzione dei contratti. Anche la novella ha dunque mantenuto la precedente impostazione secondo cui la previsione dei requisiti per l'esecuzione dell'appalto costituisce l'incipit della disciplina della fase esecutiva. Ciò malgrado i requisiti aggiuntivi che la stazione appaltante può richiedere per l'esecuzione della commessa afferiscano più che altro alla fase della gara (Cosmai – Buonanno, 331). Dal punto di vista sistematico si confermano pertanto i dubbi già espressi dalla dottrina nella vigenza dell'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 circa la pertinenza della collocazione della norma all'interno del corpus normativo. Stante l'espresso riferimento alla suddetta necessaria predeterminazione dei requisiti speciali nella legge di gara, sarebbe infatti stato più opportuno inserire la norma nella parte V, titolo II, del nuovo Codice, laddove vengono disciplinati “i bandi, gli avvisi e gli inviti”, analogamente a quanto avveniva nel d.lgs. 163/2006 (si veda l'art. 69, di contenuto sovrapponibile all'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 e, di riflesso, all'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023). In proposito è vero che anche le direttive comunitarie inseriscono tale disposizione tra quelle inerenti all'esecuzione dei contratti. Ma è parimenti vero che questo non chiarisce la logica di questa collocazione (Corrado), così come non si rinvengono spiegazioni al riguardo nella relazione illustrativa al nuovo Codice redatta dalla Commissione speciale (nonostante essa dia espressamente atto del suo intento di fornire anche le linee guida per l'applicazione delle nuove norme, assumendo quindi una valenza di “soft law”). Sul piano dei contenuti l'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023 determina l'oggetto delle clausole del bando di gara o della lettera di invito, aventi ad oggetto requisiti speciali che le stazioni appaltanti possono richiedere per l'esecuzione del contratto. Clausole che gli operatori economici, in sede di offerta, devono impegnarsi ad accettare se risulteranno aggiudicatari. La norma riproduce testualmente l'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016, eliminando solo un refuso (nel comma 1 dell'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023 è inserita la parola “precisati” in luogo del termine “precisate” presente nell'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016). Vi è quindi una piena continuità del “nuovo” Codice rispetto a quello previgente e così una conferma della crescente attenzione rivolta dal legislatore alla fase dell'esecuzione dei contratti pubblici. Segnatamente, ciò si evince dal fatto che nell'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023: – il “diritto europeo” e i princìpi di parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità e innovazione assurgono a limite insuperabile per le stazioni appaltanti nell'individuazione dei requisiti per l'esecuzione del contratto; – e sono inserite le precisazioni per cui tali requisiti “possono attenere, in particolare, a esigenze sociali e ambientali” e in sede di offerta “gli operatori economici dichiarano di accettare i requisiti particolari nell'ipotesi in cui risulteranno aggiudicatari”. Sul punto occorre sin da subito segnalare che – come si legge anche nella relazione illustrativa della Commissione speciale – l'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 trasponeva fedelmente i princìpi comunitari di cui all'art. 30, comma 3, della Direttiva 23/2014, all'art. 70 della Direttiva 24/2014 e all'art. 87 della Direttiva n. 25/2014, che pertanto spiegano effetto anche nella vigenza del nuovo Codice. Peraltro, a ben vedere, la normativa europea conteneva una precisazione non riprodotta in quella nazionale di recepimento, e cioè quella relativa all'ammissibilità dei soli requisiti che risultano essere collegati all'oggetto del contratto, secondo quanto previsto dalla disposizione recante la disciplina del criterio di aggiudicazione dell'appalto (art. 67 Dir. 2014/24/UE). Tale ultima norma (precisamente, il comma 3 dell'art. 67) stabiliva, tra il resto, che i criteri di aggiudicazione sono considerati connessi all'oggetto dell'appalto pubblico ove riguardino lavori, forniture o servizi da fornire nell'ambito dell'appalto sotto qualsiasi aspetto e in qualsiasi fase del loro ciclo di vita, compresi fattori coinvolti nel processo specifico di produzione, fornitura o scambio di questi lavori, forniture o servizi; ovvero in un processo specifico per una fase successiva del loro ciclo di vita, anche se questi fattori non sono parte del loro contenuto sostanziale. Per contro, nulla di tutto ciò si rinviene nell'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 e nell'art. 113 del nuovo codice. Ne consegue che, in assenza di limiti ai “requisiti particolari per l'esecuzione” che le stazioni appaltanti possono richiedere ai concorrenti, il Codice dei contratti italiano (tanto nel 2016, quanto nel 2023) amplia – di fatto – l'ambito di operatività dell'analoga disposizione europea. In conclusione si fa ancora presente che l'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023 – così come l'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 – non ha previsto la facoltà (sussistente nella vigenza dell'art. 69 del d.lgs. n. 163/2006) per le stazioni appaltanti di richiedere preventivamente all'ANAC una pronuncia circa la compatibilità dei “requisiti particolari” con il diritto europeo. Tale valutazione è quindi rimessa esclusivamente alle medesime stazioni appaltanti. L'attività delle stazioni appaltantiA norma del comma 1 dell'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023 – così com'era previsto nel primo comma dell'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 – le stazioni appaltanti devono indicare negli atti di gara le condizioni particolari che pretendono siano rispettate dai concorrenti in fase di esecuzione del contratto. Di regola, perciò, i requisiti in questione dovrebbero essere contenuti – oltre che nel bando, nell'invito o nel capitolato speciale, come espressamente stabilisce la norma in commento – nel contratto. Al riguardo la giurisprudenza è costante nell'interpretare l'art. 100 del “vecchio” Codice dei contratti pubblici nel senso che, in linea generale, alla stazione appaltante è consentito richiedere, inserendoli nel bando, nel capitolato d'oneri e financo in sede contrattuale, requisiti particolari per l'esecuzione del contratto finalizzati a conseguire determinati obiettivi sociali e ambientali (Cons. St. V, n. 7140/2022). Stante l'immutata formulazione letterale dell'art. 113 rispetto al d.lgs. n. 50/2016, e quindi la corrispondenza sostanziale del relativo istituto e argomento trattato, si ritiene che tale orientamento possa essere ancora attuale e trovare continuità anche nel “nuovo” codice. Come si è anticipato in fase di “inquadramento”, lo stesso comma 1 dell'art. 113 del nuovo codice, in continuità con l'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016, conferma che “dette condizioni” – ossia i requisiti speciali – “possono attenere, in particolare, a esigenze sociali ed ambientali”. Tale precisazione appare più limitativa rispetto alla previsione del già citato art. 67 della direttiva europea 24/2014, secondo cui queste condizioni possono attenere – oltre che, appunto, alle esigenze di carattere sociale e ambientale – a considerazioni economiche o legate all'innovazione ed all'occupazione. Nelle premesse della suddetta direttiva comunitaria si legge inoltre che le condizioni di esecuzione dell'appalto dovrebbero essere intese a favorire l'attuazione di misure volte a promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne nel lavoro, una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra lavoro e vita privata, la protezione dell'ambiente o il benessere degli animali, a rispettare in sostanza le disposizioni delle convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e ad assumere un numero di persone svantaggiate superiore a quello stabilito dalla legislazione nazionale (v. il considerando n. 98 della dir. 24/2014/UE). Ne deriva che in sede di stesura degli atti di gara (e, di conseguenza, nel contratto) occorre prestare precipua attenzione nell'individuazione di tali condizioni, in modo da evitare che le stesse possano confliggere con i principi di rilevanza comunitaria, come quelli della parità di trattamento, della non discriminazione, della trasparenza, della proporzionalità e dell'innovazione. In ogni caso la norma, in considerazione del potenziale contenuto delle condizioni ivi menzionate, può essere letta in combinato disposto con l'art. 57 del d.lgs. n. 36/2023, in tema di clausole sociali. Merita infine segnalare che le Corti hanno da sempre riconosciuto alla stazione appaltante un margine apprezzabile di libertà nel richiedere requisiti di capacità economica, finanziaria e tecnica ulteriori e più severi rispetto a quelli normativamente previsti, fermo restando comunque il rispetto della proporzionalità e ragionevolezza e nel limite della continenza e non estraneità rispetto all'oggetto della gara (tra le tante, Cons. St. V, n. 4396/2021, con ampie citazioni di precedenti). L'esercizio della discrezionalità è stato ritenuto, dunque, compatibile con i principi della massima partecipazione, concorrenza, trasparenza e libera circolazione delle prestazioni e servizi purché i requisiti richiesti siano attinenti e proporzionati all'oggetto dell'appalto e la loro applicazione più rigorosa si correli a circostanze debitamente giustificate. In questi limiti la pretesa del possesso di requisiti più stringenti relativi alla capacità tecnica, economica e/o finanziaria non costituisce un ostacolo ingiustificato alla partecipazione delle imprese alla gara (T.A.R. Piemonte (Torino) II, n. 612/2021; T.A.R. Lazio (Roma) II-ter, n. 2115/2017). Sul versante processuale, per giurisprudenza ormai pacifica, tale elevata soglia di discrezionalità delle stazioni appaltanti nell'elaborazione delle specifiche tecniche risulta censurabile solo sotto il profilo della manifesta illogicità della scelta e della violazione dei limiti normativi costituiti dal rispetto della parità di accesso agli offerenti e dal divieto di creazione di ostacoli ingiustificati alla concorrenza (in aggiunta alle sentenze da ultimo richiamate, si veda T.A.R. Lazio (Roma) I-bis, n. 1151/2019). L'attività degli operatori economiciIn sede di offerta i concorrenti devono dichiarare, per l'ipotesi in cui risulteranno aggiudicatari, di accettare le condizioni particolari che la stazione appaltante ha ritenuto di esigere. Il dettato in esame è chiaro e pertanto non richiede particolari interpretazioni e/o commenti. Per completezza, si segnala peraltro la necessità che l'operatore economico presti molta attenzione alle indicazioni contenute nella legge di gara per la manifestazione dell'adesione alle richieste della stazione appaltante. Spesso è sufficiente la sottoscrizione “per accettazione ” del disciplinare tecnico o del capitolato speciale d'appalto (T.A.R. Lazio (Roma) I-bis, n. 284/2021; T.A.R. Friuli Venezia Giulia (Trieste) I, n. 193/2015; Cons. St. VI, n. 5890/2014), ma nella legge di gara potrebbero essere previste forme di manifestazione di volontà ulteriori e diverse (prevalenti per effetto del principio di specialità, applicabile – ovviamente – anche alle procedure competitive). È perciò necessario prestare molta attenzione a questo aspetto. Va comunque osservato che, secondo una recente e attenta giurisprudenza, il capitolato speciale si atteggia alla stregua di condizioni generali di contrattoex art. 1341 c.c., predisposte unilateralmente dalla pubblica amministrazione e accettate dagli aspiranti contraenti, quale garanzia della conoscenza delle obbligazioni contrattuali discendenti dall'aggiudicazione e della volontà di eseguirle nella esatta connotazione indicata nel capitolato stesso. Sicché la specifica sottoscrizione “per accettazione” del capitolato speciale o atto omologo è sufficiente per produrre l'effetto di dare per conosciute e accettate tutte le relative previsioni (T.A.R. Liguria (Genova) I, n. 128/2023). Il che è del resto coerente con le statuizioni della giurisprudenza civile circa la disciplina delle clausole vessatorie prevista dall'art. 1341, secondo comma, c.c., secondo cui l'obbligo di specifica approvazione per iscritto di tali clausole non è operante allorché i contraenti richiamino nella sua interezza il capitolato d'appalto come parte integrante del contratto, ricorrendo, in siffatta ipotesi, non la figura del contratto di adesione, bensì del contratto a relazione perfetta, in cui il riferimento al capitolato deve essere considerato come il risultato di una scelta concordata, diretta all'assunzione di uno schema al quale le parti si riportano con una formula denotante, sia pure in modo sintetico, l'effettiva conoscenza ed accettazione di tutte le clausole ivi contenute (Cass. I, n. 26201/2010; id., n. 19949/2007; id., n. 12203/2001). I “requisiti di partecipazione” (alla gara) e i “requisiti di esecuzione” (del contratto)La art. 113 del d.lgs. n. 36/2023, in quanto ripropositivo dell'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016, consente di analizzare un'ulteriore questione di indubbia rilevanza, ossia quella riguardante la distinzione tra “requisiti di partecipazione” e “requisiti di esecuzione”. In linea generale occorre premettere che: – i requisiti di partecipazione sono quelli necessari per accedere alla procedura di gara, in quanto requisiti generali c.d. “di moralità” (ex art. 80 del d.lgs. n. 50/2016, confluito oggi nell'art. 94 del nuovo codice) e requisiti speciali attinenti ai criteri di selezione (ex art. 83 del d.lgs. n. 50/2016, confluito oggi nell'art. 100 del nuovo codice); – invece i requisiti di esecuzione sono gli elementi caratterizzanti la fase esecutiva del servizio. Sulla scorta di tale preliminare classificazione si può quindi concludere che: – il requisito di partecipazione attiene prettamente all'operatore economico, e quindi alla gara in sé; – mentre il requisito di esecuzione attiene all'oggetto dell'appalto e quindi allo svolgimento (rectius, appunto, all'esecuzione) del contratto. Le considerazioni che precedono sono state reiteratamente confermate dalla giurisprudenza che si è formata sotto il “vecchio” codice, ma che – stante l'invarianza normativa del “nuovo” codice, di cui si è dato conto nel presente commento – può ritenersi tuttora valida. Nel dettaglio, il Consiglio di Stato è costante nel ritenere che la distinzione tra requisiti di partecipazione alla gara e requisiti di esecuzione dell'appalto fa capo alla previsione di cui all'art. 100 del d.lgs. n. 50/2016 (e quindi oggi, si ripete, all'art. 113 del d.lgs. n. 36/2023). Esso infatti, nel dare recepimento alla normativa eurounitaria (e, segnatamente, all'art. 70 della Direttiva 2014/24 e all'art. 87 della Direttiva 2014/25) consente alle stazioni appaltanti di richiedere agli operatori concorrenti – in aggiunta al possesso dei “requisiti” e delle “capacità” oggetto di valutazione selettiva di cui all'art. 83 del d.lgs. n. 50/2016 (oggi art. 100 del d.lgs. n. 36/2023) – “requisiti particolari”, a condizione che: a) siano rispettosi degli ordinari canoni di “parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, innovazione” che ispirano le procedure evidenziali, nella logica della garanzia di compatibilità “con il diritto europeo”; b) siano individuati e indicati con precisione come tali (cioè, come distinti dai requisiti speciali di partecipazione) nel corpo della lex specialis di procedura (in tal senso dovendo acquisirsi, per ragioni di chiarezza e trasparenza, la regola che impone che “siano precisate” nel bando, nell'invito o, in alternativa, nel “capitolato d'oneri”); c) gli operatori economici si impegnino, già in sede di formalizzazione dell'offerta e con espressa dichiarazione di accettazione, a garantirne il possesso “ nell'ipotesi in cui risulteranno aggiudicatari” (per tutto ciò, v. ad esempio Cons. St. V, n. 6137/2022). Sulla scorta di tale premessa è stato in proposito altresì affermato che i requisiti di esecuzione costituiscono “elementi caratterizzanti la fase esecutiva del servizio” (Cons. St. V, n. 4390/2018; id. n. 5929/2017; id. n. 2433/2017; id. n. 1094/2017), ossia i “mezzi (strumenti, beni e attrezzature) necessari all'esecuzione della prestazione promessa alla stazione appaltante” (Cons. St. V, n. 8159/2020), in tal modo distinguendoli dai requisiti di partecipazione, che sono invece necessari per accedere alla procedura di gara, in quanto requisiti generali di moralità (ex art. 80 d.lgs. n. 50 del 2016) e requisiti speciali attinenti ai criteri di selezione (ex art. 83 del d.lgs. n. 50/2016. In questi termini si vedano, da ultimo, Cons. St. V, n. 1617/2022; id., n. 722/2022). Sebbene si tratti di una distinzione non particolarmente perspicua, in quanto non ancorata a parametri oggettivi, e quindi fonte di potenziali incertezze, la medesima giurisprudenza si è dimostrata spesso propensa a valorizzarla in una prospettiva pro-concorrenziale, legittimando l'acquisizione in executivis di requisiti ritenuti di troppo onerosa acquisizione preventiva, come – ad esempio – nel caso, spesso ricorrente negli appalti di servizi di ristorazione della disponibilità di centri di cottura (tra le tante, Cons. St. V, n. 8101/2020; id., n. 5308/2019, nonché T.R.G.A. Trento, Sez. unica, n. 151/2022). Di recente il Giudice d'appello ha posto alcuni punti fermi in merito alla distinzione qui rilevante. Precisamente, si è stabilito che: a) mentre il possesso dei requisiti di partecipazione è richiesto al concorrente fin dal momento di presentazione dell'offerta, i requisiti di esecuzione sono, solitamente, condizioni per la stipulazione del contratto di appalto (tra le molte, Cons. St. V, n. 5740/2020; id., n. 1071/2020), ma ben possono essere essi considerati nella lex specialis come elementi dell'offerta, a volte essenziali (v. Cons. St. V, n. 2190/2019), più spesso idonei all'attribuzione di un punteggio premiale (Cons. St. V, n. 2090/2020); b) la concreta regolamentazione dei requisiti di esecuzione deve essere rinvenuta nella lex specialis. Pertanto, ove siano richiesti quali elementi essenziali dell'offerta o per l'attribuzione di un punteggio premiale, la loro mancanza al momento di partecipazione alla gara comporta, rispettivamente, l'esclusione dalla stessa o la mancata assegnazione del punteggio premiale; se invece sono richiesti come condizione per la stipulazione del contratto, il loro difetto rileva al momento dell'aggiudicazione o al momento fissato dalla legge di gara per la relativa verifica e comporta la decadenza dall'aggiudicazione, per l'impossibilità di stipulare il contratto addebitabile all'aggiudicatario (Cons. St. III, n. 11029/2022); c) quanto ai contenuti della lex specialis di gara, in coerenza con l'art. 95 del d.lgs. n. 50/2016 (confluito oggi nell'art. 108 del d.lgs. n. 36/2023), è stato ritenuto (da Cons. St. V, n. 1617/2022) applicabile il principio giurisprudenziale – posto a salvaguardia dell'attendibilità delle offerte e della serietà della competizione, nonché dell'efficienza ed economicità dell'azione amministrativa – secondo cui, in caso di incertezza, va preferita un'interpretazione delle clausole del bando nel senso che i mezzi e le dotazioni funzionali all'esecuzione del contratto devono essere individuati già al momento della presentazione dell'offerta, con un impegno del concorrente ad acquisirne la disponibilità a carattere vincolante (Cons. St. V, n. 2090/2020; Cons. St. V, n. 5806/2019) ovvero compiutamente modulato dalla stazione appaltante quanto alla serietà e modalità della sua assunzione o alle condizioni e ai termini di adempimento dell'obbligazione futura (Cons. St. V, n. 8159/2020 e Cons. St. V, n. 2090/2020). Peraltro, si è stabilito che tale regola ermeneutica dev'essere contemperata con l'altra, pure rilevante ai fini della tutela dei partecipanti, del loro affidamento e della par condicio, secondo cui le clausole della lex specialis devono essere chiare e di univoco significato, dovendosi, in presenza di una obiettiva incertezza nella loro interpretazione, preferirsene una lettura che consenta la più ampia partecipazione dei concorrenti, in ossequio ai principi del favor partecipationis e del perseguimento dell'interesse pubblico al più ampio confronto concorrenziale (Cons. St. III, n. 7747/2020; Cons. St. III, n. 5358/2020). Le disposizioni degli atti regolatori della procedura in esame devono pertanto essere correttamente interpretate, con precipuo riferimento alla distinzione tra requisiti di partecipazione (la cui mancanza al momento dell'offerta determina l'espulsione dalla gara) e requisiti di mera esecuzione (che tale portata escludente non hanno) alla luce dei suddetti princìpi (Cons. St. III, n. 11029/2022); d) compete comunque alla stazione appaltante, nella predisposizione degli atti di gara, il compito di “ conciliare le contrapposte esigenze: da un lato, quella di evitare inutili aggravi di spesa a carico degli operatori economici concorrenti per procurarsi già al momento dell'offerta la disponibilità di beni e mezzi, senza avere la certezza dell'aggiudicazione e con effetti discriminatori ed anti-concorrenziali perché di favore per gli operatori già presenti sul mercato ed in possesso delle dotazioni strumentali, nonché con violazione del principio di proporzionalità (cfr. Corte giust. UE, sez. I, 8 luglio 2021, n. 428); dall'altro, quella della stazione appaltante di garantire la serietà e l'effettività dell'impegno assunto dal concorrente di dotarsi dei mezzi necessari all'espletamento del servizio” (Cons. St. V, n. 722/2022, citata e fatta propria anche da T.A.R. Veneto (Venezia) II, n. 1785/2022). In coerenza con tali affermazioni, le più aggiornate pronunce di merito hanno ribadito che “secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale (da ultimo, Cons. St. V, 20 agosto 2021, n. 5970) il bando di gara e, più in generale, la lex specialis devono essere interpretati in termini strettamente letterali, con la conseguenza che le regole ivi contenute vincolano l'operato dell'amministrazione, obbligata all'applicazione di quanto ivi previsto senza alcun margine di discrezionalità, in ragione sia dei principi dell'affidamento e di tutela della parità di trattamento tra i concorrenti, che sarebbero pregiudicati ove si consentisse la modifica delle regole di gara cristallizzate nella lex specialis medesima, sia del più generale principio che vieta la disapplicazione del bando, quale atto con cui l'amministrazione si è autovincolata (ex multis, Cons. St. VI, n. 1788/2021)” (così T.R.G.A., Trento, Sez. unica, n. 151/2022). Pertanto, “a fronte di più possibili interpretazioni di una clausola della lex specialis, non è possibile aderire all'opzione ermeneutica che, ove condivisa, comporterebbe l'esclusione del concorrente dalla gara (o comunque la restrizione del campo dei concorrenti), dovendo preferirsi quella che, invece, consente la più ampia partecipazione in virtù del principio del favor partecipationis e dell'interesse pubblico al più ampio confronto concorrenziale (ex multis, Cons. St. III, n. 7747/2020). E allora, se in presenza di clausole che non presentano un'obiettiva incertezza del loro significato assume carattere preminente l'esegesi collegata all'interpretazione del dato testuale, la quale salvaguarda simultaneamente la par condicio tra i concorrenti e le esigenze di certezza connesse allo svolgimento delle gare pubbliche (Cons. St. IV, n. 6359/2020); invece in presenza di clausole ambigue deve applicarsi il consolidato principi del favor partecipationis, specie se si tratta dell'interpretazione delle specifiche tecniche richieste (Cons. St. III, n. 5358/2020). Parimenti consolidato è l'orientamento giurisprudenziale (ex multis, Cons. St. V, n. 5740/2020; Cons. St. V, n. 5308/2019) secondo il quale, mentre i requisiti di partecipazione attengono ad oneri dichiarativi da osservare già in sede di presentazione dell'offerta, invece l'effettiva sussistenza di quelli di esecuzione, che i partecipanti alla gara dichiarano di accettare in sede di offerta nell'ipotesi in cui risulteranno aggiudicatari, dev'essere verificata dalla stazione appaltante prima di dare avvio all'esecuzione del contratto e, quindi, solo in un momento successivo all'aggiudicazione della gara. È poi ius receptum (ex multis, Cons. St. III, n. 5203/2021; Cons. St. V, n. 5260/2019) che le caratteristiche essenziali e indefettibili – ossia i requisiti minimi – delle prestazioni o del bene previste dalla lex specialis costituiscono condizioni di partecipazione alla procedura selettiva, non potendosi ammettere che il contratto venga aggiudicato a un concorrente che non garantisca il minimo prestabilito che vale a individuare l'essenza stessa del bene o del servizio richiesto; né depone in senso contrario la circostanza che la lex specialis non disponga espressamente l'esclusione dell'offerta che presenti caratteristiche difformi da quelle richieste, risolvendosi tale difformità in un aliud pro alio che comporta, di per sé, l'estromissione dalla gara, anche in mancanza di un'apposita comminatoria in tal senso. Peraltro ... a tal riguardo la giurisprudenza (Cons. St. III, n. 4859/2017) ha precisato che, laddove la lex specialis di gara, nel declinare le modalità di esecuzione del contratto di appalto, riferendosi ad una determinata prestazione richiesta, non qualifichi espressamente tale elemento dell'offerta come un requisito di ammissione alla gara, l'eventuale mancanza di tale elemento o un'eventuale discordanza delle caratteristiche richieste non possono determinare, per sé stanti, l'esclusione del concorrente, ostandovi il principio di tassatività delle cause di esclusione sancito dall'art. 83, comma 8, del d.lgs. n. 50/2016. In particolare – secondo quest'ultimo orientamento, ... i requisiti di esecuzione non possono essere confusi con i requisiti di partecipazione, perché ciò «comporterebbe anche la violazione dei criteri ermeneutici relativi all'interpretazione del contratto, applicabili alla materia degli appalti (art. 1362 e seguenti, ed in particolare la violazione del principio di cui all'art. 1366 c.c.), incidendo in questo modo sul legittimo affidamento dei concorrenti: l'introduzione surrettizia di un requisito di ammissione non chiaramente espresso dalla stazione appaltante, lede – infatti – la buona fede dei concorrenti che, facendo affidamento sull'interpretazione letterale delle clausole di gara, non hanno riscontrato l'esistenza di un requisito di ammissione “implicito” e dunque “nascosto” e, conseguentemente, non si sono avvalsi degli strumenti apprestati dall'ordinamento (ad es. avvalimento, ricorso al R.T.I.), per procurarselo (così T.A.R. Campania (Napoli) V, n. 448/2023). “Spetta infatti alla sola stazione appaltante, nell'esercizio del proprio potere tecnico discrezionale, delineare in modo palese (facendolo seguire dall'indicazione specifica “a pena di inammissibilità dell'offerta”) ciò che riveste natura “essenziale” per lo svolgimento del servizio, tenuto conto delle sue specifiche esigenze: non possono ricavarsi ex post, attraverso la lettura congiunta delle clausole del capitolato speciale, presunti requisiti ritenuti “essenziali” per lo svolgimento del servizio (ma non qualificati come tali dalla stazione appaltante), facendo leva – per di più – sulle particolari modalità di esecuzione della prestazione indicate dal concorrente nella sua offerta tecnica. In questo modo, infatti, si confondono i due piani nettamente separati, costituiti dall'individuazione dei requisiti di ammissione (potere che spetta alla sola stazione appaltante) e che riguarda elementi oggettivi valevoli per tutti i concorrenti, nel rispetto del principio della par condicio, e requisiti specifici attinenti alle particolari modalità di esecuzione della prestazione oggetto del successivo contratto, prescelti del singolo concorrente in sede di offerta tecnica, che come tali sono stati individuati dall'impresa partecipante alla gara e che valgono – ovviamente – solo per essa. Non può infatti ritenersi che l'offerta di tali particolari modalità e caratteristiche specifiche possa costituire motivo di esclusione, ove non vi sia prova del loro possesso al momento della presentazione dell'offerta: ciò non rileva né sotto il profilo della asserita “falsità” della dichiarazione, né sotto quello dell'inammissibilità dell'offerta ... Tutto ciò che attiene all'esecuzione della prestazione riguarda lo specifico rapporto esistente tra la stazione appaltante e l'impresa aggiudicataria: quest'ultima si può dotare anche successivamente di tutti quegli elementi (ad esempio mezzi, personale aggiuntivo, strutture indicate nell'offerta) che costituiscono l'oggetto della prestazione dedotta nel contratto stipulato con la stazione appaltante, purché tali mezzi siano assicurati in sede di esecuzione. È notorio che le imprese si dotano dei mezzi per eseguire una commessa quando l'hanno acquisita, non quando sperano di acquisirla, se tali mezzi non sono richiesti dal bando ai fini dell'ammissione. L'omessa disponibilità dei “mezzi” indicati nell'offerta al momento della sua presentazione e relativi all'esecuzione della prestazione, non costituisce, quindi, falsità della dichiarazione o inammissibilità dell'offerta alla gara. L'eventuale mancato rispetto da parte dell'aggiudicataria degli “impegni assunti” con la presentazione dell'offerta in sede di gara (che integrano l'oggetto del contratto stipulato con la stazione appaltante), costituisce inadempimento contrattuale, sanzionabile con i rimedi apprestati dall'ordinamento, ma non costituisce motivo di esclusione per mancanza dei requisiti, né per falsità della dichiarazione (così, testualmente, la già citata sentenza del Cons. St. III, n. 4859/2017) (in questi precisi termini, si veda ancora T.R.G.A., Trento, Sez. unica, n. 151/2022). Fermo quanto precede, va in ogni caso segnalato che la stessa giurisprudenza (da ultimo, Cons. St. V, n. 9249/2022) ha precisato che le caratteristiche indefettibili (ossia i requisiti minimi) delle prestazioni o del bene previste dalla lex specialis di gara costituiscono una condizione di partecipazione alla procedura selettiva, e le difformità dell'offerta tecnica che rivelano l'inadeguatezza del progetto proposto dall'impresa offerente rispetto a essi legittimano l'esclusione e non già la mera penalizzazione dell'offerta nell'attribuzione del punteggio, perché determinano la mancanza di un elemento essenziale per la formazione dell'accordo necessario per la stipula del contratto e quindi l'incertezza assoluta o l'indeterminatezza del suo contenuto (per tutte, Cons. St. III, n. 5144/2020). Ciò anche in ossequio al principio per cui nelle gare pubbliche le offerte tecniche devono essere improntate alla massima linearità e chiarezza, onde prefigurare alla pubblica amministrazione un quadro certo dei rispettivi doveri e obblighi contrattuali in corrispondenza agli atti di gara (C.G.A.R.S., n. 23/2017 e Cons. St. V, n. 10577/2022). Sulla scorta di tali coordinate ermeneutiche, si può in conclusione affermare che, in linea generale, la presenza di fondati dubbi circa il possesso in capo a un concorrente di un requisito di partecipazione a una gara pubblica non può essere superata sic et simpliciter richiamando la mera valenza autocertificativa della dichiarazione positiva al riguardo resa dal medesimo, trattandosi di fatto potenzialmente idoneo a inficiare la partecipazione del concorrente stesso alla procedura, e quindi l'eventuale aggiudicazione da disporsi in suo favore; il che impone alla stazione appaltante di esercitare i suoi poteri per verificare, in qualsiasi momento, il corretto svolgimento della gara (v. ancora Cons. St. V, n. 10577/2022). BibliografiaCaringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma 2021; Caringella, Manuale dei contratti pubblici, Roma 2021; Caringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Corrado, Sub art. 100 d.lgs. n. 50/2016, in Codice dei contratti pubblici commentato, a cura di Caringella, Milano, 2022; Cosmai – Buonanno, La riforma dei contratti pubblici, Vicenza, 2023; Crismani, Il principio della tendenziale immodificabilità soggettiva dei contratti pubblici nella fase di esecuzione, in Riv. g iur. dell'edilizia, 2018, 5, 301 ss.; Esposito e Nicodemo, in Codice dei Contratti Pubblici, (a cura di Esposito) Milano, 2017; Provenzano, Codice dei Contratti Pubblici (a cura di Giuffrè, Provenzano, Tranquilli), Napoli, 2019. |