Decreto legislativo - 31/03/2023 - n. 36 art. 124 - Esecuzione o completamento dei lavori, servizi o forniture nel caso di procedura di insolvenza o di impedimento alla prosecuzione dell'affidamento con l'esecutore designato.

Marco Briccarello
Codice legge fallimentare

Art. 110


Esecuzione o completamento dei lavori, servizi o forniture nel caso di procedura di insolvenza o di impedimento alla prosecuzione dell'affidamento con l'esecutore designato.

1. Fatto salvo quanto previsto dai commi 4 e 5, in caso di liquidazione giudiziale, di liquidazione coatta e concordato preventivo, oppure di risoluzione del contratto ai sensi dell'articolo 122 o di recesso dal contratto ai sensi dell'articolo 88, comma 4-ter, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, oppure in caso di dichiarazione giudiziale di inefficacia del contratto, le stazioni appaltanti interpellano progressivamente i soggetti che hanno partecipato all'originaria procedura di gara, risultanti dalla relativa graduatoria, per stipulare un nuovo contratto per l'affidamento dell'esecuzione o del completamento dei lavori, servizi o forniture, se tecnicamente ed economicamente possibile.

2. L'affidamento avviene alle  medesime  condizioni  gia'  proposte dall'originario  aggiudicatario  in  sede  in  offerta.  Le  stazioni appaltanti possono prevedere nei  documenti  di  gara  che  il  nuovo affidamento avvenga alle condizioni proposte dall'operatore economico interpellato.

3. Per gli appalti di lavori di realizzazione di opere pubbliche di importo pari o superiore alle soglie di cui all'articolo 14 e di servizi e forniture di importo pari o superiore a 1 milione di euro si applica, in deroga ai commi 1 e 2, l'articolo 216, commi 2 e 3.

4. Il curatore della procedura di liquidazione giudiziale, autorizzato all'esercizio provvisorio dell'impresa, può, su autorizzazione del giudice delegato, stipulare il contratto qualora l'aggiudicazione sia intervenuta prima della dichiarazione di liquidazione giudiziale ed eseguire i contratti e gli accordi quadro già stipulati dall'impresa assoggettata alla liquidazione giudiziale. L'autorizzazione alla stipulazione del contratto deve intervenire entro il termine di cui all'articolo 18, comma 2; in mancanza il curatore è da intendersi sciolto da ogni vincolo e la stazione appaltante procede ai sensi dei commi 1 e 2.

5. Per i contratti in corso di esecuzione, alle imprese che hanno depositato la domanda di accesso al concordato preventivo, anche ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, si applicano i commi 1 e 2 dell'articolo 95 dello stesso codice. Nel caso in cui la domanda di cui al primo periodo sia stata depositata dopo l'adozione del provvedimento di aggiudicazione, la stipulazione del contratto deve essere autorizzata nel termine previsto dal comma 4, ai sensi dell'articolo 95, commi 3 e 4, del codice di cui al decreto legislativo n. 14 del 2019.

6. Restano ferme le disposizioni previste dall'articolo 32 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, in materia di misure straordinarie di gestione di imprese nell'ambito della prevenzione della corruzione.

Note operative

Fattispecie Prestazione Condizione Conseguenze
Liquidazione giudiziale con esercizio provvisorio d'impresa Da eseguire Per stipula del contratto: autorizzazione del Giudice delegato + Aggiudicazione prima dell'apertura della liquidazione In mancanza di autorizzazione del Giudice delegato entro 60 giorni da aggiudicazione efficace: scioglimento vincolo + Scorrimento graduatoria
Impresa con richiesta di accesso al concordato preventivo In corso di esecuzione Richiesta di concordato ad aggiudicazione già disposta + contratto già stipulato Prosecuzione contratto
Impresa con richiesta di accesso al concordato preventivo Da eseguire Per stipula del contratto: richiesta di concordato ad aggiudicazione già disposta + contratto da stipulare autorizzazione del Giudice delegato entro 60 giorni da aggiudicazione efficace

Inquadramento

L'art. 124 del d.lgs. n. 36/2023, riproducendo con modifiche l'art. 110 del d.lgs. n. 50/2016, disciplina l'esecuzione o il completamento di lavori, servizi o forniture in caso di procedure di insolvenza o di impedimento alla prosecuzione dell'affidamento con l'esecutore designato.

Le relative previsioni (tanto dell'art. 110 del vecchio codice, quanto dell'art. 124 del nuovo codice) sono volte a salvaguardare l'interesse pubblico sotteso alla corretta esecuzione del contratto per l'evenienza in cui si verifichino determinate situazioni ‘patologiche' in ordine alle vicende dell'appaltatore (Corrado).

I profili principali della novella possono essere così sintetizzati.

a ) Preliminarmente si ricorda che in virtù dell'art. 5, comma 4, lett. b), del decreto Semplificazioni (d.l. n. 76/2020, conv. in l. n. 120/2020) – in deroga al citato art. 110 del vecchio codice (come da ultimo modificato dall'articolo 372, comma 1, del c.d. Codice della crisi e dell'insolvenza di cui al d.lgs. n. 14/2019) – fino al 30 giugno 2023 la stazione appaltante, laddove la prosecuzione dei lavori per qualsiasi motivo (ivi incluse la crisi o l'insolvenza dell'esecutore, anche in ipotesi di concordato con continuità aziendale ovvero di autorizzazione all'esercizio provvisorio dell'impresa) non possa procedere con il soggetto designato, o per l'esecutore plurisoggettivo con altra impresa del raggruppamento designato, deve necessariamente risolvere il contratto e interpellare progressivamente i soggetti partecipanti alla originaria procedura di gara, come risultanti dalla relativa graduatoria, al fine di stipulare un nuovo contratto per il completamento dei lavori, ove ciò sia tecnicamente ed economicamente possibile, e alle condizioni proposte dall'operatore economico interpellato.

In sostanza viene previsto il subentro di altra impresa appaltatrice a condizioni diverse da quelle stabilite dal contratto stipulato con l'aggiudicatario, ossia alle condizioni proposte dal subentrante. E qui sta la prima divergenza significativa rispetto sia al suddetto art. 110, comma 2, del d.lgs. n. 50/2016 (anche nel testo conseguente alle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 14/2019), sia al primo periodo del comma 2 dell'art. 124 del d.lgs. n. 36/2023, in quanto entrambi fanno riferimento alle medesime condizioni già proposte dall'originario aggiudicatario in sede di offerta.

b ) La suddetta norma “emergenziale” è stata sostanzialmente recepita – e introdotta a regime – nel primo comma dell'art. 124 del nuovo codice, a mente del quale in caso di liquidazione giudiziale, liquidazione coatta o concordato preventivo, oppure di risoluzione del contratto ai sensi dell'art. 122 del d.lgs. n. 36/2023o di recesso dal contratto ai sensi dell'art. 88, comma 4-ter, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (d.lgs. n. 159/2011), o ancora in caso di dichiarazione giudiziale di inefficacia del contratto, le stazioni appaltanti devono interpellare progressivamente i soggetti partecipanti all'originaria procedura di gara, come risultanti dalla relativa graduatoria, per stipulare un nuovo contratto per l'affidamento dell'esecuzione o del completamento dei lavori, servizi o forniture, qualora ciò risulti tecnicamente ed economicamente possibile, salvo quanto previsto dai successivi commi 4 e 5 (su cui si tornerà a breve).

La previsione in commento, peraltro, al fine di bilanciare le contrapposte esigenze della stazione appaltante (da un lato, di contenere i costi della prestazione pubblica e, dall'altro lato, di addivenire alla relativa conclusione), aggiunge un secondo periodo al comma 2 in cui si prevede la facoltà per la stazione appaltante di disporre nei documenti di gara, in caso di subentro con scorrimento della graduatoria, che le condizioni economiche del contratto possano essere quelle proposte dal subentrante (sempre che il subentro sia economicamente e tecnicamente possibile ai sensi del riformato comma 1).

In proposito la relazione illustrativa al d.lgs. n. 36/2023 ha evidenziato che se la stazione appaltante esercita questa opzione, l'appaltatore inadempiente in caso di risoluzione sarà chiamato a rispondere automaticamente dei maggiori costi dell'appalto riaffidato a condizioni più onerose per la stazione appaltante rinegoziate con il subentrante, riconducibili agli oneri aggiuntivi considerati dal comma 6 dell'art. 122 del nuovo codice, senza che l'equità del corrispettivo sia presumibile per effetto dell'espletamento di una nuova gara ad evidenza pubblica.

D'altra parte, la possibilità di questa rinegoziazione con il subentrante è una facoltà importante per la stazione appaltante.

c ) Altre modifiche si rinvengono nei commi 3 e 4 dell'art. 124. Nel dettaglio:

– nel comma 3 viene introdotta – per relationem, ossia mediante il rimando all'art. 216 del d.lgs. n. 36/2023 – una disciplina di coordinamento con le norme in tema di collegio tecnico consultivo;

– e nel comma 4 vengono espunte tutte le previsioni che non riguardano la fase esecutiva, fatto salvo quanto si dirà appresso per i fatti sopravvenuti al provvedimento di aggiudicazione. Si stabilisce infatti che – a differenza di quanto avviene nella vigenza del d.lgs. n. 50/2016 – la sopravvenienza della liquidazione giudiziale dopo il provvedimento di aggiudicazione non comporta automaticamente la decadenza dall'aggiudicazione stessa, potendo invece la stazione appaltante stipulare il contratto con il curatore autorizzato all'esercizio dell'impresa, previa autorizzazione del giudice delegato.

La ratio di una simile facoltà dell'Amministrazione è presto detta: poiché la partecipazione e l'aggiudicazione sono avvenute legittimamente quan- do l'imprenditore era ancora in bonis, mancando soltanto l'aspetto formale della stipulazione, si è ritenuto che meritasse tutela l'aspettativa della curatela alla stipula del contratto, in vista della tutela della consistenza del patrimonio dell'imprenditore in liquidazione giudiziale e delle ragioni dei creditori, sempre sotto sorveglianza del curatore e del giudice delegato per verificare la sostenibilità da parte della società fallita dell'esecuzione del contratto. Ciò tanto più alla luce del fatto che l'art. 57, par. 4, lett. b), della Direttiva 2014/24 non obbliga gli Stati membri e le stazioni appaltanti ad escludere dalle procedure e dai contratti pubblici le società dichiarate insolventi, ma lascia la scelta in capo ai singoli Paesi.

d) Il quarto comma della nuova norma amplia altresì l'ambito interpretativo dell'espressione (contenuta nell'art. 110, comma 3, del d.lgs. n. 508/2016) “contratti stipulatiche il curatore autorizzato all'esercizio provvisorio dell'impresa può eseguire. Segnatamente, vengono ricompresi in questo novero anche gli accordi quadro (e quindi i contratti applicativi successivi).

Così facendo si è risolto in via espressa il dubbio se il curatore potesse stipulare contratti applicativi dell'accordo quadro, oppure se l'accordo quadro stipulato rimanesse comunque valido, ma “sospeso” fino al subentro di un nuovo soggetto acquirente dell'azienda o cessionario del contratto.

e) Le restanti modifiche sono volte ad un migliore coordinamento della disciplina dell'evidenza pubblica con il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza di cui al d.lgs. n. 14/2019 e con la scelta redazionale di spostare le fattispecie concernenti la partecipazione alla gara dell'impresa ammessa al concordato preventivo o che ne abbia fatto domanda nella sezione dedicata ai requisiti generali. Difatti, il comma 5 prevede che:

– alle imprese che abbiano depositato una domanda (appunto) di accesso al concordato preventivo, per i contratti in corso di esecuzione, si applicano i commi 1 e 2 dell'art. 95 del d.lgs. n. 14/2019. Essi dispongono i contratti in corso di esecuzione stipulati con pubbliche amministrazioni non si risolvono per effetto del deposito della domanda di concordato, con inefficacia ex lege degli eventuali patti contrari (così il comma 1 del citato art. 95 del d.lgs. n. 14/2019), e la presentazione della domanda di accesso al concordato preventivo (e al concordato liquidatorio) non impedisce la continuazione di contratti con le pubbliche amministrazioni, se il professionista indipendente ha attestato la conformità al piano, ove predisposto, e la ragionevole capacità di adempimento (o, per il concordato liquidatorio, che la continuazione è necessaria per la migliore liquidazione dell'azienda in esercizio). Di tale continuazione può beneficiare, in presenza dei requisiti di legge, anche la società cessionaria o conferitaria d'azienda o di rami d'azienda cui i contratti siano trasferiti, purché in possesso dei requisiti per la partecipazione alla gara e per l'esecuzione del contratto (v. il comma 2 dell'art. 95 del d.lgs. n. 14/2019);

– e, nel caso in cui la domanda di accesso al concordato preventivo sia stata depositata dopo l'aggiudicazione, la stipulazione del contratto dev'essere autorizzata nel termine previsto dal comma 4 dell'art. 124 (cioè, ex art. 18, comma 2, del d.lgs. n. 36/2023, entro 60 giorni successivi a quando l'aggiudicazione è divenuta efficace) ai sensi dell'art. 95, commi 3 e 4, del suddetto codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (questi citati commi dispongono che, in seguito al deposito della domanda di accesso ad una delle procedure di regolazione della crisi o dell'insolvenza, la partecipazione a procedure di affidamento di contratti pubblici deve essere autorizzata dal tribunale, e, dopo il decreto di apertura, dal giudice delegato, acquisito il parere del commissario giudiziale ove già nominato. Il rilascio dell'autorizzazione da parte del Tribunale consente la partecipazione alla gara previo deposito di una relazione del professionista indipendente che attesta la conformità al piano, ove redatto, e la ragionevole capacità di adempimento del contratto).

L'ammissione alle gare per le imprese che hanno fatto domanda di concordato “in bianco”, già presente nel quarto comma dell'art. 110 del d.lgs. n. 50/2016, ha costituito il recepimento dell'approdo a cui era giunta la giurisprudenza dopo un aspro contrasto circa la persistente ammissibilità della partecipazione alle gare delle imprese che hanno presentato solamente una domanda di ammissione all'istituto del concordato preventivo, riservandosi di presentare la proposta concordataria e il relativo piano. Il vecchio comma 4 dell'art. 110 del d.lgs. n. 50/2016 (e con esso il quinto comma dell'art. 124 del d.lgs. n. 36/2013) prevede che nell'intervallo di tempo intercorrente tra il deposito della domanda di concordato “in bianco” e il deposito del decreto di apertura del procedimento, ai fini della partecipazione alle procedure di affidamento di contratti pubblici, sia sempre necessario l'avvalimento dei requisiti di un altro soggetto (Corrado).

f) È stato abrogato il comma 6 dell'art. 110 del d.lgs. n. 50/2016 riguardante i poteri dell'ANAC nei confronti delle imprese in concordato.

Nella relazione illustrativa si segnala che ciò è avvenuto su proposta proprio della stessa Autorità.

g) Infine, l'ultimo comma della nuova disposizione rinvia a quanto previsto dall'art. 32 del d.l. n. 90/2014 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114/2014), in materia di misure straordinarie di gestione di imprese nell'ambito della prevenzione della corruzione.

Questioni applicative

In giurisprudenza si è a lungo dibattuto sugli effetti conseguenti alla proposizione di una domanda di concordato in bianco nei confronti delle procedure di affidamento degli appalti pubblici.

Al riguardo l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha fornito chiarimenti volti a dirimere i contrasti in materia. Invero, con tre sentenze “gemelle” del 2021, il Supremo Consesso ha fissato i seguenti princìpi:

a ) la presentazione di una domanda di concordato in bianco o con riserva, ai sensi dell'art. 161, comma 6, della legge fallimentare (di cui al r.d. n. 267/1942) non integra una causa di esclusione automatica dalle gare pubbliche, per perdita dei requisiti generali, essendo rimesso in primo luogo al giudice fallimentare (in sede di rilascio dell'autorizzazione di cui all'art. 186-bis, comma 4, e al quale l'operatore che ha chiesto il concordato si deve tempestivamente rivolgere fornendo all'uopo le informazioni necessarie) valutare la compatibilità della partecipazione alla procedura di affidamento in funzione e nella prospettiva della continuità aziendale;

b ) la partecipazione alle gare pubbliche è considerata dal legislatore, a seguito del deposito della domanda di concordato anche in bianco o con riserva, un atto che deve essere comunque autorizzato dal Tribunale, acquisito il parere del commissario giudiziale ove già nominato, ai sensi dell'art. 186- bis , comma 4, da ultimo richiamato anche dagli artt. 80 e 110 del codice dei contratti; a tali fini l'operatore che presenta domanda di concordato in bianco o con riserva è tenuto a richiedere senza indugio l'autorizzazione, anche qualora sia già partecipante alla gara, e ad informarne prontamente la stazione appaltante;

c ) e l'autorizzazione giudiziale alla partecipazione alla gara pubblica deve intervenire entro il momento dell'aggiudicazione della stessa, non occorrendo che in tale momento l'impresa, inclusa quella che ha presentato domanda di concordato in bianco o con riserva, sia anche già stata ammessa al concordato preventivo con continuità aziendale (per tutto ciò, v. Cons. St., Ad. Plen., n. 9, 10 e 11/2021).

Dopo l'emanazione delle citate pronunce il legislatore è a più riprese intervenuto sul quadro normativo di riferimento (tanto sulle disposizioni sulla crisi d'impresa e sull'insolvenza, quanto su quelle volte a normare i contratti pubblici).

La giurisprudenza che si è formata successivamente ha precisato che, sebbene l'Adunanza plenaria si sia espressa con riferimento alla disciplina vigente prima della riforma attuata dal d.l. n. 32/2019, le argomentazioni a supporto dei principi di diritto affermati – pur essendo parzialmente superate dalla modifica legislativa dell'art. 110, comma 4, del d.lgs. n. 50/2016 – costituiscono tuttora validi strumenti interpretativi. In particolare, le statuizioni in questione sono state ritenute “utili ad interpretare la regola della necessità dell'autorizzazione del giudice delegato per l'impresa ammessa al concordato con continuità aziendaleai fini della partecipazione ad una gara d'appalto. Il Consiglio di Stato ha infatti rilevato che tale regola, prima contenuta nell'art. 110, comma 3, del d.lgs. n. 50/2016, è poi confluita nell'art. 186-bis, comma 4, del r.d. n. 267/1942, e infine nell'art. 95, commi 3 e 4 del d.lgs. n. 14/2019. Precisamente, il giudice d'appello ha rilevato che:

– già prima delle modifiche normative intervenute nel 2019 e da ultimo nel 2022 l'impresa ammessa al concordato preventivo con continuità aziendale doveva essere autorizzata a partecipare alla procedura ad evidenza pubblica, ai sensi dell'art. 186-bis, comma 4, della legge fallimentare, e allegare la relazione del professionista abilitato (nel senso che la relazione si doveva aggiungere all'autorizzazione quale requisito ulteriore richiesto per partecipare alla procedura, si veda Cons. St. III, n. 5966/2018);

– e un “riscontro della correttezza dell'interpretazione sopra esposta si rinviene nella disciplina dettata dal citato d.lgs. n. 14/2019 (contenente il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza) che, pur essendo entrata in vigore il 15 luglio 2022, è stata tenuta presente dal d.l. n. 32/2019 quando ha introdotto le modifiche dell'art. 186-bis della legge fallimentare e degli art. 80, comma 5, e 110 del Codice dei contratti pubblici del 2016. Il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza ha risolto il difettoso coordinamento interno all'art. 186-bis, commi 4 e 5, prevedendo nella rinnovata disciplina del concordato preventivo con continuità aziendale, all'art. 95, commi 3 e 4, del medesimo d.lgs. n. 14/2019 che: “3. Successivamente al deposito della domanda di cui all'art. 40 [n.d.r. domanda di ammissione al concordato preventivo], la partecipazione a procedure di affidamento di contratti pubblici deve essere autorizzata dal tribunale, e, dopo il decreto di apertura [n.d.r. della procedura di concordato preventivo], dal giudice delegato, acquisito il parere del commissario giudiziale ove già nominato.

4. L'autorizzazione consente la partecipazione alla gara previo deposito di una relazione del professionista indipendente che attesta la conformità al piano, ove predisposto, e la ragionevole capacità di adempimento del contratto.”. L'art. 372 del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza ha inoltre disposto la modifica degli artt. 80, comma 5, lett. b) e 110, comma 4, del d.lgs. n. 50/2016, prevedendo, in luogo del rinvio all'art. 186-bis del r.d. n. 267/1942, il rinvio all'art. 95 dello stesso d.lgs. n. 14/2019. Trova quindi definitiva conferma la necessità per le imprese ammesse al concordato preventivo con continuità aziendale, per partecipare alle gare pubbliche, di ottenere l'autorizzazione del competente organo della procedura fallimentare, con acquisizione della relazione di un professionista abilitato contenente le attestazioni di conformità al piano concordatario e di ragionevole capacità di adempimento del contratto” (così, testualmente, Cons. St. V, n. 8685/2022).

Si è altresì ribadita la necessità – già espressa dall'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato con la sentenza n. 9/2021 – che l'istanza di autorizzazione venga presentata al giudice fallimentare competente “senza indugio, anche per acquisire quanto prima l'autorizzazione ed essere [...] nella condizione utile di poterla trasmettere alla stazione appaltante con la procedura ad evidenza pubblica ancora in corso” (paragrafo 8). Inoltre “la centralità e l'importanza che riveste l'autorizzazione del giudice fallimentare, ai fini della partecipazione alla gara, conducono a ritenere che il rilascio e il deposito di tale autorizzazione debbano intervenire prima che il procedimento dell'evidenza pubblica abbia termine e, dunque, prima che sia formalizzata da parte della stazione appaltante la scelta del miglior offerente attraverso l'atto di aggiudicazione” (paragrafo 10), come d'altronde ritenuto già dalla giurisprudenza precedente (v. Cons. St. V, n. 1328/2020). Resta comunque rimesso alla stazione appaltante “nel singolo caso concreto valutare se un'autorizzazione tardiva, ma pur sempre sopraggiunta in tempo utile per la stipula del contratto di appalto o di concessione, possa avere efficacia integrativa o sanante” (paragrafo 10, parte finale).

Sul tema della partecipazione ad una gara d'appalto di un'impresa sottoposta a concordato preventivo con continuità aziendale è recentemente tornata la giurisprudenza di merito, che ha analizzato il caso in cui v'è già stata l'omologazione del concordato.

Al riguardo, sulla base della lettera dell'art. 186-bis, del r.d. n. 267/1942, era insorto un contrasto giurisprudenziale tra chi riteneva necessaria l'autorizzazione giudiziale anche a seguito dell'omologazione del concordato e chi invece escludeva questa necessità (per una puntuale rassegna dei due orientamenti e delle rispettive ragioni si veda Cons. St. III, n. 9147/2022).

Allo stato attuale appare maggioritario l'orientamento secondo cui “gli artt. 80 comma 5 lett. b) e 110 comma 4 d.lgs. n. 50/2016 vanno intesi nel senso che, per le imprese in stato di concordato preventivo con continuità aziendale, la partecipazione all'affidamento di pubbliche commesse è subordinata all'autorizzazione del giudice soltanto se non sia ancora intervenuta l'omologa del concordato. Dopo l'omologa, l'autorizzazione non occorre, come non occorre che la partecipazione sia accompagnata dal deposito della relazione di un professionista indipendente attestante la conformità al piano concordatario e la capacità dell'impresa di adempiere al contratto, che, nel sistema delineato dall'art. 95 comma 3 e 4 del d.lgs. n. 14/2019, costituisce appunto il presupposto dell'autorizzazione” (T.A.R. Toscana III, n. 286/2023. In termini, v. già T.R.G.A. Trentino Alto Adige (Trento), n. 179/ 2017). Tale conclusione si fonda sulla lettura coordinata di plurime norme convergenti nel chiarire che l'autorizzazione del giudice è necessaria per tutto il periodo compreso tra la presentazione della domanda di accesso al concordato e fino all'omologazione. Precisamente:

– in virtù dell'art. 46 del d.lgs. n. 14/2019, dopo il deposito della domanda di accesso al concordato preventivo, e fino al decreto di apertura del concordato, il debitore può compiere gli atti urgenti di straordinaria amministrazione previa autorizzazione del tribunale, mancando la quale gli atti compiuti sono inefficaci. Successivamente al decreto di apertura e fino all'omologazione, sull'istanza di autorizzazione provvede il giudice delegato. Conferma se ne trae dal successivo art. 94, che disciplina gli effetti della presentazione della domanda di concordato;

– a mente dell'art. 95, commi 3 e 4, del d.lgs. n. 14/2019, correlativamente, ai fini della partecipazione a gare pubbliche di appalto, l'autorizzazione deve essere preceduta dal deposito della relazione sottoscritta dal professionista indipendente;

– ai sensi dell'art. 118 del d.lgs. n. 14/2019, la procedura di concordato preventivo si chiude con la sentenza di omologazione, che segna l'inizio della fase di esecuzione del concordato, sotto la sorveglianza del commissario giudiziale. Questi deve riferire al giudice ogni fatto dal quale possa derivare pregiudizio ai creditori e, qualora rilevi che il debitore non sta provvedendo al compimento degli atti necessari a dare esecuzione alla proposta, o ne sta ritardando il compimento, deve senza indugio riferirne al Tribunale. Esso, sentito il debitore, può attribuire al commissario giudiziale i poteri necessari a provvedere in luogo del debitore al compimento degli atti a questo richiesti e può procedere alla nomina di un amministratore giudiziario affinché compia gli atti necessari a dare esecuzione alla proposta omologata.

– Dopo l'omologazione, e salvo che non intervengano la risoluzione o l'annullamento del concordato, viene meno l'esigenza dell'autorizzazione al compimento degli atti di straordinaria amministrazione e quella richiesta dall'art. 95, la cui necessità costituisce, come detto, uno degli effetti della presentazione della domanda di concordato. L'impresa è restituita alla disponibilità del debitore, tenuto all'adempimento degli obblighi assunti con la proposta concordataria e soggetto alla sorveglianza del commissario, mentre i poteri del giudice si spostano sul versante dei rimedi previsti per il caso di inosservanza di quegli obblighi.

– D'altro canto, la continuità aziendale serve a tutelare l'interesse dei creditori ed a preservare, nella misura possibile, i posti di lavoro (v. l'art. 84, comma 2, del d.lgs. n. 14/2019), richiedendo comunque il voto favorevole dei creditori o il superamento degli eventuali dissensi secondo la disciplina all'uopo stabilita (ex art. 112 del d.lgs. n. 14/2019). E il piano di concordato, oggetto dell'omologa, consta di un piano industriale che deve contenere l'indicazione degli effetti sul piano finanziario e dei tempi necessari per assicurare il riequilibrio della situazione finanziaria, nonché l'analitica individuazione dei costi e dei ricavi attesi, del fabbisogno finanziario e delle relative modalità di copertura, tenendo conto anche dei costi necessari per assicurare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela dell'ambiente. Il piano deve essere inoltre accompagnato dalla relazione di un professionista indipendente, che attesti la veridicità e fattibilità dello stesso e, in caso di continuità aziendale, la sua idoneità a impedire o superare l'insolvenza del debitore, a garantire la sostenibilità economica dell'impresa e a riconoscere a ciascun creditore un trattamento non deteriore rispetto a quello che riceverebbe in caso di liquidazione giudiziale (v. l'art. 87 d.lgs. n. 14/2019).

– L'assenza di necessità dell'autorizzazione giudiziale dopo l'omologa pare vieppiù confermata dalla previsione secondo cui la sentenza di omologazione chiude la procedura di concordato preventivo, determinando la cessazione del regime di amministrazione previsto nel corso della procedura, come già chiarito proprio dalla giurisprudenza civile invocata dalla ricorrente, pronunciatasi con riguardo alla disciplina dettata dal r.d. n. 267/1942 (legge fallimentare). La circostanza che l'esecuzione del concordato preventivo non rappresenti una fase a sé stante rispetto a quella che l'ha preceduta sta a significare che il debitore deve conformare il proprio operato al conseguimento degli obiettivi prefigurati nel piano concordatario omologato, ma non che la sua attività continui a essere sottoposta al medesimo regime previsto durante il corso della procedura di concordato, oramai conclusa (Cass. VI, n. 2656/2021; Cass. I, n. 380/2018).

Sempre in relazione ai rapporti tra concordato con continuità aziendale in bianco e procedure ad evidenza pubblica, merita in ogni caso evidenziare che il combinato disposto della exlegge fallimentare (art. 186-bis) con le norme di raccordo contenute nel d.lgs. n. 50/2016, è “frutto del complesso bilanciamento operato dal legislatore tra l'interesse della stazione appaltante al corretto e puntuale adempimento della prestazione affidata nella particolare ipotesi del contratto concluso con un'impresa, e l'interesse al superamento della crisi dell'impresa in concordato preventivo con continuità aziendale, da perseguire anche attraverso la partecipazione dell'impresa stessa alle procedure di affidamento dei contratti pubblici al fine della migliore soddisfazione dei creditori” (Corte cost. n. 85/2022).

Proprio per garantire il corretto e tempestivo svolgimento delle commesse pubbliche, la giurisprudenza ha avallato le citate decisioni dell'Adunanza Plenaria laddove si dice che “resta ferma la possibilità per la stazione appaltante di valutare, nel singolo caso concreto se un'autorizzazione tardiva, ma pur sempre sopraggiunta in tempo utile per la stipula del contratto di appalto o di concessione, possa avere efficacia integrativa o sanante”, e ha ulteriormente specificato che l'ultimo termine utile per ottenere l'autorizzazione alla partecipazione della gara è rappresentato dalla stipulazione del contratto, dovendosi evitare cheil ritardo nel rilascio dell'autorizzazione del tribunale si ripercuota sui tempi di definizione o conclusione del procedimento di affidamento dell'appalto” (Cons. St. V, n. 2078/2022, che nel caso concreto ha escluso tale pregiudizio poiché il decreto del tribunale è intervenuto dopo l'aggiudicazione, ma in tempo utile per la stipula del contratto).

Anche per questo motivo spetta alla stazione appaltante valutare, nell'ambito della propria discrezionalità, la tempestività dell'autorizzazione del Tribunale fallimentare (e della proposizione della relativa istanza da parte del concorrente) alla partecipazione alla gara, rispetto alle tempistiche di conclusione della procedura. Pertanto la circostanza che il concorrente non si attivi immediatamente per presentare l'istanza di autorizzazione, dunque, non è elemento idoneo, di per sé, ad inficiare la validità dell'autorizzazione ottenuta, quanto piuttosto una circostanza che espone l'operatore economico al rischio di ottenerla in tempi non compatibili con una celere definizione della gara e per la stipula del contratto (v. T.A.R. Lazio (Roma) IV, n. 3736/2023).

La pregnante attenzione riservata dalla richiamata giurisprudenza alla celerità di conclusione del procedimento di affidamento delle commesse pubbliche pare essere stata recepita dal nuovo Codice in relazione alla fattispecie della liquidazione giudiziale (v. l'art. 124, comma 4, del d.lgs. n. 36/2023, a mente del quale l'autorizzazione alla stipula del contratto deve avvenire entro termini certi e normativamente determinati, a pena dello scioglimento del relativo vincolo). Saranno comunque le pronunce successive a confermare o meno se l'obiettivo sia stato raggiunto.

Bibliografia

Caringella, Manuale dei contratti pubblici, Roma 2021; Caringella, Giustiniani, Mantini (a cura di), Trattato dei contratti pubblici, Roma 2021; Caringella, Protto, Il Codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Corrado, Sub art. 110 d.lgs. n. 50/2016 in Codice dei contratti pubblici commentato, a cura di Caringella, Milano, 2022; De Nictolis, I nuovi appalti pubblici. Appalti e concessioni dopo il d.lgs. 56/2017, Bologna, 2017; Giuffrè, Provenzano, Tranquilli (a cura di), Codice dei Contratti Pubblici, Napoli, 2019; Mastragostino (a cura di), Diritto dei contratti pubblici. Assetto e dinamiche evolutive alla luce del nuovo codice, del decreto correttivo 2017 e degli atti attuativi, Torino, 2017.

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