Decreto legislativo - 31/03/2023 - n. 36 art. 206 - Controlli sull'esecuzione e collaudo.

Domenico Galli
Adriano Cavina
Codice legge fallimentare

Artt. 102, 196


Controlli sull'esecuzione e collaudo.

1. Il collaudo delle infrastrutture è effettuato nei modi e nei termini previsti dalle norme in tema di appalti di lavori.

2. Per le infrastrutture di grande rilevanza o complessità l'ente concedente può autorizzare le commissioni di collaudo ad avvalersi dei servizi di supporto e di indagine di soggetti specializzati nel settore. Gli oneri relativi sono a carico dei fondi a disposizione dell'ente concedente per la realizzazione delle predette infrastrutture con le modalità e i limiti stabiliti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del codice. L'affidatario del supporto al collaudo non può avere rapporti di collegamento con chi ha progettato, diretto, eseguito o controllato in tutto o in parte il compimento della infrastruttura.

Inquadramento

La norma in commento prende in esame le verifiche in ordine alla corretta esecuzione dell'opera, senza differenziarsi in modo significativo dal regime previgente, riprodotto con talune modifiche di natura essenzialmente formale (v. Relazione Illustrativa).

Il collaudo delle opere realizzate dal contraente generale

Analogamente alla disciplina contenuta nel d.lgs. n. 50/2016 (art. 196, comma 1), la disposizione in commento non definisce nel dettaglio le modalità di svolgimento delle operazioni di collaudo, limitandosi ad un rinvio alla disciplina generale e precisando che il collaudo delle infrastrutture è effettuato nei modi e nei termini previsti dalle norme in tema di appalti di lavori. Con ciò, vengono richiamate le disposizioni contenute all'art. 116 del d.lgs. n. 36/2023 e al relativo all. II.14, parte III (articoli da 13 a 30).

In questo modo, l'ambito di applicazione dell'art. 116 – riferito solo alle amministrazioni aggiudicatrici operanti nell'ambito dei settori ordinari – trova una parziale estensione anche ai soggetti operanti nei settori speciali, seppure limitatamente ai casi di affidamento a contraente generale.

Il collaudo costituisce una funzione pubblicistica prevista anche nel caso di affidamento a contraente generale, nonostante il contratto stipulato con quest'ultimo sia di diritto privato (Caringella, Protto, Codice e regolamento unico dei contratti pubblici, 178).

Obiettivo del collaudo, in linea con la disciplina generale, è quello di verificare e certificare che l'opera sia stata eseguita a regola d'arte ed in conformità alle prescrizioni progettuali, tecniche e contrattuali, alle varianti disposte in corso d'opera ed ai conseguenti atti di sottomissione o atti aggiuntivi come concordati tra le parti in corso di esecuzione. Così come il collaudo mira anche a verificare che i dati che emergono dalla contabilità e dai documenti giustificativi corrispondano tra loro e con le risultanze di fatto non solo per dimensioni, forma e quantità, ma anche per la qualità dei materiali, dei componenti e delle provviste (Lattanzi, 2756).

Il collaudo finale, di norma, deve essere effettuato entro sei mesi dalla data di ultimazione dei lavori, “salvi i casi individuati dall'all. II.14, di particolare complessità, per i quali il termine per l'emissione del certificato di collaudo potrà essere esteso ad un anno (comma 2, art. 116)”. Nella sostanza, questa previsione è analoga a quella contenuta nell'art. 102, comma 3, del previgente d.lgs. n. 50/2016, che però demandava al regolamento unico di cui all'art. 216, comma 27-octies, l'individuazione di lavori di particolare complessità.

Peraltro, l'all. II.14 non reca alcuna indicazione in merito alle opere di particolare complessità, tra le quali devono, tuttavia, ritenersi naturalmente ricomprese quelle affidate al contraente generale.

Resta naturalmente inteso, ai sensi dell'art. 15, comma 8, che i compiti di collaudo, oltreché quelli di RUP, responsabile dei lavori, direttore dei lavori, non possano essere affidati al contraente generale e ai soggetti ad esso collegati.

I servizi di supporto

La disciplina generale contenuta all'art. 116 del Codice e nell'all. II.14, in tema di collaudo, è integrata dalla specifica previsione secondo cui, per le infrastrutture di grande rilevanza e complessità, il soggetto aggiudicatore può autorizzare le commissioni di collaudo ad avvalersi dei servizi di supporto e di indagine di soggetti specializzati nel settore (art. 206, comma 2). La circostanza che il ricorso a contraente generale da parte della stazione appaltante debba essere giustificato anche in ragione della complessità dell'intervento (art. 205, comma 1) sembra rendere, in linea di massima, sempre possibile, per la commissione di collaudo, ricorrere a soggetti esterni. Il concetto di infrastrutture “di grande rilevanza e complessità” sembra essere “un di cui” della più ampia nozione “di casi di particolare complessità”, nella quale, come si è detto e pur in mancanza di indicazione espressa, sembrano rientrare comunque – se non altro, per il relativo valore – gli affidamenti a contraente generale.

La disposizione in commento stabilisce, inoltre, che gli oneri relativi alle attività svolte dai soggetti specializzati incaricati dalla commissione di collaudo debbano essere a carico dei fondi per la realizzazione dell'infrastruttura oggetto di collaudo a disposizione del soggetto aggiudicatore (con modalità e limiti stabiliti, allo stato, con decreto del Ministero dell'Economia e Finanze del 7 dicembre 2017, pubblicato nella G.U. 16 gennaio 2018, n. 12). È, infine, precisato che l'affidatario dei compiti di supporto al collaudo non possa avere rapporti di collegamento con chi ha progettato, diretto, sorvegliato o eseguito in tutto o in parte l'infrastruttura. Vengono, quindi, estese anche ai soggetti che forniscono attività di supporto, parte delle situazioni di incompatibilità che l'art. 116 prevede in capo ai collaudatori. Peraltro, il generico riferimento al rapporto di collegamento rende plausibile ipotizzare che si debba trattare (oltreché dell'ipotesi di controllo ai sensi dell'art. 2359 c.c. e di quella di collegamento a sensi dell'art. 25 e ss. del d.lgs. n. 127/01) anche di qualsiasi rapporto di collegamento sostanziale (il che si giustifica anche con il fatto che – trattandosi di prestazioni frequentemente affidate a persone fisiche – il rinvio a disposizioni afferenti a moduli societari sarebbe, per lo più, risultato inappropriato).

L'ausiliario può essere incaricato esclusivamente di una prestazione meramente strumentale che non può essere sostitutiva del ruolo dell'organo di collaudo, il quale se, da un lato, può legittimamente esternalizzare un'attività istruttoria, dall'altro, deve acquisirne e valutare criticamente, nella loro consistenza, le risultanze (Carullo, Iudica, 1391).

La nomina dei collaudatori

Per quanto attiene alla nomina dei collaudatori, nel rinviare al commento all'art. 116 e al connesso allegato II.14, può essere così sintetizzato, anche nel caso di affidamento a contraente generale, il seguente quadro: a) il soggetto aggiudicatore può affidare l'incarico ad un singolo collaudatore o a un organo collegiale (massimo 3 componenti (art. 116 del Codice)). Nel caso di affidamenti a contraente generale – nonostante il richiamo operato dalla norma in questione all'art. 116 – il ricorso al singolo collaudatore va escluso in ragione della complessità dell'intervento e del fatto che l'art. 206, comma 2, faccia espresso riferimento alla commissione; b) possono essere nominati collaudatori, laureati in ingegneria, architettura e, limitatamente ad un solo componente la commissione, anche laureati in geologia, scienze agrarie e forestali, purché abilitati all'esercizio della professione ed iscritti al relativo albo professionale da almeno 5 anni (salvo che si tratti di dipendenti di pubbliche amministrazioni); c) possono essere chiamati a far parte della commissione, limitatamente ad un solo componente, funzionari amministrativi delle «stazioni appaltanti, laureati in scienze giuridiche o economiche o equipollenti che abbiano prestato servizio da più di cinque anni presso amministrazioni aggiudicatrici»; d) è esclusa la possibilità di ricevere incarichi di collaudatore, tra gli altri casi: i) per magistrati ordinari, amministrativi e contabili e procuratori dello Stato in attività di servizio; ii) per coloro che nel triennio antecedente abbiano avuto rapporti di lavoro autonomo o subordinato con l'esecutore o con i subappaltatori dei lavori da collaudare; iii) per coloro che abbiano svolto o stiano svolgendo compiti di controllo, progettazione, approvazione, autorizzazione, vigilanza o direzione dei lavori da collaudare; iv) per soggetti che facciano parte di strutture o di articolazioni organizzative, comunque, denominate, di organismi con funzioni di vigilanza o di controllo nei riguardi dell'intervento da collaudare; v) per soggetti che facciano parte di organismi con funzioni di controllo; vi) per soggetti che abbiano svolto attività di verifica tecnica sui vari livelli di progettazione.

Questioni applicative

1) L'incaricato di compiti di supporto può essere un componente della commissione di collaudo?

La norma in commento stabilisce – in teoria, quale deroga rispetto all'impostazione generale – che, nei casi di maggiore complessità e previa autorizzazione del soggetto aggiudicatore, la commissione di collaudo possa avvalersi dei servizi di supporto di un esperto di settore. Si deve, pertanto, escludere che tale soggetto faccia parte della commissione di collaudo oltreché per le evidenziati ragioni di ordine testuale, anche per ragioni di ordine logico (la necessità di un supporto esterno verrebbe evidentemente meno nel caso in cui fosse già presente un esperto di settore).

2) Può essere nominato componente di una commissione di collaudo il dipendente amministrativo di un'impresa pubblica solo se in precedenza abbia prestato servizio in un'amministrazione?

La questione va analizzata alla luce dell'art. 116 del d.lgs. n. 36/2023 e dell'art 14, comma 3, terzo periodo dell'all. II.14, che sembrerebbe ammettere che un dipendente amministrativo di una impresa pubblica – sempreché con specifici titoli di laurea – possa essere nominato componente di una commissione di collaudo solo se abbia prestato servizio per almeno 5 anni in una pubblica amministrazione.

Questa conclusione – che si basa su un'analisi testuale del dettato normativo (ed in particolare, sull'antinomia contenuta nella stessa disposizione che dapprima opera un riferimento generico alle stazioni appaltanti e poi, nell'indicare la necessaria esperienza nel quinquennio antecedente fa specifico riferimento alle pubbliche amministrazioni) – sembra dover recedere nel caso del contraente generale a favore di una lettura funzionale.

Infatti, il riferimento alle pubbliche amministrazioni si giustifica con il fatto che la disciplina in tema di collaudo contenuta nell'art. 116 del Codice e nell'all.II.14, non è direttamente riferibile agli appalti affidati da tutti gli enti aggiudicatori nell'ambito dei settori speciali, tra cui rientrano anche le imprese pubbliche. La circostanza che tali disposizioni siano, invece, applicabili al caso di ricorso all'istituto del contraente generale anche da parte di soggetti operanti in tali settori giustifica la conclusione secondo cui può essere nominato collaudatore un dipendente dell'impresa pubblica che abbia un'anzianità di servizio di almeno cinque anni anche se non in pubbliche amministrazioni.

Bibliografia

Caringella, Protto, Codice e regolamento unico dei contratti pubblici, Roma, 2011; Caringella, Protto, Il codice dei contratti pubblici dopo il correttivo, Roma, 2017; Carullo, Iudica, Commentario breve alla legislazione sugli appalti pubblici e privati, Milano, 2018; Lattanzi, Controlli sull'esecuzione e collaudo, in Garofoli, Ferrari, Codice dei contratti pubblici, Molfetta, 2017.

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