Il termine di decadenza quadriennale per l'istanza di rimborso di somme relative a indennità aggiuntive di fine rapporto decorre dal pagamento dell'ultima «tranche»

13 Novembre 2023

Dal momento che solo in quella data il contribuente può avere contezza degli importi effettivamente corrisposti e delle modalità di calcolo e determinazione delle ritenute, al fine di poter formalizzare l'istanza di rimborso. Così si pronuncia la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia con la sentenza n. 1199 del 3 aprile 2023.

Il caso

Una contribuente impugnava il silenzio-rifiuto serbato dall'Agenzia delle Entrate rispetto all'istanza di rimborso dalla stessa presentata in relazione alla maggiore somma reputata come trattenuta in eccesso sull'indennità aggiuntiva di fine rapporto corrisposta dal MEF per effetto dell'applicazione dell'aliquota Irpef ordinaria del 23% all'intero importo liquidato alla medesima dal Fondo di Previdenza MEF, anziché al minor imponibile determinato in seguito all'applicazione della tassazione prevista per il trattamento di fine servizio (artt. 19, comma 2-bis, e 17, comma 1, lett. a), d.P.R. n. 917/1986). L'Ufficio, costituitosi in giudizio, aveva preliminarmente eccepito l'intervenuta decadenza dal diritto al rimborso richiesto essendo decorso il termine massimo di 48 mesi (artt. 37 e 38 d.P.R. n. 602/73) dalla data dell'asserita indebita trattenuta avvenuta nel 2013 all'atto della corresponsione della somma. Nel merito, poi, l'Amministrazione aveva chiesto il rigetto dell'istanza in ragione del fatto che il Fondo di Previdenza per il personale del MEF, costituito con d.P.R. n. 1034/1984, non è alimentato da contributi del lavoratore, né da somme soggette a tassazione, ma da proventi di natura fiscale e da somme provenienti da sanzioni o altro e, quindi, non equiparabile alle “indennità equipollenti” di cui all'art. 7, comma 1 TUIR, con conseguente assoggettabilità a tassazione per l'intero. I giudici di primo grado propendevano per l'inammissibilità del ricorso considerando ampiamente prescritto il termine in quanto la trattenuta della somma di cui si era chiesta la restituzione era avvenuta nel 2013 mentre la domanda di restituzione era stata formulata nel dicembre 2020.

Il “cambio di rotta”

La Corte di secondo grado ha preliminarmente evidenziato l'error in procedendo commesso dai primi giudici nella misura in cui era stata erroneamente dichiarata l'inammissibilità in rito del ricorso quando oggetto dell'impugnazione era immediatamente il silenzio-rifiuto formatosi sull'istanza di rimborso e, solo mediatamente, il merito della questione. Sicché, pur rilevando l'intervenuta decadenza rispetto alla possibilità di avanzare istanza di rimborso, il primo Giudice avrebbe dovuto semmai rigettare il ricorso e non dichiararlo inammissibile. In ogni caso, dalla documentazione versata in atti dalla contribuente, si evinceva come le somme di cui alla indennità aggiuntiva in questione erano state liquidate e corrisposte alla contribuente solo nel maggio del 2019 con il pagamento dell'ultima tranche degli importi. Pertanto, chiosano i giudici, «dal momento che solo in quella data la contribuente poteva avere contezza degli importi effettivamente corrisposti e delle modalità di calcolo e determinazione delle ritenute, il termine di 48 mesi per la presentazione dell'istanza di rimborso deve necessariamente farsi decorrere da quella data», con la conseguenza che l'istanza formalizzata nel dicembre 2020 doveva ritenersi tempestiva.

L'orientamento consolidato della giurisprudenza

L'indirizzo della giurisprudenza della Suprema Corte è consolidato nell'affermare che «in tema di IRPEF, l'indennità supplementare corrisposta, all'atto della cessazione dal servizio, dal Fondo di previdenza per i dipendenti del Ministero delle finanze è assimilabile alle indennità equipollenti di cui al d.P.R. n. 917/1986, art. 17, comma 1, con applicazione di tassazione separata e non integrale (Cass. n. 19859/2016; Cass. n. 25396/2017; Cass. n. 13800/2019; Cass. n. 18715/2020; Cass. n. 23896/2022). In senso conforme, tra la giurisprudenza di merito (CTP Como n. 16/2022, CTP Mantova n. 80/2022 e CGT II Lombardia n. 937/2023).

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