Autorizzazione del Tribunale al genitore esercente la potestà genitoriale a procedere alla vaccinazione anti-Covid 19 sui minori

17 Novembre 2023

La Suprema Corte ritiene inammissibile il ricorso straordinario per Cassazione ai sensi dell’art. 111 Cost. quando il provvedimento impugnato è privo dei requisiti di decisorietà e di definitività.

Massima

Il provvedimento emesso, in sede di reclamo, avverso il decreto con cui il Tribunale, su richiesta di uno dei genitori ex art. 709-ter c.p.c., ha autorizzato la vaccinazione contro il Covid-19 del figlio minorenne senza il consenso dell'altro genitore, si configura come un provvedimento di volontaria giurisdizione, volto non già a dirimere, con autorità di giudicato, un conflitto tra diritti soggettivi dei genitori, ma a valutare la corrispondenza del mancato assenso di uno degli stessi all'interesse del minore, costituendo, pertanto, espressione di una forma gestoria dell'interesse di quest'ultimo, con conseguente esclusione dell'impugnabilità anche ai sensi dell'art. 111 Cost.

Il caso

Il Tribunale di Torino, con decreto del luglio 2022, ha autorizzato la madre di due minori, a prestare il consenso informatico alla somministrazione del trattamento vaccinale anti Covid-19 e i relativi richiami per i figli, anche senza il consenso dell'altro genitore.

La Corte d'Appello, investita del gravame proposto dal padre, ha respinto le impugnazioni evidenziando, non solo la conclamata utilità del vaccino per aver ridotto in maniera decisiva la mortalità della malattia, ma soprattutto la circostanza che la tesi sostenuta dal reclamante viene invalidata e contestata proprio dalla letteratura scientifica. Secondo i giudici della Corte territoriale, nel caso in cui i genitori hanno idee diverse sulla necessità di sottoporre i minori alla vaccinazione, occorre seguire le direttive delle autorità competenti della materia visto che “né i genitori e né i giudici hanno una preparazione scientifica”. Unico caso in cui viene sconsigliato la somministrazione del vaccino a minori è la presenza di patologie per le quali l'autorità sanitaria stessa ne scoraggia espressamente la vaccinazione.

La Corte d'Appello, ha evidenziato altresì, che nel caso in questione, non avendo il padre fornito alcuna certificazione che provasse la non idoneità dei minori a essere sottoposti alla vaccinazione, il Tribunale non si è fermato a ricevere soltanto le indicazioni delle autorità sanitarie ma ha disposto una CTU.  Anche la consulenza tecnica d'ufficio ha attestato l'inesistenza di elementi tali da sconsigliare la somministrazione del vaccino.

Il reclamante, allora, ha chiesto ulteriori esami, richiesta che per la Corte territoriale, in caso di una campagna vaccinale estesa alla totalità della popolazione, equivale “con la negazione stessa della campagna”.

La Corte d'Appello inoltre, ha ribadito quanto evidenziato dal Giudice di primo grado nel provvedimento impugnato, ovvero che il consenso informato viene prestato non dal minore ma dal genitore titolare della responsabilità e in caso di contrasto tra i genitori, dal genitore autorizzato dal Giudice, che nel caso de quo è la madre.

Il reclamante infine, è stato condannato al pagamento delle spese anche del procedimento di secondo grado.

Con ricorso ex   art. 111, comma 7, Cost., basato su cinque motivi, il padre ricorre in Cassazione. La madre resiste con controricorso.

Con il primo motivo di ricorso, il padre denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 3 della l. n. 219/2017, 315-bis, 316, 336-bis e 337-octies c.c., nonché degli artt.12 della Convenzione di New York e 6 della Convenzione di Strasburgo sui diritti dei minori, in relazione agli artt. 360, comma 1, nn. 3 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost., per aver omesso l'ascolto della figlia minore, capace di discernimento.

Con il secondo motivo, lamenta la violazione e falsa applicazione degli artt. 3 della l. n. 219/2017, 316 e 336-bis c.c., in relazione agli artt. 360, comma 1, nn. 3 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost.; l'omesso esame dell'audizione del figlio tenuta all'udienza del 21.03.2022, ex art. 360, comma 1, n.n. 5 e 4 c.p.c. e 111, comma 7, Cost.

Con il terzo motivo, contesta la violazione e falsa applicazione degli artt. 709-ter c.p.c., 316 e 337-ter c.c., 2 e 3 della l. n. 219/2017, 2 e 3 e 32 Cost., 24 della Convenzione ONU sui “Diritti dell'Infanzia”, in relazione agli artt. 360, comma 1, n.n. 3 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost., nonché la violazione e falsa applicazione del principio del miglior interesse dei minori nel risolvere il conflitto tra i genitori in materia di vaccinazione anti-Covid 19 di bambini che non presentano patologie individuate dalle autorità sanitarie statali;

Con il quarto motivo, infine, denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 2697 c.c. e 116 c.p.c., in relazione agli artt. 360, comma 1, n.n. 3 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost., nonché l'omesso esame dello stato di buona salute dei due minori, ex  art. 360, comma 1, n.n. 5 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost.

Con il quinto motivo, lamenta la violazione e falsa applicazione degli artt. 91-92 c.p.c. in relazione agli artt. 360, comma 1, n.n. 3 e 4, c.p.c. e 111, comma 7, Cost.

La questione

La questione in esame è la seguente: può essere impugnato il decreto, con il quale il giudice autorizza uno dei due genitori a far somministrare al minore il vaccino anti-Covid 19, con ricorso per Cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost.?

Le soluzioni giuridiche

Secondo la Suprema Corte, il ricorso straordinario ex art. 111 Cost., comma 7, è inammissibile in quanto proposto nei confronti di un provvedimento privo dei caratteri della decisorietà e soprattutto della definitività.

A tal riguardo, con la decisione in commento, gli Ermellini hanno rammentato un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato da tempo secondo cui per proporre ricorso straordinario ex art. 111 Cost., occorre che il provvedimento impugnato (emesso sia in forma di sentenza, di ordinanza o di decreto), sia definitivo, ovvero che non è previsto altro rimedio di controllo o di revisione, e abbia carattere decisorio, ovvero che incide su diritti soggettivi con effetti di giudicato (Cass., SU, n. 22423/2023; Cass. SU, n. 1914/2014; cfr. Corte Cost. n. 89/2021, pag. 7.2).

Inoltre, la Corte di Cassazione sottolinea che “le due condizioni devono coesistere in quanto è irrilevante la decisorietà se il provvedimento è sempre modificabile e revocabile tanto per una nuova e diversa valutazione delle circostanze precedenti, quanto per il sopravvenire di nuove circostanze nonché per motivi di legittimità" (Cass., SU n. 6220/1986 con riferimento a provvedimenti camerali emessi dal tribunale per i minorenni, ex artt. 337 bis e 330 ss. c.c.).

Con la normativa costituzionale di cui all'art. 111 Cost. si cerca di impedire che decisioni, che vanno ad incidere su diritti soggettivi, “se sottratti ad impugnazione, possano arrecare un pregiudizio non altrimenti rimediabile a colui il cui diritto è stato sacrificato” (Cass., sent. del 23 aprile 2021, n. 10833).

Ebbene, sulla base di quanto esposto, il Collegio ha confermato l'orientamento secondo cui “il provvedimento emesso, in sede di reclamo, avverso il decreto con cui il tribunale, su richiesta di uno dei genitori ex art. 709 ter c.p.c., ha autorizzato - nella specie - la vaccinazione contro il Covid-19 del figlio minorenne senza il consenso dell'altro genitore, si configura come un provvedimento di volontaria giurisdizione, volto non già a dirimere, con autorità di giudicato, un conflitto tra diritti soggettivi dei genitori, ma a valutare la corrispondenza del mancato assenso di uno degli stessi all'interesse del minore”.

Pertanto, un provvedimento di volontaria giurisdizione, come quello impugnato, è privo dei requisiti della decisorietà e definitività e quindi non impugnabile ai sensi dell'art. 111 Cost.

Per quanto concerne il quinto motivo con cui si contesta la mancata compensazione delle spese dei due gradi di giudizio da parte della Corte d'Appello, gli Ermellini ribadiscono che la decisione di condanna alle spese non può essere impugnata in Cassazione, neppure in mancanza di motivazione, visto che la facoltà di ordinare la compensazione delle spese processuali tra le parti, rientra nel potere discrezionale del Giudice che non è tenuto a motivare il non uso della indicata facoltà.

Osservazioni

Il ricorso straordinario per Cassazione è stato introdotto nell'ordinamento italiano su sollecitazione della Corte Costituzionale (Corte cost., 28 luglio 2000, n. 395, in Cass. pen., 2000, 393), ed è stato a lungo concepito dalla dottrina e dalla giurisprudenza come un rimedio del tutto eccezionale diretto a far valere esclusivamente quegli errori di percezione o sviste nei quali sia incorsa il giudice di legittimità senza dare luogo a un ulteriore grado di giudizio.

Negli ultimi anni, per effetto di un'evoluzione giurisprudenziale, il ricorso si sta progressivamente trasformando in un rimedio sempre meno eccezionale.

In sede penale, è stato introdotto dall'art. 6, comma 6, l. 26 marzo 2001, n. 128, che consente in favore del "condannato" di richiedere la "correzione dell'errore materiale o di fatto contenuto nei provvedimenti pronunciati dalla Corte di Cassazione" (art. 625-bis c.p.p.). È un rimedio che determina una deroga al principio dell'irrevocabilità delle decisioni della Corte di Cassazione.

Inoltre, è affermazione consolidata in giurisprudenza quella secondo cui il ricorso straordinario per Cassazione, ai sensi dell'art. 111 cost., a pena di inammissibilità, è proponibile avverso provvedimenti giurisdizionali emessi in forma di sentenza, ordinanza o di decreto solo quando essi siano definitivi e abbiano carattere decisorio, cioè siano in grado di decidere o comunque incidere, su diritti soggettivi con efficacia di giudicato e al contempo non impugnabili, modificabili o revocabili.

Dunque, tale tipo di ricorso non è proponibile rispetto a provvedimenti di carattere strumentale ed interinale, che operano per il tempo di durata del giudizio di merito e fino all'adozione delle decisioni definitive al termine di tale giudizio.

La decisione della Corte di Cassazione, nel caso de quo, è in linea pertanto, con l'orientamento della giurisprudenza di legittimità sopra esposta. Per tale ragione è inammissibile il ricorso straordinario per Cassazione contro un provvedimento mancante dei requisiti di decisorietà e definitività.

Ebbene, le Sezioni Unite della Cassazione civile, interpellate a risolvere la questione relativa alla natura del provvedimento emesso in sede di rilascio del passaporto ai fini della possibilità di impugnare il decreto assunto a conclusione del reclamo con ricorso straordinario ai sensi dell'art. 111 Cost., hanno definito il decreto del giudice tutelare un atto di volontaria giurisdizione in quanto “volto non a dirimere in via definitiva un conflitto tra diritti soggettivi dei genitori del minore, ma a valutare la corrispondenza del mancato assenso di uno di loro all'interesse del figlio e, dunque, espressivo di una forma gestoria dell'interesse del minore” (Cass. n. 21667/2015; Cass. n. 28331/2017).

È stato considerato un atto di volontaria giurisdizione anche il provvedimento emesso in sede di autorizzazione a condurre con sé il figlio minore in settimana bianca nonché il provvedimento di sospensione della responsabilità genitoriale che ha natura interlocutoria e dichiaratamente provvisoria.

Anche nel caso esaminato, il decreto con cui il Tribunale, ha autorizzato la vaccinazione contro il Covid-19 del figlio minore, su richiesta di un genitore e senza il consenso dell'altro, è un provvedimento che ha natura di volontaria giurisdizione e come tale privo dei caratteri richiesti per poter ricorrere in Cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost.

Riferimenti

A. Capone, Il ricorso straordinario per errore di fatto, in Enc. giur. Treccani, vol. XXXI, Roma, 2004, 6;

G. Conti, Le nuove norme sul giudizio di cassazione, in Processo penale: nuove norme sulla sicurezza dei cittadini, a cura P. Gaeta, Padova, 2001, 196.

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