La legittimazione del debitore a chiedere la revoca del curatore

21 Novembre 2023

Ci si chiede se il debitore sottoposto a liquidazione giudiziale sia legittimato a chiedere al tribunale la revocazione del curatore ritenuto inadempiente. 

Il debitore sottoposto a liquidazione giudiziale è legittimato a chiedere al tribunale la revocazione del curatore ritenuto inadempiente?

L'art. 134 CCII (“Revoca del curatore”) prevede che:

“Il tribunale può in ogni tempo, su proposta del giudice delegato o su richiesta del comitato dei creditori o d'ufficio, revocare il curatore.

 Il tribunale provvede con decreto motivato, sentiti il curatore e il comitato dei creditori.

Contro il decreto di revoca o di rigetto dell'istanza di revoca del curatore è ammesso il reclamo alla Corte di appello previsto dall'art. 124. Il reclamo non sospende l'efficacia del decreto”.

A sua volta, l'art. 122 CCII stabilisce che “Il tribunale che ha dichiarato aperta la procedura di liquidazione giudiziale è investito dell'intera procedura e:

  1. provvede alla nomina, alla revoca o sostituzione per giustificati motivi degli organi della procedura, quando non è prevista la competenza del giudice delegato;
  2. può in ogni tempo sentire in camera di consiglio il curatore, il comitato dei creditori e il debitore;
  3. decide le controversie relative alla procedura stessa che non sono di competenza del giudice delegato, nonché i reclami contro i provvedimenti del giudice delegato.

I provvedimenti del tribunale sono pronunciati con decreto motivato, salvo che la legge non preveda che il provvedimento sia adottato in forma diversa”.

Gli artt. 122 e134 CCII fanno riferimento ad un provvedimento del tribunale emesso d'ufficio, su proposta del giudice delegato ovvero su richiesta del comitato dei creditori.   Nulla viene invece disposto circa l'eventuale legittimazione diretta del debitore, che sarebbe, dunque, implicitamente esclusa per legge.

Il debitore, come rilevato da parte della dottrina, potrebbe però segnalare eventuali inefficienze e inadempimenti del curatore al giudice delegato sollecitandone   la proposta di revoca da presentare al tribunale; in ogni caso, prima di essere revocato, il curatore dovrà essere sentito in modo che, instaurato il contraddittorio, gli sia consentita la possibilità di un'adeguata difesa.

In via generale, il curatore e la parte instante saranno convocati in camera di consiglio; il primo potrebbe   anche essere chiamato a relazionare per iscritto, con la conseguenza che la revoca potrà essere adottata anche senza un'apposita udienza di discussione.

Al curatore revocato va comunque riconosciuto il compenso in relazione all'attività prestata.

In dottrina, alcuni autori ritengono che il curatore, in caso di revoca ingiusta, possa chiedere il risarcimento dei danni conseguenti all'onta e al disonore subiti; tale azione sarebbe però preclusa nel caso in cui il decreto di revoca non fosse oggetto di reclamo o, sebbene reclamato, fosse ritenuto in tale sede privo di vizi.

La richiesta di danni a favore del curatore non sarebbe comunque consentita nemmeno nel caso in cui il curatore decidesse di rassegnare volontariamente le sue “dimissioni”.  In mancanza di una disposizione che   disciplini l'argomento, la dottrina ha precisato che il Tribunale, prima di decidere, debba accertare se la scelta relativa alle dimissioni assunta dal curatore sia di natura arbitraria o motivata e connessa a giusta causa. In caso di dimissioni ingiustificate, si potrebbe infatti ritenere il curatore responsabile degli eventuali danni recati alla procedura di liquidazione giudiziale; la conseguente azione di risarcimento sarà esercitata dal curatore nominato in sostituzione di quello dimissionario.

Circa i motivi che devono sostenere il provvedimento di revoca del curatore, si è recentemente sostenuto che si deve trattare di ipotesi di scarsa diligenza e di assenza di solerzia da parte del curatore oppure di reiterate violazioni di obblighi inerenti alla sua carica che, “singolarmente considerate, non giustificherebbero un drastico provvedimento” (v. Relazione illustrativa al CCII sub art. 134); la revoca, peraltro, potrebbe essere pronunciata dal Tribunale anche per semplici motivi di opportunità.

In tale ottica, Cass. civ., sez. VI, 8 marzo 2018, n. 396 ha concluso che anche l'eccessiva lentezza del curatore nello svolgimento dell'incarico con il conseguente rischio di esporre la procedura a possibili azioni risarcitori può essere sintomo di scarsa diligenza e professionalità del curatore tanto da determinarne la revoca.

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