Impugnazione del matrimonio da parte dell'amministratore di sostegno

Giuseppe Buffone

Inquadramento

La formula ha ad oggetto l'impugnazione del matrimonio del beneficiario da parte dell'amministratore di sostegno al fine di ottenerne la declaratoria di nullità per essere stato contratto in condizioni di incapacità di intendere e di volere.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

RICORSO [2] EX ARTT. 473-BIS.12 E SS. C.P.C., 117 C.C.

OGGETTO DELLA DOMANDA: ....

PER

Nome Cognome .... (C.F. ....), nato il ...., in data ...., residente in ...., alla via ...., in persona di ...., amministratore di sostegno nominato giusta decreto del giudice tutelare di ...., del ...., autorizzato alla promozione della odierna azione in virtù di decreto del G.T. pronunciato in data ...., che si allega [3]; elettivamente domiciliato in ...., alla via ...., presso lo studio legale dell'Avv. ...., C.F. ...., del Foro di ...., che lo rappresenta e difende in forza di mandato alle liti steso a margine del/in calce al presente atto; con dichiarazione di voler ricevere ogni comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata .... @ ....,

- parte attrice -

CONTRO

Nome Cognome .... (C.F. ....), nato il ...., in data ...., residente in ...., alla via .....

- parte convenuta -

CON L'INTERVENTO DEL P.M.

ESPOSIZIONE DEI FATTI E DEGLI ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA

In data ...., le odierne parti – attore e convenuta – hanno contratto matrimonio con rito ...., iscritto/trascritto nei registri dello Stato Civile del Comune di ...., anno ...., parte ...., n. ...., serie .....

Al momento della celebrazione del matrimonio, parte attrice era incapace di intendere e di volere, in quanto affetto dalla seguente patologia .... (v. allegati).

In data ...., in favore della parte attrice è stata aperta amministrazione di sostegno, riconoscendo lo stato di infermità mentale; con decreto del .... il Giudice tutelare di .... ha autorizzato l'amministratore di sostegno a promuovere l'odierna azione.

Il matrimonio è invalido per le ragioni che si vanno ad esporre e pertanto se ne chiede l'annullamento.

Altri elementi in fatto (principali o secondari) importanti per la controversia: ( ....).

IN DIRITTO

.... (Indicare la causa di invalidità prevista dalla Legge).

Il matrimonio è stato contratto da persona incapace di intendere e volere ex art. 120 c.c.: se ne chiede l'annullamento. Sussiste legittimazione dell'amministratore di sostegno a impugnare il matrimonio, per cui è intervenuta espressa autorizzazione del Giudice tutelare. Infatti, la Suprema Corte di Cassazione, anche in tempi recenti, ha affermato che il matrimonio contratto dalla persona beneficiaria può essere impugnato dall'amministratore di sostegno ex art. 412, comma 2, c.c., (Cass. n. 11536/2017).

Nel caso di specie, si osserva inoltre quanto segue ....;

PER QUESTI MOTIVI

Voglia il Presidente designare il giudice relatore e fissare l'udienza di prima comparizione delle parti assegnando il termine per la costituzione del convenuto, per sentir pronunciare, all'esito del procedimento, le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, contrariis reiectis, così pronunciarsi:

Dichiarare la nullità del matrimonio iscritto/trascritto nei registri dello Stato Civile del Comune di ...., anno ...., parte ...., n. ...., serie ...., con ogni effetto di legge e i conseguenti adempimenti all'Ufficiale di Stato civile,

Condannare la (parte convenuta) alle spese del processo, da distrarsi in favore del difensore antistatario.

In ogni caso, con vittoria di spese e competenze di lite.

INDICA

i mezzi di prova di cui l'attore intende avvalersi e ne chiede l'ammissione

.....

OFFRE

i seguenti documenti in comunicazione e ne chiede l'acquisizione.

Atto di matrimonio;

Amministrazione di sostegno e decreti del g.t.;

Fascicolo sanitario della parte attrice.

Luogo e data .... ....

Firma Avv. .... ....

[1]Il procedimento anche per il rinvio ex art. 473-bis.11 c.p.c. è di competenza del Tribunale ordinario, ex art. 9 c.p.c., adito per territorio secondo le regole di cui all'art. 18 c.p.c. Il tribunale decide in composizione collegiale e con la partecipazione del P.M.

[2]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'art. 121 c.p.c., il ricorso con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il richiamato Regolamento non trova invece applicazione, anche quanto ai limiti dimensionali degli atti, nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali rientra quella in esame.

[3]L'azione può anche essere proposta su iniziativa del rappresentante della persona incapace (amministratore di sostegno). Per la Suprema Corte, infatti, alla luce di una interpretazione sistematica ed evolutiva, deve ammettersi la possibilità per l'amministratore di sostegno, qualora nominato (ed esclusi i casi di conflitto di interessi), di coadiuvare o affiancare la persona bisognosa nella espressione della propria volontà, preservandola da eventuali pressioni o ricatti esterni, anche relativamente al compimento di atti personalissimi. In tal senso già la giurisprudenza di merito aveva autorizzato, previo intervento del Giudice tutelare, l'amministratore a proporre ricorso per separazione personale o per cessazione degli effetti civili del matrimonio del beneficiario. In virtù di una interpretazione in senso costituzionale degli artt. 120 e 127 c.c., può essere, insomma, offerto alla persona coniugata o in procinto di contrarre matrimonio uno strumento ad hoc per esercitare, direttamente o indirettamente, il diritto fondamentale di autodeterminarsi nella scelta consapevole di impugnare il matrimonio (Cass. I, n. 14794/2014).

Commento

Rito applicabile

Il decreto legislativo n. 149/2022 ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF). Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del Giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”. Le azioni in esame ricadono nel campo di applicazione del rito unitario trattandosi di procedimento in materia di impugnazione del matrimonio.

Gli artt. 117-129-bis c.c. introducono norme tese a regolare la categoria della invalidità matrimoniale che nella rubrica della sezione V, del capo III del libro I, è denominata “della nullità del matrimonio”. Come ha, però, chiarito la prevalente Dottrina, il riferimento alla «nullità» è atecnico ed è stato utilizzato per effetto dell'attrazione esercitata dalla disciplina canonistica, la quale conosce ipotesi di nullità, ignorando l'annullabilità. Occorre poi considerare l'uso promiscuo della terminologia adottata dal legislatore: è, quindi, corretto aderire alla tesi per cui, caso per caso, occorre qualificare il tipo di azione esercitata, in ragione delle regole generali sottese alla validità dei negozi: nel caso di cui all'art. 120 c.c., ad esempio, l'opinione prevalente è nel senso che si tratti di una ipotesi di annullabilità.

Il matrimonio è impugnabile in primo luogo dal coniuge. Il regime di impugnazione però dipende dal tipo di patologia che si fa valere.

Cass. I, n. 14794/2014 aveva riconosciuto alla persona coniugata o in procinto di contrarre matrimonio gli strumenti per esercitare, direttamente o indirettamente, il diritto fondamentale di autodeterminarsi nella scelta consapevole di impugnare il matrimonio. Sul punto la giurisprudenza di merito aveva ammesso l'amministratore di sostegno a proporre, previo intervento del Giudice tutelare, ricorso per separazione personale o per cessazione degli effetti civili del matrimonio del beneficiario. Cass. I, n. 11536/2017 ha precisato che il divieto di contrarre matrimonio stabilito per l'interdetto non trova generale applicazione nei confronti del beneficiario dell'amministrazione di sostegno ma può essere disposto dal Giudice tutelare in circostanze di eccezionale gravità, quando sia conforme all'interesse dell'amministrato. In tali casi, il matrimonio contratto da quest'ultimo può essere impugnato da lui stesso (art. 120 c.c.) o dall'amministratore di sostegno (art. 412 c.c.); non anche dai terzi (art. 119 c.c.).

L'azione di invalidità potrebbe essere promossa quando già pende l'azione di separazione. La giurisprudenza, al riguardo, ha chiarito che la promozione del giudizio di nullità del matrimonio non incide sulla proponibilità o procedibilità della domanda di separazione personale dei coniugi, né determina l'obbligo di sospendere il relativo procedimento, ma spiega effetto su quest'ultimo solo quando, in pendenza dello stesso, anche in grado d'appello, sopravvenga una pronuncia definitiva che dichiari detta nullità. In tale situazione, per quanto riguarda i rapporti fra i coniugi, i quali non abbiano chiesto l'adempimento di alcuno degli obblighi che discendono dal matrimonio, si determina la cessazione della materia del contendere, tenuto conto, pure in ipotesi di conversione del rapporto nullo in matrimonio cosiddetto putativo, del difetto di un interesse giuridicamente apprezzabile a chiedere un accertamento della responsabilità della separazione (Cass. n. 259/1981). Per quanto riguarda, invece, i rapporti con la prole, il Giudice della separazione conserva il potere-dovere di provvedere sugli effetti che derivino da detto matrimonio putativo (Cass. n. 1762/1975).

Con riguardo alla delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità, le Sezioni Unite hanno affermato che la convivenza “come coniugi”, quale elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di “ordine pubblico italiano”, la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, già affermato dalla Corte cost. n. 18/1982 e Corte cost. n. 203/1989, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del “matrimonio-atto” (Cass. n. 16379/2014).

Con riferimento al decreto del Giudice tutelare che autorizzi l'impugnazione del matrimonio, giova ricordare che, per le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 21895/2021), i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c., unicamente dinanzi alla Corte d'appello, quale che sia il loro contenuto (decisorio ovvero gestorio).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario