Impugnazione del matrimonio per violenzaInquadramentoLe norme di procedura applicabili sono contenute nel libro II, titolo VI-bis del codice di procedura civile («Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF), in particolare, negli articoli 473-bis e ss. c.p.c. Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti (art. 35 del d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, della l. n. 197/2022, legge di Bilancio 2023). Ai sensi dell'art. 122 c.c., il matrimonio può essere impugnato da quello dei coniugi il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne allo sposo. Nonostante la rubrica del capo entro cui collocata è questa disposizione (“nullità”), per la dottrina dominante si tratta di un caso di annullabilità. FormulaTRIBUNALE DI .... COMPARSA DI COSTITUZIONE EX ARTT. 473-bis.16 e ss. c.p.c. Nel procedimento n. ... (PARTE RESISTENTE) Nome: ... Cognome: ... Luogo e data di nascita: ... Cittadinanza: ... Residenza (o domicilio/dimora): ... Codice fiscale: ... con l'Avv. ... (nome, cognome, codice fiscale) Giusta procura alle liti .... CONTRO (PARTE RICORRENTE) Nome: ... Cognome: ... Luogo e data di nascita: ... Cittadinanza: ... Residenza (o domicilio/dimora): ... Codice fiscale: .... PREMESSO CHE - con atto di ricorso del ..., parte attrice ha dedotto quanto segue ..., concludendo per l'invalidità del matrimonio contratto in data ..., iscritto/trascritto presso i registri dello Stato Civile del Comune di ... (dati ...), in quanto celebrato in violazione di legge e, in particolare, per violazione degli artt. 117 e 120 c.c. - ritiene l'odierna parte convenuta che la domanda sia del tutto infondata e da respingere per i seguenti motivi in DIRITTO Sono due i presupposti costitutivi dell'azione ex art. 120 c.c.: l'uno positivo (lo stato di incapacità di intendere o di volere del nubendo, per qualunque causa, anche transitoria, al momento della celebrazione del matrimonio); l'altro negativo (che non vi sia stata coabitazione per un anno, dopo che il coniuge incapace ha recuperato la pienezza delle facoltà mentali). Ai fini dell'annullamento del matrimonio per incapacità naturale, è necessaria la prova che, al momento del compimento dell'atto, il soggetto era affetto da un perturbamento psichico tale da menomare gravemente, pur senza farle venire completamente meno, le capacità intellettive e volitive (Cass. n. 9662/ 2003), e quindi da impedire o ostacolare una seria valutazione dei propri atti e la formazione di una cosciente volontà (Cass. n. 21493/2014). Nel caso di specie, questo elemento probatorio è mancante in quanto .... Nel caso di specie, si osserva inoltre quanto segue .... Per tutti i motivi sopra esposti, parte convenuta, come rappresentata e difesa, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia il Tribunale adito, contrariis reiectis, così pronunciarsi: Respingere la domanda della parte attrice; Condannare la (parte attrice) alle spese del processo, da distrarsi in favore del difensore antistatario. IN VIA ISTRUTTORIA INDICA i mezzi di prova di cui intende valersi OFFRE i documenti allegati in comunicazione Luogo e data ... Firma Avv. ... CommentoLe norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie si applicano ai procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie attribuiti alla competenza del Tribunale ordinario, del Giudice tutelare e del Tribunale per i minorenni, salvo che la legge disponga diversamente e con esclusione dei procedimenti volti alla dichiarazione di adottabilità, dei procedimenti di adozione di minori di età e dei procedimenti attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. Non si tratta di un “rito speciale” essendo inserito, sistematicamente, all'interno del Libro II del c.p.c. (processo ordinario di cognizione). Convivono, tuttavia, due anime: disposizioni generali tratteggiati da rimedi e tutele particolareggiate. Queste ultime sono contenute nel Capo III (Disposizioni speciali), costituito da sette sezioni. Si è andato incontro, quindi, a esigenze di tutela particolareggiata. Le regole generali prevedono che la competenza territoriale appartenga al Tribunale del luogo di residenza abituale del minore (quindi, sostanzialmente, il luogo in cui il bambino effettivamente dimora con carattere di stabilità) che decide in composizione collegiale. Il procedimento segue le forme del rito uniforme per i pPMF. La domanda introduttiva del giudizio si propone con ricorso. Il convenuto si costituisce nel termine assegnato dal Giudice, depositando comparsa di risposta che contiene le indicazioni previste, anche a pena di decadenza, dagli articoli 167 e 473-bis.12, commi 2, 3 e 4 (art. 473-bis.16 c.p.c.). Ai sensi dell'art. 122 c.c., il matrimonio può essere impugnato da quello dei coniugi il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne allo sposo. Nonostante la rubrica del capo entro cui è collocata questa disposizione (“nullità”), la dottrina è dell'idea che si tratti di un caso di annullabilità. La violenza che rileva ai fini dell'azione ex art. 122 c.c., è quella morale; la violenza fisica, infatti, determina la nullità del vincolo per mancanza di consenso (peraltro, in concreto, essa risulta difficilmente verificabile in presenza dell'ufficiale di Stato Civile). È opinione condivisa quella che predica, in materia di violenza matrimoniale, la necessaria sussistenza dei requisiti generali previsti per il negozio ex art. 1435 c.c., affinché si configuri un vizio del consenso (metus ab extrinseco): lo sposo, pertanto deve subire una minaccia specificamente finalizzata ad estorcere il consenso alla conclusione del matrimonio, proveniente dalla controparte o da un terzo e di natura tale da incidere, con efficienza causale, sul consenso del soggetto passivo, che in assenza della minaccia non avrebbe concluso il negozio. Non è sempre facile distinguere la violenza dal timore. Alcune ipotesi, tuttavia, sono state ricondotte dalla giurisprudenza alla violenza morale: le nozze contratte sotto minaccia del suicidio da parte del familiare; le nozze contratte sotto minaccia di ricorrere alla pratica abortiva in caso di mancato consenso al matrimonio. Il procedimento è di competenza del Tribunale ordinario ex art. 9 c.p.c., adito per territorio secondo le regole di cui all'art. 18 c.p.c. Il Tribunale decide in composizione collegiale e con la partecipazione del Pubblico Ministero. L'azione di invalidità potrebbe essere promossa mentre già pende l'azione di separazione. La giurisprudenza, al riguardo, ha chiarito che la promozione del giudizio di nullità del matrimonio non incide sulla proponibilità o procedibilità della domanda di separazione personale dei coniugi, né determina l'obbligo di sospendere il relativo procedimento, ma spiega effetto su quest'ultimo solo quando, in pendenza dello stesso, anche in grado d'appello, sopravvenga una pronuncia definitiva che dichiari detta nullità. In tale situazione, per quanto riguarda i rapporti fra i coniugi, i quali non abbiano chiesto l'adempimento di alcuno degli obblighi che discendono dal matrimonio, si determina la cessazione della materia del contendere, tenuto conto, pure in ipotesi di conversione del rapporto nullo in matrimonio cosiddetto putativo, del difetto di un interesse giuridicamente apprezzabile a chiedere un accertamento della responsabilità della separazione (Cass. n. 259/1981). Per quanto riguarda, invece, i rapporti con la prole, il Giudice della separazione conserva il potere-dovere di provvedere sugli effetti che derivino da detto matrimonio putativo (Cass. n. 1762/1975). Con riguardo alla delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità, le Sezioni Unite hanno affermato che la convivenza “come coniugi”, quale elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di “ordine pubblico italiano”, la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, già affermato dalla Corte costituzionale con le sentenze Corte cost. n. 18/1982 e Corte cost. n. 203/1989, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal Tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del “matrimonio-atto” (Cass. n. 16379/2014). |