Impugnazione dell'unione civile per violenza

Giuseppe Buffone

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 1, comma 7, l. n. 76/2016, l'unione civile può essere impugnata dalla parte il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità determinato da cause esterne alla parte stessa.

Formula

TRIBUNALE DI [1] ...

RICORSO EX ARTT. 473-bis.12 e ss. c.p.c., l. 76/2016

Oggetto della domanda: ...

(PARTE ATTRICE)

Nome: ...

Cognome: ...

Luogo e data di nascita: ...

Cittadinanza: ...

Residenza (o domicilio/dimora): ...

Codice fiscale: ...

con l'Avv. ... (nome, cognome, codice fiscale)

Giusta procura alle liti ....

CONTRO

(PARTE CONVENUTA)

Nome: ...

Cognome: ...

Luogo e data di nascita: ...

Cittadinanza: ...

Residenza (o domicilio/dimora): ...

Codice fiscale: ....

CON L'INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO

Esposizione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la domanda si fonda

In data ..., le parti hanno costituito una unione civile ai sensi dell'art. 1, comma 3 della l. n. 76/2016, mediante dichiarazione resa davanti all'ufficiale di stato civile del Comune di ..., con atto iscritto nei registri dello Stato Civile del Comune di ..., con i seguenti dati: ....

L'unione civile è invalida per le ragioni che si vanno ad esporre e pertanto se ne chiede l'annullamento.

Altri elementi in fatto (principali o secondari) importanti per la controversia: (...).

IN DIRITTO [2]

(INDICARE LA CAUSA DI INVALIDITÀ PREVISTA DALLA LEGGE)

L'unione civile è invalida poiché contratta sotto la costrizione determinante della violenza altrui. In particolare ....

La parte dell'unione civile, infatti, ha subito una minaccia specificamente finalizzata ad estorcere il consenso alla conclusione del vincolo, proveniente dalla controparte/da un terzo e di natura tale da incidere, con efficienza causale, sul consenso del soggetto passivo, che in assenza della minaccia non avrebbe concluso il negozio.

Esplicitare i caratteri della violenza in concreto: ....

Nel caso di specie, si osserva inoltre quanto segue ....

PER QUESTI MOTIVI

Voglia il Presidente designare il Giudice relatore e fissare l'udienza di prima comparizione delle parti assegnando il termine per la costituzione del convenuto, per sentir pronunciare, all'esito del procedimento, le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, contrariis reiectis, così pronunciarsi:

1) Dichiarare l'annullamento/la nullità dell'unione civile iscritta nei registri dello Stato Civile del Comune di ..., anno ..., con ogni effetto di legge e i conseguenti adempimenti all'Ufficiale di Stato civile;

2) Condannare la (parte convenuta) alle spese del processo, da distrarsi in favore del difensore antistatario.

In ogni caso, con vittoria di spese e competenze di lite.

INDICA

i mezzi di prova di cui l'attore intende avvalersi e ne chiede l'ammissione,

....

OFFRE

i seguenti documenti in comunicazione e ne chiede l'acquisizione.

1) Atto di unione civile ...;

2) ...;

3) ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Il procedimento è di competenza del Tribunale ordinario ex art. 9 c.p.c., adito per territorio secondo le regole di cui all'art. 18 c.p.c.

2. Ai sensi dell'art. 1, comma 7 della l. n. 76/2016, l'unione civile può essere impugnata dalla parte il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità determinato da cause esterne alla parte stessa. L'azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che è cessata la violenza o le cause che hanno determinato il timore ovvero sia stato scoperto l'errore.

Commento

Rito applicabile

Il d.lgs. n. 149/2022 ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF). Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del Tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del Giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”. Le azioni in esame ricadono nel campo di applicazione del rito unitario trattandosi di procedimento in materia di impugnazione dell'unione civile. Giova evidenziare che, in virtù delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022 alla l. n. 76/2016, il richiamo al nuovo rito unitario è esplicito.

L'unione civile è la formazione sociale costituita - mediante dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni - da due persone maggiorenni dello stesso sesso, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale. Secondo i primi Giudici di merito intervenuti sul punto, la l. n. 76/2016 ha attribuito alle coppie formate da persone dello stesso sesso, ove sussistenti vincoli affettivi, un riconoscimento giuridico assimilabile a quello conferito alla famiglia come tradizionalmente intesa. La stabile relazione affettiva tra due persone dello stesso sesso, che si riconoscano come parti di un medesimo progetto di vita, con le aspirazioni, i desideri e i sogni comuni per il futuro, la condivisione insieme dei frammenti di vita quotidiana, costituisce a tutti gli effetti una “famiglia”, e dunque una formazione sociale nella quale, tra l'altro, è possibile la crescita di un minore, senza che il mero fattore “omoaffettività” possa costituire ostacolo formale (Trib. min. Bologna 31 agosto 2017). Per la giurisprudenza internazionale, comunque, la relazione sentimentale e sessuale tra due persone dello stesso sesso rientra nella nozione di “vita familiare”, il cui rispetto è garantito dall'art. 8 CEDU (Corte EDU, caso Schalk e Kopf contro Austria, decisione del 24 giugno 2010).

Ai sensi dell'art. 1, comma 7, l. n. 76/2016, l'unione civile può essere impugnata dalla parte il cui consenso è stato estorto con violenza o determinato da timore di eccezionale gravità determinato da cause esterne alla parte stessa. L'azione non può essere proposta se vi è stata coabitazione per un anno dopo che è cessata la violenza o le cause che hanno determinato il timore ovvero sia stato scoperto l'errore. 

La violenza che rileva ai fini dell'azione in parola, è quella morale; la violenza fisica, infatti, determina nullità del vincolo per mancanza di consenso (peraltro, in concreto, essa risulta difficilmente verificabile in presenza dell'ufficiale di Stato Civile). È opinione condivisa quella che predica, in materia di violenza matrimoniale (e quindi anche di unione civile), la necessaria sussistenza dei requisiti generali previsti per il negozio ex art. 1435 c.c., affinché si configuri un vizio del consenso (metus ab extrinseco): Il soggetto, pertanto deve subire una minaccia specificamente finalizzata ad estorcere il consenso alla conclusione dell'unione civile, proveniente dalla controparte o da un terzo e di natura tale da incidere, con efficienza causale, sul determinismo del soggetto passivo, che in assenza della minaccia non avrebbe concluso il negozio. Non è sempre facile distinguere la violenza dal timore. Alcune ipotesi, tuttavia, sono state ricondotte dalla giurisprudenza alla violenza morale: le nozze contratte sotto minaccia del suicidio da parte del familiare; le nozze contratte sotto minaccia di ricorrere alla pratica abortiva in caso di mancato consenso al matrimonio. Sono casi che possono ben essere richiamati a esempio anche per l'unione civile.

Ai sensi dell'art. 1, comma 20, l. n. 76/2016, al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso. La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella stessa legge, nonché alle disposizioni di cui alla l. n. 184/1983. Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti. La causa cui si riferisce la formula è causa sullo status con ogni conseguenza pratica.

Il procedimento è di competenza del Tribunale ordinario ex art. 9 c.p.c., adito per territorio secondo le regole di cui all'art. 18 c.p.c. Il Tribunale decide in composizione collegiale e con la partecipazione del Pubblico Ministero.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario