Impugnazione del matrimonio per simulazione

Giuseppe Buffone

Inquadramento

Il matrimonio può essere impugnato da ciascuno dei coniugi “quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti”. La norma richiamata, al comma 2, prevede poi, evidentemente al fine di conciliare la prevista impugnazione per simulazione con l'esigenza della certezza dei rapporti giuridici inerenti agli status, che “l'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima”.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

RICORSO [2]EX ARTT. 473-BIS.12 E SS. C.P.C., 123 C.C.

OGGETTO DELLA DOMANDA: ....

(PARTE ATTRICE)

Nome: ....

Cognome: ....

Luogo e data di nascita: ....

Cittadinanza: ....

Residenza (o domicilio/dimora): ....

Codice fiscale: ....

con l'Avv. .... (nome, cognome, codice fiscale)

Giusta procura alle liti ....

CONTRO

(PARTE CONVENUTA)

Nome: ....

Cognome: ....

Luogo e data di nascita: ....

Cittadinanza: ....

Residenza (o domicilio/dimora): ....

Codice fiscale: ....

CON L'INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO

Esposizione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la domanda si fonda.

In data ...., le parti hanno contratto matrimonio con rito ...., iscritto/trascritto nei registri dello Stato Civile del Comune di ...., anno ...., parte ...., n. ...., serie .....

Il matrimonio è invalido per le ragioni che si vanno ad esporre e pertanto se ne chiede l'annullamento.

Altri elementi in fatto (principali o secondari) importanti per la controversia: ( ....)

IN DIRITTO [3]

Ai sensi dell'art. 123 c.c., il matrimonio può essere impugnato da ciascuno dei coniugi quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti. Nel caso di specie, l'azione è proponibile perché non è decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio e le parti non hanno convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima.

Nel caso di specie: .... [4].

Si osserva inoltre quanto segue .....

PER QUESTI MOTIVI

Voglia il Presidente designare il Giudice relatore e fissare l'udienza di prima comparizione delle parti assegnando il termine per la costituzione del convenuto, per sentir pronunciare, all'esito del procedimento, le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito, contrariis reiectis, così pronunciarsi:

1) Dichiarare l'annullamento/la nullità del matrimonio iscritto/trascritto nei registri dello Stato Civile del Comune di ...., anno ...., parte ...., n. ...., serie ...., con ogni effetto di legge e i conseguenti adempimenti all'Ufficiale di Stato civile,

2) Condannare la (parte convenuta) alle spese del processo, da distrarsi in favore del difensore antistatario.

In ogni caso, con vittoria di spese e competenze di lite.

INDICA

i mezzi di prova di cui l'attore intende avvalersi e ne chiede l'ammissione

a) prova testimoniale sulle seguenti circostanze e con i testi indicati: ....;

b) interrogatorio formale del convenuto sulle seguenti circostanze: ....;

c) consulenza tecnica d'ufficio per .....

OFFRE

i seguenti documenti in comunicazione e ne chiede l'acquisizione.

1) Atto di matrimonio ....;

2) ....;

3) .....

Luogo e data .... ....

Firma Avv. .... ....

[1]Il procedimento è di competenza del Tribunale ordinario ex art. 9 c.p.c., adito per territorio secondo le regole di cui all'art. 18, c.p.c.

[2]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'art. 121 c.p.c., il ricorso con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Il richiamato Regolamento non trova invece applicazione, anche quanto ai limiti dimensionali degli atti, nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali rientra quella in esame.

[3]Indicare la causa di invalidità prevista dalla legge.

[4]Esplicitare i caratteri dell'accordo simulatorio in concreto.

Commento

Rito applicabile

Il decreto legislativo n. 149/2022 ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF). Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”. Le azioni in esame ricadono nel campo di applicazione del rito unitario trattandosi di procedimento in materia di impugnazione del matrimonio.

Con l'introduzione ad opera della l. n. 151/1975, art. 18, della norma contenuta nell'art. 123 c.c., il legislatore, intervenendo in una materia sulla quale, con particolare riferimento all'impugnabilità o meno, nel silenzio della legge, del matrimonio per simulazione, esistevano ampi contrasti in dottrina e in giurisprudenza, ha previsto che il matrimonio può essere impugnato da ciascuno dei coniugi “quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti”. La norma richiamata, al comma 2, prevede poi, evidentemente al fine di conciliare la prevista impugnazione per simulazione con l'esigenza della certezza dei rapporti giuridici inerenti agli status, che “l'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima”. Viene così tipizzato un regime speciale, settoriale e autonomo che si distingue da quello generale e conserva una propria autonomia. L'autonomia è in primis strutturale: la simulazione matrimoniale non coincide perfettamente con quella contrattuale in quanto l'accordo simulatorio deve avere ad oggetto l'esclusione degli obblighi e dei diritti nascenti dal vincolo. Il patto deve essere anteriore alla celebrazione dell'unione e, soprattutto, deve avere carattere assoluto non essendo operativa la disciplina in esame ove si tratti di accordo solo parziale. In particolare, il patto preventivo di non adempiere al solo obbligo di reciproca fedeltà non costituisce simulazione ex art. 123 c.c. La prova della simulazione può essere fornita con ogni mezzo. Ma quale vizio colpisce il matrimonio simulato? Coerentemente con lo schema generale contrattuale, dovrebbe ritenersi si tratti di nullità ammettendo, poi, per la specialità del regime di cui si è detto, la sussistenza di una ipotesi eccezionale di nullità sanabile là dove il termine decadenziale spiri senza instaurazione del giudizio impugnatorio. Non mancano opinioni dottrinarie che, invece, propendono per la annullabilità oppure addirittura per la configurabilità del negozio indiretto. La natura del tutto eccezionale del regime in esame conduce a esprimere preferenza per la tesi che predica una ulteriore ipotesi di annullabilità tenuto conto di: legittimazione attiva relativa, riservata ai coniugi; sanabilità del vizio, per effetto del decorso del termine o la convivenza; produzione di effetti giuridici del matrimonio.

L'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima. Le ipotesi della convivenza e del decorso del termine annuale sono formulate in via alternativa, nel senso che la convivenza esclude assolutamente la proponibilità dell'azione, che, in ogni caso, non può essere esercitata dopo il decorso di un anno. In tempi recenti, la Suprema Corte ha escluso che questa ipotesi di decadenza si ponga in contrasto con la Charta Chartarum. In particolare, ha affermato essere manifestamente infondata l'eccezione di illegittimità costituzionale, per contrarietà all'art. 2 Cost., dell'art. 123 c.c. nella parte in cui stabilisce che il matrimonio simulato non può essere impugnato decorso un anno dalla celebrazione indipendentemente dalla mancata convivenza tra i coniugi, «posto che non viene in considerazione il diritto di formare una nuova famiglia (avuto riguardo all'eventualità di contrarre nuove nozze), quanto la possibilità, di segno opposto, di rescindere il vincolo già contratto» (Cass. n. 16221/2015).

La normativa sulle unioni civili (art. 1, comma 20, l. n. 76/2016), prevede una clausola generale di estensione agli uniti civili delle norme ordinamentali dedicate ai coniugi: “al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso”. Questa estensione però ha dei limiti. Infatti è espressamente previsto che essa “non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge”. Pertanto, si applicano alle unioni civili solo le disposizioni del c.c. richiamate in modo esplicito. La disposizione qui in commento è tra quelle espressamente richiamate e, quindi, applicabili.

L'azione di invalidità potrebbe essere promossa mentre già pende l'azione di separazione. La giurisprudenza, al riguardo, ha chiarito che la promozione del giudizio di nullità del matrimonio non incide sulla proponibilità o procedibilità della domanda di separazione personale dei coniugi, né determina l'obbligo di sospendere il relativo procedimento, ma spiega effetto su quest'ultimo solo quando, in pendenza dello stesso, anche in grado d'appello, sopravvenga una pronuncia definitiva che dichiari detta nullità. In tale situazione, per quanto riguarda i rapporti fra i coniugi, i quali non abbiano chiesto l'adempimento di alcuno degli obblighi che discendono dal matrimonio, si determina la cessazione della materia del contendere, tenuto conto, pure in ipotesi di conversione del rapporto nullo in matrimonio cosiddetto putativo, del difetto di un interesse giuridicamente apprezzabile a chiedere un accertamento della responsabilità della separazione (Cass. n. 259/1981). Per quanto riguarda, invece, i rapporti con la prole, il giudice della separazione conserva il potere-dovere di provvedere sugli effetti che derivino da detto matrimonio putativo (Cass. n. 1762/1975).

Con riguardo alla delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità, le Sezioni Unite hanno affermato che la convivenza “come coniugi”, quale elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di “ordine pubblico italiano”, la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, già affermato dalla Corte costituzionale con le sentenze Corte cost. n. 18/1982 e Corte cost. n. 203/1989, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del “matrimonio-atto” (Cass. n. 16379/2014).

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