Ricorso per l'omologa delle condizioni della separazione personale

Alberto Figone

Inquadramento

La separazione personale può essere definita in forma consensuale quando vi sia accordo fra i coniugi sia sulla separazione, sia sulle condizioni del successivo regime. L'efficacia dell'accordo è subordinata all'omologazione da parte del tribunale.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

RICORSO [2] PER SEPARAZIONE CONSENSUALE DI CONIUGI EX ART. 473-BIS.51 C.P.C.

Ill.mo Signor Presidente,

Il Sig. .... nato a .... il ...., C.F. .... cittadino italiano residente in ...., via ...., n. .... titolo di studio ...., elettivamente domiciliato in .... via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che lo rappresenta e difende come da procura in calce al presente atto .... e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni di rito – all'indirizzo PEC .... [3]

E

la Sig.ra .... nata a .... il ...., C.F. ...., cittadina italiana residente in ...., via ...., n. .... titolo di studio ...., elettivamente domiciliata in .... via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., che la rappresenta e difende come da procura in calce al presente atto .... e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni di rito all'indirizzo PEC .... [4]

PREMESSO

che gli stessi hanno contratto matrimonio concordatario (o civile) in ...., il ...., come da estratto dell'atto di matrimonio che si produce, fissando la residenza della famiglia in ....;

che dal matrimonio sono nati: .... (ovvero non sono nati figli);

che col tempo la convivenza matrimoniale è divenuta intollerabile, per divergenze e conflitti caratteriali;

che il Sig. XXXX dichiara di svolgere la professione di XXXXX e che il suo reddito netto, negli ultimi tre anni, è stato pari a .... (anno XXXX); .... (anno XXXX); .... (anno XXXX)

che il patrimonio netto del Sig. XXXXX è così formato: a) rapporti bancari (saldo degli ultimi tre anni); rapporti finanziari (saldo degli ultimi tre anni); diritti reali su beni immobili (indicare); diritti reali su beni mobili registrati (indicare)

che lo stesso ha in essere i seguenti mutui/finanziamenti (indicare)

che la Sig.ra XXXXX dichiara (riportare gli stessi dati relativi al marito),

che i genitori, richiamato l'art. 473-bis.5 c.p.c., non ritengono necessario l'ascolto del minore;

che i ricorrenti sono divenuti alla determinazione di separarsi consensualmente alle seguenti condizioni:

....

(Esempio)

1) I coniugi vivranno separati nel reciproco rispetto [5];

2) I figli minori sono affidati in regime condiviso ad entrambi i genitori, con collocazione presso la madre;

3) Il padre potrà stare con i figli con le seguenti moda ....;

4) La casa coniugale (in proprietà, in comproprietà, o in locazione) viene assegnata alla Sig.ra ...., con tutti gli arredi e corredi ivi presenti, dandosi atto che il Sig. .... ha gia prelevato (o preleverà) i propri effetti personali;

5) Il Sig. .... corrisponderà alla Sig.ra .... a titolo di assegno di mantenimento la somma mensile di Euro .... entro il giorno 5 di ogni mese (ovvero i coniugi dichiarano di essere economicamente autosufficienti e pertanto rinunciano reciprocamente a richieste economiche);

6) Il Sig. .... corrisponderà alla Sig.ra ...., entro il giorno 7 di ogni mese, la somma mensile di Euro .... per il mantenimento dei figli;

7) Entrambi gli importi di cui sopra saranno aggiornati annualmente in base alla variazione istat ed il primo aggiornamento sarà effettuato l'anno successivo all'omologa del presente accordo;

8) Le spese straordinarie per i figli, preventivamente concordate e documentate, saranno suddivise tra i genitori in ragione del 50% proquota (ovvero in percentuale diverse da determinarsi). Nei Tribunali in cui è stato adottato un Protocollo delle spese straordinarie, si dovrà fare riferimento ad esso;

9) Eventuali altre previsioni concordate

TANTO PREMESSO

i Sigg.ri .... e ...., come in atti rappresentati, domiciliati e difesi

RICORRONO

Alla S.V. ill.ma, affinché fissi udienza di comparizione per esperire il rituale tentativo di conciliazione e perché poi il Tribunale abbia ad omologare la separazione alle condizioni di cui in premessa.

I coniugi dichiarano espressamente, ex art. 473-bis.51, comma 2 c.p.c., di volersi avvalere della facoltà di sostituire l'udienza con il deposito di note scritte e dunque dichiarano di non volersi riconciliare.

Producono i seguenti documenti: estratto atto di matrimonio; certificato contestuale di residenza e stato di famiglia del marito; certificato contestuale e stato di famiglia della moglie.

Luogo e data ....

Firma delle parti ....

Firma Avvocati (o dell'Avvocato se uno solo per entrambi) ....

PROCURA [6]

Io sottoscritto/a .... nomino quale mio difensore in ogni fase e grado, del presente giudizio, l'Avv. .... del Foro di ...., conferendogli ogni più ampia facoltà di legge. Eleggo domicilio presso lo studio dello stesso, sito in ...., via ..... Dichiaro di essere stato/a informato/a, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita tramite un avvocato per parte, disciplinata dall'art. 6 del d.l. n. 132/2014, convertito nella l. n. 162/2014, nonché della possibilità di formalizzare un accordo davanti all'ufficiale di stato civile, ex art. 12 del predetto d.l. e della relativa legge di conversione.

Dichiaro altresì di avere ricevuto tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento sino alla conclusione dell'incarico. Dichiaro, ai sensi e per gli effetti di cui al d.lgs. n. 196/2003 e successive modifiche, di essere stato/a informato/a che i miei dati personali, anche sensibili, verranno utilizzati per le finalità inerenti al presente mandato, autorizzando sin d'ora il rispettivo trattamento.

Firma Assistito ....

È autentica

Firma Avv. ....

PROCURA (SE OGNUNA DELLE PARTI HA UN PROPRIO LEGALE)

Io sottoscritto/a .... nomino quale mio difensore in ogni fase e grado, del presente giudizio, l'Avv. .... del Foro di ...., conferendogli ogni più ampia facoltà di legge. Eleggo domicilio presso lo studio dello stesso, sito in ...., via ..... Dichiaro di essere stato/a informato/a, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita tramite un avvocato per parte, disciplinata dall'art. 6 del d.l. n. 132/2014, convertito nella l. n. 162/2014, nonché della possibilità di formalizzare un accordo davanti all'ufficiale di stato civile, ex art. 12 del predetto d.l. e della relativa legge di conversione.

Dichiaro altresì di avere ricevuto tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento sino alla conclusione dell'incarico. Dichiaro, ai sensi e per gli effetti di cui al d.lgs. n. 196/2003 e successive modifiche, di essere stato/a informato/a che i miei dati personali, anche sensibili, verranno utilizzati per le finalità inerenti al presente mandato, autorizzando sin d'ora il rispettivo trattamento.

Firma Assistita ....

È autentica

Firma Avv. ....

[1] La competenza territoriale è del tribunale del luogo di residenza o domicilio di ciascuno dei coniugi o di entrambi; il principio, previgente alla riforma, è stato ribadito dall'art. 473-bis.51 c.p.c. Esso si applica pure qualora vi siano minori, stante il mancato richiamo espresso all'art. 473-bis.11.

L'incompetenza per territorio deve essere dichiarata non dal presidente in ambito di udienza presidenziale, ma dal collegio in sede di (mancata) omologazione.

[2] In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'art. 121 c.p.c., i ricorsi sono redatti con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorita giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che il ricorso deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Il richiamato Regolamento non trova applicazione, rispetto ai limiti dimensionali degli atti, nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro: ciò fa presumere che non operi, per tale parte, anche rispetto alle controversie di valore indeterminabile, molto ricorrenti nel contenzioso familiare.

[3] La prassi in essere dinanzi ai Tribunali era variegata, ammettendosi talora che gli stessi coniugi potessero procedere alla sottoscrizione del ricorso, senza necessità di difesa tecnica, stante il carattere camerale del procedimento. La delicatezza dei diritti in gioco, specie in presenza di minori, e le conseguenze che possono derivare da una non corretta impostazione degli accordi separatizi, già consigliavano l'estrema opportunità di una difesa tecnica. In oggi tale conclusione si impone, posto che il Tribunale provvede sull'omologa non più con decreto, bensì con sentenza, il che comporta l'attrazione del procedimento nel rito contenzioso. Occorre rammentare come il ricorso debba essere necessariamente sottoscritto anche dalle parti personalmente. Il legale potrebbe essere anche uno solo, rappresentando entrambi i coniugi. In situazioni conflittuali è tuttavia preferibile che ognuno dei coniugi sia rappresentato da un proprio legale, anche per evitare eventuali successive malevoli insinuazioni circa l'operato del professionista da parte di uno dei coniugi.

[4] L'art. 150 comma 3 c.c. prevede che il diritto di chiedere la separazione giudiziale o l'omologa di quella consensuale spetta esclusivamente ai coniugi. La giurisprudenza ha affermato che la domanda possa essere anche proposta a mezzo di un procuratore speciale, sempre che sia indicato con precisione l'ambito di volontà che la parte intende rappresentare tramite il procuratore (Cass. I, n. 5973/1981). Il coniuge interdetto è rappresentato dal tutore; se questi è il coniuge dovrà essere nominato un curatore speciale dal giudice tutelare, il quale dovrà comunque autorizzare la sottoscrizione del verbale. Se invece il coniuge è sottoposto ad amministrazione di sostegno, il Giudice tutelare potrebbe nominargli un curatore speciale, ove non ritenesse il l'amministratore in grado di tutelare adeguatamente gli interessi del suo rappresentato (Trib. Milano 19 febbraio 2014, Trib. Varese 12 marzo 2012, in Fam. e dir., 2012, 492)

[5] Si tratta di una clausola di stile, che peraltro ha l'importanza di richiamare i coniugi al reciproco rispetto. Va qui rammentato come in sede di separazione consensuale non sia ammissibile prevedere l'addebito della separazione all'uno o all'altro coniuge, posto che la declaratoria di addebito esula dal potere dispositivo delle parti (Trib. Caltanissetta 18 novembre 2015, in Ilfamiliarista.it).

[6] Se un unico Avvocato rappresenta i due coniugi, il mandato andrà conseguentemente modificato, con l'indicazione di entrambi quali conferenti l'incarico.

Commento

La separazione consensuale, disciplinata nell'art. 158 c.c., rappresenta una tipologia di separazione legale, che ha titolo in un negozio giuridico bilaterale (l'accordo dei coniugi), omologato dal tribunale, inizialmente con decreto ed ora con sentenza. Prima dell'entrata in vigore dell'istituto della negoziazione assistita (l. n. 162/2014 di conversione del d.l. n. 132/2014, art. 6) e della separazione in forma amministrativa davanti all'ufficiale di stato civile (art. 12) la separazione consensuale costituiva uno dei momenti più significativi della negozialità nell'ambito delle vicende afferenti il vincolo coniugale.

L'accordo di separazione consensuale presenta un contenuto necessario; esso, nella sua forma essenziale (coniugi economicamente autosufficienti senza figli o con figli maggiorenni autosufficienti) può esaurirsi nella manifestazione di volontà dei coniugi di interrompere la convivenza. In altre fattispecie (più frequenti nella pratica), verranno disciplinati gli ulteriori profili del regime della separazione (affidamento di figli minori, modalità di contribuzione al mantenimento degli stessi o di figli maggiorenni non autosufficienti, assegnazione della casa coniugale, assegno di mantenimento per il coniuge più “debole”). Nella giurisprudenza di merito si è ritenuto potersi disciplinare anche l'affidamento di un figlio non ancora nato, ma solo concepito (Trib. Mantova 4 aprile 2017, in Ilfamiliarista.it). A questo contenuto se ne può affiancare un altro (eventuale), comprendente pattuizioni che non trovano causa, ma solo occasione nella vita separata (rinunce, impegni, transazioni, ecc.) (Cass. I, n. 16909/2015).

La separazione si perfeziona con l'omologa da parte del tribunale del verbale di separazione, che i coniugi sottoscrivono davanti al presidente. Un accordo non omologato può dar luogo solo ad una separazione di fatto, priva di efficacia per l'ordinamento, e non certo ad una separazione “titolata”. L'omologa rappresenta infatti una condizione di efficacia dell'accordo di separazione; frequente è dunque la qualificazione come complessa del procedimento di separazione consensuale, in cui concorrono elementi privatistici e pubblicistici (Cass. I, n. 28649/2020)

Il controllo del tribunale, reso in sede di omologazione del verbale di separazione, è di mera legittimità, vertendo sull'esistenza, serietà e libertà del consenso dei coniugi e sulla validità dell'accordo. Esso tuttavia si estende anche al merito, quanto alle clausole che regolano l'affidamento dei figli minori ed il loro contributo al mantenimento. Se il tribunale ritiene che l'accordo sia in contrasto con l'interesse della prole, il presidente deve riconvocare le parti, indicando le modificazioni da adottare, ovvero può richiedere la documentazione di cui all'artr. 473-bis.12 comma 3 c.p.c. I coniugi potranno accettare le modifiche richieste, con conseguente successiva omologa del nuovo accordo; potranno peraltro ritenere di non adeguarsi, con il conseguente diniego dell'omologa.

Il tribunale non può intervenire a tutela del coniuge “debole”, ove ritenesse che l'accordo non è rispondente all'interesse di questi, salvo che accerti una manifesta ed evidente incapacità di una delle parti (situazione difficilmente prospettabile quando ciascuno dei coniugi sia stato rappresentato da un proprio difensore).

Una decisione di merito ha escluso potersi omologare un accordo con cui i coniugi chiedevano darsi atto dello status di “separati in casa”, siccome non previsto dall'ordinamento (Trib. Como 6 giugno 2017, in Ilfamiliarista.it).

Malgrado la verifica demandata al tribunale, l'accordo di separazione, quale atto negoziale bilaterale, è soggetto alle regole generali, che presiedono all'annullamento dei contratti (incapacità di intendere e di volere, vizi della volontà). Un accordo potrà pertanto essere impugnato, anche se sia stato omologato dal tribunale (Cass. I, n. 10932/2008; Cass. I, n. 27329/2022). La giurisprudenza ritiene altresì che l'accordo (nella sola parte afferente i profili patrimoniali) possa essere oggetto di domanda di simulazione o di revocatoria (ordinaria o fallimentare) da parte dei terzi, che ne siano danneggiati, in presenza dei presupposti di legge (Cass. I, n. 17607/2003; Cass. III, n. 1144/2015; Cass. I, n. 14049/2021; Trib. Taranto 4 aprile 2017, in Ilfamiliarista.it); ciò in quanto l'omologazione resta estranea alla tutela degli interessi dei creditori (Cass. III, n. 6395/2023).

I coniugi, nell'ambito della loro autonomia negoziale, possono concludere anche accordi “a latere” di quelli assoggettati all'omologazione da parte del tribunale; ciò con scritture private inter partes. La giurisprudenza ritiene che detti accordi, precedenti, coevi o successivi alla separazione, siano validi se si pongono in condizione di non interferenza con l'accordo omologato (es. si prevede una dettagliata divisione di beni comuni) o siano migliorativi delle clausole dell'accordo per i soggetti deboli (es. si prevede che l'assegno per il coniuge o i figli verrà corrisposto in misura superiore a quella indicata nel verbale) (Cass. I, n. 9174/2008). Gli accordi sono ammissibili sia che abbiano natura onerosa e sia che abbiano titolo gratuito (Cass. II, ord. n. 27409/2019).

Occorre evidenziare che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato che le clausole dell'accordo di separazione consensuale (o di divorzio a domanda congiunta), che riconoscano ad uno o ad entrambi i coniugi la proprietà esclusiva di beni – mobili o immobili – o la titolarità di altri diritti reali, ovvero ne operino il trasferimento a favore di uno di essi o dei figli al fine di assicurarne il mantenimento, sono valide in quanto il predetto accordo, inserito nel verbale di udienza redatto da un ausiliario del giudice e destinato a far fede di ciò che in esso è stato attestato, assume forma di atto pubblico ex art. 2699 c.c. e, ove implichi il trasferimento di diritti reali immobiliari, costituisce, dopo il decreto di omologazione della separazione (o la sentenza di divorzi), valido titolo per la trascrizione ex art. 2657 c.c., purché risulti l'attestazione del cancelliere che le parti abbiano prodotto gli atti e rese le dichiarazioni di cui all'art. 29, comma 1-bis, della l. n. 52/1985, come introdotto dall'art. 19, comma 14, del d.l. n. 78/2010, conv. con modif. dalla l. n. 122/2010, restando invece irrilevante l'ulteriore verifica circa gli intestatari catastali dei beni e la loro conformità con le risultanze dei registri immobiliari (Cass. S.U., n. 21768/2021). I trasferimenti concordati in sede di separazione beneficiano delle esenzioni fiscali di cui all'art. 19 della l. n. 74/1987 sul divorzio, a seguito della pronuncia della Corte costituzionale n. 154/1999 (v. Cass. V, n. 2111/2016). La domanda per separazione consensuale si propone con ricorso, sottoscritto da entrambi i coniugi. Si ritiene che il ricorso possa essere sottoscritto anche da un procuratore speciale (Cass. n. 5973/1981). A fronte dell'emergenza pandemica, in virtù dei poteri speciali concessi ai capi degli uffici giudiziari dalla normativa speciale, in numerosi Tribunali l'udienza di comparizione personale è stata sostituita dalla comparizione “da remoto”, ma nel contempo si è anche evitata l'udienza, a fronte del deposito di una rinuncia espressa da parte di entrambi i coniugi, con dichiarazione di non volersi riconciliare. La riforma ha fatto proprie alcune opzioni, frutto della disciplina emergenziale, come risulta dal secondo comma dell'art. 473-bis.51 c.p.c.: se le parti intendono avvalersi della facoltà di sostituire l'udienza con il deposito di note scritte, devono farne richiesta nel ricorso, dichiarando di non volersi riconciliare. Nessun piano genitoriale deve essere allegato al ricorso congiunto, in quanto non si richiama il quarto comma dell'art. 473-bis.12 c.p.c., per quanto constino prassi diverse in alcuni tribunali.

Se i coniugi (o anche uno solo di essi) non intendono sostituire l'udienza con il deposito di note scritte, dovranno pu semre produrre i documenti di cui all'art. 473-bis.12 comma 3 c.p.c., per quanto l'art. 473-bis.51 c.p.c. richiami erroneamente l'art. 473-bis.13 c.p.c., che riguarda i ricorsi del p.m.

Depositato il ricorso, il presidente fissa l'udienza, cui i coniugi dovranno comparire personalmente per confermare l'accordo, sempre che non vi abbiano previamente rinunciato.. Pare ammessibile anche la comparizione tramite procuratore speciale. All'udienza i coniugi potranno modificare il contenuto dei loro accordi, che non devono quindi necessariamente essere conformi al ricorso. E ciò avverrà soprattutto a fronte di rilievi del presidente, là dove sia prospettata una possibile non omologazione delle iniziali pattuizioni.

Entrambi i coniugi potrebbero revocare il consenso, ma tanto potrebbe fare anche uno solo, che rifiutasse di sottoscrivere il verbale. La giurisprudenza prevalente, ancorché datata, ha ritenuto ammissibile anche la revoca unilateriale del consenso da parte del coniuge che abbia sottoscritto il verbale all'udienza presidenziale, purché la revoca stessa intervenga prima dell'omologa, e, quindi, prima dell'udienza in camera di consiglio (App. Venezia 11 giugno 1983, in Giur. it., 1984, I, 2, 666).

Se l'accordo raggiunto fosse ritenuto in contrasto con l'interesse dei figli (nel silenzio della norma, anche quelli patrimoniali dei figli maggiorenni non autosuffcienti), il tribunale convocherà le parti, indicando le modificazioni da apportare; in caso di rifiuto ad uniformarsi, la domanda verrà respinta “allo stato”. I coniugi potrebbero pertanto riproporla anche alle stesse condizioni, purché sostenute da idonee giustificazioni e documenti.

Nel procedimento è obbligatorio l'intervento del pubblico ministero ai sensi dell'art. 70 c.p.c.

Il procedimento ha si conclude oggi, come già anticipato, con sentenza.

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