Memoria del ricorrente ex art. 473-bis.17 c.p.c. nel procedimento di divorzio contenzioso

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

Nel procedimento di divorzio contenzioso cui si applicano ancora le norme della l. n. 898/1970, conservate per i procedimenti pendenti dalla riforma del processo civile di cui al d.lgs. n. 149/2022, alla fase istruttoria si applicano le regole generali del giudizio contenzioso ordinario. Alla prima udienza davanti all'istruttore le parti potranno pertanto chiedere la concessione dei termini per il deposito di memorie istruttorie ex art. 183, comma 6, c.p.c.. Potranno però anche chiedere al G.I. che il Collegio voglia emettere sentenza non definitiva di separazione ex art. 709-bis c.p.c., se la relativa richiesta sia già stata formulata negli atti precedenti. Da precisare, peraltro, che nessuna preclusione sussiste al riguardo, onde detta pronunzia può essere richiesta dalle parti in giudizio anche successivamente alla concessione dei termini per il deposito delle memorie di carattere istruttorio ex art. 183, comma 6, c.p.c. (App. Milano 30 gennaio 2018, in IlFamiliarista.it). I procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023 seguono le diverse norme di cui al rito unificato per le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia. Le memorie difensive con le quali le parti precisano e completano le rispettive posizioni devono essere depositate prima ancora della comparizione in udienza dinanzi al giudice istruttore.

Formula

TRIBUNALE DI ....

1° MEMORIA [1] EX ART. 473-BIS.17 C.P.C.

Per il Sig. ...., con l'Avv. ....

- ricorrente -

IN CAUSA CONTRO

La Sig.ra ...., con l'Avv. ....

- convenuta -

Richiamato quanto già in atti chiesto e dedotto, il Sig. .... rassegna le seguenti

CONCLUSIONI

.....

Data e firma del difensore, ....

[1]Trattandosi di un atto endoprocessuale i requisiti di redazione dello stesso possono non seguire in dettaglio le indicazioni di cui all'art. 2 del d.m. n. 110 del 2023. Il Regolamento recato dal decreto non opera, quanto ai limiti dimensionali ex art. 3, quando vengono in rilievo controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, pare doversi ritenere, di valore indeterminabile, come di frequente avviene nel contenzioso familiare. Ad ogni modo, un atto endoprocessuale come quello in esame, se detti limiti si applicano, deve avere un'estensione massima di 50.000 caratteri.

Commento

Alla comparsa di costituzione in giudizio del convenuto l'attore ricorrente può rispondere con una memoria da depositarsi almeno venti giorni prima dell'udienza fissata per la comparizione. Il termine è disposto a pena di decadenza.

Nella memoria il ricorrente deve prendere posizione in maniera chiara e specifica sui fatti e sulle allegazioni di controparte, può precisare e modificare le domande già proposte e dedurrre mezzi di prova.

La precisazione consiste in un'esplicitazione o un chiarimento di quanto già esposto nelle precedenti difese, anche con l'allegazione di fatti secondari, che non comportano modifica dell'oggetto, mediato o immediato, della domanda, né delle eccezioni in senso stretto. La modifica rappresenta un mutamento attenuato del petitum e della causa petendi anche con l'allegazione di fatti nuovi, purché anche in questo caso non vi sia mutamento della domanda. Sarebbe quindi inammissibile una domanda di assegno formulata per la prima volta nella memoria in oggetto, salvo che i presupposti siano maturati in un momento successivo, ovvero una domanda di addebito.

Possono invece essere modificate le domande in relazione alle quali il giudice ha poteri decisori d'ufficio, senza essere vincolato alle richieste delle parti. Ci si riferisce alle domande relative ai figli minori, di natura personale (affidamento e regime dello stesso) e patrimoniale (contributo al mantenimento da parte del genitore non affidatario o collocatario). Quale conseguenza di una modifica della domanda di affidamento o collocazione del minore, potrà dedursi anche una nuova, finora, richiesta di assegnazione della casa coniugale, che rappresenta uno strumento a garanzia dei diritti della prole stessa.

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