Ricorso per ordine di pagamento diretto ex art. 473-bis.37 c.p.c. nel corso del giudizio di divorzio

Rosaria Giordano

Inquadramento

Nel corso della separazione, a fronte dell'inadempimento dell'obbligato al pagamento dell'assegno di mantenimento nei confronti del coniuge e/o della prole, il coniuge avente diritto può richiedere al giudice istruttore l'emanazione di un ordine di pagamento diretto a carico di un debitore del coniuge inadempiente. In particolare, il giudice nell'ipotesi di inadempimento ad uno qualsiasi degli obblighi di mantenimento contenuti in un provvedimento e su richiesta della parte, può ordinare a soggetti terzi di versare direttamente l'assegno al titolare, stornando i relativi importi dalle somme che il terzo deve versare, anche periodicamente, all'obbligato inadempiente.

Formula

ILL.MO GIUDICE ISTRUTTORE NEL PROCEDIMENTO DI SEPARAZIONE GIUDIZIALE R.G. .... [1]

RICORSO [2] PER L'EMANAZIONE DI ORDINE DI PAGAMENTO DIRETTO

La Sig.ra ...., rappresentata e difesa come in atti;

NEI CONFRONTI DI

Il Sig. ...., rappresentato e difeso come in atti;

ESPONE CHE

– nel corso della presente causa di separazione coniugale tra l'istante ed il Sig. ...., la S.V. pronunciava ordinanza provvisoria, resa in data ...., mediante la quale poneva a carico del Sig. ...., il mantenimento della prole prevedendo la corresponsione della somma mensile di Euro ....;

– peraltro, nonostante i diversi mesi trascorsi dall'emanazione del provvedimento presidenziale, il Sig. .... è rimasto inadempiente rispetto agli obblighi posti a proprio carico [3];

– più volte l'obbligato è stato sollecitato ad effettuare il pagamento dovuto, anche con lettere di messa in mora;

– il Sig. .... è dipendente della società ...., con la qualifica di ...., e percepisce uno stipendio mensile pari ad Euro ....;

– stante il grave pregiudizio che l'inadempimento del Sig. .... sta arrecando alla prole, si richiede l'emanazione nei confronti del datore di lavoro del Sig. .... [4] di un ordine di pagamento diretto alla ricorrente delle somme dovute mensilmente alla stessa [5];

P.T.M.

Si richiede all'Ill.mo Giudice istruttore adito, inaudita altera parte, ed in subordine, previa comparizione delle parti, di emanare ordine di pagamento diretto alla ricorrente delle somme dovute mensilmente alla stessa dall'ex coniuge, pari ad Euro ...., al datore di lavoro del Sig. ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Si allegano:

n. .... buste paga del Sig. ....

[1] Trattandosi di ricorso lite pendente la competenza spetta al Giudice istruttore del procedimento in corso.

[2] Quanto all'estensione di tale atto sembra dover trovare applicazione l'art. 3, comma 1, lett. b), del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, essendo un ricorso in corso di causa e dunque non equiparabile agli atti introduttivi o di impugnazione, bensì alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio e dunque lo stesso deve essere contenuto nella misura di 50.000 caratteri (salvo che riguardi controversie aventi un valore economico superiore a 500.000 euro).

[3] In realtà si ritiene che il Giudice istruttore può impartire l'ordine di pagamento diretto anche ove l'inadempimento non riguardi semplicemente il pagamento dell'assegno, ma altre disposizioni, sempre di contenuto economico, contenute nel provvedimento giurisdizionale; l'ordine potrà dunque essere emesso, ad esempio, per mancato pagamento (o ritardato pagamento) della rivalutazione ISTAT; più controverso invece appare il caso in cui il genitore non abbia pagato le eventuali spese straordinarie o non le abbia rimborsate ancorché l'obbligo fosse contenuto nel titolo esecutivo: infatti, in questo secondo caso rimane pur sempre dubbio l'effettivo inadempimento, ben potendo il preteso debitore eccepire il mancato preventivo accordo sulle spese oggetto di rimborso, accordo che, nella maggioranza dei casi, costituisce la precondizione per l'esigibilità del rimborso pro-quota (Simeone, Garanzie: ordine di pagamento diretto, in Ilfamiliarista.it, 24 marzo 2015).

[4] Il Giudice può peraltro ordinare il pagamento diretto in favore dell'avente diritto all'assegno, oltre che di stipendi, indennità, somme comunque dovute dal datore di lavoro. come nell'esemplificazione proposta, anche di trattamenti pensionistici (Cass. n. 1398/2004); canoni di locazione (Trib. Roma 3 aprile 2003) ed ogni altra somma comunque dovuta dal terzo al soggetto tenuto al pagamento dell'assegno anche diversa dal credito da retribuzione (Cass. n. 12204/1998).

[5] Circa i limiti quantitativi dell'ordine di pagamento diretto, da lungo tempo la S.C. ha chiarito – con principi che appaiono operanti anche rispetto all'odierno art. 437-bis.37 c.p.c. che si limita a una risistemazione e razionalizzazione dell'istituto – che, in tema di assegno di mantenimento, la disposizione legislativa di cui all'art. 156 c.c., per effetto della quale il giudice può disporre, nel caso in cui eventuali terzi risultino obbligati a versare (anche periodicamente) somme di danaro al coniuge onerato dell'assegno, che “una parte” di tali somme venga versata direttamente all'avente diritto, non può essere interpretata nel senso che un tale ordine debba indefettibilmente avere ad oggetto solo una parte delle somme dovute dal terzo, quale che in concreto ne sia la misura e quale che, in concreto, sia l'importo dell'assegno di mantenimento, bensì nel senso (ed in armonia con il più ampio “blocco” normativo costituito, in detta materia, dagli artt. 148 ss. c.c., dall'art. 8,l. div., dagli artt. 3 e 30 Cost.) che il Giudice possa legittimamente disporre il pagamento diretto dell'intera somma dovuta dal terzo, quando questa non ecceda, ma anzi realizzi pienamente, l'assetto economico determinato in sede di separazione con la statuizione che, in concreto, ha quantificato il diritto del coniuge beneficiario (Cass. I, n. 12204/1998).

Commento

L'art. 473-bis.37 c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022, in attuazione del principio di delega espresso dall'art. 1, comma 23, lett. ll), della l. n. 206/2021, ha fatto confluire in un'unica norma anche l'istituto dell'ordine di pagamento diretto dei crediti dell'obbligato nell'ipotesi di inadempimento (ordine di norma rivolto al datore di lavoro dell'obbligato).

Più in particolare, si prevede che il beneficiario dell'assegno (stabilito in favore suo ovvero della prole), decorsi trenta giorni dalla costituzione in mora del debitore inadempiente, può notificare il provvedimento che fissa an e quantum dell'assegno, al terzo tenuto a versare periodicamente somme di denaro al debitore principale, dando al contempo comunicazione dell'avvenuta notificazione all'obbligato.

Ricevuto il provvedimento, il terzo, dal mese successivo a quello di avvenuta notificazione, è tenuto al pagamento dell'assegno sino alla concorrenza delle somme da lui dovute al debitore principale.

Il comma 3 prevede che, qualora il credito dell'obbligato verso il terzo sia stato già pignorato al momento della notificazione, all'assegnazione e alla ripartizione delle somme provvede il Giudice dell'esecuzione, avuto riguardo alla natura e alla finalità delle somme dell'assegno.

Se il terzo non adempie il creditore può promuovere azione esecutiva diretta nei suoi confronti.

In giurisprudenza è tradizionalmente controversa la natura cautelare, o no, dell'ordine in questione, talvolta affermata (Cass. n. 1518/2012) e talaltra negata (Cass. n. 10273/2004) all'interno della stessa giurisprudenza di legittimità. Si è comunque affermato che il potere del Giudice di ordinare al terzo il versamento delle somme sostituendosi al coniuge inadempiente postula un apprezzamento in ordine all'idoneità del comportamento di questi a suscitare dubbi circa l'esattezza e la regolarità del futuro adempimento a favore del coniuge avente diritto (Cass. I, ord. n. 5604/2020).

Unico presupposto per l'emanazione della misura è l'inadempimento dell'obbligato rispetto agli obblighi aventi contenuto economico indicati nel provvedimento dell'autorità giudiziaria (cfr. Cass. I, n. 23668/2006). Come affermato dalla S.C. in relazione al previgente art. 156, comma 6, c.c., tale norma, nell'attribuire al Giudice, in caso di inadempimento dell'obbligo di corrispondere l'assegno di mantenimento, il potere di ordinare ai terzi, tenuti a corrispondere anche periodicamente somme di denaro al coniuge obbligato, che una parte di esse venga versata direttamente agli aventi diritto, postula una valutazione di opportunità che prescinde da qualsiasi comparazione tra le ragioni poste a fondamento della richiesta avanzata da questi ultimi e quelle addotte a giustificazione del ritardo nell'adempimento, implicando esclusivamente un apprezzamento in ordine all'idoneità del comportamento dell'obbligato a suscitare dubbi circa l'esattezza e la regolarità del futuro adempimento, ed quindi, a frustrare le finalità proprie dell'assegno di mantenimento (Cass. I, n. 24051/2021).

Peraltro, un solo e semplice ritardo nell'inadempimento non giustifica ex se l'emissione dell'ordine di pagamento diretto che è giustificato nell'ipotesi di inadempimento significativo che si inserisce in un quadro complessivo di generale disordine degli affari dell'obbligato, tale da far presumere la reiterazione dell'inadempimento o il sistematico ritardato pagamento anche delle rate successive (Cass. n. 9671/2013).

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