Memoria difensiva nel procedimento ex art. 473-bis.39 c.p.c.InquadramentoLa l. n. 52/2006 in tema di affidamento condiviso ha introdotto nel nostro ordinamento il generale principio di bi-genitorialità, che tutela il diritto del minore a ricevere supporto affettivo e risorse di mantenimento da entrambi i genitori ed a conservare un rapporto stabile con ciascuno di loro. L'art. 709-ter c.p.c. – oggi sostituito con alcune modifiche che saranno evidenziate dall'art. 473-bis.39 c.p.c. ad opera del d.lgs. n. 149/2022 – è una norma processuale volta a realizzare questi obiettivi, spesso compromessi nella pratica da condotte emulative o colpevoli di uno dei genitori, e in proposito essa consente l'intervento dell'autorità giudiziaria per la soluzione delle controversie sorte tra i genitori in ordine all'esercizio della responsabilità genitoriale o sulle modalità di affidamento. Questo intervento può condurre sia alla modifica delle condizioni esistenti, sia all'emanazione di misure, anche di carattere sanzionatorio, nei confronti del genitore inadempiente (cfr. Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006, 250). FormulaTRIBUNALE DI .... SEZ. .... MEMORIA DIFENSIVA [1] NEL PROCEDIMENTO EX ART. 473-BIS.39 C.P.C. Il Sig. ...., nato a .... il .... (C.F. ....) [2], residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., fax ...., che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti in calce al presente atto; - resistente - NEI CONFRONTI DI La Sig.ra ...., rappresentata e difesa come in atti; - ricorrente - ESPONE CHE Con ricorso in data ...., la Sig.ra .... ha adito l'intestato Tribunale per richiedere che venissero irrogate all'esponente sanzioni ex art. 473-bis.39 c.p.c., per il mancato rispetto delle condizioni della separazione consensuale tra le parti in relazione alla figlia minore ..... Si osserva, in primo luogo, che il ricorso è inammissibile laddove la Sig.ra .... lamenta il parziale inadempimento rispetto all'obbligo di mantenimento della minore, non rientrando detta questione nell'ambito operativo del procedimento di cui all'art. 473-bis.39 c.p.c. Quanto, invece, al mancato rispetto delle prescrizioni sul diritto di visita, il ricorso è assolutamente infondato, poiché, come potrà confermare la minore ...., della quale si richiede l'audizione, i lamentati ritardi sono stati concordati con la Sig.ra .... e comunque richiesti dalla minore per specifiche esigenze. In particolare ...., P.T.M. Voglia l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, previa convocazione delle parti [3] ed audizione della minore, rigettare il ricorso proposto, con vittoria di spese. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 (Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile), al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, le memorie difensive sono redatte con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorita giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che la memoria deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Il richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro. [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [3]Nulla è previsto quanto alle forme processuali sicché potrebbero trovare applicazione le norme dettate dagli artt. 737 e ss. c.p.c. per i procedimenti in camera di consiglio. CommentoLa l. n. 52/2006 in tema di affidamento condiviso ha introdotto nel nostro ordinamento il generale principio della bi-genitorialità, che tutela il diritto del minore a ricevere apporto affettivo e risorse di mantenimento da entrambi i genitori ed a mantenere con ciascuno di essi un rapporto stabile. L'affido condiviso si sostanzia, infatti, nell'esercizio congiunto della responsabilità genitoriale anche nell'ipotesi in cui sia venuto meno il rapporto affettivo tra i genitori del minore. L'art. 709-ter c.p.c., oggi sostituito con alcune modifiche che saranno evidenziate dall'art. 473-bis.39 c.p.c. ad opera del d.lgs. n. 149/2022, è volto a realizzare questi obiettivi, spesso compromessi nella pratica da condotte emulative o colpevoli di uno dei genitori, e in proposito essa prevede l'intervento dell'autorità giudiziaria per la soluzione delle controversie sorte tra i genitori in ordine all'esercizio della responsabilità genitoriale o sulle modalità di affidamento che può condurre sia alla modifica delle condizioni esistenti, sia all'emanazione di misure, anche di carattere sanzionatorio, nei confronti del genitore inadempiente. Quando, come nella formula in esame, il ricorso è proposto in via autonoma da un procedimento in corso (ad esempio già definito), la competenza spetta al Tribunale del luogo di residenza abituale del minore, secondo una regola peraltro generalizzata per tutti i procedimenti nei quali vengono adottati provvedimenti nei confronti dei minori dall'art. 473-bis.11 c.p.c. Il procedimento è introdotto mediante ricorso, depositato il quale il Giudice fissa in calce allo stesso la data dell'udienza di comparizione, assegnando al ricorrente un termine per la notifica del ricorso e del pedissequo decreto. Ai fini della decisione sull'emanazione di misure sanzionatorie potrà essere espletata attività istruttoria (Luiso, Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006, 250), nel corso della quale, trovando applicazione il rito camerale (Cass. I, n. 21718/2010), il Giudice istruttore potrà utilizzare anche poteri istruttori officiosi ex art. 738 c.p.c. (Doronzo, in La riforma del processo civile, a cura di Cipriani, Monteleone, Padova, 2007, 624). La portata maggiormente innovativa ascrivibile all'art. 709-ter c.p.c. è stata la previsione della possibilità per il Giudice adito non soltanto di modificare i provvedimenti in vigore ma, altresì, di adottare, anche congiuntamente, provvedimenti sanzionatori. Era controverso, peraltro, se le misure in esame potessero essere adottate anche solo per la violazione da parte di un coniuge degli obblighi di natura economica (Trib. Modena II, 20 gennaio 2012, in Giur. mer., 2012, n. 3, 600; Trib. Roma 10 giugno 2011, in Dir. fam., 2012, n. 1, 298) ovvero se le stesse fossero riservate a comportamenti pregiudizievoli rispetto alla disciplina dell'affidamento ed all'esercizio della responsabilità genitoriale nei confronti della prole (App. Caltanissetta 3 maggio 2012, in Guida dir., 2012, n. 25, 7, con nota di Porracciolo). Con la fondamentale sentenza n. 145/2020 la Corte Costituzionale aveva chiarito che lo strumento in esame trova applicazione, in considerazione delle finalità cui è preposto, solo a fronte dell'inadempimento ad obblighi infungibili di natura non patrimoniale. Tuttavia l'odierno art. 473-bis.39 c.p.c. specifica che le gravi inadempienze che possono innescare l'intervento del Giudice sono anche quelle di natura economica, così “sconfessando” quella che pure era stata l'interpretazione costituzionalmente orientata operata dalla sentenza n. 145/2020 della Corte Costituzionale. Le misure che possono essere emanate a fronte del grave inadempimento di uno dei genitori rispetto ai doveri enucleati dal provvedimento relativo all'affidamento della prole o di atti comunque pregiudizievoli per la corretta esplicazione delle modalità di affidamento della stessa, sono, secondo un criterio di progressiva afflittività: l'ammonimento del genitore inadempiente; la condanna al risarcimento dei danni a carico del genitore inadempiente ed a favore dell'altro genitore o del minore; la condanna del genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria, quantificata nel minimo nell'importo di 75 Euro e nel massimo in quello di 5000 Euro, a favore della Cassa delle ammende. Manca una tipizzazione legislativa delle ipotesi nelle quali, a fronte di un determinato inadempimento o comportamento, deve essere adottata una misura piuttosto che l'altra, talché la relativa valutazione è rimessa al potere discrezionale del Giudice (Doronzo, op. cit., 625). In proposito Cass. I, n. 16980/2018 ha affermato che l'applicazione delle misure sanzionatorie è facoltativa, per il Giudice e, di regola, non presuppongono l'accertamento in concreto del pregiudizio subito dal minore quando si concretano in comportamenti per lui pregiudizievoli; mentre l'avere ostacolato il corretto svolgimento delle prescrizioni giudiziali è un fatto che giustifica di per sé l'irrogazione della condanna, coerentemente con la funzione deterrente e sanzionatoria intrinseca alla disposizione di cui all'art. 709-ter. Rispetto al novero delle misure che possono essere adottate dal Giudice si segnalano due rilevanti novità all'interno dell'art. 473-bis.39 c.p.c. Sotto un primo profilo, così superando il contrario orientamento espresso nella giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 6471/2020, in Ilprocessocivile.it, con nota di Matteini Chiari), è stato espressamente attribuito all'autorità giudiziaria il potere di individuare, ai sensi dell'articolo 614-bis c.p.c., la somma di denaro dovuta dall'obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva ovvero per ogni giorno di ritardo. Si tratta di una misura opportuna perché consente di operare una coercizione dell'obbligato al rispetto anche in “futuro” dei provvedimenti. Per altro verso, è espressamente attribuito al giudice il potere di disporre, anche d'ufficio, il risarcimento del danno a carico di un genitore in favore del minore. Sotto un distinto profilo, occorre chiedersi se ed in quali ipotesi i provvedimenti emessi dalla Corte d'Appello (non ovviamente in sede di impugnazione ordinaria della sentenza di separazione o divorzio, ricorribile per cassazione in via ordinaria) possano essere oggetto di ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost. A riguardo, la Corte di Cassazione ha statuito che il provvedimento emesso ai sensi della disposizione in esame, con il quale il Giudice, nella controversia insorta tra i genitori in ordine all'esercizio della potestà genitoriale, abbia irrogato una sanzione pecuniaria o condannato al risarcimento dei danni il genitore inadempiente agli obblighi posti a suo carico, rivestendo i caratteri della decisorietà e della definitività all'esito della fase del reclamo (a differenza delle statuizioni relative alle modalità di affidamento dei minori), è ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. n. 18977/2013). |