Ricorso per la revoca dell'assegnazione della casa coniugale disposta nella sentenza di divorzioInquadramentoIl procedimento per la revisione delle condizioni di divorzio è fondato sull'esigenza di adeguare nel tempo i provvedimenti già adottati. Nell'esemplificazione in esame il ricorso ha ad oggetto la richiesta di revoca del provvedimento di assegnazione della casa familiare. FormulaTRIBUNALE DI .... 1 RICORSO 2 PER LA REVOCA DELL'ASSEGNAZIONE DELLA CASA FAMILIARE Il Sig. 3...., nato a .... il .... (C.F. ....) 4, residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., PEC...., che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti in calce al presente atto; - ricorrente - NEI CONFRONTI DI La Sig.ra ...., nata a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. .... - resistente - ESPONE CHE La sentenza di divorzio tra le parti, pronunciata dal Tribunale di ...., in data ...., ha disposto l'assegnazione della casa familiare, costituita dall'immobile sito in ...., identificato in catasto al ...., di proprietà esclusiva del ricorrente, in favore della Sig.ra ...., presso la quale erano collocati i figli minori .... e ..... Tuttavia, trascorsi ormai molti anni dalla pronuncia della predetta sentenza, sono venuti meno i presupposti per l'assegnazione della casa familiare, atteso che i figli .... e ...., pur convivendo ancora temporaneamente con la madre, sono maggiorenni ed economicamente indipendenti. In particolare, infatti, ..... Si richiede, quindi, la revoca dell'assegnazione della casa familiare in favore della Sig.ra ..... P.T.M. Voglia l'Ill.mo Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza, disporre la revoca dell'assegnazione della casa familiare 5 in favore della Sig.ra ...., con vittoria di spese. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente ricorso e degli altri atti del procedimento l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1] La competenza è demandata per materia al Tribunale mentre, quanto alla competenza per territorio, venendo in rilievo la modifica di un provvedimento funzionalizzato alla tutela della prole, anche maggiorenne se non indipendente economicamente, la stessa deve ritenersi demandata, oggi, all'ufficio giudiziario del luogo di residenza abituale dei figli. [2] In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, i ricorsi sono redatti con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che il ricorso deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Il richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro. [3] Trova applicazione la regola generale di cui all'art. 125 c.p.c. per la quale il ricorso deve essere corredato dall'indicazione delle parti. [4] In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. [5] La S.C. ha chiarito che il provvedimento di revoca dell'assegnazione costituisce titolo esecutivo per il rilascio «anche quando l'ordine di rilascio non sia stato ( ....) esplicitamente pronunciato» o quando sia «privo della condanna per il coniuge ex assegnatario all'allontanamento» (cfr. Cass. n. 1367/2012). CommentoIl procedimento per la revisione delle condizioni di divorzio è fondato sull'esigenza di adeguare nel tempo i provvedimenti già adottati (Cass. I, n. 7770/2012), che può presentarsi anche dopo e nonostante il passaggio in giudicato della sentenza che ha pronunciato sulla separazione o sul divorzio (Cass. n. 21874/2014). Il presupposto necessario è che siano intervenuti mutamenti rilevanti che incidono sulle condizioni economico-patrimoniali delle parti. Il mutamento sopravvenuto deve riguardare elementi di fatto: è per tale ragione che ricomprendere tra i giustificati motivi anche una diversa interpretazione delle norme applicabili avallata dal diritto vivente giurisprudenziale è opzione esegetica non percorribile (Cass. S.U., n. 28287/2018; Cass. I, n. 1119/2020; Cass. I, n. 7555/2020; Cass. I, n. 11504/2017). Nell'esemplificazione proposta, il ricorso è volto alla revisione delle condizioni di divorzio ai fini della revoca dell'assegnazione della casa familiare in favore della moglie. L'art. 337-sexies c.c. dispone, a riguardo, che «Il diritto al godimento della casa familiare viene meno nel caso che l'assegnatario non abiti o cessi di abitare stabilmente nella casa familiare o conviva more uxorio o contragga nuovo matrimonio». Peraltro, è pacifico che il diritto in questione viene meno se non sussistono più i presupposti dell'assegnazione, in quanto i figli cessino di convivere con il genitore assegnatario oppure che, pur ancora conviventi con il genitore, diventino economicamente autosufficienti (cfr. Cass. I, n. 11218/2013). Quando i figli sono maggiorenni, per Cass. VI, ord. n. 16134/2019 la nozione di convivenza rilevante per mantenere l'assegnazione della casa coniugale comporta la stabile dimora del figlio presso la stessa, sia pure con eventuali sporadici allontanamenti per brevi periodi e con esclusione dell'ipotesi di rarità dei ritorni, ancorché regolari, configurandosi in tal caso un rapporto di mera ospitalità. Sul piano processuale, già in passato, quando nel sistema previgente alla riforma realizzata dal d.lgs. n. 149/2022, il procedimento per la revisione delle condizioni di divorzio si svolgeva nelle forme camerali di cui agli artt. 737 e ss. c.p.c., la S.C. aveva puntualizzato che lo stesso aveva natura contenziosa e si svolge nel pieno contraddittorio delle parti titolari di confliggenti, connotandosi di conseguenza per un rito caratterizzato: dalla pubblicità degli atti depositati nel fascicolo di causa e accessibili a chiunque vi abbia interesse; dalla ammissione delle parti ad esporre le rispettive ragioni oralmente, di persona o con la assistenza tecnica di un difensore, oppure di farsi rappresentare da altri al fine di tale trattazione orale; dal controllo delle parti medesime sulla fase del procedimento; dal contenuto della decisione che, come tale deve essere motivata nella osservanza del canone di congruità argomentativa, resa pubblica con il deposito e comunicata alle parti costituite essendo così assoggettata al successivo controllo di opinione, che appare idoneo a metterla al riparo da rischi di arbitrarietà. In tale modo è anche assicurato il pieno rispetto delle regole del contraddittorio e garantite le posizioni delle parti dotate del potere di impulso processuale (Cass. I, n. 3028/2020). In linea con la natura contenziosa del giudizio, l'art. 473-bis.29 c.p.c. ha stabilito che il procedimento da seguire per ottenere la revisione delle condizioni della separazione o del divorzio è il medesimo delineato per il rito unitario e quindi non più, come sinora, un giudizio camerale “puro”, con un incremento delle garanzie processuali per le parti, che potrebbe tuttavia incidere negativamente sulla durata di giudizi che talora meriterebbero un più immediato intervento correttivo da parte dell'autorità giudiziaria. |