Ricorso contro il rifiuto di celebrazione del matrimonio (art. 112 c.c.)

Giuseppe Buffone

Inquadramento

Contro il rifiuto dell'ufficiale di stato civile di procedere al matrimonio ex art. 112 c.c., è dato ricorso al Tribunale, che provvede in camera di consiglio, sentito il Pubblico Ministero.

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

RICORSO EX ART. 112 C.C.

(RICORSO CONTRO IL RIFIUTO DI CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO)

Il Sottoscritto ... (C.F. ...), nato il ..., in data ..., cittadinanza: ..., residente in ..., alla via ..., stato: libero, elettivamente domiciliato in ..., alla via ..., presso lo studio legale dell'Avv. ..., C.F. ..., del Foro di ..., che lo rappresenta e difende in forza di mandato alle liti steso a margine del/in calce al presente atto; con dichiarazione di voler ricevere ogni comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata ... @ ...;

E

La sottoscritta: ... (C.F ...), nata il ..., in data ..., cittadinanza: ..., residente in ..., alla via ..., stato: libero, elettivamente domiciliata in ..., alla via ..., presso lo studio legale dell'Avv. ..., C.F. ..., del Foro di ..., che la rappresenta e difende in forza di mandato alle liti steso a margine del/in calce al presente atto; con dichiarazione di voler ricevere ogni comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata ... @ ...;

PREMESSO CHE

- i ricorrenti intendono contrarre matrimonio;

- in particolare, intendono contrarre matrimonio i seguenti signori: ... (C.F ...), nato il ..., in data ..., cittadinanza: ..., residente in ..., alla via ...; ... (C.F. ...), nato il ..., in data ..., cittadinanza: ..., residente in ..., alla via ...; non sussistono impedimenti alla celebrazione del matrimonio;

- i ricorrenti, in data ..., hanno richiesto all'ufficiale di stato civile di ..., di procedere alla celebrazione del matrimonio; l'ufficiale ha rifiutato l'adempimento giusta provvedimento del ..., per i seguenti motivi ...;

- il rifiuto di celebrare il matrimonio è illegittimo.

IN DIRITTO

- l'Ufficiale di Stato Civile richiesto di un adempimento ha il potere di rifiutarlo (v. art. 7, d.P.R. n. 396/2000); tuttavia, con riguardo alla celebrazione del matrimonio, “l'ufficiale dello stato civile può rifiutarla (...) per una causa ammessa dalla legge”.

- i ricorrenti ritengono il rifiuto opposto illegittimo, per i seguenti motivi: ...;

P.Q.M.

chiedono

che, sentito il Pubblico Ministero, il Tribunale [2] voglia accogliere l'impugnazione proposta e per l'effetto ordinare all'ufficiale di stato civile di provvedere alla celebrazione del matrimonio.

ALLEGANO

1. provvedimento di rifiuto;

2. certificati anagrafici;

3. altra documentazione utile ai fini della domanda.

Luogo e data ...

Firma ...

1. È competente il Tribunale del luogo in cui ha sede l'ufficiale di Stato Civile.

2. Il Tribunale ordinario procede in composizione collegiale, con rito camerale ex art. 737 c.p.c., mediante l'intervento del Pubblico Ministero.

Commento

Rito applicabile

Il d.lgs. n. 149/2022 ha modificato il codice di procedura civile prevedendo, in particolare, nuove disposizioni nel libro II, titolo VI-bis ove sono state introdotte: «Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF). Quanto al campo di applicazione del nuovo rito unitario – che non è più un procedimento speciale – l'art. 473-bis c.p.c. prevede che le disposizioni contenute nel nuovo titolo IV-bis si applichino a tutti i procedimenti (di natura contenziosa) relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del Tribunale ordinario, di quello per i minorenni e del Giudice tutelare, salvo che non sia diversamente stabilito e salve le esclusioni espressamente indicate dallo stesso articolo. Queste riguardano, in particolare, sia i procedimenti che in questa materia siano espressamente sottoposti dal legislatore ad altra disciplina processuale, sia i procedimenti volti alla dichiarazione dello stato di adottabilità, dei procedimenti di adozione dei minori, sia, infine, i procedimenti (di diversa natura e oggetto) attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. La clausola generale di esclusione del rito unitario poggia le basi su due circostanze: 1) che il procedimento “non sia contenzioso”; 2) che sia “diversamente stabilito”. Nel caso di specie, non si applica il rito unitario perché la norma di riferimento prevede un procedimento ad hoc.

L'Ufficiale di Stato Civile richiesto di un adempimento ha il potere di rifiutarlo (v. art. 7, d.P.R. n. 396/2000). Il potere di rifiutare l'atto del suo ufficio nella specifica materia matrimoniale è attribuito dall'art. 112 c.c., ove è previsto che “l'ufficiale dello stato civile può rifiutare la celebrazione del matrimonio (...) per una causa ammessa dalla legge”. Se la rifiuta, deve rilasciare un certificato con l'indicazione dei motivi. Contro il rifiuto è dato ricorso al Tribunale, che provvede in camera di consiglio, sentito il Pubblico Ministero. Il rifiuto può essere opposto per una “causa ammessa dalla legge”, ossia per un impedimento ostativo alla formazione del vincolo matrimoniale: l'età, lo stato di interdizione, la mancanza di stato libero, l'esistenza di legami parentali, adottivi o di affinità ostativi, il delitto ex art. 88 c.c., l'impedimento temporaneo alle nozze ex art. 89 c.c. Sono pure cause che giustificano il rifiuto quelle specificamente enunciate in disposizioni recanti divieti o limiti: ad esempio, il decorso di centottanta giorni dalle pubblicazioni, la pendenza del giudizio di opposizione al matrimonio e la notizia di impedimenti sopraggiunta dopo le pubblicazioni. “Causa ammessa dalla legge” deve ritenersi anche lo stato di palese incapacità di intendere e volere di uno o entrambi i nubendi. Se non sussistono cause legittimanti il rifiuto, l'ufficiale è tenuto a celebrare il matrimonio: pertanto, nel caso in cui il rifiuto stesso sia arbitrario o la giustificazione opposta sia in malafede, si configura il reato di omissione o rifiuto di atti d'ufficio, ex art. 328 c.p.

Il potere di rifiutare atti del proprio ufficio è previsto, come detto, in via generale, dall'art. 7 del d.P.R. n. 396/2000 («nel caso in cui l'ufficiale dello stato civile rifiuti l'adempimento di un atto da chiunque richiesto, deve indicare per iscritto al richiedente i motivi del rifiuto»). A questa regola generalizzata devono essere ricondotti i poteri previsti in capo all'ufficiale di Stato Civile da norme speciali o da altre previsioni (Trib. Milano 24 settembre 2015), con conseguente applicabilità del relativo regime impugnatorio, nel silenzio del Legislatore serbato sul punto. Per quanto concerne il rifiuto alla celebrazione del matrimonio, il riferimento normativo è duplice. Può farsi infatti applicazione del disposto degli artt. 95 e 96 del già citato d.P.R. n. 396/2000 per i quali avverso il diniego «dell'ufficiale dello Stato Civile di ricevere in tutto o in parte una dichiarazione» è dato ricorso al Tribunale. Con norma pressochè identica l'art. 112, comma 3, c.c. dispone che il rifiuto di celebrare un matrimonio è impugnabile dinanzi al Tribunale. Il Tribunale procede in composizione collegiale, con rito camerale ex art. 737 c.p.c. È competente il Tribunale del luogo in cui ha sede l'ufficiale di Stato Civile. Il Tribunale deve sentire il Pubblico Ministero e provvede con decreto suscettibile di reclamo davanti alla Corte di Appello entro il termine di dieci giorni (art. 739 c.p.c.). La decisione conclusiva del procedimento è comunicata a cura della Cancelleria pure all'Ufficiale di Stato Civile anche se l'orientamento prevalente di Dottrina osserva che a tale adempimento debba procedere il ricorrente, una volta che il decreto decisorio sia divenuto definitivo.

Tutti i procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie di competenza del Tribunale ordinario, del Tribunale per i minorenni e del Giudice tutelare” – con la sola esclusione dei procedimenti volti alla dichiarazione di adottabilità, i procedimenti di adozione di minori di età e i procedimenti attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea – saranno di competenza del “nuovo” «Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie» (TPMF) che comporta l'istituzionalizzazione di un unico Ufficio giudiziario che assorbe il Tribunale ordinario e il Tribunale per i minorenni (art. 1, comma 24, l. n. 206/2021). Le previsioni in esame sono oggetto di delega legislativa da emanare entro il 24 dicembre 2022 e le norme relative al TPMF saranno efficaci decorsi due anni dalla data della loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

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