Comparsa di costituzione nel giudizio di appello avverso la sentenza di divorzioInquadramentoIl giudizio di appello, nel procedimento di divorzio disciplinato dalle norme ante riforma del processo civile di cui al d.lgs. n. 149/2022, si svolge nelle forme del rito camerale. Nel giudizio camerale la comparsa di costituzione e difesa si risolve in una memoria difensiva, per il cui deposito non sono previsti termini specifici di decadenza. Le impugnazioni avverso le sentenze depositate dopo il 28 febbraio 2023 seguono invece le disposizioni introdotte dal provvedimento citato e dettate dagli artt. 473-bis e ss. c.p.c. per le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia. La costituzione in giudizio dell'appellato è attualmente effettuata con comparsa di costituzione e risposta (art. 473-bis.32 c.p.c.). FormulaCORTE DI APPELLO DI .... MEMORIA DIFENSIVA [1] NELLA CAUSA N. R.G. .... PROMOSSA da: ...., Avv. ...., - appellante - NEI CONFRONTI di: ...., Avv. ...., - appellata - La sottoscritta ...., nata a ...., il giorno ...., residente in ...., C.F. .... [2], rappresentata e difesa dal sottoscritto difensore, Avv. ...., con studio in .... (C.F. ...., fax ...., PEC ....) [3], presso il quale è elettivamente domiciliata, in virtù di procura rilasciata nel giudizio di primo grado, con il presente atto si costituisce nel giudizio di impugnazione e deduce quanto segue. A) Il motivo di gravame con il quale l'appellante deduce l'erroneità della pronuncia concernente l'affidamento del figlio minore in via esclusiva alla madre è infondato, in fatto e in diritto. Come ha rettamente rilevato il Tribunale, infatti, l'appellante ha proseguito nei suoi comportamenti disordinati, motivati dalla passione per le donne che ebbero a cagionare la separazione coniugale dapprima e il divorzio, in seguito. La presenza di un figlio che cresceva faceva sperare ad un ritorno ad un modo di vita più responsabile. Si richiamano sul punto le precise testimonianze di .... e di .... [4]. B) Il contributo economico stabilito dal Tribunale ha tenuto conto delle necessità dell'appellante. Se qualche sacrificio egli deve sopportare per garantire alla ex moglie una vita dignitosa, oltre a contribuire al mantenimento del figlio, ciò si deve soltanto a sua colpa e al suo riprovevole comportamento. Le informazioni assunte presso il datore di lavoro hanno rivelato che il medesimo usufruisce di utili percepiti “in nero”, in misura affatto trascurabile. Dover provvedere a conservare all'ex coniuge una condizione simile a quella cui aveva diritto nella permanenza del vincolo matrimoniale, oltre a rispettare un obbligo di legge, può forse educare il predetto a un comportamento più consono ad un adulto responsabile. Tanto premesso, con il presente atto l'esponente rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.ma Corte d'appello rigettare l'appello proposto da ...., con ricorso depositato il ...., e confermare la sentenza di primo grado, con vittoria di spese. Si producono ricorso in appello notificato con pedissequo decreto di fissazione udienza e fascicolo di primo grado. Lo scrivente difensore dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria all'indirizzo PEC o al numero di fax indicati in epigrafe. Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'art. 121 c.p.c., la memoria di costituzione deve essere predisposta con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorita giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che la memoria di costituzione deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Il richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro. [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.; art. 46 disp. att.; d.m. 7 agosto 2023, n. 110) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). [3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nella comparsa difensiva il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005). [4]È opportuno per l'appellato supportare la motivazione della sentenza impugnata mediante un rinvio preciso alle prove assunte sulle quali si è fondata la decisione. CommentoPer le impugnazioni avverso le sentenze depositate prima dell'efficacia del d.lgs. n. 149/2022 il giudizio di appello contro la sentenza di separazione si svolge nelle forme del rito camerale, ai sensi dell'art. 4 della l. n. 898/1970 (abrogato dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, ma rimasto in vigore per le impugnazioni proposte avverso le sentenze depositate prima del 28 febbraio 2023), applicabile anche al procedimento di separazione coniugale (come disposto dall'art. 23 della l. n. 74/1987). L'art. 4 suddetto si limita, però, a dettare in proposito una disposizione riferita allo specifico caso della sentenza di divorzio non definitiva e nulla specifica per quanto concerne l'appello avverso la sentenza definitiva. Dottrina e giurisprudenza hanno colmato interpretativamente la lacuna con il ritenere concordemente che la procedura in camera di consiglio valga anche per il caso dell'impugnazione avverso la sentenza che definisce totalmente il giudizio. In tal senso si sono pronunciate: Cass. n. 7495/1998; Cass. n. 3836/2006; Cass. n. 1867/2016. La giurisprudenza ha poi costruito le regole servite a completare il sintetico disposto normativo. Il rito camerale, ha affermato, si applica all'intero procedimento, dall'iniziale ricorso (invece della citazione) alla decisione in camera di consiglio. In tal senso si vedano: Cass. VI, ord. n. 403/2019; Cass. VI, n. 11784/2016; Cass. I, n. 1867/2016; Cass. I, n. 19002/2014; Cass. I, n. 17645/2007; Cass. I, n. 5304/2006; Cass. I, n. 13660/2004; Cass. I, n. 3352/2003. Con tali pronunce si è affermato che l'atto introduttivo del giudizio deve avere la forma del ricorso ed essere depositato in cancelleria nel termine perentorio di cui agli artt. 325 e 327 c.p.c., con la conseguenza che l'appello, che sia proposto con citazione, anziché con ricorso, può considerarsi tempestivo, in applicazione del principio di conservazione degli atti giuridici viziati, solo se il relativo atto risulti depositato nel rispetto di tali termini. In particolare, ove l'appello sia proposto con atto di citazione e non con ricorso, non si verifica una nullità dell'impugnazione, stante il principio della conservazione degli atti processuali, sempre che l'atto viziato abbia i requisiti formali indispensabili per il raggiungimento dello scopo e il relativo deposito nella cancellerai del giudice adito sia avvenuto entro i termini perentori fissati dalla legge (Cass. VI, ord. n. 403/2019). Si è anche affermato che la Corte d'appello, investita della cognizione del gravame, può decidere la controversia nella stessa udienza fissata dal presidente con decreto in calce al ricorso notificato alla controparte, non trovando applicazione, in materia, la disposizione di cui all'art. 352 c.p.c. (Cass. n. 1867/2016). Alle impugnazioni proposte avverso le sentenze depositate successivamente al 28 febbraio 2023 si applicano le norme di cui al d.lgs. n. 149/2022, dettate per le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia. In proposito l'art. 473-bis.30 c.p.c. dispone che il presidente della corte di appello, entro cinque giorni dal deposito del ricorso, nomina il relatore e fissa l'udienza di comparizione e trattazione e il termine entro il quale l'appellante deve provvedere alla notificazione del ricorso e del decreto all'appellato. Tra la data di notificazione all'appellato e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non minore di novanta giorni ma nel caso in cui la notificazione prevista dal primo comma debba effettuarsi all'estero, il termine di cui al secondo comma è elevato a centocinquanta giorni. Il presidente acquisisce d'ufficio le relazioni aggiornate dei servizi sociali o sanitari eventualmente incaricati e ordina alle parti di depositare la documentazione aggiornata di cui all'articolo 473-bis.12, comma 3 (le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni; la documentazione attestante la titolarità di diritti reali su beni immobili e beni mobili registrati, nonché di quote sociali; gli estratti conto dei rapporti bancari e finanziari relativi agli ultimi tre anni). L'appellato deve costituirsi almeno trenta giorni prima dell'udienza, mediante deposito della comparsa di costituzione, nella quale deve esporre le sue difese in modo chiaro e specifico. Nella stessa comparsa l'appellato può, a pena di decadenza, proporre appello incidentale. |