Ricorso per cassazione contro la sentenza definitiva di separazione resa in grado di appello

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

Il procedimento di separazione coniugale segue le forme del rito camerale nel primo e nel secondo grado di giudizio. Le impugnazioni avverso le sentenze depositate dopo il 28 febbraio 2023 seguono le forme dettate dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. Sia per queste impugnazioni che per quelle che proseguono secondo la normativa precedente il successivo procedimento di impugnazione con ricorso per cassazione si svolge in conformità alle regole generali di cui agli artt. 360 ss. c.p.c.

Formula

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE

RICORSO EX ART. 360 C.P.C.

Il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ... [1] rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ..., patrocinante in Cassazione, C.F. ..., fax ..., P.E.C. ... [2] e domiciliato in Roma, presso l'Avv. ..., nello studio in ..., come da procura speciale e contestuale elezione di domicilio in calce al presente atto;

NEI CONFRONTI DI

..., nata a ..., il ..., rappresentata e difesa dall'Avv. ..., del Foro di ... e presso di lui domiciliata

PER LA CASSAZIONE

Della sentenza pronunciata dalla Corte di Appello in data ..., n. R.G. ... [3] con la quale la Corte territoriale ha confermato la decisione del Tribunale di ... che dichiarava la separazione giudiziale dell'esponente e della Sig.ra ..., come sopra generalizzata, con addebito della separazione all'esponente, con affidamento esclusivo del figlio minore alla madre e con attribuzione di un assegno di mantenimento a favore della stessa.

In proposito, ed in osservanza dell'art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c.[4] si espone quanto segue.

Con ricorso in data ... la Sig.ra ... proponeva domanda al Tribunale di ... di separazione giudiziale, con addebito, nei confronti del marito, odierno ricorrente, deducendo l'esser venuta meno la comunione spirituale e materiale tra i coniugi a causa della relazione adulterina, pubblica e ingiuriosa nelle modalità, intrattenuta dal coniuge. Con l'atto riferiva che dal matrimonio era nato un figlio tuttora minorenne, e che per seguire il marito essa aveva lasciato il proprio lavoro, rinunciando ad un impiego ben retribuito. Per questa ragione chiedeva l'attribuzione di un congruo contributo economico, da accollare al coniuge, che quantificava, salva migliore determinazione, in almeno Euro ... mensili.

Con sentenza del ... il Tribunale accoglieva il ricorso della Sig.ra ....

Con una laconica pronuncia la Corte di Appello di ... ha dato conferma alla decisione di primo grado.

Con il presente atto si propone formale ricorso per la cassazione di questa decisione e, visti gli artt. 360 e 360-bis c.p.c., si formulano i seguenti

MOTIVI DI RICORSO [5]

1) Violazione o falsa applicazione dell'art. 151, comma 2, c.c. in relazione al capo di sentenza che ha pronunciato l'addebito della separazione.

La sentenza d'appello ha confermato la pronuncia di primo grado secondo la quale l'addebito della separazione all'odierno esponente è giustificata dalla sua relazione adulterina, protratta per qualche tempo e della quale la moglie venne a conoscenza. Già con i motivi di appello si osservò che una motivazione siffatta si risolveva in una affermazione apodittica, priva totalmente dell'indicazione degli elementi che ne fornivano il fondamento. La detta affermazione si è risolta nel ritenere sussistente una presunzione juris et de jure per la quale una infedeltà costituisca, di per sé, quella ragione di intollerabilità della prosecuzione della convivenza che, sola, giustifica la separazione giudiziale avente effetti giuridici. Secondo il costante orientamento della giurisprudenza di legittimità, la pronuncia di addebito non può fondarsi sulla sola inosservanza dell'obbligo di fedeltà ma richiede che la crisi irreversibile della coppia sia ricollegabile esclusivamente ad un comportamento volontario e consapevole di trasgressione agli obblighi sorti con il matrimonio e che sussista un nesso di causalità tra il comportamento inosservante asserito e il determinarsi dell'intollerabilità della protrazione della convivenza. In mancanza del raggiungimento della prova di questo nesso causale, la sentenza di separazione deve essere emessa senza pronuncia di addebito. Si vedano, al riguardo, tra le altre: Cass. I, n. 14840/2006.

2) Violazione dell'art. 337-ter c.c. in relazione all'affidamento esclusivo del figlio minore ... alla madre.

La sentenza di appello è meramente ripetitiva delle asserzioni della pronuncia di primo grado. L'esponente aveva osservato, anche con i motivi di appello, che era mancata l'indagine demandata al giudice dalla norma citata nel momento in cui con la pronuncia di separazione si tratta di adottare i provvedimenti relativi all'affidamento dei figli minori. La detta disposizione impone al giudice di valutare prioritariamente la possibilità che i figli vengano affidati ad entrambi i genitori; e soltanto per l'eventualità che tale affidamento condiviso risulti contrastante con l'interesse dei minori gli consente di disporre l'affidamento esclusivo. Nel processo presso i giudici di merito, invece, dall'accertamento relativo all'adulterio protratto dell'esponente si è tratta in modo automatico la conseguenza secondo cui egli non è idoneo a condividere paritariamente l'affidamento del figlio ... con la madre Sig.ra .... Per tal modo si è omessa una indagine che era doverosa e che è imposta dall'art. 337-ter c.c., il cui disposto è stato completamente ignorato e violato. Sul punto codesta ill. ma Suprema Corte ha statuito che: ....

Si fa osservare che il presente ricorso è certamente ammissibile, ai sensi dell'art. 360-bis c.p.c., avendo il provvedimento impugnato deciso le questioni in diritto in modo difforme rispetto al costante orientamento della Corte.

Per le suesposte ragioni il ricorrente, come sopra rappresentato e assistito

CHIEDE

Che la Suprema Corte di Cassazione voglia annullare la sentenza indicata in epigrafe, pronunciata dalla Corte di Appello di ..., in data ..., n. ..., nei capi concernenti l'addebito della separazione coniugale all'esponente e l'affidamento, in via esclusiva, del figlio minorenne ... alla madre;

e rinviare per un nuovo giudizio al giudice di merito competente, con formulazione del principio di diritto, perché si pronunci sulla richiesta di affidamento condiviso del minore suddetto;

con vittoria di spese.

Si producono: copia autentica della sentenza di appello con la relata di notificazione; fascicolo di parte; richiesta, munita del visto della cancelleria della Corte di Appello di ..., di trasmissione alla cancelleria della Corte di Cassazione del fascicolo d'ufficio.

Quanto al contributo unificato, si dichiara che il valore della causa è ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA SPECIALE

Delego a rappresentarmi e difendermi per resistere nel presente giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione per l'impugnazione della sentenza pronunciata dalla Corte di Appello in data ..., n. R.G. ... l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

...

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.).

2. I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005).

3. A pena di inammissibilità, ex art. 366, n. 2 c.p.c., il ricorso per cassazione deve contenere l'indicazione della sentenza impugnata.

4. È necessaria, a pena di inammissibilità, la chiara esposizione dei fatti di causa.

5. Devono essere indicati a pena di inammissibilità i motivi di diritto per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme che si assumono violate.

Commento

Il giudizio di cassazione nelle controversie n materia di stato delle persone, di minori e di famiglia, si svolge secondo le norme dettate dagli artt. 360 ss. c.p.c.

L'impugnazione per cassazione è gravame a critica vincolata e i motivi sono ricondotti allo schema degli errores in procedendo o in judicando.

L'error in judicando, previsto dal n. 3 dell'art. 360 c.p.c. consiste nella violazione o falsa applicazione di norme di diritto e dei contratti e accordi collettivi nazionali di lavoro. Si tratta di inosservanza della disciplina sostanziale dedotta in causa, disciplina che può rintracciarsi non solo nell'ordinamento italiano ma anche nel diritto straniero ed europeo, nei limiti di applicabilità nell'ordinamento interno. La violazione consiste nella negazione o nell'erroneo intendimento di una norma di diritto oppure nell'affermazione di una norma di diritto inesistente; invece, la falsa applicazione consiste nella esatta interpretazione di una norma di diritto poi applicata ad una fattispecie concreta non corrispondente a quella prevista dall'ipotesi astratta. Per norme di diritto il legislatore intende riferirsi alla disciplina sostanziale dedotta in giudizio.

L'error in procedendo, previsto dai nn. 1, 2, 4 dell'art. 360 c.p.c. consiste nella violazione delle norme sul riparto di giurisdizione; nella violazione delle norme sulla competenza, quando non è prescritto il regolamento di competenza; nella nullità della sentenza o del procedimento (sul punto la norma va letta, ora, congiuntamente all'art. 360-bis, lett. b, c.p.c., riferito alla violazione dei principi regolatori della materia); il vizio di motivazione consiste, poi, dopo la riforma di cui al d.l. n. 83/2012, conv. nella l. n. 134/2012, in un “omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti” e non più, come nella formulazione precedente, risalente alla versione del 2006, nella omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio. La modifica del 2012 ha trovato motivo nell'esigenza di impedire che i ricorsi in cassazione potessero estendersi, come talvolta era avvenuto, a divenire un giudizio sul fatto. Peraltro, la novella del 2012 incide in modo ancor più determinante sull'accesso al ricorso in cassazione. Infatti il nuovo art. 348-ter, commi 4 e 5, preclude il ricorso per cassazione fondato sul vizio di motivazione contro la sentenza di appello che conferma la decisione di primo grado. Ciò significa che, nel caso di c.d. doppia conforme, ossia di doppia motivazione conforme in primo e in secondo grado quanto alle ragioni inerenti alle questioni di fatto, non è possibile proporre ricorso in cassazione denunciando il vizio ex art. 360, n. 5, c.p.c. A parere di parte della dottrina l'intervenuta modifica di questa disposizione presenta aspetti di incostituzionalità per contrasto con l'art. 111, comma 7, Cost. che prevede la garanzia del ricorso in cassazione per violazione di legge avverso le sentenze e i provvedimenti aventi efficacia di sentenza. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno tuttavia interpretato la disposizione ritenendola esente da doglianze di incostituzionalità e in particolare sostenendo che quando la motivazione sia del tutto assente ovvero quando sia meramente apparente o fortemente illogica, avverso la decisione sia sempre possibile proporre ricorso ai sensi dell'art. 360 n. 3 (a risultare violata sarebbe così, tra le altre, la disposizione dell'art. 111 Cost.).

È necessario, poi, che il ricorso per cassazione superi il filtro di ammissibilità ex art. 360-bis c.p.c. La disposizione sanziona con l'inammissibilità il ricorso quando: a) il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l'esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l'orientamento della stessa; b) quando è manifestamente infondata la censura relativa alla violazione dei principi regolatori del giusto processo. Nell'ipotesi sub a) ci si trova di fronte a un ricorso che deve essere annoverato tra quelli da decidere in camera di consiglio ex art. 380-bis, c.p.c. perché manifestamente infondato, in quanto il provvedimento aveva deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Suprema Corte. In sostanza la Corte di Cassazione deve dichiarare inammissibile il ricorso proposto contro un provvedimento conforme alla propria giurisprudenza, ogni volta che ritenga insussistenti validi motivi per discostarsi dalla soluzione fornita già in precedenza alla questione giuridica ad essa sottoposta (ex art. 360-bis, lett. a). È sottoposto a questo filtro anche il regolamento di giurisdizione nuovi artt. 380-bis e 380-ter c.p.c.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sent. Cass. S.U., n. 7155/2017) hanno affermato che la funzione di filtro della disposizione di cui all'art. 360-bis consiste nell'esonerare la Suprema Corte dall'esprimere compiutamente la sua adesione al persistente orientamento di legittimità, così consentendo una più rapida delibazione dei ricorsi “inconsistenti”. Nell'ipotesi sub b), invece, l'espresso riferimento ai principi del “giusto processo” induce a ritenere che la norma intenda richiamare i principi di cui all'art. 111 Cost., così come modificato nel 1999, che pone garanzie che possono essere considerate esse stesse “principi regolatori” di portata generale, la cui mancanza può essere denunciata in sede di giudizio di legittimità. Con riguardo alla materia civile, in particolare, queste garanzie si sostanziano: 1) nell'attuazione della giurisdizione mediante il giusto processo regolato dalla legge; 2) nello svolgimento del processo, in contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale; 3) nella ragionevole durata del processo; 4) nella motivazione dei provvedimenti giurisdizionali; 5) nel ricorso in cassazione per violazione di legge contro le sentenze e i provvedimenti che, pur emanati in forma diversa, hanno natura sostanziale di sentenza.

Va infine ricordato che la Corte di Cassazione ha ripetutamente considerato, ai fini dell'ammissibilità del ricorso, il contenuto sostanziale del provvedimento oggetto di impugnazione, piuttosto che la sua veste formale. Il ricorso di legittimità è stato conseguentemente ammesso nonostante la pronuncia nella forma del decreto (Cass. I, n. 30200/2011; Cass. n. 8734/2009).

Il ricorso segue le disposizioni dettate dagli artt. 360 e 366 c.p.c. In parte queste norme sono state modificate dal d.lgs. 149/2022 e le innovazioni si applicano ai giudizi introdotti con ricorso già notificato alla data del 1° gennaio 2023 per i quali non è stata ancora fissata udienza o adunanza in camera di consiglio (art. 35 d.lgs. n. 149/2022).

La prima di queste disposizioni chiarisce (comma quarto) che quando la pronuncia di appello conferma la decisione di primo grado per le stesse ragioni, inerenti ai medesimi fatti, poste a base della decisione impugnata, il ricorso per cassazione può essere proposto esclusivamente per i motivi di cui al comma 1, nn. 1, 2, 3 e 4; tale disposizione non si applica relativamente alle cause di cui all'art. 70, comma 1.

A sua volta l'art. 366 dispone che il ricorso deve contenere: l'indicazione delle parti; la chiara esposizione dei fatti della causa essenziali alla illustrazione dei motivi di ricorso; la chiara e sintetica esposizione dei motivi per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano; l'indicazione della procura se conferita con atto separato e l'eventuale ammissione al gratuito patrocinio; e la specifica indicazione, per ciascuno dei motivi, degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il motivo si fonda e l'illustrazione del contenuto rilevante degli stessi. La nuova normativa ha accentuato il connotato di autosufficienza del ricorso.

Per i procedimenti di impugnazione dinanzi alla Suprema Corte che seguono le norme introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, l'art. 380-bis dispone una procedura per la decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati. Se non è stata ancora fissata la data della decisione, il presidente della sezione o un consigliere da questo delegato può formulare una sintetica proposta di definizione del giudizio, quando ravvisa la inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso principale e di quello incidentale eventualmente proposto. La proposta è comunicata ai difensori delle parti. Entro quaranta giorni dalla comunicazione la parte ricorrente, con istanza sottoscritta dal difensore munito di una nuova procura speciale, può chiedere la decisione. In mancanza, il ricorso si intende rinunciato e la Corte provvede ai sensi dell'art. 391 (pronuncia sulla rinuncia). Se entro il termine indicato al comma 2 la parte chiede la decisione, la Corte procede ai sensi dell'art. 380-bis.1 (decisione in camera di consiglio) e quando definisce il giudizio in conformità alla proposta applicano i commi 3 e 4 dell'art. 96.

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