Reclamo avverso il diniego dell'emanazione dell'ordine di protezioneInquadramentoLa l. n. 154/2001 aveva introdotto nel libro primo del codice civile il Titolo IX-bis, intitolato “Ordini di protezione contro gli abusi familiari”, composto dagli artt. 342-bis e 342-ter c.c. Il legislatore, contestualmente, aveva provveduto ad introdurre il Capo V-bis nel codice di procedura civile, costituito dall'art. 736-bis c.p.c. Il d.lgs. n. 149/2022, che ha introdotto il rito unificato per i procedimenti in materia di persone, minorenni e famiglie, è intervenuto anche sulle disposizioni innanzi indicate. L'art. 3, comma 49, del d.lgs. n. 149/2022, in particolare, ha abrogato gli artt. 736-bis c.p.c. con effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023, e per i procedimenti instaurati successivamente a tale data trovano applicazione gli artt. 473-bis.69 c.p.c. e seguenti, che riproducono in massima parte la disciplina previgente. Il difetto di coordinamento tra gli artt. 342-bis e 342-ter c.c. e gli artt. 473bis.69 e seguenti del c.p.c, è stato risolto dall'art. 1, comma 1, del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, contenente le disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149 del 2022. La predetta disposizioni ha infatti abrogato gli artt. 342-bis e 342-ter c.c. e, conseguentemente, l'art. 6, comma 5, del medesimo decreto ha sostituito nel disposto dell'art. 7, della l. n. 154 del 2001, le parole “dal secondo comma dell'art. 342-ter” del codice civile con altra locuzione “dal secondo comma dell'articolo 473-bis.70 del codice di procedura civile”. I citati interventi, come emerge testualmente dalla relazione illustrativa, si muovono nell' ottica di razionalizzare e semplificare la normativa, oltre che per la maggiore leggibiliità dell'assetto normativo, e proprio per tale ragione si è optato per inserire anche tali disposizioni all'interno del codice di rito, così da” avere in un unico corpo normativo l'intera disciplina civilistica, delle misure in tema di violenza familiare. Deve evidenziarsi che l'art. 473-bis.69 c.p.c. introduce un'importante specificazione in quanto consente l'applicazione della misura anche ove la convivenza tra l'autore e la vittima sia cessata. Il provvedimento, inoltre, può essere adottato anche dal Tribunale per i minorenni, su istanza del pubblico ministero. FormulaTRIBUNALE CIVILE DI .... IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE [1] RECLAMO [2] AI SENSI DELL'ART. 473- BIS.71 C.P.C. AVVERSO IL DECRETO PRONUNCIATO IL .... DAL TRIBUNALE DI .... IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA DI DINIEGO DELLA EMANAZIONE DEGLI ORDINI DI PROTEZIONE La/il Sig.ra/Sig. ...., nata/o il .... a ...., residente in ...., .... via ...., C.F. .... [3], rappresentata/o e difesa/o, in forza di procura in atti, dall'Avv. ...., C.F. ...., domiciliata/o per il presente giudizio presso lo studio dell'Avv. ...., sito in ...., via ...., che indica ai fini delle comunicazioni da parte della Cancelleria l'indirizzo PEC .... ed il numero di fax .... PREMESSO – che con ricorso del .... la Sig.ra .... ha rappresentato, di essere stata vittima di condotte da parte del convivente (coniuge etc. ...., parente convivente) [4] che hanno arrecato grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ed alla libertà della predetta; – che per tali ragioni ha chiesto al Tribunale di pronunciare gli ordini di protezione di cui all'art. 342-ter c.c.; – che nel corso del procedimento sono stati sentiti la ricorrente ed il convivente, ma non sono stati sentiti i signori indicati nel ricorso originario nonché il figlio .... di anni ....; – che all'esito il Tribunale in composizione monocratica con decreto del ...., notificato il .... ha rigettato il ricorso; – che contro tale decreto, si propone reclamo per i seguenti motivi: .... Il rigetto del provvedimento è ingiustificato perché il giudice: 1) non ha tenuto conto della documentazione prodotta; 2) non ha ascoltato le persone indicate nel ricorso introduttivo; 3) non ha disposto l'ascolto del figlio minore di anni .... senza specificare le ragioni per le quali tale ascolto fosse pregiudizievole per il giovane; 4) ha omesso di motivare in merito a .... [5]. TANTO PREMESSO CHIEDE In accoglimento del reclamo, per le ragioni sopra esposte, di pronunciare il richiesto decreto.. Con vittoria di spese di giudizio. Il presente procedimento è esente da contributo unificato (artt. 10, d.P.R. n. 115/2002). Luogo e data .... Firma Avv. .... Si allegano i seguenti documenti: 1) certificato di residenza; 2) stato di famiglia. Si indicano quali testimoni: il Comandante della stazione dei carabinieri di ....; l'assistente sociale del comune di ..... Si produce: il fascicolo unitamente ai documenti dell'istanza di primo grado. [1]L'istanza per ottenere l'ordine di protezione deve essere presentata al Tribunale del luogo ove risiede o ha domicilio l'istante che, di norma, decide in composizione monocratica, a seguito di designazione del giudice da parte del Presidente del Tribunale. Secondo quanto emerge dalla relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2021 il ricorso può “essere proposto sia in pendenza del procedimento di merito, innanzi al giudice che lo conduce oppure ante causam”. Il reclamo è disciplinato dall'art. 473-bis.71 c.p.c. [2]Trattandosi di un atto endoprocessuale i requisiti di redazione dello stesso possono non seguire in dettaglio le indicazioni di cui all'art. 2 del d.m. n. 110 del 2023 che non opera quanto ai limiti dimensionali venendo in rilievo una controversia di valore indeterminabile. [3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale, e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. dispone peraltro che gli atti di parte che introducono il giudizio o contengono la prima difesa, redatti dagli avvocati, devono indicare il codice fiscale e il numero di fax del difensore: la mancata indicazione del fax nonché del codice fiscale della parte comportano l'aumento della metà del contributo unificato (art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificato dalla l. n. 114/2014). Dal 18 agosto 2014 i medesimi atti non devono più contenere necessariamente l'indicazione dell'indirizzo PEC dei difensori, essendo sufficiente l'indicazione del numero di fax. [4]Legittimati a chiedere l'emanazione di un ordine di protezione sono sia il coniuge, il convivente more uxorio, il convivente unito civilmente ex art. 1, comma 14, della l. n. 76/2016, il figlio minorenne nonché qualsiasi altra persona che conviva con l'autore della condotta. Con specifico riferimento alla legittimazione attiva deve evidenziarsi che qualora la vittima dell'abuso sia un minore di età, l'istanza deve essere presentata dal suo rappresentante. [5]Devono essere evidenziate analiticamente le ragioni in fatto ed in diritto per cui la decisione del Giudice di prime cure si ritiene viziata. CommentoLa domanda si propone, anche personalmente, mediante ricorso al Tribunale, in composizione monocratica, del luogo di residenza o domicilio dell'istante. Laddove la condotta possa arrecare pregiudizio ai minori, il provvedimento può essere adottato, anche su istanza del pubblico ministero, dal Tribunale per i minorenni ex art. 473-bis.69 c.p.c. La Cass. I, n. 15482/2017, con riferimento alla disciplina previgente, ha riconosciuto la competenza a decidere in merito anche al Tribunale in composizione collegiale, affermando che in tema di ordini di protezione contro gli abusi familiari, ai sensi degli artt. 342-bis e 342-ter c.c., l'attribuzione al Tribunale in composizione monocratica, stabilita dall'art. 736-bis, comma 1, c.p.c., non esclude la vis actractiva del Tribunale in composizione collegiale chiamato ad arbitrare il conflitto familiare che sia già stato incardinato avanti ad esso. Una diversa opzione ermeneutica, facente leva solo sul tenore letterale delle citate disposizioni, infatti, ne tradirebbe la ratio, che è quella di attuare, nei limiti previsti, la concentrazione delle tutele ed evitare, a garanzia del preminente interesse del minore, che sia incolpevolmente coinvolto o del coniuge debole, che esige una tutela urgente, il rischio di decisioni intempestive o contrastanti ed incompatibili con gli accertamenti resi da organi giudiziali diversi. Con specifico riferimento alla legittimazione attiva deve evidenziarsi che qualora la vittima dell'abuso sia un minore l'istanza deve essere presentata dal suo rappresentante. Sono, inoltre, legittimati a chiedere l'emanazione di un ordine di protezione sia il coniuge, il convivente more uxorio, il convivente unito civilmente ex art. 1, comma 14, l. n. 76/2016, sia il figlio minorenne nonché qualsiasi altra persona che conviva con l'autore della condotta. La decisione ha la forma del decreto motivato immediatamente esecutivo, la cui efficacia non può durare più di un anno, salvo proroga (che può essere concessa solo per gravi motivi per il tempo strettamente necessario). Deve peraltro evidenziarsi che, in caso di urgenza, l'ordine di protezione può essere pronunciato inaudita altera parte ed il Giudice che, in tale circostanza, fissa l'udienza per sentire le parti nei successivi 15 giorni. Nel corso del procedimento inoltre il Giudice può acquisire tutte le informazioni necessarie, potendosi a tal fine avvalere di qualsiasi strumento (relazione dei servizi sociali, referti medici, dichiarazioni di persone informate sui fatti etc.) così come può disporre l'ascolto del minore che abbia compiuto i dodici ovvero di età inferiore ma capace di discernimento. La decisione, infine, è impugnabile mediante reclamo ex art. 473-bis.71 c.p.c., nel termine perentorio di 10 giorni dalla notificazione del decreto ma non è ricorribile per Cassazione, anche ex art. 111 Cost., non avendo il carattere della definitività né della decisorietà, non dirimendo conflitti tra interessi soggettivi contrapposti ma avendo ad oggetto interessi di carattere pubblicistico (in merito si vedano: Cass. I, n. 625/2007; Cass. I, n. 208/2005, in relazione alla disciplina previgente). |