Contratto di convivenza (art. 1, comma 50, l. n. 76/2016)InquadramentoLa l. n. 76/2016, tenendo conto di orientamenti già in precedenza affermati in dottrina e in giurisprudenza, ha introdotto la possibilità per i conviventi di fatto di disciplinare i loro rapporti patrimoniali mediante la sottoscrizione di un contratto di convivenza nella forma, ad substantiam, dell'atto pubblico ovvero della scrittura privata autenticata. Si tratta di una nuova forma di contratto tipico (cfr. Sesta, Manuale di diritto di famiglia, Padova, 2016, 231). Formula
ACCORDO DI CONVIVENZA [1] Il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ..... La Sig.ra ...., nata a ...., il ...., C.F. ...., residente in ..... PREMESSO CHE – convivono stabilmente sin dall'anno ....; – dalla loro unione sono nati i figli minori ...., in data ...., e ...., in data; – intendono formalizzare il loro rapporto, per la regolamentazione degli aspetti patrimoniali, ai sensi dell'art. 1, comma 50, l. n. 76/2016; – entrambi i contraenti sono capaci di intendere e di volere e di stato libero, né vincolati da altro contratto di convivenza o unione civile; – intendono, in particolare, disciplinare gli aspetti patrimoniali del loro rapporto in conformità ai seguenti PATTI E CONDIZIONI a) La residenza familiare è stabilita in ...., alla via ...., dove potranno essere effettuate le comunicazioni ad entrambi i contraenti [2]; b) entrambi i conviventi provvederanno, in proporzione delle rispettive risorse economiche, alle spese per la vita comune ed alla gestione dell'abitazione familiare [3]; c) i conviventi optano per il regime patrimoniale della comunione [4] dei beni [5]; d) l'accordo sarà trasmesso a cura dell'avvocato/notaio all'Ufficio anagrafe del comune di residenza delle parti, entro dieci giorni dalla sottoscrizione. Luogo e data .... Firme Sig. ...., identificato mediante .... Sig.ra ...., identificato mediante .... [6] Il sottoscritto Avvocato/Notaio dichiara che le firme apposte in propria presenta sono autentiche e che l'accordo non è contrario a norme imperative ed all'ordine pubblico. Firma Avv. .... [1] In sede applicativa nel senso che i coniugi separati (per i quali non sia intervenuta una sentenza di divorzio) non possano formalizzare un rapporto di convivenza ai sensi della l. n. 76/2016 e godere dei diritti dalla stessa previsti, in quanto la predetta legge esclude espressamente dal novero delle convivenze di fatto formalizzabili in un contratto di convivenza quelle tra persone vincolate da un precedente vincolo matrimoniale o da un'unione civile v. Trib. Palermo 14 aprile 2020, n. 1271, in dejure.giuffre.it. [2] Invero, il contratto deve necessariamente indicare l'indirizzo di ciascuna delle parti dove, ai sensi del comma 53, lett. a), dell'art. 1 della l. n. 76/2016, saranno effettuate le comunicazioni inerenti al contratto stesso. [3] Anche se i conviventi hanno figli in comune, come nell'esemplificazione proposta, non possono disciplinare con il contratto in esame i rapporti patrimoniali relativi agli stessi che sono regolati dalle norme ordinarie, tenuto conto del principio espresso dall'art. 336-bis c.c. [4] Nell'atto possono essere indicati anche beni che, sebbene non rientranti tra quelli propri della comunione, le parti decidono di assoggettare alla c.d. comunione convenzionale. [5] Non è prevista la possibilità per i conviventi di optare per il regime della separazione legale dei beni quanto della sola separazione “ordinaria”: in sostanza, se gli stessi nulla prevedono a riguardo i rapporti patrimoniali tra gli stessi saranno regolati come se non vi fosse alcun rapporto affettivo (Simeone, Zanoni, Contrattidiconvivenza, in ilfamiliarista.it). [6] Il professionista può anche non indicare il documento mediante il quale ha proceduto all'identificazione delle parti utilizzando la formula “sono comparse le parti ...., della cui identità io avvocato/notaio sono certo”. CommentoLa l. n. 76/2016, tenendo conto di orientamenti già in precedenza affermati in dottrina ed in giurisprudenza, ha introdotto la possibilità per i conviventi di fatto di disciplinare i loro rapporti patrimoniali mediante la sottoscrizione di un contratto di convivenza nella forma dell'atto pubblico ovvero della scrittura privata autenticata, a pena di nullità. Si tratta di una nuova forma di contratto tipico (cfr. Sesta, Manuale di diritto di famiglia, Padova, 2016, 231). Dall'accordo sorge una formazione sociale considerata dall'art. 2 della Costituzione tra quelle che sono sede di svolgimento della personalità individuale (Cass. I, n. 2017/10377; Cass. I, n. 7214/2013), parificata nella sua funzione alla famiglia vera e propria (Cass. pen. III, n. 22915/2013). In particolare, è previsto che il contratto possa contenere l'indicazione della residenza delle parti, delle modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, in relazione alle sostanze di ciascuno e alla capacità di lavoro professionale o casalingo e del regime patrimoniale della comunione dei beni, che può essere modificato in qualunque momento durante la convivenza, con atto redatto con la medesima forma del relativo contratto (nel senso che, tuttavia, le parti siano libere di regolamentare aspetti ulteriori a quelli indicati, con il solo limite dell'ordine pubblico, v. Simeone, Zanoni, Contratti di convivenza, in ilfamiliarista.it). Eventuali termini o condizioni devono intendersi, ai sensi del comma 56 dell'art. 1 della l. n. 76/2016, come non apposti. La scelta del regime patrimoniale – ossia quello della comunione tra coniugi o della separazione “ordinaria”, come se tra i contraenti non vi fosse alcun vincolo – può essere modificata in qualsiasi momento durante la convivenza, purché nella forma dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata (cfr. Sesta, Manuale di diritto di famiglia, cit., 232, il quale osserva che quest'ultima possibilità non è invece contemplata dall'art. 162 c.c. per le convenzioni matrimoniali). Il contratto può essere stipulato solo dai conviventi di fatto ai sensi del comma 36 dell'art. 1 della l. n. 76/2016, cioè da coloro che non solo convivano ma che siano legati da un legame affettivo di coppia (requisito positivo) e non siano vincolati da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio a da un'unione civile (requisito negativo) e ciò a prescindere dalla circostanza che i contraenti abbiano lo stesso sesso o siano di sesso diverso. Entro dieci giorni dall'autentica della sottoscrizione del contratto di convivenza (ovvero dalla stipula dello stesso in forma pubblica) l'avvocato o il notaio che ha effettuato la medesima è tenuto a trasmettere, tuttavia ai soli fini dell'opponibilità ai terzi, il contratto al comune di residenza dei conviventi per l'iscrizione all'anagrafe. In sede applicativa si è affermato che, in mancanza di un “contratto di convivenza”, il convivente more uxorio economicamente debole – qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento successivamente al venir meno della relazione di fatto – ha il solo diritto di ricevere gli alimenti secondo i medesimi presupposti e disciplina previsti dall'istituto di matrice codicistica ex art. 433 e ss. c.c. (Trib. Palermo 14 aprile 2020, n. 1271, in dejure.giuffre.it). |