Azione di disconoscimento di paternità da parte della madre

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

Il giudizio di disconoscimento della paternità si svolge dinanzi al tribunale in composizione collegiale con intervento obbligatorio in giudizio del Pubblico Ministero e dà luogo ad un procedimento che nella disciplina processuale originaria era da trattare nelle forme del giudizio ordinario di cognizione. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento. Ai procedimenti pendenti a tale data continuano ad applicarsi le norme previgenti. Il disconoscimento di paternità consegue all'esercizio di un'azione di stato, finalizzata a superare la presunzione di paternità e, pertanto, a far accertare giudizialmente che il figlio non è stato generato dal marito della madre. Si tratta dell'unico rimedio esperibile, pure nelle ipotesi in cui sia intervenuta declaratoria di nullità del matrimonio tra i genitori (Cass. n. 9379/2012).

Formula

TRIBUNALE DI ....

RICORSO [1] PER IL DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ

(ARTT. 243- BIS , 244 C.C.)

La Sig.ra ...., nata a ...., il ...., residente in ...., C.F. .... [2], cittadina italiana, rappresentata e difesa dall'Avv. ...., C.F. ...., P.E.C. ...., fax .... [3], presso il cui studio in .... è elettivamente domiciliata, come da mandato in calce al presente atto;

OGGETTO DELLA DOMANDA

DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ NEI CONFRONTI DI:

...., nato a ...., il ...., residente in ...., cittadino italiano, codice fiscale .....

FATTI ED ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA

In data .... la ricorrente contraeva matrimonio con il Sig. ...., nato a ...., il ....;

Il giorno .... nasceva ...., al quale veniva dato il nome ....;

il bambino veniva denunciato all'ufficiale di stato civile del comune di .... come figlio dell'esponente e del Sig. ...., in allora coniugi, in ossequio alla presunzione di paternità imposta dal combinato disposto degli artt. 231 e 232 c.c., essendo la nascita avvenuta durante il matrimonio;

in data .... il marito dell'esponente Sig.ra .... le confessava la propria impotenza a generare, da lui positivamente conosciuta, come da documentazione medica che esibiva, ed aggiungeva di avere taciuto la circostanza per non subire i commenti e la riprovazione dei parenti;

l'esponente Sig.ra .... veniva dunque a conoscenza di un fatto che escludeva la paternità del marito in modo oggettivo [4], come dimostrava un accertamento di laboratorio immediatamente fatto eseguire;

la nascita doveva dunque essere riferita ai rapporti intimi intrattenuti per breve tempo con altra persona in un momento di relazione tesa e di dissapori con il coniuge;

in queste condizioni la predetta è intenzionata ad ottenere il disconoscimento della paternità, in vista di una regolarizzazione futura, da intraprendersi a divorzio ottenuto, in una situazione che ha visto interrompersi i rapporti tra i coniugi, ottenuta la separazione legale e ripresa una nuova vita con il genitore biologico del detto minore;

pronunciando sul ricorso promosso dall'esponente ex art. 247 c.c. l'intestato Tribunale con decreto in data .... ha nominato curatore speciale del minore .... il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. .....

Tanto premesso, e poiché non sono ancora trascorsi sei mesi dal giorno in cui è venuta a conoscenza dell'impotenza del marito, la nominata Sig.ra ....

CHIEDE

All'Ill.mo sig. Presidente del Tribunale di ....:

– di nominare al minore sopra nominato un curatore speciale, ai sensi dell'art. 80 c.p.c.

– di nominare il sig. Giudice relatore, con fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e termine al ricorrente per la notifica del ricorso e del decreto ai controinteressati, in modo che, sentite le parti, sentito il minore e assunti i provvedimenti temporanei e urgenti, il Tribunale voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'ill.mo Tribunale, contrariis reiectis, accertare che il minore ...., nato a ...., il ...., non è figlio del Sig. ...., in atti generalizzato, per i motivi sopra esposti, così vinta la presunzione di paternità di cui agli artt. 231 e 232 c.c. relativa al suo matrimonio con il nominato Sig. ....;

ordinare, conseguentemente, all'ufficiale di stato civile del comune di ...., di procedere all'annotazione della sentenza a margine dell'atto di nascita del detto minore, come prescritto dall'art. 49, lett. o) del d.P.R. n. 396/2000;

con vittoria di spese in caso di opposizione.

IN VIA ISTRUTTORIA [5]

si chiede sin d'ora di ammettere consulenza tecnica medica per accertare il grado di compatibilità genetica ed ematologica tra il Sig. ...., marito dell'esponente, e il minore sopra generalizzato.

Si chiede, inoltre, ammettersi prova per testi sulla seguente circostanza: “Vero che in data ...., in ...., alla presenza dei genitori dell'esponente e del pediatra Dott. ...., il Sig. .... rivelò la propria impotenza di generare ed esibì a prova la documentazione medica in suo possesso”. Si indicano a testi i Sigg.ri: .....

Si producono i seguenti documenti:

1) Estratto dell'atto di matrimonio ....

2) Certificato di stato di famiglia

3) Atto integrale di nascita del minore ....

4) Certificati medici

5) Copia del decreto di nomina del curatore speciale.

Si dichiara che non esistono altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande ad esse connesse.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1] In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 del richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, deve ritenersi, anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sembra doversi annoverare quella in esame.

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005).

[3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti processuali devono essere redatti in forma telematica e devono essere depositati con modalità telematiche art. 196-quater disp. att. c.p.c.).

Essi devono essere scritti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.; art. 46 disp. att. c.p.c.; d.m. 7 agosto 2023, n. 110).

[4]Peraltro, l'abrogazione (ad opera del d.lgs. n. 154/2013) dell'art. 235 c.c. e la trasfusione del suo contenuto nell'art. 243-bis sono state disposte con la contestuale importante modifica costituita dall'aver svincolato la prova, da fornirsi con l'azione di disconoscimento, dai rigorosi presupposti entro i quali, unicamente, in precedenza essa era consentita. La soppressione di questi presupposti, in fatto, ha reso l'azione libera quanto alle circostanze che ne forniscono il fondamento.

[5]Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998).

Commento

Con riferimento alla nascita da donna coniugata, l'art. 231 c.c. attribuisce al marito di lei la paternità del nato; a sua volta l'art. 232 c.c. integra la previsione con una presunzione di concepimento durante il matrimonio, quando la nascita avviene se non sono decorsi ancora 300 giorni da una serie di eventi che incidono sul vincolo matrimoniale o sulla convivenza. Si tratta di una duplice presunzione, in forza della quale viene di regola formato l'atto di nascita, ai sensi dell'art. 29 d.P.R. n. 396/2000, di figlio nato all'interno del matrimonio, costitutivo del relativo status; ciò salvo che la donna dichiari il figlio come concepito con persona diversa dal marito, riconoscendolo come nato al di fuori del matrimonio (cfr. Figone, Disconoscimento di paternità, in ilfamiliarista.it, 28 dicembre 2018).

L'azione trova la propria giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto; il suo presupposto è costituito dalla difformità tra la verità apparente risultante dalla presunzione ex art. 232 c.c. e la verità sostanziale e obiettiva della filiazione (Trib. Novara 8 novembre 2018). Devono prevalere, però, sull'esigenza di superare siffatta difformità, gli interessi del minore. La giurisprudenza afferma attualmente che il quadro normativo (artt. 30 Cost., 24, comma 2, della Carta dei diritti fondamentali della UE, e 244 c.c.) e giurisprudenziale in essere non comporta la prevalenza del favor veritatis sul favor minoris, ma impone un bilanciamento fra il diritto all'identità personale legato all'affermazione della verità biologica (accertabile in considerazione delle avanzate acquisizioni scientifiche nel campo della genetica e dell'elevatissimo grado di attendibilità dei risultati delle indagini) e l'interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari, nell'ambito di una sempre maggiore considerazione del diritto all'identità personale, non necessariamente correlato alla verità biologica ma ai legami affettivi e personali sviluppatisi all'interno di una famiglia, specie quando trattasi di un minore infraquattordicenne. Tale bilanciamento non può costituire il risultato di una valutazione astratta, occorrendo, invece, un accertamento in concreto dell'interesse superiore del minore nelle vicende che lo riguardano, con particolare riferimento agli effetti del provvedimento richiesto in relazione all'esigenza di un suo sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale (in tal senso si vedano Cass. I, ord. n. 27140/2021; Cass. n. 26767/2016).

L'azione mira a far accertare che il figlio è stato generato da uomo diverso dal marito della madre; essa presuppone un “adulterio” in senso lato, con connesso concepimento da parte di un uomo differente dal marito di colei che partorì (Trib. Nola 26 settembre 2019, n. 1971). Il termine decadenziale previsto dall'art. 244 c.c. afferisce a materia sottratta alla disponibilità delle parti e il giudice deve accertarne d'ufficio il rispetto (Trib. Arezzo 24 giugno 2020, n. 313): spetta a parte attrice fornire la prova che l'azione è stata proposta entro il termine previsto (Cass. I, n. 785/2017).

L'azione è proposta al tribunale ordinario, che giudica in composizione collegiale, con intervento obbligatorio del pubblico ministero: art. 473-bis.1 (per la disciplina abrogata, v. Cass. I, n. 13201/2006; Cass. I, n. 2515/1994).

La disciplina del procedimento è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e seguenti c.p.c. La competenza, in quanto si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale (commi terzo e quarto dell'art. 473-bis.12).

Nel giudizio trovano applicazione le regole ordinarie in tema di riparto dell'onere probatorio sicché spetta a parte attrice dimostrare l'insussistenza del rapporto biologico con il presunto figlio (cfr., da ultimo, Cass. n. 7965/2017). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352) le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato e anche ex parte actoris sono idonee a integrare, unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal giudice, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale.

La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass. n. 7581/2013). Essa ha autorità di cosa giudicata anche nei confronti del presunto padre in un successivo giudizio di accertamento della paternità di un minore nato in costanza di matrimonio e disconosciuto dal marito della madre (Cass. I, ord. n. 19956/2021).

La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando ab origine l'inesistenza del rapporto di filiazione, non elide con effetto retroattivo le statuizioni precedentemente assunte in sede di separazione o di divorzio, munite di efficacia di giudicato rebus sic stantibus, concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo “status” operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I, ord. n. 27558/2021). Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene chiesto l'accertamento di altra paternità, così che nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. sezioni unite, n. 8268/2023; Cass. n. 650189/2018).

La S.C. ha recentemente chiarito che è legittimo il disconoscimento di paternità nel caso in cui l'uomo sia impotente e la donna, facendo un generico riferimento all'aiuto di laboratorio, proceda, invece, alla fecondazione eterologa dalla quale nasca il figlio. Il ricorso all'inseminazione eterologa all'insaputa del marito è, al pari dell'adulterio, un valido motivo sul quale fondare l'azione di disconoscimento di paternità. Invero, la disciplina contenuta nell'art. 235 c.c. (ora abrogato e sostituito dall'art. 244 c.c.) sul disconoscimento di paternità va interpretata secondo il principio del favor veritatis ed è applicabile anche alla filiazione derivante dalla fecondazione artificiale (Cass. I, n. 7965/2017).

Per quanto concerne la prova, si è precisato che, anche in tema di azione di disconoscimento di paternità, trova applicazione, ai fini della individuazione del thema probandum, il principio di non contestazione, dovendosi ritenere la condotta di inerzia idonea ad escludere, in via immediata, i fatti non contestati dal novero di quelli oggetto di prova, mentre resta solo indiretta, ed eventuale, la disposizione giuridica della situazione dedotta in giudizio, che si realizza attraverso la preclusione della dimostrazione contraria dei fatti allegati dalla controparte. L'interesse pubblico posto a base della situazione giuridica esclude, tuttavia, che il giudice possa ritenersi vincolato a considerare sussistenti (o meno) determinati fatti in virtù delle sole dichiarazioni od ammissioni delle parti, restandone rimessa la loro valutazione al suo prudente apprezzamento (Cass. I, n. 13217/2014: nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che, muovendo dall'assunto per cui a fondamento dell'esperita azione era stata fatta valere la impotentia generandi del padre anagrafico, aveva valorizzato, ai fini del relativo accertamento, la mancata contestazione di tale circostanza, evidenziando l'incompatibilità logica tra la negazione della stessa e l'assunto difensivo della ricorrente, secondo cui il concepimento del figlio minore era stato frutto di inseminazione artificiale eterologa). La stessa pronuncia ha precisato che l'azione di disconoscimento della paternità del figlio, nato entro i trecento giorni dalla morte del genitore anagrafico, può essere fondata sulla sola circostanza dell'impotenza di generare, assoluta e irreversibile del padre presunto e non richiede altresì la prova dell'adulterio della coniuge. La condizione di impotenza del genitore anagrafico deve ritenersi provata se non specificamente contestata nei termini processuali fissati per prendere posizione sui fatti dedotti con la domanda. La riconducibilità del concepimento a un intervento di inseminazione artificiale, effettuato con il consenso del padre anagrafico, deve essere specificamente dimostrata dalla parte che lo deduce.

Il termine annuale previsto per la presentazione della domanda di disconoscimento della paternità è soggetto alla sospensione feriale (Cass. I, n. 1868/2017; Cass. n. 1868/2016).

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