Azione di disconoscimento da parte del figlio

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

L'art. 243-bis c.c. ammette il figlio all'azione di disconoscimento della paternità, in via autonoma. L'art. 244 c.c. precisa che l'azione può essere intrapresa dopo che il figlio ha raggiunto la maggiore età. Nel giudizio il figlio è ammesso a provare che non sussiste il rapporto di filiazione tra lui e il presunto padre. Per il figlio l'azione è imprescrittibile. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento.

Formula

TRIBUNALE DI ....

RICORSO [1] PER IL DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ

(ARTT. 243- BIS , 244 C.C.)

Il Sig. ...., nato a .....il ...., residente in ...., C.F. .... [2], rappresentato dall'Avv. ...., C.F. ...., fax ...., P.E.C. .... [3], presso il cui studio in .... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce al presente atto;

OGGETTO DELLA DOMANDA

AZIONE DI DISCONOSCIMENTO DELLA PATERNITÀ NEI CONFRONTI DI:

...., NATO A ...., IL ...., CITTADINO ITALIANO, RESIDENTE A ...., CODICE FISCALE ....

FATTI ED ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA

L'esponente ha lo status di figlio nato in costanza di matrimonio del Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F ...., e della Sig.ra ...., nata a ...., il ...., uniti in matrimonio dal ....:

lo status predetto deriva all'esponente dal fatto di essere nato durante il matrimonio dei predetti, sì che ha operato la presunzione legale stabilita dagli artt. 231 e 232 c.c., come da atto di nascita del comune di ....:

l'esponente, divenuto maggiorenne, ha avuto conferma, per dichiarazione della madre e del presunto padre, che quest'ultimo non è il vero genitore paterno, in quanto questi concluse il matrimonio con la madre dell'esponente, già incinta, perché comunque invaghitosene e per salvarne la reputazione al momento di una nascita fuori dal matrimonio.

Poiché è interesse dell'esponente pervenire in futuro a godere di uno stato di figlio conforme alla reale situazione di paternità e tanto premesso,

CHIEDE

All'Ill.mo sig. Presidente del Tribunale di ....:

– di nominare il sig. Giudice relatore, con fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e termine al ricorrente per la notifica del ricorso e del decreto ai controinteressati, in modo che, sentite le parti e assunti i provvedimenti temporanei e urgenti, il Tribunale voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'ill.mo Tribunale adito, previa ogni occorrente declaratoria e contrariis reiectis, accertare e dichiarare che il Sig. .... non è il padre biologico dell'esponente Sig. ...., nato a ...., il ....; conseguentemente, ordinare all'ufficiale di stato civile del comune di .... di fare annotazione della sentenza nell'atto di nascita dell'esponente attore.

Con vittoria di spese.

IN VIA ISTRUTTORIA

chiede disporsi il test comparativo del DNA tra il convenuto Sig. .... e l'esponente.

Chiede, altresì, ammettersi prova per testi sulla seguente circostanza ..... Si indicano a testi i Sigg.ri .....

Si producono i seguenti documenti:

1) atto di nascita

2) atto di matrimonio tra ....

3) .....

Con riserva di integrazione e precisazione delle istanze istruttorie e delle conclusioni ai sensi dell'art. 473-bis.17 c.p.c.

Si dichiara che non esistono altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande ad esse connesse

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 del richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, deve ritenersi, anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sembra doversi annoverare quella in esame.

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

[3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nel ricorso il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti processuali devono essere redatti in forma telematica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.).

Commento

L'azione di disconoscimento, alla cui proposizione è legittimato anche il figlio, ha lo scopo di superare la presunzione di paternità per la quale il padre è il marito della madre, secondo il disposto degli artt. 231 e 232 c.c. Essa ha natura costitutiva, in quanto il suo esercizio con esito positivo produce un effetto giuridico di modifica dello status personale risultante dall'atto di nascita. La causa petendi è rappresentata dalla negazione della paternità del marito della madre; il petitum è la conseguente negazione dello stato derivante dall'atto di nascita o dal possesso di stato. L'azione richiede la sussistenza di due presupposti. Essi sono: la nascita del figlio e l'esistenza del titolo di figlio concepito o nato in costanza di matrimonio (Cass. I, n. 11073/1992). Tra l'azione di disconoscimento della paternità e quella di dichiarazione giudiziale di altra paternità sussiste un nesso di pregiudizialità in senso tecnico-giuridico con la conseguenza che, in pendenza del primo giudizio, il secondo deve essere sospeso ex art. 295 c.p.c. (Cass. I, ord. n. 17392/2018). Cass. I, n. 6985/2018 ha dichiarato inammissibile l'opposizione di terzo proposta da colui che è indicato come vero padre avverso la sentenza passata in giudicato di riconoscimento della paternità legittima quando l'opponente deduca che l'esito positivo dell'azione di disconoscimento di paternità si riverbera sull'azione di riconoscimento della paternità intentata nei suoi confronti, in quanto il pregiudizio che si fa valere è di mero fatto, laddove il rimedio contemplato dall'art. 404 c.p.c. presuppone che l'opponente azioni un diritto autonomo, la cui tutela è incompatibile con la situazione giuridica risultante dalla sentenza impugnata.

Con riferimento alla nascita da donna coniugata, l'art. 231 c.c. attribuisce al marito di lei la paternità del nato; a sua volta l'art. 232 c.c. integra la previsione con una presunzione di concepimento durante il matrimonio, quando la nascita avviene se non sono decorsi ancora 300 giorni da una serie di eventi che incidono sul vincolo matrimoniale o sulla convivenza. Si tratta di una duplice presunzione, in forza della quale viene di regola formato l'atto di nascita, ai sensi dell'art. 29 d.P.R. n. 396/2000, di figlio nato all'interno del matrimonio, costitutivo del relativo status; ciò salvo che la donna dichiari il figlio come concepito con persona diversa dal marito, riconoscendolo come nato al di fuori del matrimonio (cfr. Figone, Disconoscimento di paternità, in ilFamiliarista.it, 28 dicembre 2018).

L'azione di disconoscimento trova la propria giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto; il suo presupposto è costituito dalla difformità tra la verità apparente risultante dalla presunzione ex art. 232 c.c. e la verità sostanziale e obiettiva della filiazione (Trib. Novara 8 novembre 2018). L'azione mira a far accertare che il figlio è stato generato da un uomo diverso dal marito di sua madre; essa presuppone un “adulterio” in senso lato, con connesso concepimento da parte di un uomo differente dal marito di colei che partorì (Trib. Nola 26 settembre 2019, n. 1971). L'azione è, per il figlio, imprescrittibile (a decorrere dalla data di entrata in vigore del d.lgs. n. 154/2013, di modifica dell'art. 244 c.c.: Cass. I, n. 5242/2019).

L'azione è proposta al tribunale ordinario, che giudica in composizione collegiale, con intervento obbligatorio del pubblico ministero: art. 473-bis.1 (per la normativa abrogata v. Cass. I, n. 13201/2006; Cass. I, n. 2515/1994).

La disciplina del procedimento è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La competenza, quando si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario (art. 38 disp. att. c.c.) del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale.

Nel giudizio trovano applicazione le regole ordinarie in tema di riparto dell'onere probatorio sicché spetta a chi esercita l'azione dimostrare l'insussistenza del rapporto biologico con il presunto figlio (cfr., da ultimo, Cass. n. 7965/2017). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352) le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato e anche ex parte actoris sono idonee a integrare, unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal giudice, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale.

La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass. n. 7581/2013). La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando “ab origine” l'inesistenza del rapporto di filiazione, non elide con effetto retroattivo le statuizioni precedentemente assunte in sede di separazione o di divorzio, munite di efficacia di giudicato rebus sic stantibus, concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo “status” operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I, ord. n. 27558/2021). Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene chiesto l'accertamento di altra paternità, così che nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8268/2023; Cass. n. 650189/2018).

Il figlio ha diritto a mantenere il cognome del quale in precedenza era titolare se esso è diventato un segno distintivo della sua identità personale (Trib. Monza 22 gennaio 2020, n. 74).

La riforma del processo di cui si attende la piena entrata in vigore assegnerà i procedimenti riguardanti lo status al tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, cui saranno, tra l'altro, trasferiti i poteri attualmente propri del tribunale per i minorenni.

Per quanto concerne la prova, si è precisato che, anche in tema di azione di disconoscimento di paternità, trova applicazione, ai fini della individuazione del thema probandum, il principio di non contestazione, dovendosi ritenere la condotta di inerzia idonea ad escludere, in via immediata, i fatti non contestati dal novero di quelli oggetto di prova, mentre resta solo indiretta, ed eventuale, la disposizione giuridica della situazione dedotta in giudizio, che si realizza attraverso la preclusione della dimostrazione contraria dei fatti allegati dalla controparte. L'interesse pubblico posto a base della situazione giuridica esclude, tuttavia, che il giudice possa ritenersi vincolato a considerare sussistenti (o meno) determinati fatti in virtù delle sole dichiarazioni od ammissioni delle parti, restandone rimessa la loro valutazione al suo prudente apprezzamento (Cass. I, n. 13217/2014: nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che, muovendo dall'assunto per cui a fondamento dell'esperita azione era stata fatta valere la impotentia generandi del padre anagrafico, aveva valorizzato, ai fini del relativo accertamento, la mancata contestazione di tale circostanza, evidenziando l'incompatibilità logica tra la negazione della stessa e l'assunto difensivo della ricorrente, secondo cui il concepimento del figlio minore era stato frutto di inseminazione artificiale eterologa). La stessa pronuncia ha precisato che l'azione di disconoscimento della paternità del figlio, nato entro i trecento giorni dalla morte del genitore anagrafico, può essere fondata sulla sola circostanza dell'impotenza di generare, assoluta e irreversibile del padre presunto e non richiede altresì la prova dell'adulterio della coniuge. La condizione di impotenza del genitore anagrafico deve ritenersi provata se non specificamente contestata nei termini processuali fissati per prendere posizione sui fatti dedotti con la domanda. La riconducibilità del concepimento a un intervento di inseminazione artificiale, effettuato con il consenso del padre anagrafico, deve essere specificamente dimostrata dalla parte che lo deduce.

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