Azione di disconoscimento da parte del curatore speciale del figlio minorenneInquadramentoSu istanza del minore che ha compiuto i quattordici anni oppure del pubblico ministero o dell'altro genitore se il minore ha una età inferiore può essere disposta la nomina di un curatore speciale che eserciti l'azione di disconoscimento di paternità nell'interesse e per conto del minore stesso. L'iniziativa del pubblico ministero è assunta nelle particolari situazioni in cui emergono, in genere da un contesto processuale, elementi per ritenere che la verità di cui all'atto di nascita di un minore non corrisponde alla realtà fattuale. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento. FormulaTRIBUNALE DI .... RICORSO [1] DEL CURATORE SPECIALE PER DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ (ART. 243-BIS, 244 c.c.) Il Sig. ...., nato a .... il ...., residente in ...., C.F. .... [2], rappresentato dall'Avv. ...., C.F. ...., fax ...., P.E.C. .... [3], presso il cui studio in .... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce al presente atto, propone il presente ricorso nella sua qualità di curatore speciale del minore infra generalizzato OGGETTO DELLA DOMANDA Disconoscimento della paternità del minore ...., nato a ...., il ...., cittadino italiano, residente a ...., codice fiscale .... FATTI ED ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA Con decreto motivato in data .... pronunciato su istanza del pubblico ministero, codesto Ill.mo Tribunale ha nominato l'esponente quale curatore speciale del minore ...., nato a ...., il ...., affinché promuova in nome e per conto dello stesso l'azione di disconoscimento della paternità nei confronti del presunto padre Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., e della madre, Sig.ra ...., nata a ...., il ...., litisconsorte necessaria; il minore .... è titolare dello status di figlio nato in costanza di matrimonio tra i predetti, come risulta dall'atto di nascita del comune di ....; tale status legittimo deriva dall'applicazione della presunzione legale stabilita dagli artt. 231 e 232 c.c. per la quale il padre è il marito della madre; al momento della denuncia della nascita all'ufficiale di stato civile sembravano ricorrere, infatti, le condizioni per l'operatività di detta presunzione, essendo il nominato minore nato durante il matrimonio tra le persone sopra generalizzate; tuttavia, i coniugi in oggetto vivono separati quanto meno dalla data in cui, all'udienza del ...., il presidente del tribunale di .... li autorizzò a interrompere la convivenza in sede di comparizione personale nel procedimento di separazione coniugale, chiusosi poi in forma consensuale a distanza di un anno; risulta pertanto che il provvedimento presidenziale è di oltre trecento giorni anteriore alla nascita del minore ...., sì che non risulta applicabile la presunzione di paternità prevista dall'art. 231 c.c., come espressamente dispone il successivo art. 232 c.c.; del resto, è ragionevole ritenere che nel protratto periodo temporale di mancata convivenza, tra il provvedimento presidenziale e la nascita del figlio (18 mesi circa), la madre di questi non abbia più avuto rapporti sessuali con il marito, dai quali possa esser derivata la nascita del predetto minore; Da questo rilievo il pubblico ministero ha desunto la necessità di un accertamento in ordine al reale status di filiazione del minore ...., infraquattordicenne, e di sollecitare, preliminarmente, la nomina di un curatore speciale che agisca quale suo sostituto processuale per il disconoscimento della paternità formale risultante dall'atto di nascita. Tanto premesso, nella sua qualità di curatore speciale del minore ...., CHIEDE All'Ill.mo sig. Presidente del Tribunale di ....: di nominare il sig. Giudice relatore, con fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e termine al ricorrente per la notifica del ricorso e del decreto ai controinteressati, in modo che, sentite le parti e assunti i provvedimenti temporanei e urgenti, il Tribunale voglia accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'ill.mo Tribunale adito, previa ogni occorrente declaratoria e contrariis reiectis, accertare e dichiarare che il Sig. .... non è il padre biologico del minore ...., nato a ...., il ....; conseguentemente, ordinare all'ufficiale di stato civile del comune di .... di fare annotazione della sentenza nell'atto di nascita dell'esponente attore. Con vittoria di spese in caso di opposizione. In via istruttoria [4] chiede disporsi il test comparativo del DNA tra il convenuto Sig. .... e il minore ..... Chiede, altresì, ammettersi prova per testi sulla seguente circostanza “ .... ”. Si indicano a testi i Sigg.ri ..... Si producono i seguenti documenti: atto di nascita atto di matrimonio tra .... copia del decreto di nomina del curatore speciale verbale dell'udienza presidenziale nel giudizio di separazione coniugale. Con riserva di integrazione e precisazione delle istanze istruttorie e delle conclusioni ai sensi dell'art. 473-bis.17 c.p.c. Lo scrivente avvocato chiede che le comunicazioni di cancelleria siano inviate al suo numero di fax e all'indirizzo P.E.C. sopra indicati. Si dichiara che, ai sensi dell'art. 10 del d.P.R. n. 115/2002 la presente controversia è esente dal contributo unificato. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 del richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, deve ritenersi, anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sembra doversi annoverare quella in esame. [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). [3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nel ricorso il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005). Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma telematica e devono essere depositati con modalità telematiche (art. 196-quater disp. att. c.p.c.). Devono inoltre essere scritti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.; art. 46 disp. att. c.p.c.; d.m. 7 agosto 2023, n. 110). [4]Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998). CommentoIl disconoscimento di paternità è un'azione di stato finalizzata a superare la presunzione di paternità e, pertanto, a far accertare giudizialmente che il figlio non è stato generato dal marito della madre. L'azione mira a far accertare che il figlio è stato generato da un altro uomo e trova la sua giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto. Il presupposto, in particolare, è costituito dal dato della difformità tra la verità apparente, risultante dalla presunzione di cui all'art. 232 c.c. e la verità sostanziale e oggettiva della filiazione. La suddetta difformità non è, tuttavia, da sola sufficiente a giustificare la pronuncia del giudice che ristabilisca la verità effettiva. L'azione di disconoscimento infatti va confrontata con l'interesse del minore, che costituisce il vero bene giuridico tutelato dalla normativa. Il favor veritatis incontra il limite del favor minoris, nel senso che occorre operare un bilanciamento tra il diritto all'identità personale legato all'affermazione della realtà biologica e l'interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari (Cass. I, n. 6517/2019). La giurisprudenza afferma, in proposito, che il quadro normativo (artt. 30 Cost., 24, comma 2, della Carta dei diritti fondamentali della UE, e 244 c.c.) e giurisprudenziale attuale non comporta la prevalenza del favor veritatis sul favor minoris, ma impone un bilanciamento fra il diritto all'identità personale legato all'affermazione della verità biologica (anche in considerazione delle avanzate acquisizioni scientifiche nel campo della genetica e dell'elevatissimo grado di attendibilità dei risultati delle indagini) e l'interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari, nell'ambito di una sempre maggiore considerazione del diritto all'identità personale, non necessariamente correlato alla verità biologica ma ai legami affettivi e personali sviluppatisi all'interno di una famiglia, specie quando trattasi di un minore infraquattordicenne. Tale bilanciamento non può costituire il risultato di una valutazione astratta, occorrendo, invece, un accertamento in concreto dell'interesse superiore del minore nelle vicende che lo riguardano, con particolare riferimento agli effetti del provvedimento richiesto in relazione all'esigenza di un suo sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale (Cass. I, ord. n. 27140/2021; Cass. n. 26767/2016). Il giudice, al fine dell'accoglimento della domanda, deve valutare l'interesse del minore da intendersi con riferimento alla tutela della sua identità personale e all'esistenza o meno di significativi e attuali rapporti interpersonali tra le parti: indipendentemente da considerazioni meramente economiche e con un accertamento in concreto riferito all'esigenza di uno sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale. La tutela dell'interesse superiore del minore è centrale nelle azioni di stato, in generale, ed anche nell'azione di disconoscimento della paternità, atteso che la ricerca della verità biologica (c.d. favor veritatis) non ha preminenza assoluta: in una ottica di bilanciamento, per la giurisprudenza devono garantirsi anche la certezza e la stabilità degli status, nonché i rapporti affettivi sviluppatisi all'interno della famiglia e l'identità acquisita dal figlio, non necessariamente correlata al dato genetico. Tanto è stato ribadito anche per il caso in cui l'azione sia stata proposta da un curatore speciale nominato su istanza del pubblico ministero (Cass. I, n. 26767/2016: nella specie, la Suprema corte ha cassato la sentenza di merito che aveva accolto l'azione di disconoscimento della paternità di un minore preadolescente, privato così dell'assistenza dell'unico genitore disponibile, il padre, ed esposto per conseguenza ad una dichiarazione di adottabilità, sul presupposto erroneo che l'accertato pregiudizio, anche affettivo e psicologico, cui egli sarebbe andato incontro, sarebbe stato del tutto irrilevante ai fini dell'accoglimento dell'azione in oggetto). La giurisprudenza aveva affermato, vigente l'art. 235 poi trasfuso nell'attuale art. 243-bis, che, nel caso di domanda proposta dal minore (in allora) ultrasedicenne, la legge presume che egli abbia una maturità sufficiente a fargli valutare autonomamente l'opportunità di esercitare l'azione; e che, in questo caso, il giudice, cui spetta il compito di nominare il curatore speciale, deve limitarsi, assunte eventualmente sommarie informazioni, a valutare se sussiste il fumus boni juris dell'azione da intraprendere. Quando, invece, la domanda di nomina del curatore speciale è proposta dal pubblico ministero, il giudice deve apprezzare la ricorrenza dell'interesse del minore e deve, in questo caso, allargare il campo di acquisizione delle sommarie informazioni e includervi tutti gli elementi necessari o utili a valutare l'interesse del minore ad una azione che lo spoglierebbe dello stato di figlio legittimo, senza garantirgli l'acquisto della filiazione nei confronti del padre (Cass. I, n. 71/1994 richiamantesi ai principi di cui a Corte cost. n. 429/1991). Si era, ad esempio, negato l'interesse del minore nel caso del figlio adulterino all'azione di disconoscimento di paternità quando la madre e il marito di lei avevano superato la crisi determinata dall'adulterio, il marito aveva perdonato la moglie, entrambi erano legati affettivamente al minore e poteva ritenersi che un mutamento dello status familiare avrebbe pregiudicato i suoi equilibri affettivi (App. Bologna 27 marzo 1993, in Fam. e dir., 1994, 173). La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando ab origine l'inesistenza del rapporto di filiazione, non elide con effetto retroattivo le statuizioni precedentemente assunte in sede di separazione o di divorzio, munite di efficacia di giudicato rebus sic stantibus, concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo “status” operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I, ord. n. 27558/2021). Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene chiesto l'accertamento di altra paternità, così che nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8268/2023; Cass. n. 650189/2018). L'azione è proposta al tribunale ordinario (art. 38 disp. att. c.c.), che giudica in composizione collegiale, con intervento obbligatorio del pubblico ministero (Cass. I, n. 13201/2006; Cass. I, n. 2515/1994). La disciplina del procedimento è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La competenza, quando si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale. In tutte le azioni in tema di status l'ascolto del minore è previsto dal diritto positivo come un adempimento necessario, il cui scopo è di consentire al giudice il doveroso bilanciamento tra l'interesse del minore e quelli che ad esso si contrappongono. L'omissione non trova giustificazione né nel dubbio sulla capacità di discernimento del minore né su ragioni di mera opportunità (Cass. I, n. 28521/2019, la quale precisa che l'ascolto non è espressivo, comunque, di una volontà vincolante per il giudice). Al curatore speciale spettano i medesimi poteri di rappresentanza del genitore, anche per quanto riguarda le impugnazioni (Cass. III, n. 7889/2017). Egli resta in carica sino a quando cessa la situazione contingente che ne ha reso necessaria la nomina (Cass. VI, n. 30253/2017). Allorquando l'esigenza della nomina di un curatore speciale ex art. 78 c.p.c. si manifesti nel corso del giudizio ed in relazione ad esso, la corrispondente istanza deve essere proposta al giudice (monocratico o collegiale nelle ipotesi di cui all'art. 50-bis c.p.c.) della causa pendente, a tanto non ostando la riconducibilità alla giurisdizione volontaria del provvedimento di cui all'art. 80 c.p.c. (Cass. III, n. 7362/2015). Il minore infrasedicenne acquista la veste di parte dal momento della nomina del curatore speciale (Cass. I, n. 14934/2004). Il provvedimento di nomina o di revoca del curatore speciale non è impugnabile per cassazione, in quanto privo sia del requisito di decisorietà che del requisito della definitività, attesa la sua natura camerale (Cass. I, n. 11947/1998). Per quanto concerne la prova, si è precisato che, anche in tema di azione di disconoscimento di paternità, trova applicazione, ai fini della individuazione del thema probandum, il principio di non contestazione, dovendosi ritenere la condotta di inerzia idonea ad escludere, in via immediata, i fatti non contestati dal novero di quelli oggetto di prova, mentre resta solo indiretta, ed eventuale, la disposizione giuridica della situazione dedotta in giudizio, che si realizza attraverso la preclusione della dimostrazione contraria dei fatti allegati dalla controparte. L'interesse pubblico posto a base della situazione giuridica esclude, tuttavia, che il giudice possa ritenersi vincolato a considerare sussistenti (o meno) determinati fatti in virtù delle sole dichiarazioni od ammissioni delle parti, restandone rimessa la loro valutazione al suo prudente apprezzamento (Cass. I, n. 13217/2014: nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che, muovendo dall'assunto per cui a fondamento dell'esperita azione era stata fatta valere la impotentia generandi del padre anagrafico, aveva valorizzato, ai fini del relativo accertamento, la mancata contestazione di tale circostanza, evidenziando l'incompatibilità logica tra la negazione della stessa e l'assunto difensivo della ricorrente, secondo cui il concepimento del figlio minore era stato frutto di inseminazione artificiale eterologa). La stessa pronuncia ha precisato che l'azione di disconoscimento della paternità del figlio, nato entro i trecento giorni dalla morte del genitore anagrafico, può essere fondata sulla sola circostanza dell'impotenza di generare, assoluta e irreversibile del padre presunto e non richiede altresì la prova dell'adulterio della coniuge. La condizione di impotenza del genitore anagrafico deve ritenersi provata se non specificamente contestata nei termini processuali fissati per prendere posizione sui fatti dedotti con la domanda. La riconducibilità del concepimento a un intervento di inseminazione artificiale, effettuato con il consenso del padre anagrafico, deve essere specificamente dimostrata dalla parte che lo deduce. |