Azione di disconoscimento di paternità del marito venuto a conoscenza della propria impotenza

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

Colui che, dall'atto di nascita o dal possesso di stato del figlio, risulta esserne il padre per essere il marito della madre è abilitato a disconoscere la paternità che gli è attribuita per la presunzione di cui agli artt. 231 e 232 c.c. Lo scopo dell'azione è di superare la presunzione legale secondo la quale il padre è il marito della madre. L'art. 244 c.c. si riferisce alla fattispecie del marito che accerta la propria incapacità di procreare, riferita al momento della nascita del figlio attribuito alla sua paternità, unicamente per ricollegarvi una specifica decorrenza del termine di proposizione dell'azione di disconoscimento.

Formula

TRIBUNALE DI ...

RICORSO PER IL DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ

(ARTT. 243- BIS E 244 C.C.)

Il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ... [1], residente in ..., rappresentato dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ..., PEC ..., fax ... [2], presso il cui studio in ... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce

PREMESSO CHE

L'esponente è coniugato dal ... con la Sig.ra ..., nata a ..., il ..., C.F. ...;

I rapporti tra i coniugi sono stati caratterizzati da affetto e intimità secondo quella che appare essere la normalità della vita tra le giovani coppie;

invano si è attesa la nascita di figli, nella speranza che il matrimonio fosse allietato dalla nascita di prole;

l'esponente è stato progressivamente assorbito dal lavoro nel tentativo di superare la crisi economica generale e, in specie, quella del settore di attività nel quale opera l'impresa edile di cui è titolare;

nessun evento nuovo ha turbato i rapporti tra i coniugi sino a quando, a breve distanza dal momento del parto, la moglie dell'esponente gli ha rivelato di essere rimasta incinta;

dopo circa due mesi, in data ..., è nato un bambino a cui è stato attribuito il nome ... denunciato all'anagrafe del comune di ... come figlio dell'esponente;

dopo la denuncia della nascita l'esponente ha avuto conferma di sospetti che nutriva da tempo e che gli impegni lavorativi gli avevano impedito di acclarare;

accurate analisi di laboratorio gli hanno dimostrato di essere affetto da una risalente e permanente forma di patologia che lo rende incapace di procreare [3] ;

in questa situazione è oggettivamente impossibile che il bambino messo alla luce dal coniuge sia figlio dell'esponente;

poiché la consorte si rifiuta di fornire spiegazioni, non resta all'esponente che far risultare formalmente

che detto bambino è figlio di un altro uomo;

poiché è intenzione dell'esponente ottenere che venga pronunciato il disconoscimento di paternità del minore ..., è stata chiesta e ottenuta, da codesto ill.mo Tribunale, in data ... la nomina di un curatore speciale al detto minore, nella persona del Sig. ....

Tanto premesso, si chiede che, nominato il Giudice istruttore, sentite le parti e ascoltato il minore:

Voglia l'Ill.mo Tribunale, contrariis reiectis, accertare e dichiarare che il minore ..., nato a ..., il ..., non è figlio del Sig. ..., nato a ..., il ..., per i motivi sopra esposti, così vinta la presunzione di cui agli artt. 231 e 232 c.c., con riferimento al matrimonio dell'esponente con ...;

ordinare, conseguentemente, all'ufficiale di stato civile del comune di ..., di procedere all'annotazione della sentenza a margine dell'atto di nascita del detto minore, come prescritto dall'art. 49, lett. o) del d.P.R. n. 396/2000;

con vittoria di spese e diritti in caso di opposizione.

IN VIA ISTRUTTORIA [4]

si chiede sin d'ora di ammettere consulenza tecnica medica per accertare il grado di compatibilità genetica ed ematologica tra l'esponente e il minore sopra generalizzato.

Si producono:

1) estratto dell'atto di matrimonio ...;

2) certificato di stato di famiglia;

3) atto integrale di nascita ...;

4) documentazione medica ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

...

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.).

2. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o in elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005).

3. È stato chiarito che l'onere di provare la tempestiva conoscenza della causa di incapacità procreativa nel termine decadenziale non può essere sostituito dal riscontro diagnostico dell'esistenza dell'impotenza generativa eseguito nell'anno antecedente l'azione, poiché tale riscontro riguarda i presupposti del fondamento dell'incompatibilità genetica tra padre e figlio e non la tempestiva conoscenza del presupposto (Cass. I, n. 9380/2012). Su un piano più generale, è stato ritenuto legittimo il disconoscimento di paternità nel caso in cui l'uomo sia impotente e la donna facendo un generico riferimento all'aiuto di laboratorio proceda, invece, alla fecondazione eterologa dalla quale nasca il figlio. Il ricorso all'inseminazione eterologa all'insaputa del marito è, al pari dell'adulterio, un valido motivo sul quale fondare l'azione di disconoscimento di paternità. Lo ha stabilito la Cassazione accogliendo il ricorso di un ex marito il quale affermava di non essere il padre del figlio nato dall'unione con la donna che all'epoca era sua moglie. Perla giurisprudenza, la disciplina contenuta nell'art. 235 c.c. (ora abrogato e sostituito dall'art. 244) sul disconoscimento di paternità va interpretata secondo il principio del favor veritatis ed è applicabile anche alla filiazione derivante dalla fecondazione artificiale (Cass. I, n. 7965/2017).

4. Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998).

Commento

L'art. 243-bis c.c. legittima il marito della madre alla proposizione dell'azione di disconoscimento di paternità, con l'osservanza dei termini di decadenza di cui all'art. 244 c.c.

L'azione ha lo scopo di superare la presunzione di paternità per la quale il padre è il marito della madre, secondo il disposto degli artt. 231 e 232 c.c. Essa ha natura costitutiva, in quanto il suo esercizio con esito positivo produce la modifica dello status personale risultante dall'atto di nascita. La causa petendi è rappresentata dalla negazione della paternità del marito della madre; il petitum è la conseguente negazione dello stato derivante dall'atto di nascita o dal possesso di stato. L'azione richiede la sussistenza di due presupposti in linea di fatto. Essi sono: la nascita del figlio e l'esistenza del titolo di figlio concepito o nato in costanza di matrimonio (Cass. I, n. 11073/1992).

Il disconoscimento di paternità è un'azione di stato finalizzata a superare la presunzione di paternità e, pertanto, a far accertare giudizialmente che il figlio non è stato generato dal marito della madre. L'azione mira a far accertare che il figlio è stato generato da un altro uomo e trova la sua giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto. Essa assume a fondamento la difformità tra la verità apparente, risultante dalla presunzione di cui all'art. 232 c.c. e la verità sostanziale e oggettiva della filiazione. La suddetta difformità non è, tuttavia, da sola sufficiente a giustificare una pronuncia del Giudice che ristabilisca la verità effettiva. L'azione di disconoscimento infatti va confrontata con l'interesse del minore, che costituisce il vero bene giuridico tutelato dalla normativa. Il favor veritatis incontra il limite del favor minoris, nel senso che occorre operare un bilanciamento tra il diritto all'identità personale legato all'affermazione della realtà biologica e l'interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari (Cass. I, n. 6517/2019). Il Giudice, al fine dell'accoglimento della domanda, deve valutare l'interesse del minore da intendersi con riferimento alla tutela della sua identità personale e all'esistenza o meno di significativi e attuali rapporti interpersonali tra le parti: indipendentemente da considerazioni meramente economiche e con un accertamento in concreto riferito all'esigenza di uno sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale.

È stato più volte ribadito, nella giurisprudenza di legittimità, che il termine previsto dall'art. 244 c.c., di natura decadenziale, afferisce a materia sottratta alla disponibilità delle parti, così che il giudice, a norma dell'art. 2969 c.c., deve accertarne ex officio il rispetto, dovendo correlativamente l'attore fornire la prova che l'azione sia stata proposta entro il termine previsto, senza che alcun rilievo possa spiegare, in proposito, la circostanza che nessuna delle parti abbia eccepito l'eventuale decorso del termine stesso (Cass. I, n. 785/2017; Trib. Arezzo 24 giugno 2020, n. 313).

Anche al termine di decadenza annuale previsto per la presentazione della domanda di disconoscimento della paternità si applica la sospensione per il periodo feriale di cui all'art. 1, l. n. 742/1969. Per Cass. I, n. 1868/2016, in conformità con l'insegnamento della Corte costituzionale, deve ritenersi che anche ai termini di decadenza di carattere sostanziale a rilevanza processuale (quale quello previsto dall'art. 244 c.c.) sia applicabile la disciplina della sospensione di cui alla citata l. n. 742/1969 allorché la possibilità di agire in giudizio costituisca, per il titolare che deve munirsi di una difesa tecnica, l'unico rimedio idoneo a far valere il suo diritto e senza che, ancora, spieghi influenza la circostanza della maggiore o minor brevità del termine di decadenza di volta in volta sancito dalla legge per la proposizione dell'azione.

Grava sull'attore la prova del fatto costitutivo del diritto al disconoscimento che si pone come dies a quo del termine di decadenza ex art. 244 c.c., in ciò avvalendosi anche del principio di non contestazione che opera anche in materia di diritti indisponibili, fermo restando che il Giudice, in ragione della preminenza dell'interesse pubblico nelle questioni di stato delle persone può rilevare ex actis un eventuale ulteriore termine di decorrenza che renda l'azione inammissibile (Cass. I, n. 13436/2016).

Di recente le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ribadito il principio secondo cui Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene richiesto l'accertamento di altra paternità così che, nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (sent. n. 8268/2023; conforme Cass. n. 17392/2018).

In tutte le azioni in tema di status l'ascolto del minore è previsto dal diritto positivo come un adempimento necessario, il cui scopo è di consentire al giudice il doveroso bilanciamento tra l'interesse del minore e quelli che ad esso si contrappongono. L'omissione non trova giustificazione né nel dubbio sulla capacità di discernimento del minore né su ragioni di mera opportunità (Cass. I, n. 28521/2019, la quale precisa che l'ascolto non è espressivo, comunque, di una volontà vincolante per il Giudice).

Il rito è quello ordinario contenzioso, come previsto espressamente dall'art. 38, comma 3, disp. att. c.c., vertendosi in tema di azione di stato. La disciplina del procedimento è stata, però, mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La competenza, in quanto si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale.

La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass. ord., n. 19956/2021; Cass. n. 7581/2013). La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando "ab origine" l'inesistenza del rapporto di filiazione, efficacia di giudicato "rebus sic stantibus", concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo "status" operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I ord., n. 27558/2021).

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