Azione di disconoscimento di paternità del marito venuto a conoscenza dell'adulterio della moglieInquadramentoColui che, dall'atto di nascita o dal possesso di stato del figlio, risulta esserne il padre per essere il marito della madre è abilitato a disconoscere la paternità che gli è attribuita per la presunzione di cui agli artt. 231 e 232 c.c. Lo scopo dell'azione è superare la presunzione legale secondo la quale il padre è il marito della madre. L'art. 244 c.c. si riferisce alla fattispecie del marito che accerta l'adulterio della moglie commesso al momento del concepimento del figlio, poi attribuito alla sua paternità, e la disciplina unicamente per ricollegarvi una specifica decorrenza del termine di proposizione dell'azione di disconoscimento. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento. FormulaTRIBUNALE DI .... RICORSO [1] PER IL DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ (ARTT. 243- BIS , 244 C.C.) Il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. .... [2], residente in ...., cittadino italiano, rappresentato dall'Avv. ...., del Foro di ...., C.F. ...., PEC ...., fax .... [3], presso il cui studio in .... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce, propone il presente ricorso: OGGETTO DELLA DOMANDA AZIONE DI DISCONOSCIMENTO DELLA PATERNITÀ NEI CONFRONTI DI: ...., nato a ...., il ...., cittadino italiano, residente a ...., codice fiscale .... FATTI ED ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA L'esponente è coniugato dal .... con la Sig.ra ...., nata a ...., il ...., C.F. ....; I rapporti tra i coniugi sono stati caratterizzati dapprima da affetto e intimità e si sono progressivamente deteriorati a causa di dissapori subentrati a causa soprattutto di sopravvenute difficoltà reddituali; l'esponente è stato assorbito da super lavoro nel tentativo di superare la crisi economica generale e, in specie, quella del settore di attività nel quale opera l'impresa edile di cui è titolare; in questa situazione compromessa, in data .... è nato un bambino a cui è stato attribuito il nome .... e dichiarato figlio dell'esponente nell'atto di nascita di cui allo stato civile del comune di ....; dopo la denuncia della nascita l'esponente ha avuto conferma dal coniuge che detto bambino è figlio di un altro uomo, con il quale essa ha intrattenuto una breve relazione proprio quando si erano diradati e venivano a cessare i rapporti sessuali con il marito [4]; l'esponente ha fatto eseguire un sommario accertamento di laboratorio il cui risultato non ha lasciato dubbi in ordine alla paternità altrui del menzionato minore ..... Poiché è intenzione dell'esponente ottenere che venga pronunciato il disconoscimento di paternità del minore ...., è stata chiesta e ottenuta, da codesto Ill.mo Tribunale, in data .... la nomina di un curatore speciale al detto minore, nella persona del Sig. ..... Tanto premesso, CHIEDE All'Ill.mo sig. Presidente del Tribunale di ....: – di designare il sig. Giudice relatore, con fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e termine al ricorrente per la notifica del ricorso e del decreto ai controinteressati, in modo che, sentite le parti, ascoltato il minore e assunti i provvedimenti temporanei e urgenti, il Tribunale voglia accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ill.mo Tribunale, contrariis reiectis, accertare e dichiarare che il minore ...., nato a ...., il ...., non è figlio del Sig. ...., nato a ...., il ...., per i motivi sopra esposti, così vinta la presunzione di cui agli artt. 231 e 232 c.c., in relazione al suo matrimonio con la sopra nominata Sig.ra ....; ordinare, conseguentemente, all'ufficiale di stato civile del comune di ...., di procedere all'annotazione della sentenza a margine dell'atto di nascita del detto minore, come prescritto dall'art. 49, lett. o) del d.P.R. n. 396/2000; con vittoria di spese in caso di opposizione. IN VIA ISTRUTTORIA [5] si chiede sin d'ora di ammettere consulenza tecnica medica per accertare il grado di compatibilità genetica ed ematologica tra l'esponente e il minore sopra generalizzato. Si producono: 1) estratto dell'atto di matrimonio .... 2) certificato di stato di famiglia 3) atto integrale di nascita del minore .... 4) documentazione medica ..... Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1] In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 del richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, deve ritenersi, anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sembra doversi annoverare quella in esame. [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005 fa obbligo ai professionisti tenuti all'iscrizione ad albi ed elenchi di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese. [3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti processuali devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.; art. 46 disp. att. c.p.c.; d.m. 7 agosto 2023, n. 110) e devono essere depositati con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). [4]In tema di azione di disconoscimento di paternità, grava sull'attore la prova della conoscenza dell'adulterio, che si pone come dies a quo del termine di decadenza per l'esercizio dell'azione ex art. 244 c.c., in ciò avvalendosi anche del principio di non contestazione, che opera – anche in materia di diritti indisponibili – espungendo il fatto generatore della decadenza dall'ambito del thema probandum, fermo restando che l'esistenza di una non contestazione sulla data della scoperta dell'adulterio non esclude che il giudice, in ragione della preminenza dell'interesse pubblico nelle questioni di stato delle persone, possa rilevare ex actis un eventuale ulteriore termine di decorrenza che renda l'azione inammissibile (così Cass. I, n. 13436/2016). La prova dell'intempestività dell'azione di disconoscimento della paternità fondata sull'adulterio della moglie può derivare, anche in via esclusiva, dalle dichiarazioni rese dal marito ad un terzo, qualificabili come confessione stragiudiziale resa ad un terzo (Cass. I, n. 1264/2001). [5]Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998). CommentoL'art. 243-bis c.c. legittima il marito alla proposizione dell'azione di disconoscimento della paternità, con l'osservanza dei termini di decadenza di cui all'art. 244 c.c .L'azione ha lo scopo di superare la presunzione di paternità per la quale il padre è il marito della madre, secondo il disposto degli artt. 231 e 232 c.c. Essa ha natura costitutiva, in quanto il suo esercizio con esito positivo produce la modifica dello status personale risultante dall'atto di nascita. La causa petendi è rappresentata dalla negazione della paternità del marito della madre; il petitum è la conseguente negazione dello stato derivante dall'atto di nascita o dal possesso di stato. L'azione richiede la sussistenza di due presupposti. Essi sono: la nascita del figlio e l'esistenza del titolo di figlio concepito o nato in costanza di matrimonio (Cass. I, n. 11073/1992). Per Cass. I, n. 15777/2010 in caso di adulterio della madre il termine annuale di cui all'art. 244, comma 3, c.c., a pena di decadenza rilevabile d'ufficio, decorre dalla data della scoperta dell'adulterio, da intendersi come acquisizione certa della conoscenza del fatto, il cui apprezzamento è rimesso al giudice del merito e non già come raggiungimento della certezza negativa circa la compatibilità genetica col genitore. “In tema di azione di disconoscimento della paternità per adulterio della moglie, il termine annuale di decadenza per la proposizione della domanda decorre dalla data di acquisizione della conoscenza dell'adulterio da parte del marito, e non da quella della raggiunta certezza negativa della paternità biologica (nella specie, la Suprema Corte ha confermato la sentenza di merito che aveva dichiarato inammissibile per tardività l'azione, essendosi acquisita la prova della conoscenza, da parte del marito, dell'adulterio della moglie oltre un anno prima dalla proposizione dell'azione medesima, pur se – all'epoca – egli non aveva ancora conoscenza dei risultati delle indagini ematiche che escludevano la sua paternità)” (Cass. I, n. 13638/2013). In senso contrario, Cass. I, ord. n. 3263/2018 ha confermato la sentenza di appello che aveva riconosciuto la tempestività della domanda di disconoscimento della paternità, ritenendo che, pur risultando una pregressa conoscenza dell'adulterio da parte dell'attore, solo all'esito dell'espletamento della prova del DNA questi ne avesse acquisito la certezza. La stessa pronuncia ha enunciato il principio per cui la scoperta dell'adulterio commesso all'epoca del concepimento – alla quale si collega il decorso del termine annuale di decadenza fissato dall'art. 244 c.p.c. – va intesa come acquisizione certa della conoscenza (e non come mero sospetto) di un fatto rappresentato o da una vera e propria relazione o da un incontro, comunque sessuale, idoneo a determinare il concepimento del figlio che si vuole disconoscere, non essendo sufficiente la mera infatuazione, la mera relazione sentimentale o la frequentazione della moglie con un altro uomo. Ciò che rileva, per Cass. I, n. 19324/2020, è l'acquisizione certa della conoscenza di un fatto idoneo a determinare il concepimento, quale una vera e propria relazione o un incontro sessuale, non essendo sufficienti un'infatuazione, una relazione sentimentale o una mera frequentazione con altro uomo. In tema di azione di disconoscimento di paternità, il termine previsto dall'art. 244 c.c., di natura decadenziale, afferisce a materia sottratta alla disponibilità delle parti, così che il giudice, a norma dell'art. 2969 c.c., deve accertarne ex officio il rispetto, dovendo correlativamente l'attore fornire la prova che l'azione sia stata proposta entro il termine previsto, senza che alcun rilievo possa spiegare, in proposito, la circostanza che nessuna delle parti abbia eccepito l'eventuale decorso del termine stesso (Cass. I, n. 785/2017; Trib. Arezzo 24 giugno 2020, n. 313). Grava sull'attore la prova della conoscenza dell'adulterio, che si pone come dies a quo del termine di decadenza ex art. 244 c.c., in ciò avvalendosi anche del principio di non contestazione che opera anche in materia di diritti indisponibili, fermo restando che il giudice, in ragione della preminenza dell'interesse pubblico nelle questioni di stato delle persone può rilevare ex actis un eventuale ulteriore termine di decorrenza che renda l'azione inammissibile (Cass. I, n. 13436/2016). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352) le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato e anche ex parte actoris sono idonee a integrare, unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal giudice, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale. Anche al termine di decadenza annuale previsto per la presentazione della domanda di disconoscimento della paternità biologica si applica la sospensione per il periodo feriale di cui all'art. 1 l. n. 742/1969. Sul punto Cass. I, n. 1868/2016 ha affermato: «In conformità con l'insegnamento della Corte costituzionale deve ritenersi che anche ai termini di decadenza di carattere sostanziale a rilevanza processuale (quale quello previsto dall'art. 244 c.c.) sia applicabile la disciplina della sospensione di cui alla citata l. n. 742/1969 allorché la possibilità di agire in giudizio costituisca, per il titolare che deve munirsi di una difesa tecnica, l'unico rimedio idoneo a far valere il suo diritto e senza che, ancora, spieghi influenza la circostanza della maggiore o minor brevità del termine di decadenza di volta in volta sancito dalla legge per la proposizione dell'azione». Di recente le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno ribadito il principio secondo cui Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene richiesto l'accertamento di altra paternità così che, nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (sent. n. 8268/2023; conforme Cass. n. 17392/2018). La disciplina del procedimento è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La competenza, quando si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale. La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass., ord. n. 19956/2021; Cass. n. 7581/2013). La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando ab origine l'inesistenza del rapporto di filiazione, efficacia di giudicato rebus sic stantibus, concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo status operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I, ord. n. 27558/2021). Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene chiesto l'accertamento di altra paternità, così che nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8268/2023; Cass. n. 650189/2018). |