Azione di disconoscimento dell'ascendente della madre premortaInquadramentoL'art. 246 c.c. disciplina una forma di trasmissione dell'azione (di disconoscimento della paternità) che si distingue da quella, strettamente processuale, disciplinata dall'art. 110 c.p.c. L'una, infatti, riguarda la successione nella posizione di chi non ha ancora esercitato l'azione ed è deceduto quando ancora avrebbe potuto esercitarla. Quella di cui all'art. 110 costituisce una fattispecie di successione nei diritti e nei poteri processuali già esercitati dal dante causa che era parte in un processo pendente. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento. FormulaTRIBUNALE DI ... RICORSO PER IL DISCONOSCIMENTO DI PATERNITÀ (ART. 246 C.C.) Il Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ..., cittadino italiano, rappresentato dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ..., PEC ..., fax ... [1], presso il cui studio in ... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce, propone il presente ricorso: OGGETTO DELLA DOMANDA Azione di disconoscimento di paternità nei confronti di ..., nato a ..., il ..., cittadino italiano, residente a ..., codice fiscale .... FATTI ED ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA L'esponente è il padre di ..., nata a ..., il ..., già residente in ..., deceduta in data ...; la predetta era coniugata con il Sig. ..., nato a ..., il ..., dal quale viveva separata dal ...; dal matrimonio è nato un figlio, cui è stato attribuito il nome di ..., avente lo status di figlio nato durante il matrimonio tra la detta figlia dell'esponente e il detto Sig. ...; in occasione del divorzio di costoro, la figlia dell'esponente fu messa a conoscenza dell'impotenza di generare del marito, sino ad allora taciutagli; tale circostanza rendeva palese che suo figlio non poteva essere stato generato dal marito e che doveva essere stato concepito nell'occasione di uno dei rapporti adulterini cui la donna si era abbandonata nel momento di crisi del suo matrimonio e intrattenuti con certo Sig. ..., poi divenuto suo compagno sino al momento del di lei decesso; da questa presa di conoscenza era maturata nella madre del predetto la volontà di esercitare l'azione di disconoscimento della paternità, in vista del futuro reclamo di uno status rispondente alla realtà effettiva della condizione di suo figlio; la prematura morte ha impedito di attuare questa volontà, della quale venne informato anche il figlio, direttamente coinvolto nell'atto da intraprendere e in ordine al quale egli si disse consenziente; ritiene l'esponente che sussistano le condizioni per esercitare, in nome e per conto della titolare prematuramente deceduta, l'azione di disconoscimento della paternità non essendo ancora decorso il termine di decadenza di cui all'art. 246 c.c.; l'interesse predetto sussiste in quanto ...; al figlio, minorenne, è stato nominato un curatore speciale, nella persona del Dott. ..., perché sia parte nel giudizio quale litisconsorte necessario (art. 247 c.c.); Tanto premesso, e nella sua qualità di ascendente del titolare premorto dell'azione di disconoscimento, ex art. 246 c.c. CHIEDE All'Ill.mo Sig. Presidente del Tribunale di ... : - di nominare un curatore speciale al minore ..., ai sensi dell'art. 80 c.p.c.; - di designare il Sig. Giudice relatore, con fissazione dell'udienza di comparizione delle parti e termine al ricorrente per la notifica del ricorso e del decreto ai controinteressati, in modo che, sentite le parti, ascoltato il minore e assunti i provvedimenti temporanei e urgenti, il Tribunale voglia accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'ill.mo Tribunale, ritenuta l'avvenuta trasmissione dell'azione di disconoscimento in capo all'esponente, quale ascendente della Sig.ra ..., nata a ..., il ..., deceduta in data ... e ritenuta la tempestività della presente azione, ai sensi degli artt. 244 e 246 c.c.: accertare e dichiarare che il minore ..., in questo giudizio rappresentato dal curatore speciale Dott. ..., non è figlio del Sig. ..., nato a ..., il ..., per i motivi sopra esposti, così vinta la presunzione di cui agli artt. 231 e 232 c.c. in relazione al matrimonio di questi con la Sig.ra ..., in nome e per conto della quale l'attore esercita l'azione di disconoscimento; ordinare, conseguentemente, all'ufficiale di stato civile del comune di ..., di procedere alle dovute annotazioni della sentenza, come prescritto dal d.P.R. n. 396/2000. Con vittoria di spese e diritti in caso di opposizione. Si producono: estratto dell'atto di matrimonio ...; certificato di stato di famiglia; certificato di morte ...; atto integrale di nascita ...; atti del giudizio di divorzio .... Luogo e data ... Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. ... Per autentica della sottoscrizione Avv. ... 1. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. L'art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005 fa obbligo ai professionisti tenuti all'iscrizione ad albi ed elenchi di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese. Tutti gli atti processuali devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati con modalità telematiche (art. 196-quater disp. att. c.p.c.). CommentoIl presupposto per l'applicazione dell'art. 246 c.c. è che il titolare dell'azione di disconoscimento sia deceduto, senza averla esercitata, prima che sia decorso il termine utile a promuoverla. La trasmissione dell'azione è disciplinata senza la fissazione di condizioni particolari e senza un ordine di precedenza o di preferenza tra i legittimati: ciascuno di essi può esercitare l'azione in modo autonomo dagli altri. La dottrina ha, però, chiarito che: se è stata pronunciata una sentenza passata in giudicato, nessuna azione è più proponibile; e che, se la morte del titolare dell'azione è avvenuta in corso di causa, si applica l'art. 110 c.p.c. ma la trasmissione dell'azione avviene a favore dei soli soggetti indicati nell'art. 246 c.c. perché i diritti personalissimi non si trasferiscono per successione, si estinguono con la morte del titolare e possono essere trasferiti soltanto ove lo consenta una specifica disposizione di legge (qual è l'art. 246 c.c.). A sua volta, Cass. I, n. 1233/1977 ha affermato che, in tema di azioni di disconoscimento della paternità o della maternità, avendo la legge conferito agli ascendenti e discendenti del primo titolare il potere di promuovere l'azione anche quando il legittimato in via primaria non abbia ritenuto di agire, non può non riconoscersi a detti componenti del nucleo familiare il più ristretto potere di proseguire l'azione iniziata dal primo titolare, che non abbia esaurito la potenzialità del completo suo svolgimento. In particolare, la stessa ha precisato, il legislatore ha previsto una legittimazione plurima, facendo riferimento generico agli ascendenti e ai discendenti, secondo il criterio della parentela di cui all'art. 74 c.c.: ciò impedisce all'interprete di porre qualsiasi limitazione o preferenza, richiamandosi ai gradi previsti dall'art. 76 c.c., oppure ad altre disposizioni concernenti la tutela di prevalenti interessi patrimoniali, per dare al discendente prossimo la forza di escludere quello remoto. Non sono legittimati i collaterali del defunto (Cass. I, n. 9357/1992). La tutela dell'interesse concreto del minore è centrale anche nell'azione di disconoscimento della paternità ed in generale in quelle di stato, atteso che la ricerca della verità biologica (c.d. favor veritatis) non ha preminenza assoluta, in quanto, in un'ottica di bilanciamento, devono garantirsi anche la certezza e la stabilità degli status, nonché i rapporti affettivi sviluppatisi all'interno della famiglia e l'identità così acquisita dal figlio, non necessariamente correlata al dato genetico, anche allorché l'azione sia stata proposta da un curatore speciale nominato su istanza del Pubblico Ministero (Cass. I, n. 26767/2016: nella specie, la Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva accolto l'azione di disconoscimento della paternità di un minore preadolescente, privato così dell'assistenza dell'unico genitore disponibile, il padre, ed esposto per conseguenza ad una dichiarazione di adottabilità, sul presupposto che l'accertato pregiudizio, anche affettivo e psicologico, cui egli sarebbe andato incontro, sarebbe del tutto irrilevante ai fini dell'accoglimento dell'azione in oggetto). Il disconoscimento di paternità è un'azione di stato finalizzata a superare la presunzione di paternità e, pertanto, a far accertare giudizialmente che il figlio non è stato generato dal marito della madre. L'azione mira a far accertare che il figlio è stato generato da un altro uomo e trova la sua giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto. Il presupposto, in particolare, è costituito dal dato della difformità tra la verità apparente, risultante dalla presunzione di cui all'art. 232 c.c. e la verità sostanziale e oggettiva della filiazione. La suddetta difformità non è, tuttavia, da sola sufficiente a giustificare la pronuncia del Giudice che ristabilisca la verità effettiva. L'azione di disconoscimento infatti va confrontata con l'interesse del minore, che costituisce il vero bene giuridico tutelato dalla normativa. Il favor veritatis incontra il limite del favor minoris, nel senso che occorre operare un bilanciamento tra il diritto all'identità personale legato all'affermazione della realtà biologica e l'interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari (Cass. I, n. 6517/2019). Il Giudice, al fine dell'accoglimento della domanda, deve valutare l'interesse del minore da intendersi con riferimento alla tutela della sua identità personale e all'esistenza o meno di significativi e attuali rapporti interpersonali tra le parti: indipendentemente da considerazioni meramente economiche e con un accertamento in concreto riferito all'esigenza di uno sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale. Il termine stabilito per la proposizione dell'azione ha natura decadenziale e afferisce a materia sottratta alla disponibilità delle parti; il Giudice deve accertarne d'ufficio il rispetto mentre l'attore deve correlativamente fornire la prova che l'azione è stata proposta entro il termine previsto (Trib. Arezzo 24 giugno 2020, n. 313). Si applica al termine decadenziale la sospensione per il periodo feriale, in base al principio per cui anche ai termini di decadenza di carattere sostanziale a rilevanza processuale è applicabile la disciplina della detta sospensione allorché la possibilità di agire in giudizio costituisce, per il titolare che deve munirsi di una difesa tecnica, l'unico rimedio idoneo a far valere il suo diritto (Cass. I, n. 1868/2016). La disciplina del procedimento di disconoscimento è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, per i giudizi intrapresi dopo il 28 febbraio 2023, data di entrata in vigore del provvedimento (i procedimenti pendenti a tale data proseguono secondo le norme in allora vigenti). Si applicano ai procedimenti di nuova introduzione le disposizioni del rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La competenza, quando si tratta di assumere decisioni che riguardano minori, spetta al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore. Se il procedimento non riguarda minorenni, si applicano le regole ordinarie del foro generale per le persone fisiche. Il ricorso introduttivo deve contenere i dati elencati nell'art. 473-bis.12 e indicare l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande connesse. Dato il particolare contenuto della domanda (il disconoscimento di uno status e non certo una richiesta di affidamento o di assunzione di responsabilità) è da ritenere che all'atto non devono essere allegati i documenti riguardanti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria e neppure il piano genitoriale. Di recente le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ribadito il principio secondo cui Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene richiesto l'accertamento di altra paternità così che, nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (sent. n. 8268/2023; conforme Cass. n. 17392/2018). Nel giudizio trovano applicazione le regole ordinarie in tema di riparto dell'onere probatorio sicché spetta a chi esercita l'azione dimostrare l'insussistenza del rapporto biologico con il presunto figlio (cfr., Cass. n. 7965/2017). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352) le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato e anche ex parte actoris sono idonee a integrare, unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal Giudice, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale. La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass. ord., n. 19956/2021; Cass. n. 7581/2013). La pronuncia che accolga la domanda di disconoscimento di paternità, pur accertando "ab origine" l'inesistenza del rapporto di filiazione, efficacia di giudicato "rebus sic stantibus", concernenti il mantenimento di colui che all'epoca risultava figlio, poiché gli effetti riflessi della decisione sullo "status" operano automaticamente solo dal passaggio in giudicato della sentenza di disconoscimento, momento a partire dal quale gli obblighi di mantenimento diventano configgenti con la realtà giuridica definitivamente acclarata e, quindi, privi di giustificazione (Cass. I ord., n. 27558/2021). Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene chiesto l'accertamento di altra paternità, così che nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8268/2023; Cass. n. 650189/2018). Le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato, anche ex parte actoris, sono idonee a integrare unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal Giudice del merito, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352). |