Decreto di nomina di curatore speciale al minore ultraquattordicenne

Francesco Bartolini

Inquadramento

Il minore ultraquattordicenne ha la legittimazione a chiedere che gli sia nominato un curatore speciale che promuova l'azione di disconoscimento di paternità. L'art. 244 c.c. gli consente, in tal modo, di non dover attendere la maggiore età per ottenere gli effetti, che ritiene a sé favorevoli, dell'esercizio di tale azione. La formula che segue osserva le norme di cui al rito unificato in materia di stato delle persone, minori e famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di  decorso dell’efficacia del provvedimento.

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

DECRETO DI NOMINA DI CURATORE SPECIALE AL MINORE ULTRAQUATTORDICENNE

(ART. 244 C.C.)

Il Tribunale di ...

Riunito in camera di consiglio nelle persone dei magistrati:

Dott. ... Presidente

Dott. ... Giudice

Dott. ... Giudice relatore

Ha pronunciato il seguente

DECRETO [2]

Vista l'istanza di ..., nato a ..., il ..., per la nomina di un curatore speciale che promuova per suo conto ed in suo nome l'azione di disconoscimento della paternità, riferita a tale ...;

rilevato che il ricorrente non ha la maggiore età ma è ultraquattordicenne e, pertanto, è legittimato alla richiesta (che è stata presentata a suo nome e per suo conto dal legale rappresentante in persona del genitore materno);

assunte sommarie informazioni e vista la documentazione allegata;

effettuata l'audizione del minore;

ritenuto di dover condividere le osservazioni del Pubblico Ministero, in quanto ...;

ritenuta la sussistenza dell'interesse del minore, nonostante l'effetto che consegue dal disconoscimento di paternità, posto che, nella vicenda di specie ...;

visto l'art. 244 c.c. e ritenuta la propria competenza:

NOMINA

All'ufficio di curatore speciale il Dott. ..., con studio in ....

Manda alla cancelleria per la comunicazione al Pubblico Ministero.

Luogo e data ...

Il Giudice Relatore ...

Il Presidente ...

Depositato in cancelleria

[1] 1. La competenza per la nomina spetta al Tribunale ordinario, non trattandosi di atti espressamente riservati dall'art. 38 disp. att. c.c. al Tribunale per i minorenni (cfr., sulla questione, Trib. minorenni l'Aquila 19 settembre 1997).

[2] 2. Il provvedimento è pronunciato in forma di decreto: atto del Giudice emesso d'ufficio o ad istanza di parte, che, se rilasciato su ricorso, è scritto in calce ad esso. Se l'istanza è orale, si redige un verbale nel quale si dà atto della richiesta e nel quale è contenuto il decreto. Dispone l'art. 135 c.p.c. che il decreto di regola non è motivato e che esso è sottoscritto dal Giudice singolo o, in caso di collegialità, dal presidente.   Il secondo comma della disposizione citata consentiva che il decreto, se richiesto con ricorso, fosse scritto in calce a questo atto. Il d.lgs. di correzione alla riforma processuale “Cartabia” (d.lgs. n. 149/2022) ha soppresso questa norma, atteso che la digitalizzazione del processo richiede attualmente che ogni atto processuale sia depositato in forma telematica.

Commento

La competenza a nominare il curatore speciale appartiene al tribunale ordinario, anche se il provvedimento è riferito ad un soggetto minorenne. L'art. 38 disp. att. c.c., infatti, non annovera la nomina tra gli atti che rientrano nella competenza del tribunale per i minorenni (sul punto la normativa è mutata, per i procedimenti che saranno instaurati dopo il 28 febbraio 2023, per l'introduzione del rito unificato in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia, ad opera del d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile). Una questione si pone, invece, a proposito della competenza funzionale che l'art. 80 c.p.c. riserva, come regola generale, al Presidente dell'ufficio giudiziario davanti al quale si intende proporre la causa. Nella specifica materia della nomina del curatore speciale nelle azioni di disconoscimento della paternità, si è affermata, però, l'esigenza di una valutazione preventiva dell'interesse del minore, in funzione delle gravi conseguenze che derivano dalla perdita dello status di figlio di una determinata persona. All'orientamento che voleva rimesso al giudizio di merito il controllo sulla sussistenza di un effettivo interesse per il minorenne è subentrato un indirizzo che vuole verificato siffatto interesse sin dal momento della nomina del curatore speciale. Questo implica una valutazione decisoria che non può essere affidata al solo presidente e che si richiede costituisca espressione di una decisione collegiale. Già con pronuncia n. 71/1994 la Corte di cassazione aveva affermato che l'apprezzamento dell'interesse per il minore trova istituzionale collocazione nel procedimento diretto alla nomina del curatore, essendo, nel corso dello stesso, possibile l'acquisizione dei necessari elementi di valutazione e dovendosi, col provvedimento conclusivo, che, secondo l'art. 737 c.p.c. ha la forma del decreto motivato, giustificare congruamente le conclusioni raggiunte: e tutto ciò non nel successivo giudizio di merito. Decisioni successive hanno confermato la natura di vero e proprio procedimento da ravvisare nella serie di atti che dall'istanza conducono al decreto: per Cass. I, n. 13892/2003, ad esempio, esso è un procedimento camerale collegiale. E di recente si è ribadito: “L'imprescrittibilità dell'azione di disconoscimento di paternità riguardo al figlio dimostra l'importanza della discendenza biologica e della connessa identità personale. L'interesse del figlio a promuovere tale azione deve essere valutato ed accertato al momento della nomina del Curatore Speciale per il figlio infraquattordicenne e non già nel successivo giudizio di merito” (Cass. I, n. 4020/2017).

A queste prese di posizione si conforma la pronuncia del Trib. Alessandria 30 marzo 2016: “Nei giudizi a decisione collegiale spetta al collegio e non al solo Presidente la nomina di un curatore speciale del minore ai fini di una preliminare valutazione dell'effettivo interesse di quest'ultimo al riconoscimento di paternità domandato dalla madre”.

Si segnala, per quanto riguarda le valutazioni da compiersi dal tribunale, che la Suprema Corte ha precisato che il Giudice investito della domanda di disconoscimento della paternità di un minore proposta dal curatore speciale ai sensi dell'art. 244, ultimo comma, c.c. è tenuto ad effettuare un bilanciamento fra l'esigenza di affermare la verità biologica e l'interesse del minore, valutando in particolare gli effetti del provvedimento richiesto in relazione alla necessità di garantire uno sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale (Cass. I, n. 26767/2016).

La tutela dell'interesse concreto del minore è centrale anche nell'azione di disconoscimento della paternità ed in generale in quelle di stato, atteso che la ricerca della verità biologica (c.d. favor veritatis) non ha preminenza assoluta, in quanto, in un'ottica di bilanciamento, devono garantirsi anche la certezza e la stabilità degli status, nonché i rapporti affettivi sviluppatisi all'interno della famiglia e l'identità così acquisita dal figlio, non necessariamente correlata al dato genetico, anche allorché l'azione sia stata proposta da un curatore speciale nominato su istanza del Pubblico Ministero (Cass. I, n. 26767/2016: nella specie, la Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva accolto l'azione di disconoscimento della paternità di un minore preadolescente, privato così dell'assistenza dell'unico genitore disponibile, il padre, ed esposto per conseguenza ad una dichiarazione di adottabilità, sul presupposto che l'accertato pregiudizio, anche affettivo e psicologico, cui egli sarebbe andato incontro, sarebbe del tutto irrilevante ai fini dell'accoglimento dell'azione in oggetto). 

L'interesse all'esercizio dell'azione può sorgere anche in conseguenza del carattere necessariamente pregiudiziale del disconoscimento. Vale, infatti, il principio secondo cui il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene richiesto l'accertamento di altra paternità così che, nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8268/2023; conf. Cass. n. 17392/2018).

La normativa processuale riguardante il curatore speciale è dettata dagli artt. 78,79 e 80 c.p.c. L'art. 1, commi 30 e 31, della l. n. 206/2021, di delega per la riforma del processo civile, ha modificato queste norme (con decorrenza dal 180° giorno dalla sua pubblicazione sulla G.U.) con l'inserirvi le disposizioni per cui: anche il minore che abbia compiuto i 14 anni può fare istanza di nomina del curatore speciale; la nomina può essere effettuata anche quando i genitori appaiono per gravi ragioni temporaneamente inadeguati a rappresentare gli interessi del minore; la nomina è disposta dal Giudice che procede quando ne sorge l'occasione nel corso del processo. Il contenuto di queste disposizioni è poi stato modificato dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti da instaurarsi dopo il 28 febbraio 2023, a seguito dell'introduzione del rito unico in materia di persone, di minori e di famiglia (nuovi artt. 473-bis.2 e 473-bis.8). Ad esse il decreto legislativo ha aggiunto la previsione del potere del Giudice di nominare d'ufficio il curatore speciale e di conferirgli poteri specifici di rappresentanza sostanziale.

La l. n. 206/2021, di delega per la riforma del processo civile, aveva inserito nell'art. 80 un ultimo comma contenente la disposizione per cui il minore doveva essere sentito dal curatore, quando questi gli viene nominato. Questa disposizione è stata trasferita dal successivo d.lgs. n. 149/2022 nell'art. 473-bis.8 c.p.c. Fatta eccezione per questo caso, il decreto riserva l'audizione al Giudice e disciplina questo adempimento con plurime norme parzialmente innovative rispetto alla normativa precedente. L'ascolto del minore che ha compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento è compiuto dal Giudice nei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano (art. 473-bis.4 c.p.c.), quale atto dovuto allo scopo di consentire al Giudice il doveroso bilanciamento tra gli interessi che contrastano con l'azione esercitata e l'interesse del minore. La giurisprudenza, in specie, ha affermato che l'omissione dell'ascolto non può trovare giustificazione né nel dubbio circa la capacità di discernimento del minore né su ragioni di mera opportunità (Cass. I, n. 28521/2018). Le modalità dell'ascolto sono disciplinate dagli artt. 473-bis.5 c.p.c. e 152-quater, 152-quinquies disp. att. c.p.c.

L'ascolto del minore, nei procedimenti che lo riguardano, è disposto da plurime norme di diritto positivo (mutate dal d.lgs. n. 149/2022, per i procedimenti che saranno instaurati dopo il 28 febbraio 2023) come adempimento dovuto allo scopo di consentire al Giudice il doveroso bilanciamento tra gli interessi che contrastano con l'azione esercitata e l'interesse del minore. La giurisprudenza, in specie, ha affermato che l'omissione dell'ascolto non può trovare giustificazione né nel dubbio circa la capacità di discernimento del minore né su ragioni di mera opportunità (Cass. I, n. 28521/2018). L'art. 78 c.p.c. come modificato dalla citata l. 206/2021, ha fatto di questa regola giurisprudenziale l'espressa disposizione per cui l'istanza di nomina del curatore speciale può essere formulata anche dal minore che ha compiuto i quattordici anni.

In pendenza di giudizio, la nomina del curatore speciale di cui all'art. 78 c.p.c. avviene incidentalmente, quale sub-procedimento all'interno del processo, con istanza da proporre al giudicante, il cui provvedimento, se si tratta del Giudice delegato alla trattazione, è suscettibile di essere riconsiderato dal collegio del tribunale, in sede decisoria; nondimeno, è altresì ammissibile il reclamo immediato al collegio da parte degli interessati, quale specifico mezzo di impugnazione, al fine di instare per la revoca o modifica del decreto in questione (Cass. I ord., n. 38883/2021). Il provvedimento che decide il reclamo avverso il decreto di nomina del curatore speciale ex art. 78 c.p.c., non avendo contenuto decisorio né attitudine ad acquisire carattere definitivo, non è riconducibile alla sfera dei provvedimenti ricorribili per cassazione a mente dell'art. 111 Cost. (Cass. I, ord. n. 21452/2023).

Allorquando l'esigenza della nomina di un curatore speciale ex art. 78 c.p.c. si manifesti nel corso del giudizio ed in relazione ad esso, la corrispondente istanza deve essere proposta al Giudice (monocratico o collegiale nelle ipotesi di cui all'art. 50-bis c.p.c.) della causa pendente, a tanto non ostando la riconducibilità alla giurisdizione volontaria del provvedimento di cui all'art. 80 c.p.c. (Cass. III, n. 7362/2015).

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