Comparsa di costituzione e risposta nell'azione di disconoscimento della paternità

Francesco Bartolini

Inquadramento

Il giudizio di disconoscimento della paternità, si svolge dinanzi al tribunale in composizione collegiale con intervento obbligatorio in giudizio del Pubblico Ministero e nella disciplina processuale che resta in vigore dà luogo ad un procedimento da trattare nelle forme del giudizio ordinario di cognizione. La resistenza nel giudizio, ad opera di chi si oppone alla domanda, presuppone la costituzione a mezzo di comparsa di risposta.

Questa normativa è stata mutata dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di efficacia del provvedimento. Per quanto riguarda la costituzione in giudizio della parte convenuta, tuttavia, l'art. 473-bis.16 si limita a richiamare l'art. 167 e, per quanto riguarda il contenuto della comparsa e la documentazione da allegare, l'art. 473-bis.12 c.p.c.

Formula

TRIBUNALE DI ...

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA

NELLA CAUSA CIVILE N. R G. ...

PROMOSSA DA:

Sig. ...

- Attore -

Rappresentato e difeso dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ...

CONTRO

Sig. ...

- convenuto -

e il Sig. ...,

- litisconsorte necessario - [1]

L'Avv. ..., C.F. ..., fax ..., PEC ... [2], che rappresenta, in forza di delega a margine del presente atto, il Sig. ..., nato a ..., residente in ..., C.F. ... [3], ai fini del giudizio elettivamente domiciliato presso la persona e nello studio dello scrivente, in ...

PREMESSO CHE

Mediante ricorso ritualmente notificato, l'attore sostiene che ... e conseguentemente chiede che, con pronuncia efficace anche nei confronti della propria moglie ..., convenuta quale litisconsorte necessaria nel giudizio, sia dichiarato che l'esponente convenuto non è suo figlio;

Si contesta in fatto e in diritto quanto per tal modo esposto in citazione e in contrario si oppone:

...;

...;

....

In particolare, si eccepisce non esser vero che ....

Tanto precisato, e fatta ogni riserva di meglio precisare, dedurre e argomentare, si rassegnano le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'ill.mo Tribunale adito, contrariis reiectis ed effettuati gli eventuali ed opportuni accertamenti,

respingere siccome infondata nel merito e indimostrata la domanda attrice;

con vittoria di spese.

In via istruttoria chiede ammettersi prova per testi sui seguenti capitoli:

“vero che ...;

vero che ... ”.

Si indicano a testimoni: ...

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

...

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. Il giudizio di disconoscimento della paternità implica un litisconsorzio necessario fra il padre, la madre ed il figlio. Il soggetto che agisce (sia personalmente che tramite un curatore speciale) dovrà evocare in giudizio i due litisconsorti, come dispone l'art. 247 c.c.

2. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nella comparsa il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.).

3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'Elenco nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005).

Commento

Con riferimento alla nascita da donna coniugata, l'art. 231 c.c. attribuisce al marito di lei la paternità del nato; a sua volta l'art. 232 c.c. integra la disposizione con una presunzione di concepimento durante il matrimonio, quando la nascita avviene se non sono decorsi ancora 300 giorni da una serie di eventi che incidono sul vincolo matrimoniale o sulla convivenza. Si tratta di una duplice presunzione, in forza della quale viene di regola formato l'atto di nascita ai sensi dell'art. 29, d.P.R. n. 396/2000, di figlio nato all'interno del matrimonio, costitutivo del relativo status; ciò salvo che la donna dichiari il figlio come concepito con persona diversa dal marito, riconoscendolo come nato al di fuori del matrimonio (cfr. Figone, Disconoscimento di paternità, in ilFamiliarista.it).

La S.C. ha evidenziato che il disconoscimento di paternità è un'azione di stato, finalizzata a superare la presunzione di paternità e, pertanto, a far accertare giudizialmente che il figlio non è stato generato dal marito della madre (Cass. n. 9379/2012). L'azione, alla proposizione della quale è legittimato anche il figlio, ha lo scopo di superare la presunzione di paternità per la quale il padre è il marito della madre, secondo il disposto degli artt. 231 e 232 c.c. L'azione trova la propria giustificazione in esigenze di ordine pubblico, volte a garantire la corrispondenza degli stati personali e familiari alla realtà di fatto; essa presuppone la difformità tra la verità apparente, risultante dalla presunzione ex art. 232 c.c., e la verità sostanziale e obiettiva della filiazione (Trib. Novara 8 novembre 2018). Essa mira a far accertare che il figlio è stato generato da un uomo diverso dal marito della madre e che, allo stato, il figlio è figlio della sola madre (Trib. Nola II, 26 settembre 2019, n. 1971).

L'azione è proposta al tribunale ordinario, che giudica in composizione collegiale, con intervento obbligatorio del Pubblico Ministero (Cass. I, n. 13201/2006; Cass. I, n. 2515/1994).

Per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023 la disciplina della costituzione in giudizio è dettata da due norme. L'art. 167 c.p.c. (richiamato espressamente dall'art. 473-bis.16) dispone anche per tali procedimenti che il convenuto deve proporre tutte le sue difese e prendere posizione in modo chiaro e specifico sui fatti posti dall'attore a fondamento della domanda; indicare i mezzi di prova e i documenti che offre in comunicazione; formulare le conclusioni; proporre a pena di decadenza le eventuali domande riconvenzionali e le eccezioni non rilevabili d'ufficio; dichiarare, se ne è il caso, che intende chiamare in causa il terzo. A sua volta, l'art. 473-bis.12 (che riguarda il contenuto del ricorso introduttivo e anch'esso esplicitamente richiamato) aggiunge che la comparsa deve esporre in maniera chiara e sintetica i fatti e gli elementi di diritto oggetto della difesa; che i mezzi di prova devono essere indicati in modo specifico; che l'atti indichi l'esistenza di altri procedimenti aventi a oggetto le stesse domande o domande ad esse connesse; e che, in caso di presenza di figli minori, all'atto siano allegati le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, la documentazione attestante la titolarità di diritti reali su beni immobili o beni mobili registrati nonché di quote sociali e gli estratti conto dei rapporti bancari e finanziari relativi agli ultimi tre anni.

Nel giudizio trovano applicazione le regole ordinarie in tema di riparto dell'onere probatorio sicché spetta a chi esercita l'azione dimostrare l'insussistenza del rapporto biologico con il presunto figlio (cfr., da ultimo, Cass. n. 7965/2017). Per la giurisprudenza di merito (Trib. Lecce II, 15 giugno 2020, n. 1352) le deposizioni testimoniali che riferiscono circostanze apprese de relato e anche ex parte actoris sono idonee a integrare, unitamente ad altri elementi di prova indiziari valutabili ex art. 116 c.p.c., il quadro probatorio utilizzabile dal Giudice, essendo in gioco diritti personalissimi afferenti alla sfera intima e personale. Vale in proposito il principio di non contestazione, per il quale il Giudice può considerare provati i fatti non specificamente contestati: “Il convenuto, ai sensi dell'art. 167 c.p.c., è tenuto ... a prendere posizione, in modo chiaro ed analitico, sui fatti posti dall'attore a fondamento della propria domanda, i quali devono ritenersi ammessi, senza necessità di prova, ove la parte, nella comparsa di costituzione e risposta, si sia limitata a negare genericamente la sussistenza dei presupposti di legge per l'accoglimento della domanda dell'attore, senza elevare alcuna contestazione chiara e specifica” (Cass. III, n. 19896/2015). “L'art. 167 c.p.c., imponendo al convenuto l'onere di prendere posizione sui fatti costitutivi del diritto preteso dalla controparte, considera la non contestazione un comportamento univocamente rilevante ai fini della determinazione dell'oggetto del giudizio, con effetti vincolanti per il Giudice, che dovrà astenersi da qualsivoglia controllo probatorio del fatto non contestato e dovrà ritenerlo sussistente, in quanto l'atteggiamento difensivo delle parti espunge il fatto stesso dall'ambito degli accertamenti richiesti. Tuttavia, in tanto può porsi il problema della contestazione del fatto ed assumere rilievo la non contestazione quale indice, in positivo e di per sé, di una linea incompatibile con la negazione del fatto, in quanto l'allegazione del fatto, con tutti gli elementi costituenti il suo contenuto variabile e complesso, risulti connotata da precisione e specificità, tali da renderla conforme al modello postulato dalla regola legale o contrattuale per l'attribuzione del diritto; altrimenti, il fatto resta, per ciò stesso, estraneo al potere-dovere di contestazione, atteso il collegamento con quello di allegazione (di cui costituisce riflesso processuale) posto dal citato art. 167 c.p.c., e la sua omessa deduzione (nella estensione dovuta) lo restituisce interamente al thema probandum come disciplinato dall'art. 2697 c.c.” (Cass. I, n. 6936/2004). Il principio è stato ribadito da Cass. III ord., n. 9439/2022: “Il convenuto, a fronte di una allegazione da parte dell'attore chiara e articolata in punto di fatto, ha l'onere ex art. 167 c.p.c. di prendere posizione in modo analitico sulle circostanze di cui intenda contestare la veridicità e, se non lo fa, i fatti dedotti dall'attore debbono ritenersi non contestati, per i fini di cui all'art. 115 c.p.c. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto generica e, come tale, priva di effetti, la contestazione con cui il convenuto aveva eccepito "l'inammissibilità della domanda per mancanza di legittimazione attiva" in capo all'attore, senza alcuna ulteriore precisazione)”.

La sentenza di accoglimento della domanda assume, una volta passata in giudicato, efficacia di cosa giudicata erga omnes, in quanto inerente allo status della persona (Cass. n. 7581/2013).

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