Memoria difensiva del genitore convenuto nel procedimento per attribuzione di cognome al figlio nato fuori del matrimonioInquadramentoL'art. 262 c.c. affida al figlio maggiorenne la scelta in tema di assunzione del cognome, paterno o materno, quando il riconoscimento ad opera del padre è effettuato dopo quello della madre o se avviene dopo l'attribuzione ad opera dell'ufficiale dello stato civile. Nel caso in cui il figlio sia minorenne, decide il Giudice, dopo averlo ascoltato se ha compiuto i dodici anni o, se di età inferiore, quando è capace di discernimento. Nel relativo procedimento il genitore diverso dal ricorrente ha diritto di opporsi alla richiesta unilaterale di questi. Il rito in camera di consiglio non prevede una formale costituzione con comparsa di risposta ma il resistente può depositare una comparsa difensiva. FormulaTRIBUNALE DI ... MEMORIA DIFENSIVA (ART. 262 C.C.) Nel procedimento civile n. R.G. ... promosso da ..., Avv. ..., del Foro di ..., ricorrente; Per la Sig.ra ..., nata a ..., il ..., residente in ..., cittadina italiana, C.F. ..., l'Avv. ..., del Foro di ..., per mandato in calce rilasciato dalla predetta, per il presente procedimento domiciliata presso lo scrivente difensore nello studio sito in ... (C.F. ..., PEC ... ) [1] deposita la seguente memoria difensiva. Per la resistente si contestano le affermazioni del ricorrente e si propone opposizione alla richiesta di far assumere al figlio minorenne ... il cognome del padre. Si afferma in ricorso che, ai sensi dell'art. 262 c.c., il riconoscimento ad opera del padre biologico comporta l'attribuzione del di lui cognome al figlio riconosciuto, in posizione anteposta al cognome materno. Si contesta recisamente questa affermazione, che è frutto di una inesatta interpretazione della norma citata. Infatti, risulta chiaramente dal testo della norma che .... Nel merito, comunque, si fa presente che l'aggiunta di un cognome a quello che già identifica il minore non potrebbe essergli che cagione di danno, dato che egli ha iniziato una promettente carriera sportiva ed è seguito, nonostante la giovanissima età, da un gruppo folto di estimatori e di appassionati. Il nuovo cognome, soprattutto se anteposto, creerebbe confusione e fraintendimenti, a danno di una posizione in fieri che va incoraggiata e non ostacolata. Si aggiunga, inoltre, che .... Per tutte queste ragioni, sentito il minore che è ultradodicenne, voglia il Tribunale respingere il ricorso. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Deleghiamo a rappresentarci e difenderci nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. ... Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nella comparsa il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005). CommentoLa giurisprudenza ha posto in evidenza il principio cui deve essere adeguata la decisione del Giudice. Si è affermato che in tema di attribuzione giudiziale del cognome al figlio riconosciuto non contestualmente dai genitori, poiché i criteri di individuazione del cognome del minore si pongono in funzione del suo interesse, che è quello di evitare un danno alla sua identità personale, intesa anche come proiezione della sua personalità sociale, avente copertura costituzionale assoluta, la scelta (anche officiosa) del Giudice è ampiamente discrezionale e deve avere riguardo al modo più conveniente di individuare il minore in relazione all'ambiente in cui è cresciuto fino al momento del successivo riconoscimento, non potendo essere condizionata né dal favor per il patronimico, né dall'esigenza di equiparare il risultato a quello derivante dalle diverse regole, non richiamate dall'art. 262 c.c., che presiedono all'attribuzione del cognome al figlio. Pertanto, fu ritenuta corretta e incensurabile in cassazione la scelta di attribuire ad una minore inferiore di cinque anni il solo cognome del padre, benché quest'ultimo l'avesse riconosciuta in epoca successiva alla madre, essendosi accertato con adeguata motivazione che la minore non aveva ancora acquisito, con il matronimico, nella trama dei suoi rapporti personali e sociali, una definitiva e formata identità (Cass. I, n. 12640/2015). Per individuare i criteri di scelta del cognome paterno deve prevalere l'interesse del minore ad evitare un danno alla sua personalità sociale. In questo senso si è espressa Cass. I, n. 17976/2015, la quale ha anche precisato: «In caso di riconoscimento o accertamento della filiazione nei confronti del padre successivamente al riconoscimento da parte della madre, il Giudice può decidere, avendo riguardo all'interesse del figlio, che venga aggiunto al minore il cognome del padre, anteponendolo o posponendolo a quello della madre». Il Giudice è investito dall'art. 262 c.c. del potere-dovere di decidere su ognuna delle possibilità previste da detta disposizione avendo riguardo, quale criterio di riferimento, unicamente all'interesse del minore e con esclusione di qualsiasi automaticità (Cass. I ord., n. 18161/2019; Cass. I, n. 2644/2011). In linea di principio il figlio può assumere il cognome del padre aggiungendolo a quello della madre che abbia effettuato il riconoscimento per prima. La norma di cui all'art. 262, comma 2, c.p.c., prospettando in termini di mera eventualità l'assunzione del cognome paterno in caso di riconoscimento o accertamento della filiazione nei confronti del padre successivamente al riconoscimento da parte della madre, esclude la configurabilità di tale vicenda come effetto automatico del riconoscimento o della dichiarazione giudiziale di paternità, riconoscendo al figlio nato fuori dal matrimonio una facoltà discrezionale cui corrisponde una situazione di soggezione del genitore (Trib. Modena I, 5 maggio 2020, n. 511). E in ogni caso il figlio ha diritto a mantenere il cognome del quale in precedenza era titolare se è diventato un segno distintivo della sua identità personale nelle relazioni interpersonali già intrecciate (Trib. Monza IV, 22 gennaio 2020, n. 74). Cass. I ord., n. 8762/2023 ha affermato che nel giudizio volto al riconoscimento del figlio naturale, l'opposizione del primo genitore che lo abbia già effettuato non è ostativa al successivo riconoscimento, dovendosi procedere ad un accertamento in concreto dell'interesse del minore nelle vicende che lo riguardano, con particolare riferimento agli effetti del provvedimento richiesto in relazione all'esigenza di un suo sviluppo armonico, dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale; del pari, è ammissibile l'attribuzione del cognome del secondo genitore in aggiunta a quello del primo, purché non arrechi pregiudizio al minore in ragione della cattiva reputazione del secondo e purché non sia lesiva della identità personale del figlio, ove questa si sia già definitivamente consolidata, con l'uso del solo primo cognome, nella trama dei rapporti personali e sociali. Nello stesso senso Cass. I ord., n. 772/2020, per la quale è legittimo, in ipotesi di secondo riconoscimento da parte del padre, l'attribuzione del patronimico in aggiunta al cognome della madre, purché non gli arrechi pregiudizio in ragione della cattiva reputazione del padre e purché non sia lesivo della sua identità personale, ove questa si sia definitivamente consolidata con l'uso del solo matronimico nella trama dei rapporti personali e sociali. È stata dichiarata manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 250, commi 3 e 4, c.c., sollevata in relazione agli artt. 2,3,24,31 e 32 Cost. - nella parte in cui rimette al Giudice la decisione finale circa la rispondenza del riconoscimento all'interesse del figlio che non abbia ancora compiuto i quattordici anni, in assenza del consenso del genitore che lo abbia riconosciuto per primo - poiché la scelta del legislatore di dettare una clausola generale affidandone al Giudice la concretizzazione nella singola fattispecie, non costituisce una delega al giudizio personale del singolo Giudice, ma risponde all'esigenza di consentire l'adattamento del concetto generale dell'interesse del figlio, alle infinite varietà delle situazioni concrete che non potrebbero mai essere tutte previste nella norma scritta, consentendo così, senza lacune, in ogni caso il bilanciamento degli interessi costituzionalmente protetti dalla norma (Cass. I ord., n. 21428/2022). Per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di efficacia del d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, si applicano le norme del rito comune a tutte le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La domanda è proposta con ricorso e la competenza spetta, quando il procedimento riguarda un minore, al tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore. Se vi è stato trasferimento non autorizzato, la competenza, entro l'anno dal trasferimento spetta al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore prima del trasferimento. Nel giudizio la parte convenuta può contestare la domanda del ricorrente depositando una memoria difensiva. L'art. 473-ter c.p.c. ha disposto che il procedimento segue le forme del rito in camera di consiglio e pertanto non occorre, a pena di decadenza o altro, una formale comparsa di costituzione e risposta. |