Impugnazione del riconoscimento da parte di soggetti interessati diversi dal figlio

Francesco Maria Bartolini

Inquadramento

L'azione di impugnazione del riconoscimento di figlio nato fuori dal matrimonio è consentita a chiunque vi abbia interesse. La sussistenza di questo interesse deve avere rilievo giuridico e deve essere dimostrata dall'attore; il quale è onerato, inoltre, in conformità alle regole generali, della prova della non veridicità del riconoscimento.

Formula

TRIBUNALE DI ....

RICORSO [1] PER IMPUGNAZIONE DI RICONOSCIMENTO DI FIGLIO

NATO FUORI DEL MATRIMONIO

(ART. 263 C.C.)

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. .... [2], residente in ...., cittadino italiano, rappresentato dall'Avv. ...., del Foro di ...., C.F. ...., P.E.C. ...., fax .... [3], presso il cui studio in .... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce

FATTI ED ELEMENTI SUI SI FONDA LA DOMANDA

Con atto pubblico in data ...., redatto a ministero del Notaio Dott. ...., di ...., il Sig. ...., nato a ...., il ...., riconobbe come proprio figlio nato fuori dal matrimonio tale ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., residente in ....;

da allora quest'ultimo ha, tuttavia, vissuto con la madre e non già con colui che figurava come suo padre biologico, per effetto del riconoscimento;

di recente l'esponente ha rinvenuto documenti dai quali risulta che, in realtà, il detto Sig. ...., non può essere il padre biologico del Sig. ...., perché affetto da una patologia che lo ha reso incapace di procreare;

la dichiarazione inveritiera di riconoscimento fu, in allora, motivata da ....;

la circostanza è stata ammessa dallo stesso presunto padre sopra nominato;

risulta pertanto certo che il Sig. .... non può essere figlio del predetto Sig. .... e che il riconoscimento effettuato è inficiato da difetto di veridicità;

interessa all'esponente far risultare formalmente tale difetto di veridicità, posto che il difetto di una reale paternità, se accertata, comporta le seguenti conseguenze sul piano dei diritti successori: ....;

l'esponente è dunque portatore di un interesse di rilievo giuridico, ai sensi dell'art. 100 c.p.c., che lo legittima alla presente impugnazione.

Per le ragioni sopra esposte, il ricorrente chiede che, stabilita la data di comparizione delle parti e nominato il giudice istruttore,

Voglia l'ill.mo Tribunale, contrariis reiectis:

accertare che non risponde al vero, per i motivi sopra esposti, il riconoscimento di figlio nato fuori del matrimonio effettuato dal convenuto Sig. ...., come sopra generalizzato, con atto a ministero Notaio Dott. ...., in ...., in data ....;

dichiarare, conseguentemente, che il Sig. ...., nato a ...., il ...., non è figlio del detto convenuto Sig. ....;

ordinare all'ufficiale di stato civile del comune di ...., di procedere all'annotazione della sentenza a margine dell'atto di nascita del detto Sig. ...., come prescritto dal d.P.R. n. 396/2000;

con vittoria di spese e diritti in caso di opposizione, come da nota che si produce.

Si producono i seguenti documenti:

Atto notarile di riconoscimento ....

Atto integrale di nascita ....

Documentazione medica.

Si dichiara che non esistono altri procedimenti aventi a oggetto le medesime domande o domande ad esse connesse.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 del richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, deve ritenersi, anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sembra doversi annoverare quella in esame.

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

[3]L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c; art. 46 disp. att. c.p.c.; d.m. 7 agosto 2023, n. 110) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005).

Commento

Il d.lgs. n. 154/2013, ha modificato il testo dell'art. 263 c.c., che consente l'impugnazione del riconoscimento del figlio nato fuori del matrimonio, per l'esigenza di operare un più conveniente equilibrio tra il favor veritatis e l'esigenza di certezza delle situazioni di rilievo giuridico. L'azione è imprescrittibile soltanto per il figlio, come garanzia di tutela di un diritto alla propria identità che non avrebbe potuto essere limitato nel tempo. Per i soggetti diversi sono stati introdotti termini di decadenza, preclusivi dell'esercizio dell'impugnazione. In particolare, la legittimazione all'azione è estesa a chi vi abbia interesse: deve intendersi, un interesse concreto, di contenuto patrimoniale o morale, legittimo e attuale.

È stato chiarito che tale interesse non è proprio anche del P.M., che è legittimato soltanto all'intervento, ex art. 70, comma 3, c.p.c.: Cass. I, n. 13281/2006; Cass. I, n. 2515/1994. L'art. 9 della l. n. 40/2004, vieta l'esercizio dell'azione di impugnazione del riconoscimento di maternità o paternità al coniuge o al convivente il cui consenso alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo sia rilevabile da atti concludenti (la procreazione suddetta è vietata, nei limiti di cui alle sentenze della Corte cost. n. 194/2014 e n. 96/2015).

L'azione è ammessa in funzione della oggettiva non verità della dichiarazione di riconoscimento, indipendentemente dallo stato soggettivo del suo autore e, pertanto, a maggior ragione nel caso di consapevolezza della sua falsità (Cass. I, n. 5886/1991; Trib. Napoli 11 aprile 2013, in Foro it., 2013, 6, 2040, nota di Casaburi). È proponibile l'impugnazione per difetto di veridicità del riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio, benché il riconoscimento sia avvenuto in mala fede, quando sia proposta da terzi (nella specie, gli eredi dell'autore del riconoscimento), dotati al riguardo di autonoma legittimazione (Cass. I, n. 3834/2017).

Le contestazioni dello status filiationis nel nostro ordinamento sono disciplinate da azioni tipizzate. L'unica azione disciplinata dall'ordinamento italiano applicabile per contestare la sussistenza del legame di filiazione tra i genitori nel caso di contestazione della trascrizione dell'atto di nascita formato all'esito di pratiche di procreazione medicalmente assistita che comprendono la gestazione per altri è l'impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità (Trib. Roma I, 11 febbraio 2020, n. 3017).

La competenza a conoscere dell'impugnazione appartiene al tribunale ordinario anche se l'azione è riferita al riconoscimento di un minore (art. 38 disp. att. c.c.). Per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di efficacia del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, di riforma del processo civile, si applicano le norme del rito comune a tutte le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La domanda è proposta con ricorso e la competenza spetta al tribunale territorialmente determinato secondo le regole ordinarie (art. 18 c.p.c.). Il ricorso deve contenere la determinazione dell'oggetto della domanda, la chiara e sintetica esposizione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la domanda si fonda, l'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande con esse connesse.

La giurisprudenza era costante nel ritenere che l'azione di impugnazione del riconoscimento postulasse la dimostrazione della assoluta impossibilità che il soggetto autore dell'atto fosse, in realtà, il padre biologico del soggetto riconosciuto come figlio (Cass. I, n. 3944/2016; Cass. I, n. 17970/2015; Cass. I, n. 17095/2013; Cass. I, n. 4462/2003; Cass. I, n. 397/2002). Questo orientamento si fondava sulla supposta natura confessoria del riconoscimento, in quanto ammissivo di un fatto sfavorevole al dichiarante (l'aver avuto un figlio fuori dal matrimonio): come tale, superabile soltanto con un accertamento oggettivamente inoppugnabile. Con un significativo mutamento di indirizzo, Cass. I, n. 30122/2017 ha osservato che, dopo le modifiche apportate al diritto di famiglia nel 2012 e nel 2013, la disciplina dell'azione di impugnazione è stata avvicinata a quella delle azioni di disconoscimento ed a tutte quelle di stato, in genere, sì che la precedente concezione non può più essere seguita; ed ha ricordato che già Cass. I, n. 23290/2015 aveva avuto occasione di chiarire che l'indagine genetica è l'unica forma di accertamento attendibile in ogni fattispecie di ricerca della filiazione, con conseguente valorizzazione del contegno della parte che si oppone al suo espletamento. La prova può essere data con qualunque mezzo (Cass. I, n. 6136/2015), esclusi il giuramento e la confessione, per la natura indisponibile dei diritti di status (Cass. I, n. 4462/2003).

La mancata contestazione della madre naturale in ordine alla non paternità dell'autore del riconoscimento non ha la valenza probatoria prevista dall'art. 115 c.p.c., poiché, vertendosi in ambito di diritti indisponibili, sugli stessi non è ammesso alcun tipo di negoziazione o rinunzia (Cass. I, ord. n. 4791/2020).

È consentita la richiesta della consulenza tecnica ematica, non avente natura meramente esplorativa ma da ritenersi utile mezzo di prova (Cass. I, n. 3944/2016; Cass. I, n. 14462/2008; Cass. I, n. 3563/2006; Trib. Roma I, 10 giugno 2020, n. 8359). Il rifiuto del preteso padre di sottoporsi alle indagini ematologiche costituisce un comportamento valutabile ex art. 116, comma 2, c.p.c. di così elevato valore indiziario da consentire, esso solo, di ritenere fondata la domanda (Cass. VI, ord. n. 28886/2019).

La Corte cost., con sent. n. 272/2017, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 263 c.c. nella parte in cui non prevede che l'impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità possa essere accolta soltanto quando sia rispondente all'interesse del figlio. Il giudice è sempre tenuto, essa ha affermato, a valutare, in modo comparativo, l'interesse alla verità storica e l'interesse del minore. L'apprezzamento, quando non è predeterminato dalla legge, richiede un bilanciamento da operarsi tenuto conto della durata del rapporto con il minore e quindi della condizione identitaria già acquisita; delle modalità del compimento della gestazione; della possibilità per il genitore sociale di stabilire, mediante l'adozione in casi particolari, una relazione giuridica che assicuri al minore una adeguata tutela; e della considerazione di elevato disvalore che il nostro ordinamento collega alla surrogazione di maternità, la quale offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane.

La giurisprudenza ha posto in rilievo il compito demandato al giudice di valutare l'interesse primario del figlio al riconoscimento, ragione per la quale il giudice è chiamato non solo a ratificare un fatto naturale qual è la procreazione del figlio da parte di un soggetto che si afferma esserne il padre ma anche ad apprezzare l'interesse del figlio ad avere quel soggetto come padre. In proposito va effettuato un bilanciamento tra diritti tutti costituzionalmente garantiti: il diritto alla paternità e il diritto del minore ad avere un padre, sia in relazione alla propria identità personale e sia in relazione al fondamentale apporto, nella sua crescita psico fisica, della presenza di entrambi i genitori. In particolare, il diritto del genitore, pur se costituzionalmente garantito, non è assoluto in quanto è controbilanciato dal preminente diritto del minore a non vedere compromesso il proprio sviluppo: e il mancato riconoscimento può configurarsi quale unico mezzo di tutela del diritto primario del minore ad una crescita equilibrata (Trib. Monza 18 dicembre 2019, n. 2787). Nell'ambito del percorso decisionale che il giudice del merito è tenuto ad effettuare per giungere al doveroso bilanciamento tra favor veritatis e favor minoris rientra l'ascolto del minore, anche se espressivo di una volontà non vincolante per il giudice; e la sua omissione non può trovare giustificazione né nel dubbio sulla capacità di discernimento del minore né su ragioni di mera opportunità (Cass. I, n. 28521/2019).

L'art. 48 del d.P.R. n. 396/2000 (Ordinamento dello stato civile) dispone che la sentenza passata in giudicato che accoglie l'impugnazione dell'atto di riconoscimento è comunicata, a cura del procuratore della Repubblica, o è notificata, a cura degli interessati, all'ufficiale dello stato civile che ne fa annotazione nell'atto di nascita; e che, nel caso di rigetto dell'impugnazione, qualora questa sia stata annotata nell'atto di nascita, la sentenza è parimenti comunicata o notificata all'ufficiale dello stato civile affinché annoti, di seguito alle precedenti annotazioni, anche il rigetto dell'impugnazione.

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