Azione per dichiarazione giudiziale di paternità promossa dal tutore per il figlio minorenne

Francesco Bartolini

Inquadramento

L'art. 273 c.c. legittima all'azione per dichiarazione giudiziale di paternità o maternità il tutore del minorenne che non sia sottoposto alla responsabilità genitoriale. La disposizione consente che non debba attendersi l'età maggiore del diretto interessato, e l'azione da lui esercitata, per fargli ottenere la detta dichiarazione e che, prima di tale momento, possano essere proposte l'azione di rimborso delle spese sostenute per il mantenimento e l'educazione del minore nonché l'azione di risarcimento del danno per il mancato tempestivo riconoscimento.

Formula

TRIBUNALE DI ...

RICORSO

AZIONE PER DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITÀ

(ART. 273 C.C.)

Il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ... [1], residente in ..., cittadino italiano, rappresentato dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ..., PEC ..., fax ... [2], presso il cui studio in ... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce

PREMESSO CHE

L'esponente è stato nominato tutore di ..., nato a ..., il ..., orfano della madre ..., che l'aveva riconosciuto come figlio;

il predetto genitore aveva effettuato il riconoscimento al momento della nascita del detto figlio e l'aveva tenuto presso di sè, provvedendo da sola a mantenerlo e ad educarlo;

in conseguenza del riconoscimento il detto figlio ha il cognome materno;

la detta Sig.ra ... è prematuramente deceduta in data ..., ed al figlio si è provveduto con la citata nomina dell'esponente all'ufficio di tutore;

l'esponente ha ritenuto proprio dovere, e di interesse del minore rappresentato, approfondire le indicazioni che, concordemente e da più parti, individuavano in tale ..., nato a ..., il ..., residente in ..., C.F. ..., il padre biologico del nominato minore;

le indicazioni sono risultate assistite da elementi di riscontro affidabili e probanti, in quanto si è potuto accertare che: ...;

avvicinato dall'esponente, il detto Sig. ... non ha né ammesso e neppure negato la sua paternità, confermando, tuttavia, di avere avuto una lunga relazione more uxorio con la deceduta al momento del verosimile concepimento del bambino;

in ordine alla cennata paternità non possono sussistere dubbi, in quanto ...;

convinto di agire nell'interesse del minore, l'esponente ha ottenuto l'autorizzazione del Giudice, come richiesto dall'art. 273, a promuovere l'azione di dichiarazione giudiziale di paternità, in nome e per conto del minore, avendo come convenuto il sopra nominato Sig. ....

Tanto premesso, l'esponente nell'indicata sua qualità di tutore del minore ... chiede che:

Voglia l'ill.mo Tribunale, contrariis reiectis:

accertare e dichiarare che il convenuto Sig. ..., come sopra generalizzato, è il padre biologico del minore ..., nato a ... il ...;

condannare il convenuto Sig. ... al pagamento a favore dell'attore, nella sua qualità, della somma di Euro ..., o quella meglio vista, a titolo di rimborso delle spese sostenute per il mantenimento, la cura e l'educazione del minore suddetto sino alla domanda, per la quota parte di sua spettanza, oltre interessi e rivalutazione monetaria;

assumere tutti gli altri provvedimenti ritenuti opportuni a favore del minore;

con vittoria di spese in caso di opposizione, come da nota che si produce.

In via istruttoria [3] si chiede sin d'ora di ammettere consulenza tecnica medica per accertare il grado di compatibilità genetica ed ematologica tra il convenuto Sig. ..., e il minore ... [4] .

Si producono i seguenti documenti:

Atto di nomina all'ufficio di tutore ...;

Atto integrale di nascita del minore ...;

Atto di autorizzazione del Giudice all'esercizio dell'azione.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

...

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

2. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005).

3. Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998).

4. Nel giudizio promosso per l'accertamento della paternità il rifiuto di sottoporsi all'esame ematologico costituisce un comportamento valutabile dal Giudice, ex art. 116, comma 2, c.p.c., di così elevato valore indiziario da poter da solo consentire la dimostrazione della fondatezza della domanda (Cass. I, n. 24292/2016).

Commento

La legittimazione attiva e passiva all'azione è indicata dalla legge in modo esclusivo e tassativo. Sul punto la giurisprudenza ha affermato che nelle controversie concernenti la dichiarazione giudiziale della paternità o maternità i soggetti attivamente e passivamente legittimati non possono conferire ad altri il potere di stare in giudizio in loro nome e conto, in quanto la rappresentanza negoziale è inammissibile in relazione a diritti indisponibili (Cass. I, n. 11727/2003). L'azione è esercitata nell'interesse del minore. La giurisprudenza ha affermato che una contrarietà a tale interesse può sussistere solo in caso di effettivo accertamento di una condotta del presunto padre idonea a giustificare una dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale ovvero di acquisizione di prove dell'esistenza di gravi rischi per l'equilibrio affettivo e psicologico del minore e per la sua collocazione sociale. Per Cass. I, ord. n. 16356/2018 e per Cass. I, n. 15158/2012, tali rischi devono risultare da fatti oggettivi, emergenti dalla pregressa condotta di vita del preteso padre; in mancanza di questi, l'interesse del minore va ritenuto di regola sussistente. La valutazione dell'interesse del minore non va effettuata se il minore è ultraquattordicenne poiché in tal caso essa è di sua esclusiva pertinenza (Cass. I, n. 3935/2012; Cass. I, n. 5291/2000).

In tema di dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturale, il consenso del figlio che ha compiuto l'età di sedici anni, necessario (ex art. 273 c.c.) per promuovere o proseguire validamente l'azione, è configurabile come un requisito del diritto di azione, integratore della legittimazione ad agire del genitore, sostituto processuale del figlio minorenne. Detto consenso può sopravvenire in qualsiasi momento ed è necessario e sufficiente che sussista al momento della decisione; in mancanza, il Giudice deve dichiarare, anche d'ufficio, l'improseguibilità del giudizio e non può pronunciare nel merito. Alla necessaria prestazione del consenso - che non può ritenersi validamente prestato dal sedicenne fuori dal processo, né può essere desunto da fatti e comportamenti estranei ad esso, come, ad esempio, dal mero fatto di "portare" il cognome del presunto padre naturale - non osta la circostanza che il figlio abbia raggiunto, nel corso del processo, la maggiore età, sempre che detto compimento non abbia prodotto l'interruzione del processo ai sensi dell'art. 300 c.p.c., rendendo così necessaria l'integrazione del contraddittorio nei confronti dell'ex minorenne. In tal senso si è pronunciata Cass. I, n. 10131/2005, la quale ha precisato che nonostante il carattere "personalissimo" (ex art. 270 c.c.) dell'azione del figlio per la dichiarazione giudiziale di paternità o maternità naturale, la sostituzione processuale di lui da parte della persona che lo rappresenta non cessa automaticamente allorquando lo stesso raggiunga la maggiore età, se tale circostanza non sia dichiarata in udienza o, comunque, portata a conoscenza delle altre parti mediante notifica. Ove, peraltro, il figlio, che abbia compiuto diciotto anni nel corso del giudizio di appello, provveda ad impugnare personalmente con ricorso per cassazione, essendone legittimato, la relativa sentenza, non può concorrere, al riguardo, anche la legittimazione del legale rappresentante, il quale conserva una propria legittimazione a ricorrere in cassazione soltanto allorché il petitum consista in pretese di carattere economico accessorie alla dichiarazione giudiziale di genitura naturale.

La competenza a conoscere dell'azione spetta al tribunale ordinario, anche se riguarda soggetti minorenni, ed il rito applicabile per i procedimenti pendenti al 28 febbraio 2022 che seguono le forme della disciplina vigente è quello del giudizio ordinario di cognizione e non quello camerale (Cass. I, n. 23970/2010). Ai procedimenti instaurati dopo tale data si applicano le norme del rito unificato per le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia introdotte dal d.lgs. n. 149/2022 e di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La domanda è proposta con ricorso e la competenza per territorio è determinata in base alle ordinarie norme sulla competenza territoriale per le controversie tra persone. Se l'azione riguarda un soggetto minorenne, la competenza spetta al tribunale del luogo di residenza abituale del minore. Se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza, entro l'anno dal trasferimento spetta al tribunale del luogo di ultima residenza abituale del minore prima del trasferimento. Quando il procedimento non concerne soggetti minorenni si applicano le ordinarie regole di competenza del foro generale delle persone fisiche. Il ricorso deve contenere la determinazione dell'oggetto della domanda, la chiara e sintetica esposizione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la domanda si fonda, l'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande con esse connesse. Quando devono essere adottati provvedimenti che riguardano minori al ricorso sono allegati: le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, la documentazione attestante la titolarità dei diritti reali su beni immobili, beni mobili e quote sociali, gli estratti conto dei rapporti bancari e finanziari relativi agli ultimi tre anni nonché il piano genitoriale.

È obbligatorio l'intervento del Pubblico Ministero, come è disposto per tutte le cause in tema di stato delle persone (Cass. I, ord. n. 17664/2015).

La prova può essere fornita con ogni mezzo. Particolare importanza è stata attribuita al riscontro ematico. La giurisprudenza ha affermato che, In tema di dichiarazione giudiziale di paternità, deve escludersi qualsiasi subordinazione dell'ammissione degli accertamenti immuno-ematologici all'esito della prova storica dell'esistenza di un rapporto sessuale tra il presunto padre e la madre, giacché il principio della libertà di prova, sancito in materia dall'art. 269, comma 2, c.c. non tollera surrettizie limitazioni, né mediante la fissazione di una sorta di gerarchia assiologica tra i mezzi di prova idonei a dimostrare la paternità, né - conseguentemente - mediante l'imposizione al Giudice di una sorta di ordine cronologico nella loro ammissione e assunzione, a seconda del tipo di prova dedotta, avendo, per converso, tutti i mezzi di prova pari valore per espressa disposizione di legge e ogni diversa interpretazione si risolverebbe in un sostanziale impedimento all'esercizio del diritto di azione garantito dall'art. 24 Cost. in relazione alla tutela di diritti fondamentali attinenti allo status (Cass. I, n. 783/2017). Cass. VI, ord. n. 28886/2019 ha affermato che il rifiuto del preteso padre di sottoporsi a indagini ematologiche costituisce un comportamento valutabile dal Giudice, ex art. 116, comma 2, c.p.c., di così elevato valore indiziario da consentire, esso solo, di ritenere fondata la domanda. L'accertamento immuno-ematologico non è subordinato alla prova dell'esistenza di una relazione e il rifiuto ingiustificato a sottoporvisi è suscettibile di essere valutato come ammissione (Cass. I, n. 16128/2019). La prova può essere data con ogni mezzo (Trib. Treviso I, 18 marzo 2020, n. 534) ma la consulenza tecnica ha funzione di mezzo obiettivo di prova e costituisce lo strumento più idoneo, avente margine di sicurezza elevatissimi, per l'accertamento del rapporto di filiazione: non un mezzo per valutare elementi di prova offerto dalle parti ma strumento per l'acquisizione della conoscenza del rapporto di filiazione (Cass. I, n. 14916/2020).

Sul punto Cass. I, n. 472/2023 ha affermato che il consenso del figlio ultraquattordicenne, necessario per promuovere o proseguire validamente l'azione, è configurabile come un requisito del diritto di azione, integrativo della legittimazione ad agire del genitore, quale sostituto processuale del figlio minorenne, la cui mancanza determina una situazione di improponibilità o di improseguibilità dell'azione; detto consenso può sopravvenire in qualsiasi momento ed è necessario che sussista al momento della decisione ma non può essere prestato al di fuori del processo. Di recente le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ribadito il principio secondo cui Il giudizio di disconoscimento di paternità è pregiudiziale rispetto a quello in cui viene richiesto l'accertamento di altra paternità così che, nel caso della loro contemporanea pendenza, si applica l'istituto della sospensione per pregiudizialità ex art. 295 c.p.c. (sent. n. 8268/2023; conforme Cass. n. 17392/2018).

L'art. 49, ultimo comma, del d.P.R. n. 396/2000 dispone che la dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, dopo il passaggio in giudicato, è comunicata, a cura del procuratore della Repubblica, o è notificata dagli interessati, all'ufficiale dello stato civile che ne fa annotazione nell'atto di nascita.

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